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Autore: serensnixpity    31/08/2015    2 recensioni
«Le mani di Quinn si stringono attorno a quel vestito che non vuole indossare. Lo guarda e può distintamente immaginare le sue gambe spuntare oltre il bordo della gonna. Troppo pallide, troppo grosse, con ancora i lievi segni di una dieta drastica. I segni del passaggio di Lucy, quella parte di lei che è riuscita a sfilarsi come un abito troppo ingombrante.»
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quinn Fabray, Santana Lopez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Thirteen

 

Il pavimento è lastricato di vestiti appallottolati, alcuni dei quali non ricordava nemmeno di avere nell'armadio. Dalle ante aperte di quest'ultimo, altri abiti vengono sputati come palle di cannone, ammassandosi a terra sotto il suo sguardo sconfortato. Della sua migliore amica, ormai, sono visibili solo i piedi nudi.
Quinn arriccia il naso e sbuffa, incrociando le gambe sul copriletto sgualcito

“Guarda che non troverai Narnia dietro i cappotti e anche se fosse, ti manderebbero indietro e sigillerebbero ogni entrata, in ogni armadio, in ogni angolo del mondo”

Al tramestio si unisce una protesta soffocata. Non può vederla, ma Quinn giurerebbe che Santana sia stata sommersa anch'essa dal contenuto del suo armadio.

“Che hai detto?”

La sente trafficare con qualcosa, finché riemerge con i capelli scompigliati e il respiro un po' affannato. Quinn inclina la testa e la guarda, nei suoi pantaloncini troppo corti da cui sbucano gambe lunghe e magre. Le gambe di una ragazzina che sta sbocciando.
Si morde le labbra e abbassa gli occhi, soffermandosi sul suo pigiama blu dal taglio largo e grossi gatti che scorrazzano su scie di arcobaleni.

“Ho detto che dovresti finirla con queste frasi da nerd. I nerd non piacciono a nessuno, soprattutto al primo anno di liceo”

Le labbra di Quinn sporgono quasi involontariamente, trasformandosi in un piccolo broncio che però Santana non vede. E' troppo intenta ad ispezionare il pavimento

“Tecnicamente il liceo inizia fra...dieci ore, quindi posso dire quello che voglio e-”

Il viso di Santana sbuca oltre il bordo del letto, cogliendola così di sorpresa che per poco Quinn non si ritrova con il sedere a terra

“E se stai per dire che almeno a me piaci-”

Santana sparisce di nuovo per una manciata di secondi, prima di alzarsi con uno sbuffo. E quando i suoi occhi scuri si posano su Quinn, il viso dalla carnagione color caramello si illumina, allargandosi in un sorriso tanto sincero quanto raro

“...beh forse hai ragione, ma ricordati che non tutti da piccoli sono caduti dal seggiolone così tante volte come me. O te”

Santana le da un colpetto sulla spalla, strappandole una risata mentre rotea gli occhi. Quinn la guarda arrampicarsi sul letto e tenderle un vestitino blu notte con piccoli pois bianchi

“Questo”

La voce di Santana è quasi solenne e Quinn si ritrova a sfiorare la stoffa con la punta delle dita, la testa completamente altrove. Soffoca un sospiro quando rialza gli occhi su Santana che nel frattempo si è sdraiata accanto a lei, una lima per le unghie fra le mani e l'aria tanto assente quanto concentrata.

“Hai distrutto la mia camera solo per prendere il primo vestito della fila?”

“Ero indecisa”

Quinn alza il sopracciglio, in quel modo che ogni volta fa sbuffare la sua migliore amica. Ma Santana non la sta guardando, troppo intenta a ritoccare le unghie laccate di rosso. Le mani di Quinn si stringono attorno a quel vestito che non vuole indossare. Lo guarda e può distintamente immaginare le sue gambe spuntare oltre il bordo della gonna. Troppo pallide, troppo grosse, con ancora i lievi segni di una dieta drastica. I segni del passaggio di Lucy, quella parte di lei che è riuscita a sfilarsi come un abito troppo ingombrante.
E per tutto quel tempo, Santana è rimasta accanto a lei. Santana e il suo bel viso, la sua pelle scura, il corpo snello con le prime curve che sbocciano sotto i vestiti attillati. Santana che gioca a fare la donna, con quell'aria sfrontata di chi ha già capito tutto nella vita, anche quando non sa di cosa sta parlando.
La sente, ora un po' più forte, quella fitta di invidia all'altezza dello stomaco e lo sguardo si incupisce, mentre i denti tormentano le labbra. E questa volta il sospiro non lo trattiene, perché Lucy è ancora lì, è dentro di lei e non c'è modo di sradicarla

“Non voglio cominciare il liceo”

E' solo un mormorio, ma le mani di Santana si fermano ed i suoi occhi neri si alzano lentamente su Quinn

“Te la stai facendo sotto, Fabray?”

Sapeva che l'avrebbe detto, prima ancora che le parole scivolassero dalle labbra curve in un ghigno. Non ha nemmeno bisogno di guardarla, Quinn è sempre un passo avanti alla sua migliore amica. Le basta quel leggero tremolio del suo labbro superiore per capire se sta mentendo, se sta per ridere o se sta per far schioccare quella lingua velenosa.
Scuote la testa e le da una piccola spinta, strappandole l'accenno di una risata roca

“Finiscila. E' solo che...non so come si fa”

“Uhm. Prendi lo zaino ed entri dalla porta principale senza schiantarti sul vetro?”

“Santana! Lo sai cosa voglio dire”

Il cuscino si schianta sul viso di Santana con una precisione da cecchino, mentre Quinn la guarda con il primo sorriso da quando ha cominciato a rimuginare sul loro imminente futuro.
Raddrizza la schiena contro la testiera del letto, non appena Santana si sporge verso di lei, una piccola smorfia sul viso, ma negli occhi quello sguardo che ha solo quando abbassa un po' le difese. E Quinn si ricorda di quella bambina di cinque anni, i capelli ribelli raccolti in due trecce e quello stesso sguardo mentre le raccoglieva lo zainetto, che qualche piccolo bullo aveva rovesciato a terra.
Quello fu il momento in cui Quinn, grassottella e con gli occhiali troppo spessi, decise che non avrebbe più lasciato andare la sua nuova amica

“Senti, sarà facile okay? Sei bionda, sei intelligente e...sei bella. Ci iscriveremo ai provini per le cheerleader e governeremo la scuola in un attimo”

Quinn la ascolta, la testa appoggiata alla sua e il mento di Santana che le sfiora la spalla. Si morde le labbra, poco convinta, eppure quel 'sei bella' non se lo scorderà tanto facilmente.

“Parli come se sapessi quello che stiamo facendo”

“E' perché lo so...più o meno. Insomma, ho visto come ha fatto mia cugina. Basta una di quelle divise, un giocatore di football a cui attaccarti al braccio ed è fatta”

“Già”

E' solo un bisbiglio il suo. Un bisbiglio dagli occhi chiusi, che le porta alla mente gonnelline rosse e mani che avvolgono braccia troppo muscolose. Ma quelle mani non sono le sue.
Sorride, appena Santana preme la punta del naso nella sua guancia e quando apre gli occhi ed incontra i suoi si chiede quando hanno cominciato a crescere e perché non può tornare ai giorni in cui si impiastravano la faccia con i trucchi di sua madre. Quando erano bambine ed era tutto più semplice.

“E ora che c'è?”

Sente la verità solleticarle la lingua, vorrebbe dirle che quel piano è stupido e che potrebbero semplicemente cercare di sopravvivere. Solo loro due.
Ma Santana è ambiziosa, è determinata ed ha la testa più dura del cemento. E Quinn sa di doverla seguire, di dover stringere le dita attorno alla scia della loro amicizia prima che questa sparisca. Alza le spalle, la punta del naso arricciata e le parole che escono troppo in fretta

“Come lo trovo un giocatore di football?”

Si maledice un attimo dopo averlo chiesto. A volte vorrebbe sparire o sembrare solo meno stupida. A volte si chiede come sia possibile che Santana non sia scappata. A lei gli stupidi non piacciono.
Ma poi Santana fa quella risata bassa, quella che cerca di soffocare per non farle pensare che stia davvero ridendo di lei. Quinn la vede scuotere la testa, prima che prenda ad agitarle una mano davanti agli occhi

“Ehm...pianeta terra chiama Lucy! Il liceo pullula di giocatori di football”

“Quinn”

Bisbiglia, lo stomaco che si contrae quando sente quel nome. E vorrebbe scostarsi, vorrebbe darle le spalle e mettersi a dormire e magari tenerle il broncio per un po'. Le piace quando Santana cerca di farla sorridere.
Stringe le labbra appena la scorge spuntare nel suo campo visivo, un sorriso idiota su quella faccia da schiaffi

“Santana”

E Quinn non trattiene più la sua risata, erompe dalle sue labbra un po' acuta e infantile. Le dita le si stringono attorno ad un altro cuscino e tempesta l'amica che cerca di ripararsi, ridendo con lei, quanto lei, più di lei.
Si ritrovano in piedi, i cuscini stretti fra le mani, fendendo morbidi colpi una all'altra, mentre si muovono sul materasso traballante. E per una manciata di minuti sembra essere di nuovo serena, sembra avere ancora gli anni dell'innocenza, quando odiarsi non rientrava nella sua routine quotidiana.
Si ferma. Sta per sorridere, sta quasi per ridere di sé e di tutto ciò che le impedisce di essere felice. Ma poi la sua schiena sbatte sul materasso ed un peso, fragile e forte allo stesso tempo, la tiene ferma.
Ride e guarda quegli occhi neri aldilà della coltre di capelli che le solletica il viso. Ride e scatta una fotografia a quel momento, al sorriso della sua migliore amica, al modo in cui cerca di strapparne uno anche a lei. Scatta una fotografia che terrà sempre nella sua mente.
Ride e poi, poi le viene da piangere

“Ho paura”

Sussurra per non far incrinare la voce e le labbra di Santana cedono un po'. Solo un attimo prima di inclinarsi in un angolazione storta. E Quinn sa cosa sta facendo. Quinn sa che quel sorriso la sta aiutando a scappare

“Lo so, faccio questo effetto”

“Cretina. Dico solo che non so come-”

Sbuffa una risata, leggera e quasi inesistente, ma poi Santana la precede di nuovo, la scuote fuori da un discorso che nemmeno lei vuole affrontare

“Se dici un'altra volta che non sai come si fa, do fuoco alla tua collezione di pupazzi”

“Ma io non-”

La voce le muore fra le labbra. Labbra che non sono solo sue. Si incastra fra quelle morbide di Santana e si lascia portare via. Chiude gli occhi e non perché Santana dice che, se non chiudi gli occhi mentre baci qualcuno, vuol dire che non sa farlo. Chiude gli occhi perché le sembra di scivolare via, il senso di abbandono che le fa sfuggire una lacrima lungo le guance imporporate. Ricambia quel bacio e scopre di saperlo fare, scopre di sentirsi sicura in quel lento gioco di labbra.

“Ora lo sai”

E quando Santana glielo sussurra, appoggiando la bocca su una guancia e poi l'altra, portando via l'evanescente traccia delle sue paure, Quinn lascia che un sorriso imbarazzato si dipinga sulle sue labbra.
Sente freddo quando Santana scivola via da lei, la abbraccia alle spalle e si incastra in quella posizione stretta, intima, che non è mai cambiata dalla prima volta in cui hanno dormito insieme.
Quinn si rannicchia sotto le coperte, le sue paure sembrano essere rimbalzate e tornate da lei con più forza di prima. Stringe i denti quando Santana le sfiora il collo, le dita ambrate che percorrono la croce appesa alla catenina

“Tranquilla, non lo dirò a nessuno. E' il nostro piccolo segreto”

Le bisbiglia in un orecchio e Quinn un po' sorride. Forse, quando la vita farà il suo lavoro, rimarrà ancora qualcosa che appartenga solo a loro.

“San?”

“Mh?”

“Anche se saremo attaccate al braccio di qualche atleta, resterai con me, vero?”

Il sorriso dell'amica le si distende contro la nuca e Quinn giurerebbe di aver sentito la presa attorno ai fianchi farsi più forte

“Sempre. Saremo sempre noi due, Lucy”

Glielo lascia dire, non la corregge, perché anche se fa male ricordare Lucy, Santana l'ha conosciuta, l'ha vissuta ed è l'unica ad essere rimasta

“Promesso?”

“Mhmh”

E' solo un mormorio ed i mignoli che si intrecciano, in un gesto così naturale che non devono nemmeno pensarci. E Quinn sente il sonno calare sulla sua migliore amica, il respiro che si fa più pesante e le si scontra sulla nuca.
Sulle labbra ha ancora il sapore stucchevole e appiccicaticcio di un lucidalabbra da tredicenne e negli occhi il tempo che passa, scandito dalle inesorabili cifre luminose della sveglia che si stagliano nel buio.
Ancora poche ore e Quinn diventerà grande, imparerà a camminare solo con le sue gambe, senza nessuna mano color caramello a tenerla. Perché lo sa, l'ha sempre saputo, che non saranno più solo loro due.
A loro due resta quella notte che si consuma velocemente e allora chiude gli occhi, salda la presa sul mignolo e sogna un'altra notte, un'ultima notte.
Forse.
Un giorno.
Tutta per loro.

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Prima che qualcuno voglia farmi del male, sì ci sono vaghi riferimenti alla Brittana. Che nessuno me ne voglia, ma è un dato di fatto che Brittany non fosse contemplata all'inizio e quindi questo è quello che mi sono immaginata io prima che Brittany si "intrufolasse" nel loro rapporto.
Detto ciò, è giusto una cosina che ho plottato in un momento di noia, spero vi piaccia e spero anche di produrre altre cose nuove il prima possibile. Sono stata latitante, lo so :)
Grazie a chiunque la leggerà e la dedico in particolare a shellyng che è una persona tanto tanto bella e tanto tanto speciale e ieri era il suo compleanno *impacchetta e accende candeline*
See you soon (sì, è il soon di Dianna *sghignazza*)

  
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