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Autore: Cristal_Lily    30/08/2015    3 recensioni
- Io non sono come le altre persone, io non so cosa significhi amare - lo sguardo della più piccola era rivolto altrove, eppure dietro a quelle gemme fredde vi leggeva la sofferenza che stava provando in quel momento. E lei, nonostante non riuscisse a sopportare la vederla in quello stato, non era certa di poter andare avanti. Non in quel modo. Vederla vicino a quell'uomo le provocava una sofferenza che mai aveva provato.
- Neppure io ho mai amato, eppure ci voglio provare - sussurrò facendo un passo avanti, la mano tesa. Ma si bloccò quando la più piccola scosse il capo.
- Mi dispiace, non posso fare soffrire anche te - la guardò allontanarsi, restando da sola sotto quella pioggia incessante. Aveva il cuore spezzato, eppure non si sarebbe fermata.
Lei doveva essere sua.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Non riesco a toglierti dai miei pensieri..


Perché si sentiva in quel modo? 
Era frustrata, come non lo era mai stata. 
Trovava insopportabile tutta quella situazione, tanto che anche i propri voti ne stavano risentendo a scuola. Nonostante la popolarità era sempre andata benissimo a scuola, non voleva di certo rovinarsi il futuro soltanto per essere la reginetta della scuola, sarebbe stato sciocco. Ed era sempre stata in grado di reggere i ritmi, senza alcun problema. 
Soltanto che in quei giorni la sua mente era altrove, persa a rimuginare su tutto quello che era successo con Amelis. 
Doveva ammettere che c’era rimasta davvero male quando la ragazza se ne era andata, dopo che l’aveva beccata con il professore.
Oh, se ripensava alla rabbia e al fastidio che aveva provato quando aveva visto la giovane avvinghiata all’insegnante… 
E lui! Era un maniaco, un porco! La trattava come un oggetto ed Amelis non diceva nulla? Quanto la faceva incazzare, quella ragazza era una stupida, ecco cos’era! 
Come aveva potuto decidere di andare proprio con il professore? Passava dai ragazzi fidanzati a quelli praticamente impossibili? Non sapeva in che guai si sarebbe cacciata se l’avessero scoperta? 
Da quel giorno, comunque, l’uomo era molto più gentile nei propri confronti, e ne conosceva il motivo. Eppure lo stava facendo agognare un poco, era quello che si meritava dopo aver trattato Amelis in quel modo.
Lei…non sapeva neppure cosa pensare di quella ragazza.
Se rifletteva su quel che era successo tra loro due…le venivano i brividi. L’aveva quasi baciata! E la cosa peggiore era che aveva voglia di farlo nuovamente. Anche quel giorno, quando l’aveva scoperta e l’aveva trovata mezza nuda…le era nato dentro di sé quel desiderio ardente, bruciante, incontrollabile che aveva provato la volta precedente. Non era abituata a sentirsi così, e forse era per quello che l’aveva trattata in quel modo.
Ma..non poteva essere propria la colpa! Lei..non era attratta dalle ragazze, tanto meno da Amelis! Eppure c’era stato quel momento, nella sua proprietà, in cui non aveva desiderato altro che farlo. E quel bruciante desiderio aveva continuato ad ardere dentro di sé, durante la notte, tormentandola durante il sonno. Aveva sognato quelle gemme intense, aveva bramato di sfiorare quella pelle e carezzarla, sentirne il suo profumo, saggiarla, gustarsela. 
Si sentiva pazza, e pure maniaca in realtà dato che non aveva mai provato tanto desiderio per una persona, per un ragazzo.
Ecco perché si era letteralmente gettata sul suo migliore amico che, ovviamente, aveva accolto ben volentieri le proprie attenzioni. Aveva fatto sesso con lui ovunque, soprattutto nel loro “posticino” a scuola, e tutto il tempo aveva pensato ad Amelis. Si sentiva in imbarazzo ogni volta che ci pensava, ma non era mai riuscita a trattenersi e le sembrava..sbagliato. 
L’argomento Amelis la faceva scattare, tanto che tutta la propria vita ne aveva risentito. Parlava meno con i suoi amici, con la famiglia, e i voti stavano calando perché non riusciva a togliersela dalla mente. Soprattutto da quando lei se ne era andata, in quel modo. Aveva visto nel suo sguardo qualcosa spezzarsi e lei era rimasta…travolta, come se fosse riuscita a sentire il cuore della più piccola spezzarsi. 
Eppure quel pensiero la faceva anche ridere, lei non aveva un cuore, lei non si innamorava, lei..ammaliava e poi seduceva! Amelis usava le persone per farle soffrire…vero?
Soltanto che non riusciva a togliersi dalla mente la delusione che aveva letto nello sguardo della mora quando le aveva rivolto quelle cattiverie, dettate dall’imbarazzo e dall’apprensione. Non riusciva ad accettare il fatto che potesse piacerle, in realtà non riusciva proprio a crederci. Era impossibile. 
Eppure continuava a ricercarla ogni volta che andava a scuola, con lo sguardo, provando a capire cosa pensasse, cosa facesse. Soltanto che la vedeva sempre più di rado. 
Aveva anche deciso di appostarsi fuori dall’aula ove aveva beccato i due fare sesso, ma non li aveva più visti, probabilmente avevano cambiato luogo. Si era ritrovata a cercarla persino nel parco ove si erano incontrate le prime volte, ma pure lì non sembrava esserci traccia. In un ultimo e disperato tentativo aveva provato ad andare anche nella sua vecchia casa, immaginando che magari vi andasse spesso. Era stata Amelis stessa a farle capire che vi andava con una certa ricorrenza, eppure neppure lì l’aveva più vista.
A scuola non la vedeva più, sembrava essere sparita, nel nulla. 
Si era sentita in colpa, per la prima volta in tutta la sua vita.
E poi, un giorno, dopo due settimane, era tornata. Improvvisamente l’aveva incontrata per i corridoi vuoti della scuola, dopo giorni e giorni di assenza. Incredula e presa da un attimo di felicità, l’aveva chiamata, ma la giovane era sparita in classe senza neppure ascoltarla o guardarla. Si era andata a rifugiare, semplicemente, nella sua aula.
Era arrabbiata? Davvero? 
Oh, non ci credeva, quella ragazza non provava alcun sentimento! Non era possibile che la stesse evitando, vero? 
Ma basta, era stanca.
Doveva mettere fine a quella cosa, lei..non aveva più il controllo di se stessa e non poteva permetterselo, per nulla al mondo. Era stanca sinceramente di sentirsi così…legata quasi a quella ragazzina. E perché poi? Era tutto iniziato come un gioco, aveva semplicemente voluto farle del male ma ora..ora tutto era diverso, ora voleva davvero capirla, cercare di capire il perché si comportasse così. Doveva esserci un motivo, non credeva che semplicemente fosse nata così, non era possibile. 
Voleva vederla, parlarle, voleva capire cosa fosse cambiato. Ammetteva che lei per prima l’aveva evitata dopo quel quasi bacio, eppure, nonostante le fosse stata alla larga, l’aveva sempre cercata tra la folla. Era stato difficile non avvicinarsi alla fanciulla, e sotto sotto l’idea che lei l’avesse seguita, per quanto strana potesse sembrare, non le era dispiaciuta poi così tanto. Se l’aveva seguita, un motivo di fondo doveva esserci?
Non tornò in classe. Non le andava. Aveva soltanto voglia di starsene per conto suo, o, al massimo, parlare con la ragazza. 
Attese con nonchalance in bagno il suono della campanella e quando finalmente le lezioni finirono, lei si affrettò a raggiungere la classe della più piccola. La notò subito con quel suo vestitino leggero e i tacchi altri, i capelli sul viso e lo sguardo distante. Tutto quello che indossava sembrava starle d’incanto, era mai possibile? Pure gli stracci le stavano bene! 
Quel giorno fuori faceva abbastanza caldo dunque anche lei aveva qualcosa di leggero: una semplice maglietta leggera e un paio di jeans aderenti, accompagnati a dei tronchetti alti e che le slanciavano la figura. I capelli li aveva legati di lato, in una semplice coda, ma il trucco non mancava mai, non usciva mai di casa senza. 
Ignorò tutti quelli che cercavano di attirare la propria attenzione, e, senza far capire le proprie intenzioni, iniziò a pedinare la più piccola. Beh, di certo non l’avrebbe bloccata in mezzo a tutta quella folla, non voleva mica far pensare agli altri che ci fosse anche una semplice amicizia tra di loro! Che figura ci avrebbe fatto? 
La seguì a lungo, oltre i cancelli della scuola, camminando a passo lento tra le strade della città. Era ora di pranzo e, in realtà, aveva un certo languorino, ma doveva parlarle, voleva…non sapeva neppure cosa voleva fare. 
Ad un tratto, notò Amelis voltare verso un piccolo vicolo e proseguire dritta, piano, lasciandola lievemente scombussolata. Dove diavolo stava andando? Non ne aveva la minima idea, ma continuò a pedinarla a debita distanza, sino a quando non raggiunsero un’alta inferriata, in ferro battuto, che delimitava un grande parco, probabilmente privato. Notò la più piccola appoggiare la mano su quel freddo metallo prima di voltarsi e guardarla negli occhi, vitrei quasi.
- Cosa vuoi Alisia? - chiese atona, puntando quelle gemme vuote sulla propria persona. Si era accorta che la stava seguendo? La più grande sorrise in realtà, compiaciuta di essere stata notata, dunque erano lì perché la più piccola aveva intuito che voleva parlarle in un luogo privato? Beh, quello non se lo aspettava davvero. 
- Parlare - disse, con nonchalance, avvicinandosi così da poterla guardare meglio negli occhi, ma restando a debita distanza dato che non voleva rischiare di..beh, di fare un nuovo passo falso. Quella ragazza l’attraeva come una falena con il fuoco, aveva soltanto voglia di avvicinarsi e sentirla vicina. Il motivo? Non lo sapeva. C’era qualcosa in quel suo sguardo che la catturava, che la rendeva quasi schiava. 
- Sei stata molto chiara l’altro giorno, e io ho fatto lo stesso. Lasciami stare - disse con ponderata tranquillità, restando impassibile, come al suo solito. Alisia si grattò la testa imbarazzata in realtà, e pure a disagio perché odiava sentirsi in colpa per qualcosa che aveva fatto. Lei non si sentiva in colpa, mai, eppure…sapeva che Amelis aveva perfettamente ragione. Aveva totalmente sbagliato con lei, e ne era davvero mortificata. 
- Senti…mi rendo conto che probabilmente ho..sbagliato solo che..mi fai un effetto strano e non so neppure perché ok? Mica è una cosa da tutti i giorni sentirsi attratti da una donna, sai com’è - disse, con ironia, cercando di scusarsi. Non era brava con quelle cose, ecco perché stava cercando un modo per chiederle perdono nell’unico modo che conosceva. Circa. Le uniche scuse che aveva mai sentito pronunciare erano quelle fatte da altri e le aveva sempre trovate molto inutili e pacchiane. Come poteva pretendere che Amelis accettasse le proprie? Beh, doveva quanto meno accettare lo sforzo, quello era il minimo. 
La più piccola continuò a guardarla, priva di vitalità, sembrava..quella di sempre e la cosa la intimidiva se doveva essere sincera. Aveva visto qualcosa le ultime volte che si erano parlate, ma ora…quel luccichio, quella diversità nel suo sguardo era sparito: era tornata come prima. E la cosa la spaventava. 
- No, non so com’è. Io non ho mai badato al sesso delle persone che ci provano con me - disse, apatica, cosa che le fece sbattere le palpebre più di una volta. Ah. 
- Hai già baciato altre ragazze? Sei stata..con una donna? - chiese, rossa in viso. Quell’argomento in realtà la metteva parecchio in imbarazzo. Non aveva alcun problema con le persone dello stesso sesso che stavano assieme ma non aveva mai riflettuto sul fatto che potesse mai avere voglia di baciare una ragazza, era..strano. Amelis lo aveva invece già fatto? Quasi le diede fastidio. Era immotivato, ovviamente, il suo stato d’animo, ma ciò non toglieva che non le piaceva l’idea di Amelis che baciava un’altra ragazza. 
La più piccola però scosse il capo, alzando appena le spalle e distogliendo lo sguardo, osservando un punto lontano, sperduta chissà dove. Eppure, più faceva così, e più lei..la voleva. Voleva rivedere quella luce, voleva vedere quel briciolo di umanità che, sotto sotto, sapeva che lei possedeva. L’aveva già visto, dunque doveva essere da qualche parte, sotto quel guscio fatto d’indifferenza. 
- Mai nessuna ragazza mi si è avvicinata. Tu sei la prima…. - sussurrò Amelis, in un sussurro lieve, pensierosa. - E? - chiese immediatamente Alisia, dato che le sembrava che avesse altro da aggiungere. Forse anche la più piccola si sentiva in imbarazzo o…altro? Tornò a guardarla, il capo chino mentre sembrava studiarla. - E’ strano - sibilò la moretta, continuando ad osservarla con il capo inclinato. Oh, per lei era strano? Poteva immaginare per lei! 
Tentennò leggermente e fece un passo verso la ragazza dagli occhi color nocciola, fermandosi nuovamente, senza sapere cos’altro dire. Ok, quella situazione era strana e vi si era cacciata lei, doveva..fare qualcosa. Non sapeva cosa, ma doveva risolverla. 
- Sei arrabbiata Amelis? - le chiese, e la più piccola sgranò gli occhi, sorpresa dalla propria domanda. Non se l’era aspettata? Beh, sbagliava, del resto non poteva dimenticare la sua reazione l’ultima volta che si erano viste no? 
- Io non provo rabbia, perché? - chiese, aggrottando la fronte, appena, e lei rise divertita, scuotendo il capo. Oh, tutto sommato con quell’espressione era adorabile, davvero. 
Chiuse le distanze tra di loro, senza più resistere. Era più forte di lei, voleva toccarla, voleva sentirne il profumo. E dubitava fortemente che la più piccola l’avrebbe allontanata. Le sfiorò delicatamente la guancia, con la punta delle dita, saggiando così la trama morbida e delicata della sua pelle rosata, lo sguardo che non abbandonava quel viso in quel momento tanto tenero.
- Beh, l’altra volta non sembravi felice che ti avessi accusata di averci provato con me. Mi hai seguita per giorni, ma dopo che abbiamo avuto quella piccola discussione non sei più tornata a scuola e, quando ho tentato di chiamarti, stamani, mi hai ignorata - vide Amelis sbattere i grandi occhioni dorati che continuavano ad essere sgranati dalla sorpresa, e delicatamente posò la sua mano sulla propria, sfiorandole così le dita che si erano posate su quella guancia morbida e calda. 
- Perché io non ci avevo provato con te. Mi hai accusata come fanno tutti, alla fine, quando vengono scoperti. Non me lo aspettavo da te, non dopo quel giorno a casa tua - le spiegò, la fronte aggrottata, distogliendo anche lo sguardo dal proprio, tornando a guardare un punto lontano. Eppure..vedeva tristezza in quelle gemme? Era possibile? 
Si morse delicatamente le labbra, nervosamente, cosa doveva fare? Quella vicinanza le dava alla testa, doveva ammetterlo, come doveva ammettere a se stessa che non la considerava più come una “nemica” da distruggere ma…qualcos’altro. Non sapeva come definirla, ma di certo le cose erano andate diversamente da come aveva immaginato all’inizio. 
Inoltre…stranamente le spiaceva per lei, davvero. Tutto sommato non doveva essere facile per Amelis. Se agli uomini faceva lo stesso effetto che faceva a se stessa…forse poteva capirli. Era davvero irresistibile, incredibile no? All’inizio quasi aveva provato odio per quella ragazzina, ma ora..la voleva. Voleva che pensasse a lei, voleva essere al centro dei suoi pensieri. Voleva che la smettesse di vedere quel cretino e passasse le sue giornate con se, a parlare di qualsiasi cosa lei avesse voluto. 
E sì, si sentiva in imbarazzo, del resto..aveva ragione. Si era comportata da cretina.
- Beh…ecco..non è che tu non abbia fatto proprio nulla - borbottò, alzando appena le spalle, facendo cadere ancor più in confusione la più piccola che la guardò, sempre più in difficoltà. Sembrava che non riuscisse proprio a capirla, e tutto sommato non le dispiaceva. - Non capisco... - le piaceva il modo in cui la stava guardando; quella curiosità era sinonimo di interesse e le piaceva vedere quella piccola luce negli occhi della giovane.
- Guardati, sei bellissima. Soprattutto con quest’espressione confusa - cercava di essere sincera, e in quel momento le veniva quasi naturale. Forse era talmente presa da lei che non voleva cercare di fare la dura. Non riusciva a tenere le proprie difese alzate, era più forte di sé. 
- Bella? - Vide la più piccola portarsi una mano sulla guancia e sfiorarsela delicatamente, prima di allungarla verso il proprio volto e carezzarle delicatamente le labbra, lo sguardo confuso che si perdeva nel proprio. -Tu sei bella - disse con una tale ingenuità che ora, finalmente, capiva che aveva sbagliato sin dall’inizio. Come poteva una creatura come quella essere cattiva? Come poteva aver pensato che Amelis non desiderasse che arrecare danno agli altri?
Finalmente Alisia capiva che Amelis non aveva mai avuto colpa, era semplicemente stata usata. Non sapeva rapportarsi agli altri, e probabilmente aveva semplicemente cercato le attenzioni che la madre non le aveva mai dato. Il rapporto con la donna non era dei migliori, e nonostante probabilmente la studentessa non se ne rendesse conto, quella situazione l’aveva spinta ad aggrapparsi con tutte le forze a quei luridi traditori che si approfittavano di lei e della suo bisogno di attenzioni.
Non aveva mai voluto far del male alle persone, come poteva desiderarlo quando, in quel momento, la stava guardando con quell’ingenuità che le ricordava i bambini? C’era un tale candore in quello sguardo che la più grande, in un istante, sentì le proprie difese sgretolarsi.
- Amelis… - sussurrò piano, senza riuscire a separare i loro sguardi. Si osservavano, i loro copri sempre più vicini. La più piccola continuava a carezzarle le labbra, la guardava con quelle gemme sgranate, confuse, eppure catturate quasi dal proprio sguardo, altrettanto perduto. 
- Cosa c’è? - le chiese mentre la più grande portava dietro al suo orecchio una ciocca ribelle, sfiorandole così quelle fronde così morbide e profumate di rosa.
- Sai, non sono così brava a resistere a certe tentazioni - quant’era vera quella frase! Lei non era brava a trattenersi, del resto era sempre stata una persona che si prendeva quel che voleva. E in quel momento, sapeva che non si sarebbe snaturata, avrebbe fatto quel che le risultava più semplice: prenderla e farla sua. 
Al diavolo che fosse sbagliato, che fosse un qualcosa che, probabilmente, poi le avrebbe dato da pensare. Non le importava. In quel momento le sembrava la cosa più giusta da fare.
Pentirsene? Si, sapeva che se ne sarebbe pentita ma in quel momento, con i suoi occhi fusi nei propri, non voleva pensare a niente. 
- Quali tentazioni? - chiese in un soffio la giovane, il respiro spezzato. Oramai i loro visi erano talmente vicini che poteva avvertire il suo respiro caldo carezzarle languidamente le proprie labbra, in una muta richiesta quasi. Le mani di Alisia si posarono sui fianchi minuti della più piccola e li strinse, delicatamente, guardandola con bramosia crescente.
- Le tue labbra. Il tuo corpo. La tua essenza - le soffiò in viso prima di baciarla con trasporto, staccando completamente il cervello.
La schiacciò delicatamente contro la recinzione in ferro battuto e sospirò sulle sue labbra. Il suo sapore era delizioso esattamente come se lo era aspettata e, dato che non era il tipo di persona da teneri baci puri e casti, non si trattenne. Del resto immaginava che neppure Amelis lo fosse, non si sarebbe tirata indietro.
Ecco perché le morse il labbro, tirandoglielo appena, così da trovare uno spiraglio per andare a far incontrare le loro lingue, in una danza antica come il tempo. 
Un bacio lungo, appassionato, fatto da desiderio, da bramosia, dettato dall’istinto. Quelle labbra erano come aria pura, e lei ne voleva sempre di più. Voleva perdersi con Amelis, voleva che la portasse via, lontana, e non voleva più fare ritorno alla propria vita perché mai, nella sua vita, si era sentita così. 
Libera.
 
***

Finalmente sono riuscita a scrivere anche questo capitolo! 
Era ora! In realtà era già scritto - chiedo venia - mancava la fine e la correzione. Mi spiace ma ho avuto un periodo particolare e…non sono riuscita a scrivere ma ora sto cercando di tornare attiva U_U
Che dire? Diciamo che qui c’è stata una svolta, finalmente, forse, Alisia ha capito davvero Amelis, forse ha iniziato a comprendere il motivo per cui la ragazza è sempre così lontana, ma soprattutto perchè sembra che ami “rubare” i ragazzi agli altri. In realtà non è così, in realtà sotto c’è qualcosa di più profondo, e forse finalmente la più grande se ne è accorta.
Beh, che ne pensate del capitolo? Spero vi sia piaciuto. Se è così, mi fa sempre piacere leggere i vostri commenti indi..non vi fate problemi. 
Dunque…alla prossima!
  
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