Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: aniretacs    03/09/2015    1 recensioni
"... un RAGAZZO DISTRUTTO incontra una RAGAZZA DISTRUTTA,
hai detto di aver già tentato di tutto
ma che ha solo peggiorato ogni cosa
Oh ma questa volta... forse questa volta
due ERRORI diverranno una cosa giusta..."
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Adoro osservare la gente occupata in piccole mansioni quotidiane. In particolar modo, adoro guardarla viaggiare.

Stazioni, aeroporti, fermate dei pullman,...sono quei luoghi di incontro dove completi sconosciuti si trovano a condividere pochi metri quadrati di ossigeno, attendendo il mezzo che permetterà loro di collegare due distinti momenti della loro giornata. O, addirittura, della loro vita.
Amo osservare queste persone, interrogarmi sulle loro vite e creare delle vere e proprie storie di cui loro sono i protagonisti.
Stanno tornando o stanno fuggendo dalle loro miserabili vite?
Stanno partendo per poche ore, per pochi giorni o hanno un biglietto di sola andata e la speranza di dimenticarsi, un giorno, di tutto ciò che si stanno lasciando alle spalle?
Stanno partendo per lavoro/studio o per l'illusione di potersi creare un nuovo e felice futuro?

E' un semplice passatempo che mi ha insegnato mia madre. Anche lei fantasticava. Anche lei viaggiava. Anche lei sognava. O almeno lo faceva fino a quando non conobbe l'uomo che poi avrebbe sposato, e che, in seguito, sarebbe diventato mio padre.
L'uomo che ha spezzato le ali all'uccello che aveva il dono di volare più lontano e più in alto nel cielo.
Dopo aver ancorato mia madre a una vita che non le apparteneva, si è convinto che l'unico compito di un padre di famiglia fosse di "portare a casa i soldi". Così, ora passa tutto il suo tempo libero, non impegnato dal lavoro, in troppi bar a bere troppi alcolici. E torna a casa solamente la sera, per cena, per ricevere il suo "meritatissimo" piatto di cibo e per insultare me e mia madre per un qualche fantasioso motivo che solo lui conosce.

Ma finché porta a casa il denaro per finanziare il mio futuro, poco mi importa.
Finché non tenta di spezzare anche le mie di ali, faccio finta che non me ne importi nulla.

...........................................................

Ora sono in treno.
Di fronte a me siede un uomo sulla quarantina, ora impegnato al telefono.
Dal suo aspetto e abbigliamento (capelli sono ordinatamente pettinati; occhiali con una montatura semplice che gli conferiscono un'aria da intellettuale; giacca e cravatta; per non parlare della valigetta in pelle con cui viaggia)deduco che sia un uomo in carriera. Ne sono certa.
La sua conversazione al telefono sembra animarsi. 
Forse è al telefono con il suo capo d'ufficio. Ma i suoi modi di fare e il suo tono di voce sembrano troppo autoritari. Probabilmente è lui il capo.
Magari sta discutendo con la moglie. Lancio un'occhiata alla sua mano sinistra. Niente anello sull'anulare. Okay, allora sta discutendo con la ex-moglie. Così è più realistico.
Riesco già a immaginare una ricca donna ben curata, disperata a causa degli orari impossibili del marito, del fatto che preferisca l'ufficio trascurando lei e i loro progetti di creare una fam...

«Siamo in arrivo a: ****** centrale.» La voce registrata echeggia in tutto il vagone, riportandomi alla realtà annunciando la mia fermata.

Non sto fuggendo. Non fisicamente almeno. O almeno così mi convinco. Sto viaggiando verso il mio futuro. Parafrasando, sto per raggiungere la mia città universitaria, dove domani inizieranno ufficialmente le lezioni del mio secondo anno. Nulla di che, insomma.

Lancio un ultimo sguardo all'uomo in carriera: sta ancora discutendo animosamente al telefono. 
Perché amo contemplare completi sconosciuti impegnati in così semplici atti di vita quotidiana, come parlare al telefono? Perché guardandoli vivere, spero che un giorno riesca finalmente a capire cosa significhi davvero "vivere" e provare dei sentimenti, che non siano la rabbia. Di quella ne ho già abbastanza.

Mi alzo dal sedile accennando un debole e triste sorriso, e mi dirigo verso l'uscita.
Mi fermo davanti le due portiere attendendo che sia aprano e mi permettano di fuggire. Volevo dire, uscire.
Come me altra, gente comincia ad accalcarsi davanti alle due porte. Troppe persone in un luogo troppo stretto. Adoro esaminare le persone e i loro strambi comportamenti, ma odio interagire con loro.
Finalmente il mezzo si ferma.
Io e le altre persone ci urtiamo impercettibilmente gli uni contro gli altri a causa della frenata. Comincio a sentirmi improvvisamente claustrofobica.

Le porte si aprono. 
Non do loro neanche il tempo di aprirsi del tutto che scendo immediatamente sul primo scalino. Faccio un respiro profondo grata di essere finalmente fuori. Aria. 
Mi ricompongo prontamente e mi preparo a scendere l'ultimo gradino e allontanarmi definitivamente dal mezzo di latta.

Ho ancora un piede sul treno quando, per uscire, qualcuno non decide di gettarsi, letteralmente, fuori venendomi addosso come un uragano.
Vengo scaraventata violentemente a terra.
Sento le persone attorno a me, borbottare frasi tipo: "Ma che modi!", "I giovani d'oggi e le buone maniere..!"
Sento il mio aggressore a pochi centimetri da me alzarsi da terra. E senza nemmeno voltarsi, controllare come stessi, o aiutare ad alzarmi...comincia ad andarsene.
Mi tiro leggermente su facendomi leva su un gomito e ancora scioccata urlo:

     «MA CHE CAZZO!?!?!» 
L'aggressore se ne davvero sta andando. Mi da le spalle. Lo osservo. E' molto alto, slanciato e magro. Porta dei pantaloni neri attillati e un felpa nera con il cappuccio, che probabilmente è sceso durante l'impatto con ME. I suoi capelli sono biondi come l'oro, sotto la luce di questo tardo pomeriggio, e in disordine in stile "Ehi, guarda mi sono appena svegliato". O forse sono scompigliati perché IL TIPO MI E' LETTERALMENTE SALTATO ADDOSSO!!!

     «Chiedo umilmente perdono per aver ostacolato la tua gloriosa discesa, COGLIONEEE!!!» , urlo mentre alcuni passanti si avvicinano a me assicurandosi che stia bene.

E proprio quando pensavo di aver assistito ad un atto di stupidità umana abbastanza evidente, il mio aggressore, senza voltarsi (non sia mai), tira fuori una mano dalla tasca e alza il dito medio nella mia direzione.
Il dito medio. A ME. Come se fossi stata io a gettare LUI da un treno.

Spalanco la bocca, scioccata, come se volessi urlargli qualcosa contro, ma mi ritrovo improvvisamente senza parole. 
Il fatto è che non credo esistano degli insulti abbastanza pesanti da esprimere a pieno tutta la mia rabbia e indignazione che quel figlio di Satana mi sta facendo bollire dentro.

E mentre sento le mani di qualche gentile passante afferrarmi per le spalle e finalmente aiutarmi ad alzare, mormoro per un ultima volta: «Coglione!»

_____________________________________________________________________________
Ciao amici!
Questa è la prima storia "seria" che scrivo. Nonché, è la cosa più personale che abbia mai deciso di scrivere. 

Chiedo scusa se, soprattutto la prima metà del capitolo, risulta alquanto pesante. Il fatto è che la storia avrà a che fare con un tema delicato, ovvero quello dei cosiddetti "disturbi mentali" (in particolare, la depressione). Per questo motivo ci tenevo a far un po' capire le ragioni di fondo per cui la nostra protagonista reagirà in un certo modo piuttosto che in un altro, quando la storia andrà avanti.

Spero che abbiate trovato questo capitolo, anche solo un po', interessante. E prometto che la questione con il ragazzo si animerà presto...abbiate pazienza!
 

Comunque, continuate a sorridere,
Un bacione e a presto,
Cate xx

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: aniretacs