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Autore: StrychnineTwitch    01/09/2015    1 recensioni
Dal testo:
Ci sono troppe luci in questa piazza per vederne le stelle che costellano la volta celeste.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sto ancora pensando al sangue che ho sulle mani
 
Ci sono troppe luci in questa piazza per vederne le stelle che costellano la volta celeste. 
Ci sono troppi fulmini in questo mio cielo per godermi la pioggia che pian piano m’accarezza il viso, dolce e soave partendo dagli occhi percorre la pelle accaldata dall’estate. E se un giorno volessi contare tutte le gocce che formano questo stagno in cui annego, presto so m’arrenderei all’evidenza che troppe, troppe sono sfuggite al mio controllo, ai miei ricordi. Troppe lacrime insensate, nate anche nei momenti di pace in cui non t’aspetti quell’onda che s’alza più delle altre e rovina il mare tranquillo che s’infrange sulla sabbia di una baia isolata. 
Proverei a bloccarle se solo conoscessi una cura, ma tutti i metodi che sembravano tanto efficaci a sentir parlare gli altri, si sono rivelati nient’altro che fallimentari tentativi di fuggire da un mondo nel quale sono intrappolata. Scappare? Non serve, ogni assassino torna sempre sul luogo del delitto, per parlare, raccontare la propria storia, i propri motivi a colui verso il quale puntava la pistola. Così ho fatto anch’io, tornata nel luogo tanto magnetico del mio stesso omicidio, per poter parlare sinceramente con la me defunta, senza a quel punto dover nascondere proprio niente. Non un difetto celato, tutte le emozioni esposte, con il cuore tra le mani, un po’ palpitante un po’ asmatico, che temevo avesse anche la tosse, ma forse erano i miei singhiozzi che sbattevano contro la terra fredda sotto le mie ginocchia. 
Ciò che ho fatto non si può rimpiangere, ma anche se potessi tornare indietro agirei forse allo stesso impulsivo modo dettato da solito carattere criticato da sempre e per sempre. 
Provo amore verso quel cadavere, che rimane freddo, incapace di controllare se stesso, perché solo io, avendo accesso su di lui, posso far tornare in vita nuovamente i suoi muscoli atrofizzati. Più fisso il mio riflesso in uno specchio, più questo diventa imperfetto e inguardabile, l’atroce momento è quando vorresti smettere di guardare, ma scorri gli occhi su ogni piccolo punto che trovi sbagliato e finisce che piangi e ti cola il trucco, e mi vedo ancora più brutta, e vorrei morire e non sentire più quel dolore che mi trapana sempre il petto, il cuore, quel flusso d’energia che mi mette in moto. Odio la magia che mi tiene in vita, odio il rumore delle macchinette che mi circondano e sputano soldi e ne mangiano anche di più. E a pensarci sono come un cuore pompante che dà amore ma ne rivuole altrettanto, però con gli interessi maledetto strozzino. 
 
   
 
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