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Autore: Dragana    03/09/2015    5 recensioni
Silena portava sempre lo smalto rosso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Rodriguez, Clarisse La Rue, Silena Beauregard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ROSSO

Silena portava sempre lo smalto rosso.
Estate e inverno, e Clarisse non capiva come facesse ad averlo sempre perfetto nonostante i combattimenti, la parete di lava e le varie attività del campo; forse era un segreto che le aveva insegnato sua madre. Utile, si era detta con uno sbuffo mentale.
Una volta le aveva chiesto perché sempre rosso. “Perché col rosso le mani ridono”, le aveva risposto Silena. Diceva queste cose, a volte, le faceva piovere dall’alto così, come uno scroscio leggero d’acqua in estate quando eri stanca e impolverata, ed era bello, anche se era una cazzata ti veniva da sorridere. A Clarisse piaceva il rosso; non tanto lo smalto, ma era un colore che le apparteneva. Non che ci associasse l’amore, era più una questione di energia e di forza (e aveva anche parecchio a che fare con gli spargimenti di sangue), ma le unghie rosse di Silena sembravano trasmettere questi concetti. Sarà che, dopotutto, la fidanzata storica di papà è Afrodite, si diceva Clarisse.
Secondo Silena, non era quasi mai lo stesso rosso. Secondo Clarisse, non c’era tutta questa differenza. Ma ogni tanto glielo chiedeva, perché era divertente sentire i nomi diversi che dava al suo smalto. Una volta ne aveva definito uno “Rosso Delizia Dei Marinai” e aveva ammiccato a Percy Jackson, che si era imbarazzato moltissimo. Clarisse aveva riso un sacco.
Poi, lo smalto di Silena le aveva portato fortuna. Forse era davvero un dono di sua madre.
Era stato per i fuochi, poco dopo la battaglia del Labirinto, quando Chris aveva riacquistato la sua sanità mentale. Silena insisteva che fosse “pazzo di lei”, proprio così le diceva, anche se Clarisse le faceva notare che “pazzo” era una parola molto poco politically correct per riferirsi a Chris, e lasciava cadere l’argomento. Ma quel quattro di luglio Silena aveva insistito. –Non parlarmi di politically correct, Clarisse la Rue-, aveva detto. –Sentirlo da te non è credibile-. Clarisse aveva bofonchiato qualcosa, Silena aveva risposto, e insomma Clarisse si era ritrovata davanti a uno specchio e una trousse da trucco a sette piani. Letteralmente.
-Non voglio essere quello che non sono-, aveva tentato di protestare. Silena aveva sospirato.
-Non ti vorremmo mai diversa, Clarisse. O almeno, non Chris Rodriguez. Consideralo più come… ecco, è “pimp my car” versione umana. Ok?
A Clarisse non era restata altra scelta che acconsentire. Tanto, male che vada, ci metto un minuto a lavarmi la faccia, aveva pensato.
Silena le aveva sistemato i capelli, anche se non ci aveva messo molto perché tanto i capelli di Clarisse spaghetti erano e spaghetti restavano, inutile provare ad arricciarli, e messo il famigerato smalto rosso (“Rosso Sangue Arterioso”). Poi le aveva lavorato intorno al viso una mezz’ora buona, ma quando alla fine Clarisse si era guardata allo specchio, convinta di essere diventata una specie di maschera del teatro kabuki, era rimasta senza fiato.
Sembrava che avesse addosso appena un filo di trucco –un po’di nero attorno agli occhi, il rimmel sulle ciglia-, ma non era mai stata così bella. Lo sguardo era più profondo, intrigante, gli zigomi scolpiti, gli occhi grandi il doppio. Silena ridacchiava.
-Ma è una diavoleria di tua madre o cose così?-, le aveva chiesto. Lei aveva alzato gli occhi al cielo.
-No, Clarisse. Non c’entra mia madre. Si chiama “Silena fa miracoli col trucco”.
Clarisse sorrise. Si guardò le mani. All’inizio aveva protestato, aveva detto che non voleva quel rosso “Battona Di Strada”, ma Silena non aveva voluto sentire ragioni. E infatti il rosso stava bene sulle sue mani lunghe, sulla pelle abbronzata, sulle unghie tagliate corte. Era vivace, era forte. Le piaceva. Sapeva che l’avrebbe rovinato in cinque minuti, ma le piaceva.
Poi Silena aveva insistito per metterle un rossetto. Rosso, anche quello. Ma per Clarisse era stato troppo.
-Ma stai benissimo!-, aveva protestato Silena.
Era vero.
Clarisse non si era mai accorta di avere una bocca così. Né di quanto fosse sexy su di lei il ghigno di suo padre. Il ghigno rosso di una dea della guerra. Una femme fatale, dove fatale era da intendersi in senso letterale.
Ma era troppo per lei.
-Non posso andare fuori così, Silena. Sembro un semaforo.
Lei batté le mani. –Esatto! La feu rouge! Fermerai il traffico, causerai incidenti, ipnotizzerai le folle…
-Dacci un taglio. Il rossetto no. Sai poi cosa succede al primo che ride o fa una battuta o mi guarda? Mi tocca ucciderlo. Mi si rovinerebbe tutto lo smalto.
-Ma Clarisse…
-No.
Silena sbuffò.
-Ok, però è uno spreco. Un vero spreco. Promettimi che quando ti sposi ti metti il rossetto rosso.
-Eh? Quando mi sposo? Non ho nessuna intenzione di sposarmi!
-Tu promettimi che, nel caso, te lo metti.
-Oh, ma… e va bene. Se mi sposo me lo metto.
-Giuramelo sullo Stige.
Clarisse rise. –Ma vaffanculo, Silena.
Poi erano uscite, Silena aveva trovato Beckendorf e Clarisse non si era più accorta se qualcuno l’avesse o no guardata, perché Chris la guardava eccome, e lei aveva voglia di picchiarlo per scaricare la tensione, ma probabilmente non era il caso. Le dispiaceva rovinarsi lo smalto.
Era stato subito dopo i fuochi che era successa quella cosa.

-Te lo posso dire che sei proprio bella, stasera?-, le aveva detto Chris, così, a bruciapelo, come una specie di attacco a sorpresa. Clarisse si era sentita arrossire. Meno male che Silena le aveva stuccato la faccia a dovere.
-Se vuoi. Ma poi dovresti mettere in conto una reazione inconsulta random.
Perché ho detto una cosa del genere?
-Magari è un rischio che posso essere disposto a correre. Magari posso prendermi un pugno, o un calcio, o una testata… o magari un bacio. Mi piacciono le reazioni inconsulte.
Clarisse era rimasta pietrificata. Lui aveva i muscoli tesi, come se si preparasse a scattare via se lei gli avesse voluto tirare un cartone.
-Ti giocheresti la possibilità che tra le reazioni inconsulte ci sia un bacio… con me?
Le era uscita una voce strana. Una cosa mezza soffocata, come se le stessero serrando la gola. Chris fece un sorriso scaltro.
-Lui può anche fregarsene, ma io sono comunque il figlio del dio dei bari. Non mi spaventano le possibilità a sfavore.
-E chi ti dice che sia una possibilità a sfavore?
Il sorriso di Chris si era spalancato, come se lei gli avesse dato la notizia più bella del mondo. Le si era avvicinato, e lei si era inchiodata dov’era. Si sentiva pronta ad uccidere chiunque avesse provato a schiodarla, e allo stesso tempo avrebbe voluto non essere lì, dovunque ma non lì, comeperchécosasuccedecosadevofarecazzo.
- Sei bellissima stasera, Clarisse. E anche gli altri giorni. E mi piaci.
Clarisse sapeva di dover fare qualcosa. Una cosa qualunque. Solo che non sapeva cosa. Aveva il cervello completamente in tilt.
E Chris era vicino, vicinissimo, poteva quasi sentire il suo respiro.
-E adesso è ora della reazione inconsulta-, le aveva detto, quasi soffiandole in faccia le parole.
Clarisse non capì mai bene cosa l’avesse spinta a fare quello che fece dopo. Magari era troppo agitata. Magari si sentiva punta nell’orgoglio perché lui dava per scontato di vincere. Magari era semplicemente il sangue di Ares.
Gli aveva mollato un pugno nello stomaco che l’aveva fatto piegare a metà.
Poi l’aveva fissato qualche secondo, attonita, mentre lui non riusciva nemmeno a gridare mentre cadeva a terra al rallentatore.
Poi il tempo aveva ripreso a scorrere normalmente.
-Cazzo Chris! Non volevo… Ti ho fatto molto male?
Lui era per terra e le sue spalle sussultavano. Come faceva quando stava male, e gli incubi diventavano insopportabili. Allora Clarisse gli si era inginocchiata accanto, maledicendo il suo carattere di merda.
E si era accorta che si era sbagliata. Chris non stava singhiozzando. Stava ridendo come un matto.
-E quindi ho perso… Huevonazo… Oh beh, l’importante è partecipare, no?
-Chris…
Lui continuava a ridere, aveva le lacrime agli occhi, Clarisse non capiva se per il ridere o per il male.
-Come reazione è stata molto inconsulta in effetti, Clarisse…
-Chris… porca puttana… come stai?
Chris era ancora debole. Tutti quei mesi di delirio l’avevano fiaccato, aveva perso tono muscolare, era dimagrito molto e aveva ricominciato a mangiare regolarmente e fare allenamenti leggeri solo da pochi giorni. E lei gli era stata accanto giorno e notte per poi prenderlo a cazzotti quando era ancora in convalescenza; si sentiva una vera idiota.
-Mi hai fatto un male cane, ma me lo merito… mai sfidare una figlia di Ares!
Era stato lì che lei, con la forza dell’abitudine, gli aveva sollevato la maglietta e tastato il punto in cui l’aveva colpito, per accertarsi che non ci fossero danni. Si era resa conto che porca puttana, ho appena sollevato la maglia a uno che mi voleva baciare solo quando l’aveva sentito tendersi sotto il suo tocco.
-Ti sto facendo male?
-No.
Lui le aveva afferrato il braccio, per evitare che lei staccasse la mano dalla sua pelle. Che era calda e liscia e… Clarisse si era di nuovo sentita arrossire.
Chris non le aveva lasciato il tempo di reagire. Si era puntellato sul gomito e l’aveva baciata.
Magari Crono gli aveva dato dei poteri, aveva pensato confusamente Clarisse, perché il tempo faceva cose strane. Prima aveva rallentato, adesso si era proprio bloccato. Bloccato con le labbra di Chris sulle sue, che erano morbide e le facevano venire caldo e una specie di smania, e comunque non sapeva cosa doveva fare ma era certa che restare lì impalata non fosse la risposta giusta e non sono pronta per questa guerra, ritirata strategica, tutti in trincea, copriteci la fuga.
L’aveva spinto via con malagrazia e poi era corsa verso la sua cabina.
Dove aveva trovato Sherman.
Non da solo, naturalmente.
Doveva aver pensato che tanto a quell’ora sarebbero stati tutti in giro, cosa che, se Chris non avesse fatto quello che aveva fatto, sarebbe stata anche vera.
E come se Clarisse non ne avesse avuto più che abbastanza di baci e cose del genere, Sherman se ne stava senza maglietta a limonare durissimo con una figlia di Athena, cercando di convincerla ad essere molto più nuda di quanto Chirone permettesse normalmente.
La tipa si era presa un colpo, Sherman aveva coraggiosamente tentato di prenderla da parte e chiederle se per favore, Clarisse vedi te lo sto chiedendo per favore poi pulisco io la cabina per una settimana
poteva levarsi dalle palle per, diciamo, un’altra ora, ma anche mezz’ora andava bene, se la faceva bastare. Clarisse gli aveva risposto che poteva attaccarsi a ‘sti gran cazzi e di levarsi lui dalle palle, e veloce, anche. La tipa, che evidentemente aveva preso la giusta dose di saggezza da sua madre, si era volatilizzata. Sherman si era incazzato tantissimo, Clarisse aveva detto, “oh, sì!” e avevano cominciato a picchiarsi.

Quando i primi dei loro fratelli erano tornati in cabina, sembrava che dentro ci fosse passato un tornado, e avevano dovuto chiamare i rinforzi per dividerli.

Aveva sollevato Silena per il bavero e l’aveva attaccata al muro, tra gli strilli dei fratelli di lei. Qualcuno stava dicendo “chiamate Beckendorf!”, e qualcun altro aveva aggiunto “Oh, sì, così la salva, com’è romantico!”.
-Cosa cazzo mi hai fatto ieri sera? Mi hai messo qualcosa dentro i trucchi?
-Clarisse, mi fai male così!-, aveva boccheggiato Silena. –Non ti ho messo niente dentro i trucchi, te lo giuro sullo Stige!
Clarisse aveva allentato la presa, permettendo a Silena di respirare di nuovo, ma senza mollarla. “Per me le sta facendo una scenata di gelosia, com’è romantico!”, aveva detto qualcuno alle loro spalle. Clarisse si era girata, aveva ringhiato e i fratelli di Silena si erano dileguati come foglie al vento.
-Allora è stato un piano della casa di Apollo? O di Hermes? Con chi eri in combutta, Michael?
-Cosa… Ma, Clarisse, ti pare che in questo momento Michael abbia voglia di fare piani per… Per cosa poi? Si può sapere cosa è successo?
Clarisse l’aveva lasciata andare. –Io… non lo so-, aveva risposto.
Silena si era risistemata la maglietta, rassettata i capelli, poi le aveva messo un braccio intorno alle spalle e le aveva detto –Su, ci andiamo a prendere una bella cioccolata e mi racconti-. Aveva questa strana idea che bastasse un quantitativo variabile a seconda del caso di cioccolata per risolvere tutti i problemi.
Clarisse non si ricordava bene cosa le aveva detto. Si ricordava solo delle dita di Silena, le unghie rosse che picchiettavano la tazza di cioccolata. Le sue, di unghie, erano un disastro: lo smalto era mezzo tirato via e mezzo mangiato. Una specie di simbolo della serata di ieri, aveva pensato.
-Fammi capire: Chris si è dichiarato, prendendosi anche un pugno pur di farlo, e tu hai pensato che io ti avessi messo qualcosa nel trucco?
Clarisse sbuffò. –Una delle cose di tua madre. O magari sono stati i suoi fratelli che gliel’hanno fatto fare per scommessa. Anzi, dev’essere di sicuro così. Adesso vado là e gli mischio le ossa a tutti, che deve venire Ade a sistemargliele giuste!
-Oppure gli piaci. Non l’hai nemmeno presa in considerazione, questa ipotesi?
-Non dire cazzate. Solo una figlia di Afrodite potrebbe pensarlo.
-Perché? Perché non potresti piacergli, scusa?
Clarisse era rimasta a bocca aperta, con lo sguardo della mucca che guarda passare il treno.
-Perché… ma che ne so io!
Silena aveva bevuto un sorso della sua cioccolata.
-Va bene, cerchiamo di prenderla da un altro lato… a te lui piace, no?
-No. A me non interessano queste cazzate.
-Stai bene in sua compagnia. Te ne sei presa cura quando stava male. Ti fa ridere, che è importante, lo dicono anche mia madre e Jessica Rabbit. Gli guardi le braccia, non fare quella faccia, ti ho vista farlo. Magari… provaci, no?
Clarisse ci aveva pensato su. Silena non le aveva detto “fidanzati” o “andate a vedere film d’amore tenendovi per mano” o “da oggi in poi solo vestitini a fiori”. Magari poteva andar bene anche provare e basta.
-Non sono capace di baciare, comunque.
-Imparerai subito, non ci vuole molto. Se vuoi ti insegno.
-…Se voglio mi insegni? Cosa cazzo intendi con se voglio mi insegni?
-Madre mia, come siete tutti fossilizzati! Nessuno dei nostri genitori e parenti prossimi si è mai fatto scrupoli di questo genere e dovete farveli voi nel duemila, questo è inspiegabile! Lascia stare. Solo… cerca di rilassarti, ok? Stai tranquilla. Lasciati guidare dalle tue sensazioni.
Clarisse l’aveva guardata poco convinta. –L’ultima volta che mi sono lasciata guidare dalle mie sensazioni l’ho menato.
-Senza menarlo, magari. È più bello se non lo meni. Tieni l’irruenza per quando ci andrai a letto. Lì scoprirai che andare a letto con uno è un po’come andarci in guerra. E senti, tesoro… o te lo fai togliere o te lo fai rimettere, quello smalto. Non ti posso vedere con delle unghie così.

Era andata a cercare Chris, ma aveva incrociato solo Beckendorf che le aveva chiesto che cosa diamine pensava di fare con Silena. –Ci ho bevuto una cioccolata, e in ogni caso non sono cazzi tuoi-, aveva risposto.
Aveva chiesto a Cecil dove fosse, e lui le aveva risposto che a quanto gli risultava stava cercando lei e comunque aveva intenzione di picchiarlo? Perché in tal caso, lui aveva scommesso su “zigomo sinistro spaccato”, poteva concentrarsi lì in cambio di una percentuale del, diciamo, cinque per cento sulla vincita?
Poi era passato Will e le aveva fatto presente che non ha senso salvare uno e picchiarlo, allora cosa la salvi a fare la gente?
Poi si era andata ad allenare perché tanto si era fatto tardi e Chris non lo trovava e probabilmente si stavano girando intorno, e magari se picchiava qualcun altro forse le sarebbero rimaste meno energie per picchiare lui.
Poi Chirone aveva detto a lei e Sherman che per quanto lo riguardava potevano iniziare a fare i muratori, perché di sicuro non avrebbe mandato nessuno a riparare i danni fatti nella loro cabina.
Poi Clarisse aveva pensato di lasciar perdere tutta questa faccenda, non era possibile che piacesse sul serio a Chris.
Poi le era venuta in mente Silena che le diceva “e perché non potresti?”. Non si era mai pensata come a una che potesse piacere ai ragazzi. Neanche che potesse non piacergli, è che proprio non gliene era mai fregato niente. E non sapeva perché non sarebbe potuta piacere a Chris, ma nemmeno perché invece sì, e comunque tutti quei pensieri erano più attorcigliati del Labirinto e portavano anche loro in luoghi pericolosi e lei si era già stancata di pensarci, ma allo stesso tempo non riusciva a non farlo.
E poi, alla fine, l’aveva trovata lui. L’aveva chiamata per non prenderla di sorpresa, e le si era avvicinato con un sorriso, ma era un sorriso strano, non quello contento che aveva di solito.
-Senti, Clarisse, io… Mierda. Ecco, devo chiederti scusa per ieri. Non dovevo fare… Insomma, se non volevi.
Lei aveva incrociato le braccia. Non aveva più il trucco di Silena, né lo smalto rosso da dea della guerra. Non era più una notte di fuochi, erano sotto il sole e lei era scarmigliata, sudata e forse puzzava anche.
-Non lo volevi fare?
-Che? Io… sì, certo che lo volevo fare.
-Non te l’hanno detto i tuoi fratelli o roba del genere? Non era una scommessa?
Lui l’aveva guardata per un attimo, smarrito, poi era scoppiato a ridere. –Ma quale persona sana di mente farebbe una scommessa del genere? Uno che vuole morire? Guarda che mr. D mi ha curato! Clarisse, mi piaci.- Era tornato serio, adesso. La guardava come la sera prima, anche se era sudata e puzzava. –Sta per iniziare una guerra, anzi, è già iniziata, e ho avuto paura che se non te l’avessi detto, poi magari non ci sarebbe stato più tempo per farlo. E non volevo che succedesse.
Lei ci aveva pensato su qualche momento, poi aveva sbuffato.
-Se scopro che mi stai prendendo per il culo, Chris, ti riporto da Crono a coriandoli e poi ci piscio sopra-, gli aveva detto. Dopodiché l’aveva preso per il bavero e aveva appoggiato le sue labbra sulle sue, come aveva fatto lui la sera prima.
-Non sono molto brava in queste cose-, gli aveva detto alla fine.
Lui aveva stretto le mani attorno ai suoi polsi, come per non farsi lasciare. Sorrideva un sacco. –Faremo esercizio.
-Non è che siamo fidanzati o cose così, capito Rodriguez? È una prova.
-Una prova, certo. Bisogna provarle le cose, nella vita.
-E non gireremo per il campo mano nella mano.
-Non te lo chiederei mai, una mano ti serve per la lancia e l’altra per il pugnale.
Clarisse aveva ghignato.
-Niente mazzi di fiori.
-Solo mazzi di mostri.
-Potremmo andare d’accordo.
E l’aveva baciato di nuovo.

Silena portava sempre lo smalto rosso.
Clarisse ne aveva trovata una bottiglietta tra le sue cose, una sola, quindi forse era davvero sempre lo stesso rosso ed era Silena a farlo sembrare diverso, dandogli un nome nuovo ogni volta, proprio come sapeva fare con il suo aspetto e anche con l’aspetto di Clarisse, se voleva.
Aveva provato a metterselo ma era riuscita solo a fare un pastrocchio, e non era riuscita nemmeno a non piangere, lei che era figlia di Ares e i figli di Ares non piangono. Chris si era limitato a tenerla abbracciata senza fare commenti e Clarisse aveva pensato che aveva avuto proprio ragione Silena a convincerla almeno a provare, con lui.
Silena portava lo smalto rosso e riusciva a non rovinarlo e aveva sempre tutte le risposte e sapeva qual era la cosa giusta da fare, anche a costo della propria vita. E Clarisse a volte si chiedeva ancora perché non sarebbe potuta piacergli, a Chris, e magari la risposta ce l’avevano Silena e sua madre, ed era quella parola che a Clarisse non piaceva pronunciare perché le sembrava una stupidaggine.
Sapeva che la loro vita avrebbe potuto essere breve. Erano semidei e lei era una figlia del dio della guerra, tanti ne aveva visti cadere e Silena non era neanche l’unica, anche se era quella che faceva più male. Anche Chris lo sapeva, gliel’aveva detto prendendosi un pugno e un bacio.
Clarisse non poteva sapere quanto sarebbe durata.
Per quello non si sarebbe negata nessun bacio, per nessun motivo stupido. E nemmeno nessun pugno, naturalmente.
E forse, magari, se un giorno avrebbe messo il rossetto rosso, (“se”), niente poteva impedirle di pensare che l’avrebbe messo per lui.











Note: storia scritta in occasione della PJShipWeeksITALIA, e betata a tratti perché la mia beta in questo momento latita ma se questa storia non la pubblico adesso finisce che non la pubblico più. Chris/Clarisse sono la mia OTP, qualcosa dovevo buttare giù… Poi ci si è infilata Silena, e dato che se non shippassi Clarisse con Chris la shipperei con Silena, mi sono partite le hint. Vabbè. C’è anche un accenno vaghissimo a un prompt suggerito da darkrin, nello specifico quando Silena dice “andare a letto con uno è un po’come andarci in guerra”. Altri crediti: le nonnine del mio paese per il “col rosso le mani ridono” (le nonnine la sanno lunga), la Sandra la Martina (figlia di Ares) per il punto colore “rosso delizia dei marinai”.
Detto questo, passiamo alle cose importanti: ma non shippate un casino Sherman con Tizia Figlia di Athena? Io sì!
Va bene, dai, basta cianciare. Pubblico. Tre due uno via.
Grazie a chi legge, a chi commenta e a chi apprezza in silenzio!




   
 
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