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Autore: DirectionerMiri02    03/09/2015    0 recensioni
Da quando Carmen è morta, si trova a metà tra la vita e la morte. Vedrà le persone che ama rifarsi una nuova vita e quasi dimenticarsi di lei. Carmen potrà solo dare qualche segnale della sua presenza, ma sarà invisibile agli occhi di tutti. La sua paura è diventata realtà; morire ma esserci, forse in forma non umana, e vedere ciò che la sua morte causa alle persone che più ama..
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Sono passati 8 anni da quella maledetta notte.



Quel giorno avevo invitato il mio ragazzo (come al solito) a passare una bella giornata con me e la mia famiglia. Ci divertimmo tanto, e, quando arrivò il momento di accompagnarlo a casa, verso mezzanotte, raccolsi tutte le sue cose e presi il mio Iphone e le mie cuffie, visto che il tragitto era di circa 30 minuti andata e ritorno.


Eravamo davvero molto stanchi, gli occhi si chiudevano quasi da soli. Per spezzare il silenzio, Gabriel (il nome del mio ragazzo), mise “Hotel California” degli Eagles.
Immaginate semplicemente una macchina con due ragazzi dietro e un uomo sulla cinquantina davanti che cantano a squarciagola Hotel California.


Facemmo un giro più lungo per arrivare a casa di Gabriel;
La macchina si fermò davanti casa sua e ci salutammo, io gli diedi un bacio e lui scese dalla macchina.
Mio padre ripartì, e si mise sulla strada del ritorno. Era circa l’una di notte,  e la strada era molto buia senza un minimo di luce. Io presi le cuffie e misi una canzone a caso, me ne uscì una di Loreena Mckennitt. E chi lo avrebbe mai detto che avrei avuto quella melodia nelle orecchie per l’eternità? A me ricordava molto la mia infanzia ed era piacevole ascoltarla anche se triste. Mi pare si chiamasse Skellig.


Io mi sdraiai lungo il sedile dietro e chiusi gli occhi con quella dolce melodia.
Un forte tonfo mi svegliò.
Un ubriaco, un camion.
La nostra macchina era a pezzi, io avevo un pezzo di ferro che mi aveva traforato i polmoni.
Subito i soccorsi, ormai vedevo tutto sfogato.
Pian piano mi lasciai abbandonare.
Chiusi gli occhi, e fine. Fine dei giochi, Carmen.
 

Non ero mai stata una di quelle ragazzine allegre, all’epoca avevo solo 13 anni e mezzo ma nessuno oserebbe mai dire che avevo la voglia di vivere dentro. Avevo sofferto di bullismo per 7 anni, avevo cambiato scuole, ero diventata depressa e non parlavo di altro se non di voler morire.
Ma ero sciocca, potessi tornare indietro cambierei tutto il mio modo di vedere la vita, perché a me è stata strappata via come se nulla fosse. Ed è stato allora che ho capito il vero significato di “vivere”, di quanta gente stupida c’è che la vita se la toglie, ma del resto ero solo una ragazzina che parlava e parlava ma alla fine adorava la sua vita.
Adorava sua madre, suo padre, sua sorella, la sua migliore amica, il suo ragazzo.
 

Ma io non sono morta. Io vivo ancora perché vedo tutto ciò che succede attorno a me senza avere il potere di cambiarlo.
Ma forse è cosi che doveva andare… Forse, avrei dovuto apprezzare più ciò che avevo, anche se è inutile attaccarsi al passato.
  
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