Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: Akane92    02/09/2015    7 recensioni
"Io avevo sempre avuto una cotta per Tom, fin da quando ero una bambina. Ed ora me lo sarei ritrovato a pranzo a casa mia, come accadeva anni prima, come se nulla fosse cambiato. ( ... ) « Tom, reciterai in un film di mia sorella! » esclamò Jane, mettendo una mano sulla spalla del migliore amico.
« Beh, se lei lo vorrà » rispose, guardandomi con la coda dell’occhio."
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erin

 

Jane sta partorendo?! Cosa diavolo significava che Jane stava partorendo? Così, all’improvviso? Senza di me? Beh, di certo non mi intendevo di parti, bambini o cose simili, ma non doveva esserci un minimo di preavviso? 

Avevo visto mia sorella non molto tempo prima e non avevo notato nulla di strano, al massimo solo che la sua pancia, ormai enorme, era leggermente scesa.. eccola, l’illuminazione! Ricordai mia madre accarezzare il pancione di mia sorella, ricordai le sue parole: “ Quando questa bella pancina scenderà, sapremo che l’angioletto qui dentro è pronto.”

« Cassandra! » urlò Tom, mentre tentava di allacciarsi in fretta i pantaloni, sgualciti, odoranti di umido a causa della pioggia della notte prima. I suoi occhi mi stavano rimproverando, mi stavano urlando di alzarmi e darmi una mossa. 

Obbedii, saltando giù dal letto e correndo verso l’armadio. Dopo aver indossato un paio di mutande, misi il primo jeans che mi capitò fra le mani e lo stesso accadde con la maglietta, con il risultato di sembrare una malata mentale: jeans stretti e strappati in vari punti delle gambe e maglietta a maniche corte con lo Stregatto stampato sopra. Mi precipitai a mettere le scarpe, un paio di converse bianche, mentre ascoltavo la voce di Tom: era al telefono con Luke.

« Grazie al cielo è nei paraggi! » esclamò, tentando di infilarsi le scarpe, ancora umide. «

Dannazione! »

« Non hai la macchina? » domandai.

« Ti sei già dimenticata che sono venuto qui a piedi? » domandò a sua volta, « Con queste. Dannatissime. Scarpe! » sarebbe stato divertente continuare a vedere Tom litigare con le sue scarpe, ma il mio cervello mi gridava di correre, di finire di vestirmi, di sbrigarmi! 

« Giusto! » esclamai, lasciando Tom in salotto, con ancora una scarpa da mettere, e tornai in camera mia. Riempii la borsa con il necessario, senza neanche dare uno sguardo al cellulare, e prendendo una giacca a vento.

Mi guardai intorno: i miei vestiti erano ancora sparsi per tutta la stanza, a terra, il letto non era fatto e c’era puzza di umidità … eppure mi venne da sorridere.

« Cass, andiamo! » gridò ancora Tom, aprendo la porta. 

Lo raggiunsi in fretta, chiudendo a chiave la porta alle mie spalle e precipitandomi nell’ascensore insieme a lui, col fiatone. Mi osservai allo specchio: ero indecente! Sembravo essere appena uscita da qualche film horror scadente, dove interpretavo un’adolescente impazzita, con vestiti assurdi e capelli incommentabili. Da quello stesso specchio osservai Tom, dietro di me, con la faccia sconvolta quasi quanto la mia. Quando si accorse che lo stavo guardando, mi sorrise, divertito. Scoppiamo a ridere insieme, guardandoci a vicenda. Voltandomi, osservandolo meglio, notai un piccolo ma importante particolare: « Ma hai la maglietta strappata! » 

La bella maglietta bianca dell’attore inglese, che faceva intravedere il suo magnifico e a mio parere perfetto petto, era strappata all’altezza del collo, creando una sorta di scollatura a V. 

« Lo so »

« Come hai fatto? »

« Dovresti chiederlo a te stessa »

« Eh? »

Sorrise. « Sei stata tu »

Mi indicai da sola, perplessa. « Io? »

Annuì. « Tu »

Aprii la bocca, sempre più incredula. Cosa diavolo mi era passato per la mente?

« Probabilmente volevi strapparla » disse Tom, facendo spallucce. Mi aveva letto nel pensiero, per caso? 

« Oh » arrossii, abbassando lo sguardo « Scusami »

« Non importa. Piuttosto, perché non porti il reggiseno? » chiese l’attore, quando le porte dell’ascensore si aprirono; grazie al cielo, non c’era nessuno ad aspettarlo.

« Come?! »

Tom non rispose subito, ebbe l’accortezza di aspettare e di essere fuori dal mio palazzo.

« Ti si vede tutto. Hai freddo? »

Mi osservai il petto ed, effettivamente, si intravedevano i capezzoli.

« Penso sia più la paura e l’emozione, che il freddo. Mia sorella sta partorendo! » mi misi le mani in fronte « Dio! Dov’è Luke? »

« Sta arrivando. Non hai risposto alla domanda »

« Tom! Non ho avuto il tempo di metterlo! »

Serrò le labbra, alzando un sopracciglio. Mi ricordai la sua faccia gelosa quando ricevetti, mesi prima, i fiori da Nicolas. « Ti guarderanno tutti »

Mi fece ridere. « In ospedale?! »

Alzò gli occhi al cielo. « Anche in ospedale ci sono uomini »

« Vuoi che salga a metterlo? »

Scosse il capo. « Lascia stare, quello è Luke » 

Il pubblicista aveva parcheggiato dall’altra parte della strada; mentre attraversavamo, sussurrai a Tom « Non essere arrabbiato »

« Non sono arrabbiato, sono geloso » ammise. Mi aprì lo sportello posteriore e prima che potessi entrare e sedermi in auto, mi sussurrò all’orecchio « Tu sei solo mia ». Ebbi un fremito; mi coprii la maglietta con la giacca a vento, in quel momento ero certa che si sarebbe visto molto di più dal mio petto.

« Si può sapere cosa caspita ci fate senza macchina in momenti come questi?! » domandò Luke, non appena Tom si sedette accanto a lui.

« La mia macchina non parte da mesi » risposi io.

« Sono venuto da Cass a piedi, ieri notte »

« E perché?! Anzi no, non dirmelo, i vostri vestiti ed i vostri capelli parlano per voi. Sono contento che abbiate fatto pace! Avete fatto pace, no? »

« Guida e basta ora, per favore » rispose Tom, lievemente imbarazzato. Probabilmente non si sentiva molto serena nel dover raccontare come avevamo fatto pace. Perché l’avevamo fatta, no? La domanda cominciò ad assillare anche me. Non era stata una pace convenzionale, anzi, ma c’era stata, almeno così pensavo io. Tom ed io non ne avevamo minimamente parlato e probabilmente non lo avremmo fatto in tempo breve.

Decisi di distrarmi e mi guardai nello specchietto retrovisore della macchina, mentre Luke sfrecciava per le vie di Londra.

« Hai una spazzole o un pettine, per caso? »

« In macchina? No, cara, mi spiace »

Sbuffai. « I miei capelli sono un disastro! »

« Stai tranquilla! » esclamò Tom.

« No! Per te è più semplice, basta passarti una mano fra i capelli e sei a posto! »

« Ti ricordo che ho la maglietta strappata »

« Hai la maglietta strappata?! » domandò Luke.

« E’ stata lei »

« E’ stata lei?! »

« Tom! » lo rimproverai.

« Che c’è? E’ vero! »

« Ok, non voglio i dettagli, grazie »

« Non aiutate il mio stato d’animo, sapete? Mia sorella sta per partorire! Io non sono con lei! E quando sarò con lei, sarò vestita da sedicenne, senza trucco, con capelli indecenti! Mi sto sentendo male »

« Non manca molto » disse Luke.

« Cosa ha detto Frank al telefono? » domandai.

« Che Jane stava partorendo, che doveva chiudere perché doveva avvisare anche te, quindi io gli ho detto che ero a casa tua e lui mi ha chiesto il motivo; non gli ho risposto. Infine, mi ha detto di sbrigarci »

La sua risposta non mi fece sentire meglio. Non solo mia sorella stava partorendo senza di me, ma in più Frank sapeva che io e Tom eravamo insieme, a casa mia. Sicuramente mio cognato si era fatto un paio di domande ed allo stesso tempo aveva detto questo particolar dettaglio a chi era presente in ospedale, cioè alle nostre famiglie. Cominciai ad avere mal di stomaco.

Presi il cellulare dalla borsa, volgendo per la prima volta in quella mattinata lo sguardo sul display. Non ci potevo credere! Non avevo mai ricevuto così tante chiamate e così tanti messaggi prima di quel momento. I mittenti erano diversi: Frank, i miei genitori, le sorelle di Tom e Natasha; il contenuto dei messaggi, invece, era più o meno lo stesso.

“Dove sei?”

“Dove diavolo sei?” 

“Che fine hai fatto?!”

“Tua sorella sta partorendo!”
“Jane sta partorendo!!”
“Come puoi dormire in momenti come questi?!”

Solo l’ultimo messaggio, di Nat, era diverso: “Cosa ci fai a casa tua con Tom?”

Avevo ragione: Frank l’aveva detto a tutti. Rabbrividii.

 

Arrivammo di fronte all’entrata dell’ospedale in pochi minuti; prima di scendere dall’auto, baciai velocemente la guancia di Luke, ringraziandolo infinitamente. 

« E’ bello rivederti! »

« Anche per me, Cassie. Ora, correte! »

Non ce lo facemmo ripetere due volte.

Tom mi prese la mano, con le gambe lunghe che si ritrovava riusciva a correre molto più velocemente di me. Una volta dentro però fui io a guidarlo verso il reparto di ginecologia. Avevo accompagnato mia sorella un paio di volte a fare ecografie e controlli periodici quindi sapevo bene dove dovessimo dirigerci, così come sapevo dove si trovasse la sala d’attesa della sala parto.

Col fiatone, spalancammo insieme le porte, trovandoci di fronte ad entrambe le nostre famiglie, a Nat e Isabelle, la migliore amica di Jane. Tutti si voltarono, guardandoci, mentre si levava un « Finalmente! » generale ed euforico. D’istinto abbandonai la mano di Tom, sebbene tutti se ne fossero già accorti.

<< Cassie, bimba mia! >> mia madre mi raggiunse, abbracciandomi forte. << Dov’eri finita?! Pensavo che non ce l’avresti fatta! >> notai che aveva la voce rotta: era già in lacrime.

<< Stai già piangendo? >> evitai di rispondere alla domanda facendogliene un’altra, sperando che funzionasse.

Mi lasciò andare, tirando su col naso. Mio padre, ormai accanto a me anche a lui, mi posò una mano sulla spalla. << Tutto bene, Cassie? >>

Annuii. << Sì, ho avuto solo qualche imprevisto. >> guardai con la coda dell’occhio Tom, anche lui circondato dai genitori. << Jane come sta? Frank dov’è? >> domandai.

<< E’ con lei, in sala parto. E’ in travaglio, non sappiamo ancora quanto ci vorrà >> 

<< Il medico ha detto che per ora non è abbastanza dilatata >> aggiunse mia madre, facendo arrossire mio padre. << Ha fatto l’epidurale, comunque >>

Mi venne mal di pancia al sol pensiero di mia sorella ed ai dolori che stava sopportando. 

<< Ti senti bene? >> domandò mio padre.

<< Sì, è solo un po’ di mal di pancia. Ora sembra tutto così reale >>

<< Lo so, è incredibile! >> esclamò mio padre, entusiasta. 

<< Hai fatto colazione? >> mi chiese invece mia madre, più premurosa.

Feci cenno di no. << Non ho avuto molto tempo >> 

<< Vuoi che ti accompagni alle macchinette? >> sussultai sentendo la voce di Nat dietro di me, non mi ero neanche accorta che si fosse avvicinata. Voltandomi, la mia migliore amica mi rivolse un sorriso malvagio che mi fece rabbrividire. << Sono proprio qui fuori, a due passi >> continuò, porgendomi il braccio.

<< Vai; se ci sono novità, veniamo a chiamarvi >> 

Presi il braccio di Nat, mentre lei mi conduceva fuori dalla sala di attesa.

<< Mi fai paura >> le sussurrai, mentre percorrevamo il piccolo corridoio che portava alle macchinette.

<< Ringrazia di trovarti già in ospedale, perchè sto per mandarti in terapia intensiva! >>

<< Ma che ho fatto?! >>

<< Cosa non hai fatto! Ti rendi conto che sono venuta a sapere da Frank che Tom si trovava a casa tua?! >>

Alzai gli occhi al cielo: maledetta la bocca larga di Frank!

<< Cosa ha detto esattamente? >>

<< Ero appena arrivata quando l’ho sentito parlare al telefono con Tom. Quando ha attaccato, si è rivolto a tutti noi dicendo che non c’era più bisogno di continuare a chiamarti, perchè Tom era a casa tua, con te >>

<< Oh. Dio >>

<< Già. I vostri genitori sono rimasti un po’ perplessi; io e le sorelle di Tom ci siamo guardate con gli occhi spalancati >>

<< Cosa hanno detto i miei? >>

<< Tua madre e Diana hanno detto che sicuramente Tom era venuto da te a portarti la colazione, gentilmente, e che entrambi eravate troppo sulle nuvole per star attenti ai cellulari. Frank ha detto che Tom aveva la voce assonnata >>

<< Ma perchè doveva dire anche i dettagli?! >>

<< Diciamo che si è capito che noi tutti, anche senza la spiegazione di Diana e tua madre, stavamo pensando alla stessa cosa >>

<< Quale stessa cosa? >>

<< Che avete passato la notte insieme >>

Sprofondai nella sedia di plastica che si trovava accanto alle macchinette, prendendomi il viso fra le mani. << Voglio diventare invisibile >>

<< Non puoi, tesoro. Ora, quale bevanda vuoi per riscaldarti la gola e iniziare a raccontarmi tutto? >> 

<< Una cioccolata calda, grazie >> avevo bisogno di zuccheri, magari mi avrebbero risollevato il morale ormai sotto le scarpe.

Frank aveva detto tutto a tutti e io volevo solo sperare che non fosse davvero come diceva Nat; volevo sperare che tutti avessero creduto alla spiegazione della mia mamma e non a quella che ronzava nella loro testa su me e Tom insieme durante la notte.

<< Allora >> cominciò Nat, porgendomi la cioccolata calda fra le mani << Cosa diavolo è successo stanotte? Non tralasciare nulla! >>

Sospirai, sapendo che la mia migliore amica non mi avrebbe lasciata andare fino a quando non avrebbe saputo tutto quanto. << Ieri mattina mia sorella mi ha teso una trappola >> cominciai, facendo restare di stucco Nat. << Sì, lo so. E’ pazza >>

<< Quale trappola? >>

<< Mi ha fatto correre a casa sua, perchè Frank mi aveva detto al telefono che non si sentiva bene! Immagina il mio spavento! Quando sono arrivata, mi hanno chiusa in camera loro, insieme a Tom >>

<< E l’avete fatto? >>

Alzai gli occhi al cielo. << No, Nat! Abbassa la voce! >>

Raccontai a Nat, sottovoce temendo l’arrivo di qualcuno, quello che era successo: la discussione che avemmo io e Tom, come lui era venuto a scoprire tutto quanto, come si era sentito in quei mesi e come mi ero sentita male io a venirlo a scoprire. Nat mi abbracciò, impedendomi di piangere ed obbligandomi poi a continuare con il racconto. Le spiegai di come Tom si era poi presentato a casa mia nel cuore della notte, tutto bagnato, solo per farmi una domanda. 

<< Mi ha chiesto se lo amassi ancora, nonostante tutto >>

<< Ti prego, ti prego, Cassie, dimmi che gli hai detto di sì! >>

Annuii, facendo esultare la mia migliore amica. Alcune infermiere e due signori ci guardarono male, ma lei sembrava non essersene nemmeno accorta.

<< E dopo? Che è successo? >>

Sentii le mie guance avvampare. Come glielo spiegavo, adesso?

<< Stai arrossendo >> mi fece notare lei.

<< Sì, immaginavo. Beh, ecco.. Dopo che gli ho risposto così, lui ha detto “Mi basta” e mi ha baciata >>

<< Aaaw! Sembra quasi la scena di un film romantico! E poi? >>

Poi è diventato un altro tipo di film. Pensai. << Poi.. siamo finiti in camera da letto >>

Nat esultò ancora, battendo un paio di volte le mani e alzando le braccia al cielo, in segno di vittoria; mi fece ridere mentre anche questa volta, ovviamente, ci guardarono tutti malissimo. << Finalmente! Era questo che volevo sentire! Com’è stato? >>

<< Più passionale del solito, a dirla tutta. Molto passionale >> sussurrai, arrossendo ancora.

Mi sembrò che Nat stesse soffocando un gridolino di gioia, mentre sorrideva divertita. << Quindi avete fatto ufficialmente la pace? >>

Alzai le spalle. << Non ne ho idea. Non abbiamo parlato >>

<< Per niente? >>

<< No. Ci siamo addormentati e siamo stati svegliati da Frank, dopodiché siamo corsi qui. A parte qualche parole come “Sbrigati” o “Perché non porti il reggiseno?” non ci siamo detti altro >>

<< Come, prego? Reggiseno? >>

La faccia scioccata di Nat mi fece ridere ancora. << In ascensore ho fatto notare a Tom che aveva la maglietta strappata e lui mi ha fatto notare che ero senza reggiseno; per la fretta non sono riuscita a metterlo >>

<< Oh, capisco. E poi nient’altro? >>

<< No, niente >>

<< E’ pur sempre un inizio. Vi amate, ve lo siete detti entrambi, quindi perchè non fare pace? >>

Alzai le spalle. << Non lo so, ormai non sono più sicura di niente. Comunque, ora puoi spiegarmi cosa è successo stamattina qui, invece? >>

Nat mi raccontò che Frank spesso era stato sul punto di perdere il controllo, in quelle ore, e che aveva fatto spesso avanti e indietro dalla sala parto alla sala d’attesa finché non era certo che anche io e Tom stavamo arrivando: mia sorella voleva che fossero tutti presenti per dare il benvenuto ad Erin. 

Mentre mi stava raccontando di come Sarah aveva tentato, invano, di calmare Frank, gli occhi della mia migliore amica si spalancarono spaventati.

<< Cosa c’è? >> domandai. Sembrava avesse visto un fantasma.

<< Sta arrivando Tom >> sussurrò ed io improvvisamente mi sentii il cuore in gola. << Sta’ calma, Cass. Probabilmente vorrà solo parlare >> esclamò, cominciando ad alzarsi.

<< Dove vai?! >> cercai di trattenerla, ma lei si divincolò con molta nonchalance. 

<< Gli dirò che devo andare in bagno, incrociandolo. Dovete parlare, Cass! Ci vediamo dopo >>

In quel momento, oltre al cuore in gola, lo stomaco mi si torse. Mi voltai, osservando la mia migliore amica allontanarsi, incrociare Tom, che le sorrise, e sparire. 

L’attore rivolse gli occhi verso di me, sorridendo ancora, sebbene sembrasse un po’ intimidito.

<< Ehi, quasi zia >> mi salutò << Mi hai lasciato solo in balia delle nostre famiglie >> continuò, rivolgendosi più alla macchinetta che a me. Digitò qualcosa, mentre io pensavo che effettivamente il povero Tom era rimasto solo soletto con genitori e sorelle.

<< Hai ragione, ma Nat mi ha praticamente rapita >>

<< Mia madre mi ha chiesto un paio di volte perchè la mia maglietta si trova in questa condizioni >> sollevò un angolo della bocca, trattenendo un mezzo sorriso. << Le ho dovuto spiegare che non me ne ero neanche accorto >>

<< Dici che ti ha creduto? >>

<< Avrà fatto finta di credermi, così come tutti fanno finta di credere che io sia venuto a portarti la colazione >>. Dopo aver preso il suo caffè, si sedette accanto a me, nello stesso posto in cui poco prima c’era Nat. << Sembra di essere tornati adolescenti >>

 La mia risposta fu una piccola risata, in parte anche falsa. Come potevo iniziare il discorso? Come potevo chiedergli se anche per lui era tornata la normalità?

<< Cass.. >> lo guardai, mentre mi prendeva la mano << Devo dirti una cosa, per chiudere tutto questo >>

Chiudere? Cosa significava chiudere? Tutto questo cosa, precisamente?!

<< Dimmi >>

Fece un respiro profondo, non staccando mai lo sguardo da me. << Voglio essere solo sincero con te, non c’è bisogno di spaventarsi >> 

I miei occhi probabilmente parlavano molto più di me e lui sapeva ascoltarli molto bene.

<< Ieri, prima di venire da te, sono stato da Melissa >>

<< Melissa? >> domandai incredula. Che ci era andato a fare da Melissa? << Perchè? >>

Annuì. << L’ho invitata a cena >>

Cominciò a farmi male lo stomaco. << A cena? Tu e Melissa? >> praticamente aveva realizzato il sogno dell’attrice.

<< Sì, lei era molto contenta. Probabilmente pensava che sarebbe stata una cena piacevole >>

<< Non lo è stata? >> domandai, temendo la risposta.

<< No, non c’è stata neanche una vera e propria cena. Quando sono andato a prenderla, dopo che lei mi ha guardato in strano modo probabilmente perchè ero vestito troppo casual e per niente elegante come lei >> alzò gli occhi al cielo << non l’ho neanche fatta salire in auto. Le ho parlato, subito. Le ho detto che ero venuto a sapere ogni cosa, su quello che ti aveva detto. Dopodiché le ho detto, nel modo più gentile possibile, cosa pensavo di lei e le ho pregato di non rivolgersi mai più a te in quel modo. Le ho detto che il nostro rapporto continuerà solo sul piano lavorativo e che quando finirà la promozione del film, preferirei non vederla più >>

<< Oh, mamma. Tom.. non dovevi farlo. Voglio dire, potevo affrontarla io stessa senza che tu rovinassi il tuo rapporto con lei >>

<< C’ha pensato da sola a rovinare il rapporto, tra l’altro solo lavorativo, che esisteva fra noi ed esisterà per ancora poco tempo. Dovevo farlo, Cass. Sei liberissima di affrontarla anche tu, se vuoi, ma io dovevo dire la mia. Non penso di aver mai incontrato persona più subdola di lei >>

<< Beh, io non fremo dalla voglia di parlarne. Comunque .. >> sospirai, in parte sollevata del fatto che la questione Melissa sembrava apparentemente chiusa <<.. grazie per avermelo detto >>

<< Penso che la sincerità e la fiducia siano la base di ogni rapporto, no? >> mi domandò, sollevando un sopracciglio.

<< Era una frecciatina? >>

<< Diciamo di sì >>

Ridemmo un po’, ma poi tentai di tornare seria. << Mi dispiace di essermi comportata così, davvero. L’ultima cosa che voglio è farti del male >>

<< Cass, davvero, per me la storia è chiusa >> posò anche l’altra mano sulla mia, stringendola. << Possiamo anche non parlarne più >>

<< Ma.. voglio dire, ieri.. Dopo quello che è successo, non abbiamo parlato per niente >>

<< Vuoi dirmi qualcosa? >> domandò, con una faccia che sembrava essere quella del Gatto con gli Stivali di Shrek. Mi fece tenerezza.

<< Voglio solo domandarti se abbiamo fatto ufficialmente la pace. Sai, ieri non è che ci siamo detti molto .. >>

Tom chinò il capo, soffocando una risata ed arrossendo appena. << Hai ragione, non è stata per niente una dichiarazione d’amore. Mi sono lasciato andare alla passione >>

<< Beh, male non fa >>

<< No, no, anzi.. Mi piacerebbe fare la pace più spesso così in futuro >>

Ormai dovevo avere lo stesso colorito di un pomodoro, ma non potevo che essere d’accordo con lui. 

<< Cassie, ti ho già fatto ieri questa domanda: mi ami? >>

Annuii, senza pensarci due volte. << Sì >>

<< E questo mi basta sul serio. Mi basta questo: noi. Voglio dimenticare questi ultimi mesi, voglio scordare ogni cosa, perchè so che hai capito e so che sei sincera quando dici che ti dispiace >>

<< Ti ho fatto davvero troppo male >>

Scosse il capo. << Non importa. E’ successo. Io ti amo, Cassie. Non riesco più ad immaginare la mia vita senza di te. Lo capisci, questo? >>

Annuii. << E’ lo stesso per me >>

Sorrise. Fu un sorriso sincero e bellissimo, accompagnato da due occhi felici e lucidi. << Allora basta parlarne >>

Mi baciò, delicatamente, come solo lui sapeva fare. Mi sentii finalmente bene, in pace, felice del momento che stavamo vivendo e di tutto quello che ci avrebbe riservato il futuro. 

 

Erin nacque un’ora dopo. Raggiungemmo mia sorella e la mia piccola nipotina non appena ce lo permisero: fu amore incondizionato. Guardai la piccola, con Tom accanto a me, e scoppiai in lacrime, seguendo mia madre, Diana e Sarah. Era una piccola, piccolissima creaturina di neanche tre chili, con pochi capelli chiari e gli occhi chiusi, eppure mi sembrava l’essere più bello che avessi mai visto. La amai nel momento stesso in cui la vidi e quando la presi in braccio per la prima volta, giurai dentro di me che le sarei sempre stata vicina.

Tom si emozionò, sebbene non pianse come me. Vederlo con in braccio Erin fu emozionante; sembrava essere anche per lui l’essere più bello del mondo. 

Salutammo mia sorella ed Erin con la promessa che dopo qualche ora saremmo tornati tutti da loro. 

<< Siamo zii >> esclamai io, mentre aspettavamo Luke nello spiazzale appena fuori il cancello dell’ospedale.

<< Già. Amo quella bambina e l’ho vista per soli cinquanta minuti. E’ possibile? >>

<< Fidati, la amo anche io >>

Sospirò. << Immagina come sarebbe se fossimo i genitori >>

Lo guardai strano, di certo non avrei mai immaginato che potesse dirmi una cosa del genere. 

<< Non pensare subito cose assurde. Voglio dire, l’amore degli zii è immenso, ok.. ma immagina quello dei genitori. Dev’essere ancora più forte, ancora più bello >>

Annuii. << Sicuramente prima o poi lo proverai anche tu >>

Poco prima di salire in macchina, lo sentii sussurrare. << Magari lo proveremo insieme >>

 

 

 


One Day More.
 

Era strano pensare che quella stessa mattina io e Tom ci trovavamo in Carnaby Street per cercare un regalo adatto alla nostra nipotina per il suo battesimo e come in quello stesso mento stessimo per scendere da una limousine per la première londinese di One Day More.

<< Dici che le andrà bene il completino? >> domandò l’attore.

<< Tom, in questo momento non sto pensando al completino di Minnie che indosserà Erin, ma a quello che sto per affrontare >> mi misi una mano sullo stomaco, facendo un lungo respiro. 

Ci sarebbe stata tantissima gente: non solo le nostre famiglie, ma ovviamente anche giornalisti, fans, e attori. Tom non aveva potuto fare a meno di invitare Chris Hemsworth e sua moglie Elsa e probabilmente anche Benedict Cumberbatch si sarebbe presentato. Tutto ciò non aiutava assolutamente la mia condizione.

Mi prese la mano libera, baciandola. << Sei bellissima e là fuori ci sono anche i tuoi fans che ti aspettano. Tutti adoreranno il film, tutto andrà bene e finalmente dopo potremo partire per Roma >>

Già, Roma! Per il compleanno di Tom, avvenuto pochi giorni prima, avevo pensato di regalargli una vacanza in Italia, a Roma, perchè sapevo quanto a lui piacesse quella città a quanto ci fosse legato, anche per gli studi che aveva fatto all’università. Ne fu entusiasta ed io fui contenta di aver azzeccato il regalo.

<< Il vestito lo ha scelto Luke, comunque >> esclamai.

<< Davvero? E l’intimo, Nat? >>

<< Tom! >> lo sgridai, facendolo ridere. Dentro di me, però, mi ricordai del giorno prima e di quando Nat mi aveva portata a fare shopping solo per l’intimo che avrei utilizzato alla première ed a Roma.

<< Che c’è? Sto solo cercando di farti pensare ad altro! A Roma porterai il repertorio di Victoria’s Secret? >> sembrava che mi leggesse nella mente!

<< Non ho intenzione di risponderti >>

<< Va bene. Chissà come la prenderà il nostro primogenito quando saprà che è stato a Roma prima ancora di nascere! >>

<< Tom! >> lo sgridai, ancora. Ultimamente faceva spesso battute su figli futuri, sebbene non avessimo mai parlato dell’argomento in maniera seria. Mi divertiva e mi lusingata pensare che lui immaginasse un futuro così, per noi.

<< Hai ragione, prima c’è il matrimonio >>

Stavo per sgridarlo per la terza volta, ma fui distratta dalla limousine, che si fermò. << Oddio! >> esclamai. << Siamo arrivati >>

Mi strinse ancora la mano. << Puoi farcela, sarà perfetto! >> 

Mi baciò, prima che ci aprissero gli sportelli. Il sorriso di Tom fu l’ultima cosa che vidi prima che tutti i flash e le urla mi travolsero, letteralmente. 

Ero meno spaventata e meno disorientata rispetto alla mia precedente première e questa volta i fans ed i giornalisti erano davvero lì anche per me. Mi divertii, mi sentii apprezzata ed in parte anche amata. Il film piacque, almeno per quella sera, a tutti quanti e ne fui tanto orgogliosa. One Day More era stato il libro che mi aveva fatta riavvicinare a Tom, che mi aveva fatto vivere la storia d’amore più bella della mia vita, e che mi aveva letteralmente cambiato la vita. Non potevo che essere felice nel sapere che il mondo l’avrebbero apprezzato quanto me.

 

Tom, quindi, aveva ragione: era stata davvero una première perfetta! Mi domandai se, magari, più in là avrei dovuto anche dargli ragione su Roma e sul nostro primogenito…





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Ebbene sì, ho aggiornato.
Potete cominciare ad insultarmi subito, prego.

Mi dispiace da morire aver fatto passare così tanto tempo dall'ultimo aggiornamento; non avevo ispirazione, è stata un'estate piena fra esami ed altro e quindi non ho trovato proprio il tempo. Da una settimana a questa parte, invece, la voglia è ritornata e mi sono detta che dovevo aggiornare e terminare la mia storia. Mi mancheranno moltissimo Cassie e Tom, ma spero che la loro storia vi sia piaciuta come è piaciuto a me scriverla. 
Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo messo la storia fra una delle tre categorie, ma soprattutto chi ha speso anche solo due minuti della sua vita a dedicarmi una recensione: GRAZIE GRAZIE GRAZIE! Siete meravigliosi e vi adoro, tutti. <3

Spero ci risentiremo, magari con la Long su Loki e con le prossime FF che scriverò su Tom. 

Vorrei solo dirvi che ho da poco aperto un canale youtube dedicato ai libri e se vi va di seguire una Booktuber, questo è il link: https://www.youtube.com/channel/UCIPdu_wAzER7uI-ErtJULTg

Ringrazio ancora davvero tutti quanti, sebbene una menzione speciale vada fatta a Polly, Charlie, Kyra, Elen, perchè ci siamo sentite anche al di fuori di EFP e mi avete sempre sostenuta ed apprezzata. Grazie, ragazze! <3

Alla prossima, Hiddlestoners! :*

  
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