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Autore: Lusio    02/09/2015    1 recensioni
"- Che cos’è? – chiese all’uomo davanti a lui che gli aveva dato il CD.
- È una canzone – rispose Darren – Una sola. Me la sono fatta mettere su CD mentre ero in Italia.
- È una canzone italiana?
- Sì, è di una band chiamata “Negramaro”.
- Non capisco l’italiano.
- Ti ho scritto una traduzione – Darren tirò fuori dalla tasca un foglio piegato un quattro e lo infilò sotto la custodia del CD.
- Darren, non credo che… - fece per dire Chris.
- Ascoltala e basta – lo interruppe l’altro, quasi supplichevole – Solo… ascoltala almeno una volta, ti chiedo solo questo. Poi potrai fare quello che vuoi: apprezzarla , buttarla, metterci sopra qualche altra canzone. Ma almeno per una sola volta, ascoltala.
Chris rimase in silenzio per un momento, passando oziosamente un dito sulla custodia e un interrogativo formato da paura e curiosità che gli martellava le tempie – Come vuoi – disse alla fine – Lo ascolterò."
Chris e Darren, sulle note di una canzone, si ritagliano il loro pezzo di mondo dove esistono solo loro e nessun altro, il loro "posto che non c'è".
Ispirato all'omonima canzone dei Negramaro.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Quel posto che non c’è

 

 

Iniziò tutto come uno di quei dialoghi che in genere mettono all’inizio di un videoclip musicale. Anche se ci sono parole, sembra che regni il silenzio in attesa che inizi la musica. E in quel momento la musica era chiusa dentro un CD nella sua custodia, sul bancone della cucina. Chris non sapeva quali canzoni racchiudesse ma poteva già sentirle, un’immaginaria accozzaglia di canzoni della sua infanzia miste alle sue canzoni preferite.

- Che cos’è? – chiese all’uomo davanti a lui che gli aveva dato il CD.

- È una canzone – rispose Darren – Una sola. Me la sono fatta mettere su CD mentre ero in Italia.

- È una canzone italiana?

- Sì, è di una band chiamata “Negramaro”.

- Non capisco l’italiano.

- Ti ho scritto una traduzione – Darren tirò fuori dalla tasca un foglio piegato un quattro e lo infilò sotto la custodia del CD.

- Darren, non credo che… - fece per dire Chris.

- Ascoltala e basta – lo interruppe l’altro, quasi supplichevole – Solo… ascoltala almeno una volta, ti chiedo solo questo. Poi potrai fare quello che vuoi: apprezzarla , buttarla, metterci sopra qualche altra canzone. Ma almeno per una sola volta, ascoltala.

Chris rimase in silenzio per un momento, passando oziosamente un dito sulla custodia e un interrogativo formato da paura e curiosità che gli martellava le tempie – Come vuoi – disse alla fine – Lo ascolterò.

Sperò che questo avrebbe convinto Darren ad andarsene ma lui rimase, fermo, imperterrito, al centro della stanza, buttando lo sguardo un po’ di qua e un po’ di là e più di una volta su Chris che iniziava a sentirsi a disagio nella sua stessa casa.

- Lui non c’è? – fece Darren, calcando molto sul “lui” iniziale per farsi comprendere senza dire il nome del soggetto in questione.

- No, è uscito – rispose Chris fulminandolo con gli occhi – Tornerà tra poco.

- E gli dirai della mia visita? – chiese Darren guardando Chris con malizia e avvicinandoglisi.

- Certo che glielo dirò – lo affrontò Chris, infuriato per il tono assunto dall’altro ragazzo – Perché non dovr…

Darren non gli lasciò il tempo di finire di parlare. Annullò la distanza tra loro con un solo passo e catturò le labbra di Chris con le sue, con l’egoismo e la disperazione dell’amante costretto ad uscire solo di notte e che vuole lasciare una traccia evidente di sé per dire “Ci sono. In questa storia ci sono anch’io”. La foga del bacio li spinse contro il lavandino alle spalle di Chris. Darren lo toccò e lo seguì solo con le labbra, al massimo lasciò che i loro petti si sfiorassero e che le gambe incespicassero tra loro per un attimo, ma non si azzardò ad alzare un solo dito su di lui; non voleva che quel bacio venisse avvertito come una costrizione o peggio. Alla fine fu Chris ad afferrare involontariamente le spalle di Darren, attirandolo di più a sé, illudendosi di aver preso lui l’iniziativa. E così come lo aveva afferrato, allo stesso modo lo allontanò, consapevole e sconfitto, mentre Darren si sentiva vittorioso.

- Adesso glielo dirai? – chiese – Glielo dirai che sono venuto qui?

- Darren, vai via – riuscì a dire Chris con un filo di voce.

- Hai promesso che ascolterai la canzone.

- Sì, te l’ho promesso, ma adesso vattene, per favore.

Darren esaudì quella preghiera, uscendo da quella casa alla quale non apparteneva, lasciandosi dietro solo il suono di una mano che batteva leggermente sullo stipite in legno della porta d’ingresso, in segno di saluto. L’eco di quel suono rimase talmente impressa nelle pareti della casa e della testa di Chris che quando la porta si aprì e si chiuse nuovamente, l’unico nome che gli venne inconsciamente fu “Darren”, e il – Will – che pronunciò gli uscì venato di delusione e di senso di colpa. Senso di colpa che all’uomo appena entrato, con un giocoso Cooper al guinzaglio, non sfuggì. Ma non recriminò né volle spargere inutile rabbia sulle pene di Chris; fece quindi ciò che poteva essere la cosa migliore e la peggiore che potesse fare: tacque.

Di notte, Chris si alzò dal letto, fingendo di credere che Will non stesse fingendo di dormire, e scese in salotto dove aveva opportunatamente lasciato il suo portatile, col CD e il foglietto ripiegato, entrambi dimenticati dai due abitanti umani della casa ma “corteggiati” ostinatamente dagli altri due coinquilini pelosi e a quattro zampe. Tremante non tanto per la paura di essere sorpreso quanto per quello che stava per sentire, Chris accese il pc e vi collegò le cuffie e… si fermò.

Cosa sto facendo? È sbagliato? Perché?

Dubbi e domande si accavallavano gli uni sulle altre, togliendosi significato a vicenda e annullandosi pochi istanti dopo essere stati pensati e riducendosi ad inutili involucri; un muro di paure che crollavano subito, lasciando libero sfogo al coraggio, all’egoismo.

Cliccò sull’iconetta della canzone. Dispiegò il foglio.

Nella grafia di Darren c’era scritto “Quel posto che non c’è”.

E, finalmente, Chris pianse sul serio.

 

* * *

 

I tuoi occhi dentro i miei occhi, in quel punto infinitesimale in cui sembrano condividere la stessa sfumatura di colori quando il sole batte su di loro assieme ad un sorriso. In quel punto non mi riconosco, non so se sono te e tu sei me o se sono uno spettatore onnisciente che ci guarda da lontano, invisibile. Ma per la maggior parte mi confondo tra noi.

Le mie mani diventano prolungamenti delle mie intenzioni. Adesso sono Darren, davanti a Chris, ma la prima volta ero Chris, nei camerini del palco di Dublino, che afferravo Darren, a prendermi quello che prima tu avevi dato ad una folla urlante e che adesso volevo per me solo.

Ed ero di nuovo Darren che rispondevo a quell’assalto, ed ero entrambi, col cuore in gola per l’eccitazione e la paura che qualcuno ci sorprendesse. Ero entrambi quando, ubriachi di emozioni e di oblio facemmo l’amore per la prima volta, scordando chi fossimo e ritrovando i nostri nomi…

“Sono Chris”

“Sono Darren”

… solo dopo aver giaciuto, l’uno di fianco all’altro… occhi dentro occhi, per riconoscerci… mani dentro mani, per stringerci.

Io sono quel bacio che ci ha uniti.

Quel bacio che riaffiora adesso dalle note di questa canzone che sta diventando nostra.

 

Ascolta, voglio raccontarti una storia. La storia di quando ci incontrammo, quando avevamo entrambi nelle orecchie quella canzone.

 

Gli altri due personaggi di questa storia, Will e Mia, più consapevoli dei due protagonisti principali, indovinarono i pensieri di Chris e di Darren prima ancora che loro stessi li formulassero. Li conoscevano in maniera così profonda che bastò loro un gesto, uno sguardo, un sorriso rivolto verso un punto indefinito fuori dalla finestra. Seppero tutto senza bisogno di parole.

Reagirono ognuno a suo modo: Mia con un sorriso di circostanza e buttando indietro i capelli; Will concentrando tutte le sue attenzioni su un Cooper con tanta voglia di giocare.

Si fecero da parte di loro spontanea volontà, forse perché sentivano che non farlo sarebbe stato inutile e magari, inconsciamente, perché sapevano che i sensi di colpa di Chris e Darren sarebbero stati i loro giustizieri. Ma in realtà era perché li amavano più di quanto loro li amassero.

Chris e Darren varcarono le porte delle loro rispettive case, vergognandosi come i peggiori dei criminali; ma cancellarono quella sensazione quando si ritrovarono lì, dove si erano dati appuntamento.

In “quel posto che non c’è”.

Lì non erano più nessuno, non avevano identità, si spogliavano della loro apparenza, restando un’unica pura essenza. Lì non c’erano più catene a bloccarli. Potevano sentirsi liberi di fare ciò che temevano di fare nel mondo reale perché talmente forte e talmente bello da aver paura che non fosse vero.

Quel posto non era nemmeno un luogo concreto, ma era semplicemente il fatto che loro due ci fossero, come erano stati quella sera a Dublino. Non erano i veri loro o due uomini diversi, erano e basta, come sarebbero dovuti essere in quel posto che non c’è.

Quando si strinsero come se non dovessero più lasciarsi, iniziarono a cantare, con le voci, le mani, le cosce, i respiri, gli occhi, i battiti dei cuori che adesso erano uno.

 

Dovrei trovare la forza per non parlare, per non lasciarmi sfuggire la verità, ma così devo ingabbiare anche i gesti perché quelli mi tradirebbero in maniera più infida, e non potrei subire questa rivelazione perché la mia vita stessa non si riconoscerebbe, perché il suo desiderio più grande è somigliare alla tua.

 

E io, io sono messo peggio di te. Non devo frenare solo le parole e i gesti, ma anche i miei pensieri che agiscono prima di me. Non ho il pieno controllo su di loro, anche se può sembrare il contrario; e devo chiudere gli occhi, trattenere il fiato e contare fino a dieci per poi rendermi conto se il momento è passato e tu sei andato via e posso tornare a respirare… o per vedere che siamo rimasti solo noi e posso respirare dalla tua bocca.

 

Si strapparono via i vestiti di dosso con l’urgenza dell’assetato e raccolsero con la punta delle loro lingue le gocce di sudore che piovevano da fronte, collo e petti, e gli umori amarostici dei loro sessi. Chris spinse, con più violenza di quanto avrebbe voluto, Darren sul letto che cigolò e si spostò leggermente di lato, soffocando il verso di apprezzamento dell’uomo con lo sfregamento sul pavimento. Non sopportando la pur breve distanza che li separava, Chris si stese su Darren, arrampicandosi dentro di lui a ghermirgli il cuore addentandolo a piccoli morsi che strappavano gemiti all’uomo che, a sua volta, si cibava dell’anima del suo compagno, succhiandola come un filo d’acqua che sgorgava da una roccia umida e liscia.

Tra le dita che si incontravano intorno ai sessi e tra le natiche, i petti che si strofinavano armonizzando i battiti dei loro cuori, i respiri che si mischiavano, le lingue che si intrecciavano, le bocche che si univano, presero forma due parole dette da due voci.

“Ti amo.”

 

Vedo spuntare lampi di luce dalla punta delle mie dita e nei bagliori d’ombra mi accorgo che ci sono frammenti della tua pelle che accarezzo e vedo vibrare dando forma a tutto il tuo corpo. E quando ti vedo così, mi vergogno… perché mi rendo conto di non essere abbastanza per te… non ho un’anima bella come la tua.

 

Mi capita parecchie volte di pensare, mio malgrado, e con grandi rimorsi, a chi ci aspetta fuori e mi chiedo quanto sia grande la nostra colpa nei loro confronti. Ma possiamo essere condannati per una colpa che, fosse dipeso da noi, non avrebbe causato dolore a nessuno? E se ci penso ancora… noi li amiamo e siamo felici con loro, ma è con te che voglio stare ed è me che tu vuoi. Al diavolo la felicità e la stabilità e benvenuto dolore, mi basta stare assieme a te.

 

Si stesero uno di fianco all’altro, uniti per le labbra che non smettevano di accarezzarsi, le mani alte sopra di loro a tracciare disegni speculari, le cosce che si strofinavano pigramente tra loro.

Lasciando ricadere la mano sul petto dell’altro, Chris prese ad accarezzare ogni fibra palpitante di Darren, contando i minuti, le ore, ricordando solo dopo un po’ che in quel posto che non c’è, dove il tempo è un foglio di carta stropicciato, anche mille anni sono troppo pochi e non vale la pena mantenere il conto. Ma non interruppe quella carezza; non si sarebbe mai fermato neanche se avesse dovuto sostituire la mano con un pensiero.

Darren, intanto, poggiò la sua mano sulla pancia dell’altro, mettendo il palmo sull’ombelico, in modo che il suo braccio tracciasse un ponte da Chris a lui unendo i loro ombelichi, facendoli finalmente sentire come sarebbero dovuti essere da sempre: un corpo solo e una sola anima, fratelli conservati nello stesso ventre e partoriti con un cordone ombelicale in comune che continuava ad unirli, incorrotto e inscindibile.

- Respiro attraverso te.

Portò la mano più giù, incontrando gli ispidi peli pubici e il sesso che premeva contro le sue dita con timida malizia; lo accarezzò con delicatezza e si fece più vicino a Chris che lo accolse, il capo di uno adagiato sulla spalla dell’altro, le mani che si intrufolavano tra le loro intimità e si muovevano in maniera evidente. Mentre la tensione tra loro si faceva sempre più violenta, i loro gemiti diventarono più acuti e gutturali.

Spingendolo sotto di lui, Darren gettò il capo in mezzo alle cosce di Chris, prendendogli in bocca tutta la sua calda erezione. E Chris, inarcando la schiena, venne interamente dentro di lui, spingendogli la testa ancora più in profondità, mentre anche Darren, sul punto di annegare in quel seme che gli riempiva la gola, lo seguì, premuto contro le lenzuola del materasso.

- Vieni qui – riuscì a sussurrare Chris, sollevandolo per le ascelle e stringendolo a sé, infondendogli nuova forza accarezzandolo e baciandolo.

 

Non voglio che questo momento finisca. Voglio restare così ancora un po’, non mi importa quanto, basta che sia un tempo abbastanza sufficiente da saziarmi per il resto della vita dal momento che non so nemmeno se e quando ci rincontreremo ancora… ma il tempo smuove rumorosamente le sue lancette, crudele, e ci strappa anche questa volta al nostro mondo di autentica desiderabilità. Uno di noi due dovrà fare la prima mossa, per slegare il laccio che ci unisce.

 

Conservare le due estremità di quel laccio sarà un lavoro da faremo in due… anche se separati da grandi distanze.

 

Fu Chris, quello più forte dei due, a lasciare la stanza per primo. Era arrivato sulla soglia, un piede già sospeso nel mondo reale e l’altro ancora nel vortice di quel posto che li aveva rapiti entrambi e che adesso conservava solo Darren, nudo, sul letto, la testa appoggiata sul braccio, i riccioli neri che piovevano sul cuscino come oro nero, una mano a coprirsi pigramente le pudende. Chris si tuffò di nuovo nel loro mondo e lo salutò con un bacio a fior di labbra.

E parlarono come se fossero un’unica entità.

 

Torneremo?

Torneremo.

E noi ci saremo?

Ci saremo.   

 

 

 

Fine

 

 

Nota dell’autore:

Pensavo non avrei mai più scritto una CrissColfer, dopo le prime due che scrissi di getto quando mi iscrissi su questo sito. E invece eccomi qui. Quando si suol dire, “mai dare per scontato”.

Penso che il merito di questa OS vada principalmente alle mie due amiche e colleghe, nonché maestre (loro non lo sanno ma le chiamo, rispettivamente, “le mie Ipazia e Diotima”) LaFatinaScalza e Ginny_Potter e alle nostre chiacchierate su argomenti vari, tra i quali vanno inseriti anche i nostri due beniamini che mai si riposano.

Metteteci poi Darren al Giffoni, un mese fa, a pochi metri di distanza da me, che cita i Negramaro e la mia mente parte con la quinta inserita e la canzone “Quel posto che non c’è” che ascolto ininterrottamente, ed ecco questo ammasso di deliri senza capo né coda. A mia discolpa posso dire che quando scrivo sotto effetto di dosi massicce di musica e canzoni, scrivo senza starci troppo a riflettere.

Avevo detto che, salvo i miei staterelli comici su facebook, i miei CrissColfer affogano nell’angst, ma ogni tanto prendono il sopravvento sulla mia volontà; vi basti sapere questo: il bacio iniziale di Darren non era nelle mie intenzioni, è stato il soggetto sopracitato a fare tutto da solo (storia vera, non scherzo).

Sui miei Will e Mia, dico solo che odio il bashing e che preferisco sempre dipingere in maniera equilibrata personaggi che non rientrano nelle mie simpatie. E in questo ambito, Will e Mia si prestavano bene al ruolo che ho dato loro.

Non so quanto riuscirò ad essere presente per il prossimo mese, tra università nuova e nuova città e vita nuova e il non sapere se avrò ancora una linea internet o meno, ma sappiate che sarò sempre presente, in ogni occasione che mi si ripresenterà e non smetterò mai di scrivere… purtroppo XD

Per sapere se sono vivo o sono disperso a Guantanamo, potete sempre seguirmi sulla mia pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Lusio-EFP/162610203857483

 

Ed è così che Lusio vi dice “Ciao” ;)

  
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