Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Bored94    02/09/2015    1 recensioni
Tutti conosciamo ormai questo gruppo di amici e tutti sappiamo qual è stato il loro destino. Ma cosa sarebbe successo loro se non si fossero mai conosciuti? Cosa sarebbe successo non si fossero mai incontrati e non avessero mai influenzato le vite gli uni degli altri?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

NIENTE MALANDRINI

 

James Potter

 

- Fai il bravo, James! Scrivici subito dopo lo smistamento, mi raccomando!
Il ragazzino annuì con entusiasmo e si affrettò a salire sul treno. Si affacciò da un finestrino e iniziò a salutare. - Ciao, mamma! Ciao, papà! Ci vediamo a Natale!
Era troppo eccitato per pensare al fatto che avrebbe passato mesi lontano da casa senza i suoi genitori per la prima volta.
Era troppo eccitato per pensare che sarebbe finito in un posto pieno di sconosciuti e che stava per essere smistato chissà dove.
James Potter non era mai stato un bambino introverso, faceva molto presto a fare amicizia con gli altri anche se a volte tendeva a essere un po' troppo esuberante e sicuro di sé. Sistemò la valigia e si sedette, lo aspettava un lungo viaggio, sperava di poter iniziare a conoscere qualcuno già in treno ma non sembrava che nei paraggi ci fosse qualcuno di interessante per il momento.
In un'ora e passa di viaggio solo una ragazzina dai capelli rossi e il suo amico erano riusciti a catturare la sua attenzione: James pensava fosse molto carina e voleva provare a conoscerla, ma il suo amico non lo convinceva affatto... c'era qualcosa nel suo atteggiamento che non gli piaceva per niente, come se ci fosse in lui qualcosa di terribilmente sgradevole e viscido. Certo il colorito malaticcio, il naso a punta e i capelli che sembravano sporchi non aiutavano la sua causa.
James dimenticò presto la ragazza e il suo amico, il suo cervello aveva già ricominciato a immaginare Hogwarts, lo smistamento, la sua stanza, i suoi nuovi amici...

 

GRIFONDORO. Era entrato in Grifondoro! I suoi genitori sarebbero stati molto fieri di lui... e stava iniziando a conoscere altri nuovi arrivati della sua età. Sarebbe stato un anno pieno di sorprese.
Si chiedeva però perché lo strano ragazzino seduto poco distante da lui sembrasse così contrariato e un altro avesse un'aria piuttosto emaciata, per non parlare del tizio grassottello che sembrava temere un qualche agguato da un momento all'altro. Era solo il primo giorno di scuola ed erano in Grifondoro, avrebbero dovuto essere entusiasti... si strinse nelle spalle, in fondo non erano affari suoi, e tornò a parlare con i suoi nuovi amici.

 

La scuola stava finalmente per finire una volta per tutte, stavano per prendere i MAGO! Ma, molto più importante, da quel momento in poi avrebbe potuto portare un vero e proprio contributo all'ordine della Fenice nella lotta contro Voldemort... e avrebbe sposato Lily. Sorrise tra sé e sé mentre andava verso l'aula dell'esame. Si ricordava la prima volta che l'aveva vista, anni prima, allora era solo una cottarella da undicenne e adesso stava per sposarla. E i suoi migliori amici sarebbero stati presenti al matrimonio.

 

- Harry, scrivici appena ti avranno smistato, d'accordo? E non ti preoccupare della casa in cui finirai, noi saremo molto orgogliosi in ogni caso - disse Lily dando un bacio sulla fronte di Harry.
- A meno che tu non finisca in Serpeverde, tutto ma non Serpeverde - bofonchiò James a mezza voce, rimangiandosi tutto notando lo sguardo omicida di Lily. - Molto, molto orgogliosi! - si corresse dando una pacca sulla spalla di Harry e facendogli l'occhiolino. - Non ti preoccupare, non è importante.
Il figlio salì sul treno, entusiasta, e si affacciò dal treno per salutare. - A presto! Ci vediamo per le vacanze!

 

Peter Minus

 

Il ragazzino salì sul treno, insicuro. I suoi genitori dietro di lui lo stavano salutando e augurandogli buona fortuna, dicendo che si sarebbe trovato benissimo ad Hogwarts. Per qualche strana ragione però Peter non ci credeva affatto.
Girovagò per un po' per il treno, cercando un posto in cui sedersi. Si intrufolò in una cabina ancora vuota e restò fermo lì per tutto il viaggio, troppo imbarazzato per rivolgere la parola agli studenti che si erano seduti lì dopo di lui.

 

Era stato smistato in Grifondoro. Non sapeva bene come sentirsi al riguardo, vedeva che tutti gli altri studenti attorno a lui erano eccitatissimi e entusiasti ma lui proprio non riusciva a sentirsi parte di quel grande festeggiamento. Il cappello lo aveva smistato nella Casa giusta? E se così non fosse stato? Cosa sarebbe successo se il capello avesse commesso un terribile errore e lui non fosse stato davvero destinato a quella Casa?
Si guardò attorno spaesato e timoroso. Sperava solo che le lezioni non fossero troppo difficili o gli insegnanti troppo severi.
Chissà se riuscirò a conoscere qualcuno di interessante?

 

Gli anni passati a Hogwarts erano stati un continuo incubo: i professori sembravano avercela particolarmente con lui. Che colpa ne aveva se non era all'altezza di altri Grifondoro come quel Potter del suo anno? Beh, presto sarebbe stato fuori da lì grazie alle amicizie strategiche che era riuscito a instaurare di volta in volta. Che importava farsi calpestare se poi potevi vivere di luce riflessa e sfruttare le abilità altrui per passare gli esami?
In un modo o nell'altro se la sarebbe cavata.
Forse.
E dopo? Cosa avrebbe fatto dopo Hogwarts?
Scrollò le spalle e decise di rimandare quei pensieri a un momento più propizio.
Probabilmente sarebbe finito a fare qualche stupido e noioso lavoro in qualche buco polveroso, si limitò a constatare sbuffando mentre entrava in classe e aspettava che l'esame iniziasse.
Oppure si sarebbe potuto unire a quel gruppo di Mangiamorte che da qualche tempo a quella parte sembravano farla da padroni.
Probabilmente così sarebbe anche riuscito a sopravvivere alla guerra imminente.

 

 

Sirius Black

 

Sua madre gli diede un bacio su una guancia e suo padre lo salutò con una stretta di mano.
Sirius salì sul treno e, affacciandosi al finestrino di una delle cabine, vide che se n'erano già andati.
Non che ci fosse molto da aggiungere, le dovute raccomandazioni erano state fatte: scegli attentamente i tuoi amici, comportati in modo consono al tuo rango, porta lustro al nome della famiglia, facci sapere al più presto in che Casa verrai smistato, non mischiarti ai mezzosangue...
- Sei un Black, cerca di essere degno di questo nome e non comportarti come un selvaggio... - era stata una delle raccomandazioni di sua madre. Si era dovuto trattenere dal risponderle male. Non ne poteva più di quella casa e dello loro idiozie da purosangue.
Il ragazzino aveva smesso di ascoltare quasi subito, pensando semplicemente al fatto che sarebbe stato lontano da casa e da quell'atmosfera soffocante per almeno tre mesi. Non gli importava davvero di tutte quelle sciocchezze sull'importanza del nome e del sangue e della stirpe... una noia mortale. Un'assurdità.
Si sedette per i fatti suoi, aspettando di giungere a destinazione.

 

- Grifondoro! - era stato smistato in Grifondoro. Lui. Sirius Black. Era il primo Black a finire in Grifondoro.
Si sedette senza prestare molta attenzione a ciò che gli succedeva attorno, perso nei suoi pensieri.
Presto i suoi genitori lo sarebbero venuti a sapere e gli avrebbero sicuramente scritto per decantare i privilegi della casa Serpeverde, chiedergli per quale motivo fosse stato smistato in Grifondoro (come se non sapessero come funzionava lo smistamento), comunicargli che avrebbero tempestivamente contattato il preside per discutere la questione ed altre assurdità simili.
Senza tenere conto della delusione che sua madre avrebbe lasciato trasparire dalla lettera, avrebbe sicuramente trovato il modo di fargli pesare quella situazione, ne era certo.
Si rese conto che probabilmente non dava una buona impressione di sé al resto dei presenti: stavano tutti festeggiando e ridendo e lui era seduto in disparte, l'espressione corrucciata e niente affatto amichevole. Probabilmente i vostri genitori saranno entusiasti dello smistamento, per forza esultate.
Si rese conto dell'astio di quel pensiero e si diede un'occhiata attorno. Non sono sempre così, giuro. Almeno credo.
Si riscosse immediatamente. Che gli importava? Se ne andassero tutti al diavolo. Si alzò in piedi e si avviò dietro al Prefetto senza scambiare parola con nessuno.

 

- Signor Black. Questa è la quarta volta questa settimana che si ritrova nel mio ufficio. Condotta irrispettosa verso gli insegnanti, - iniziò a enumerare il preside - rissa, varie infrazioni al regolamento... signor Black, ci conosciamo ormai da anni e posso dire senza ombra di dubbio che lei è uno degli studenti più brillanti del suo anno. So benissimo chi sta cercando di infastidire, ma trovo un enorme spreco di tempo e di talento ricorrere a questi mezzi per indisporre i suoi famigliari. Se questo non le dovesse bastare e i punti tolti alla sua casa continuassero a non contribuire, come hanno fatto in passato, a farla comportare adeguatamente, dovrò prendere seri provvedimenti ai suoi danni, signor Black. Può essere sicuro che a quel punto trovare un modo per indispettire la sua famiglia sarà il minore dei suoi mali - l'uomo attese per un attimo in silenzio, forse aspettando una risposta del ragazzo, forse cercando di capire se le sue parole avessero sortito qualche effetto. - Può andare ora.
Al diavolo anche Silente. Perché non la smetteva di giocare a fare l'amico? Tanto non sapeva proprio niente. Si sbatté la porta dell'ufficio alle spalle e tornò nel dormitorio senza dire nulla.

 

- Sirius Black! - la voce di sua madre gli stava trapanando i timpani. - Non ti ho dato il permesso di andartene!
- Non mi serve il tuo permesso - ringhiò. - Né il tuo, né il suo, - disse puntando un dito verso suo padre - né quello di nessun altro! Non ho più nessuna intenzione di sprecare il mio tempo in questa casa ed ascoltare i vostri discorsi su Voldemort. Siete solo un branco di ipocriti vigliacchi!
Si girò e uscì dalla casa senza aspettare una risposta. L'unica cosa che sentì prima di chiudersi la porta alle spalle fu la voce fredda e distante di suo padre.
- Non disturbarti a tornare. Non sei più parte di questa famiglia.

 

Non sapeva quanto tempo avesse trascorso vagabondando per la città in sella alla moto e non gli importava. Non aveva voglia di pensare, di fare piani, non aveva la più pallida idea di dove avrebbe passato la notte ma non se ne preoccupava. Avrebbe guidato per tutta la notte se necessario, voleva allontanarsi da quella casa il più possibile, non importava dove sarebbe arrivato.
Si sarebbe fermato solo per trovare qualcosa da mangiare ma non sarebbe mai più tornato indietro.
Non sarebbe più tornato a casa.
Non sarebbe più tornato nemmeno a Hogwarts.

 

 

Remus Lupin

 

- Io? Entrare a Hogwarts? - il bambino stava fissando il mago davanti a sé come se si fosse trattata di qualche strana allucinazione. Si girò verso i genitori per cercare una conferma, ma loro sembrava sconvolti quanto lui.
- Ne... ne è sicuro? - chiese finalmente suo padre a Silente. - Voglio dire... Remus è...
- Sono perfettamente al corrente di tutto ciò che riguarda vostro figlio, signor Lupin. Le assicuro che ho pensato a lungo all'offerta che le sto facendo ora. Suo figlio è un giovane mago e come tale merita di essere istruito. So a cosa sono dovuti i vostri dubbi ma Hogwarts è uno dei posti più sicuri al mondo e sono sicuro che potremo trovare facilmente una soluzione in modo da permettere a Remus di studiare nella nostra scuola e contemporaneamente assicurarci che la sua licantropia non danneggi lui o altri. Ma forse dovremmo chiedere al diretto interessato.
Il bambino sgranò gli occhi. Doveva essere lui a decidere?
Corrugò la fronte e ci pensò per un tempo che sembrò infinito. Voleva bene ai suoi genitori ma non ne poteva più di spostarsi in continuazione e di tenere le distanze da tutti, aveva sempre dovuto restare da solo e non stringere amicizia con nessuno a causa della sua condizione... ma ora quell'uomo gli stava dicendo che sarebbe potuto stare in mezzo agli altri senza che si facessero male... - Io voglio andarci - decise alla fine e rivolse uno sguardo supplichevole ai suoi genitori. - Ci posso andare?

Era incredibilmente nervoso. I suoi genitori gli avevano dato il permesso di andare a Hogwarts e ora che si trovava lì sul binario non poteva fare a meno di sentirsi il cuore in gola. Si lasciò abbracciare, salutò e saltò sul treno.

 

Lo smistamento era stato davvero strano, non si aspettava affatto di venir giudicato da un cappello parlante.
Studiò un po' l'ambiente, quella sala era enorme, avrebbe potuto contenere la sua casa minimo tre volte.
Si sedette al tavolo dei Grifondoro ma non si attentò ad attirare l'attenzione degli altri, si limitò ad ascoltare la presentazione e a seguire il Prefetto alla fine della cena.
Si buttò a letto dopo aver scambiato quattro chiacchiere con suoi compagni di stanza ed essersi presentato, sembravano simpatici e quel posto era davvero sorprendente. Non vedeva l'ora di scoprire tutte le novità di quel nuovo mondo.

 

Come gli era stato promesso da Silente, avevano trovato una soluzione al suo “problema”: ad ogni luna piena lui sarebbe dovuto sgattaiolare fuori da Hogwarts, intrufolarsi nel passaggio sotto al Platano Picchiatore e raggiungere la Stamberga Strillante dove si sarebbe potuto trasformare in tutta tranquillità senza che nessuno finisse nei guai.
Ormai era da mesi che andava avanti così e stava cominciando ad abituarsi a quella nuova routine.
Riusciva a bilanciare tutto a meraviglia: lo studio, le trasformazioni, i suoi nuovi amici.
Naturalmente il giorno dopo la luna piena era sempre distrutto ma dopotutto ormai ci era abituato.

 

Incauto. Incauto e terribilmente stupido ecco cos'era stato.
Tenne lo sguardo basso per tutto il tempo che dovette passare in piedi davanti al preside e ai genitori dei suoi amici, non rispose, non si ribellò, non disse nulla. Si limitò ad ascoltare, annuire e ritirarsi nella sua stanza dopo che ebbero finito.
Si chiuse dentro e iniziò a raccogliere le sue cose sparse per la stanza, gettandole a mano a mano nel suo baule.
Che razza di idiota, continuava a ripetere tra sé e sé.
Per più di due anni era stato in grado di rifugiarsi nella stamberga strillante senza che nessuno si accorgesse di nulla, del suo “piccolo problema peloso”, come aveva iniziato a definirlo nella sua testa. Non aveva pensato che solo perché nessuno lo aveva mai seguito di notte questo non significasse necessariamente che nessuno sospettasse la realtà dei fatti.
Scosse la testa e rabbrividì al ricordo di quel Serpeverde (come si chiamava? Piton?) che era stato così stupido da fare ricerche su di lui e seguirlo proprio in una notte di luna piena. Avrei potuto ucciderlo, mio dio. Cos'ho fatto? Non sarei mai dovuto venire qui. Sono un mostro.
Come se questo non bastasse, al suo ritorno nel dormitorio la mattina seguente, aveva trovato i suoi amici ad attenderlo, le espressioni inquiete e diffidenti.
Che la notizia si fosse già diffusa? Il preside aveva fatto giurare a Piton di non parlare di nulla riguardante quella sera, quindi come...
- Dì un po', credevi forse che fossimo idioti? Che non ci saremmo accorti della frequenza con cui sgattaioli fuori dal castello o quando lo fai?
- Ragazzi... - lo avevano scoperto. Avrebbe dovuto aspettarsi che sarebbero venuti loro dei dubbi.
- Ragazzi? Vuoi scherzare? Hai dormito con noi per tre anni. Tre anni. Come se nulla fosse. Che diavolo credevi di fare, mostro?
Remus contrasse la mascella. - Se mi lasciaste spiegare...
- Spiegare cosa? Scommetto che non sei nemmeno registrato - rincarò la dose uno degli altri tre. - Come ha potuto Silente permettere la presenza di un mostro all'interno della scuola? Che razza di irresponsabile permetterebbe a un lupo mannaro di frequentare Hogwarts?
Il ragazzo rimase fermo immobile, lo sguardo fisso a terra. Non sapeva cosa rispondere, non sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a rispondere.

Quelli che aveva ritenuto suoi amici avevano lo scoperto e ora lo odiavano. Prevedibile, cosa altro pensavo che sarebbe successo?
Era rimasto in quella posizione per quelli che gli erano sembrati anni, ad ascoltare gli insulti di persone che fino al giorno prima si erano dichiarate suoi amici, ad ascoltare le loro parole di disgusto.
Quello era ciò che faceva più male, non il terrore che riusciva a vedere nascosto nei loro occhi, ma il palese disprezzo e disgusto che provavano nei suoi confronti.
Avevano smesso solo quando era apparso Silente per convocarli tutti nel suo ufficio. Sembrava profondamente deluso e amareggiato. I suoi “amici” avevano mandato un gufo ai loro genitori che si erano precipitati alla scuola per parlare con il preside. Pretendevano che Remus venisse espulso in quanto pericolo alla sicurezza degli altri studenti. Avrebbero anche comunicato la situazione al ministero.
Remus sentì un groppo in gola e gli occhi bruciare mentre preparava il suo baule, ripensando all'incontro di poco prima.
Entrando a Hogwarts aveva davvero sperato che tutto si sarebbe sistemato e che avrebbe avuto la possibilità di vivere una vita normale, o quasi, con amici normali e facendo cose normali, senza essere costretto a restare in isolamento, lontano dai suoi coetanei.
Alla fine i suoi genitori avevano sempre avuto ragione, non poteva restare con gli altri.
Chiuse il baule e cercò di darsi un contegno, non voleva che i suoi ex compagni di stanza lo vedessero andarsene piangendo.
- Signor Lupin - disse una voce alle sue spalle e il ragazzo sussultò. - Chiedo scusa, non volevo spaventarla. Sono venuto a comunicarle che ho fatto sì che non incontri nessuno, uscendo, in modo da poter preservare almeno in parte la sua dignità - concluse abbozzando un sorriso triste.
Remus annuì e si asciugò il viso con una manica.
- Temo, tuttavia, che dovrà presto lasciare il castello. I genitori dei suoi... cosiddetti “amici” hanno già comunicato la situazione al ministero e un responsabile dovrebbe arrivare a breve per... svolgere un'inchiesta.
Il ragazzo storse il naso. - Non sono necessari giri di parole. So cosa succede quando uno come me infrange le regole e per di più non è registrato. Vogliono abbattermi.
- Signor Lupin, spero non vorrà credere che io permetterei mai che uno degli studenti più brillanti del corso venisse ucciso a soli tredici anni sotto la mia giurisdizione. Le mostrerò personalmente il modo più veloce per allontanarsi dalla scuola indisturbato se vorrà seguirmi.
L'altro annuì e si preparò a seguire il preside. - Non potrò tornare a casa, vero?
Il silenzio dell'uomo fu una risposta più che sufficiente per il giovane studente che sentì di nuovo l'impulso di piangere. Una mano si appoggiò sulla sua spalla. - Mi dispiace, signor Lupin, davvero. Spero che presto potrò essere più utile di così.
Remus si limitò ad annuire e iniziò a camminare lungo uno dei passaggi segreti, non sapendo cosa l'avrebbe aspettato da quel momento in poi.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Bored94