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Autore: Lamy_    03/09/2015    2 recensioni
Coulson e la sua squadra hanno bisogno di un'esca per catturare Ian Quinn, che lavora per conto del Chiaroveggente. L'unica possibilità che hanno è Eryn Young, insegnante di storia e vecchia fiamma di Coulson. Come conciliare lavoro e amore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Perciò le strade di Londra sono state attraversate dai Romani, ritenetevi fortunati!" esclamò la Dottoressa Young, procurando una serie di risate sommesse da parte degli studenti. Lei stessa rise senza farsi notare, la storia aveva un certo effetto se spiegata con un tocco di simpatia.
"Bene, ragazzi, la lezione è terminata e siete liberi." aggiunse la Young per poi chiudere un libro, infilarlo in borsa ed uscire dall'aula di storia Romana e Greca. Si diresse a passo spedito nel cortile dell'Università per chiamare Alan, suo figlio. Dopo due squilli la voce serena del ragazzo rispose.
"Mamma?"
"Allora? Come è andato il compito di fisica?" chiese la donna ansiosa di sapere il voto, aveva aspettato tre ore con quella tensione sulle spalle e proprio non resisteva più.
"Ho preso A+, mamma!" la tranquillizzò Alan, e sua madre immaginava che lui stesse sorridendo e che fosse al settimo cielo.
"Sono così fiera di te, tesoro! Stasera ordiniamo due belle pizze e ci guardiamo il tuo film pr..." la Young si interruppe e fissò gli occhi, coperti dagli occhiali da sole, su due uomini in giacca e cravatta che la stavano osservando dall'altra parte del cortile. Trasalì. L'avevano trovata.
"Mamma, sei lì?"
"Alan, devo andare. Sta attento, non parlare con nessuno. Ci vediamo a casa."
"Va bene. A stasera."
"Alan?"
"Dimmi, mamma."
"Ti voglio bene."
L'insegnante chiuse la chiamata prima che suo figlio potesse ribattere e, sotto gli occhi vigili di quegli uomini, si diresse velocemente, il fiato corto e il cuore  a mille, nel parcheggio. L'enorme piazzola era totalmente vuota, eccetto per la sua macchina, e il pericolo era palpabile nell'aria. La Young corse verso la sua auto, volgendo gli occhi a destra e a sinistra, e inserì la chiave nella toppa. Due soli scatti e la portiera si sarebbe aperta. Ma non ebbe il tempo perché uno dei due uomini l'aveva agguantata per un braccio e la stava strattonando. La Young si dimenava e urlava, ma sapeva che nessuno l'avrebbe aiutata. Tirò un pungo al bestione che la teneva stretta, questo indietreggiò e si portò una mano al naso che si colorò dei rosso e la donna si mise a correre. Ma non era finita. L'altro uomo la stava inseguendo e mancavano pochi metri e l'avrebbe presa. Svoltò a desta, sbucando in un vicolo, e si volse a guardare indietro: l'uomo le stava ancora alle calcagna. La donna si fermò un attimo per riprendere fiato, la testa le girava, la mano pulsava per il dolore e la paura aumentava. Poi udì un rumore. Si volse di nuovo a guardare indietro e vide una donna, in tenuta di pelle nera, asiatica probabilmente, mettere K.O. l'uomo che la stava seguendo. L'insegnate ebbe un tremito di paura e adrenalina, poi riprese la sua corsa fino a quando una mano non l'afferrò per un braccio e arrestò la sua fuga. La donna cercava di divincolarsi con tutta la forza ma due braccia la tenevano stretta. Acqua di colonia. Il profumo dell'acqua di colonia le penetrò nelle narici, ma non era un profumo qualsiasi, era quel profumo. Il suo profumo. Smise di agitarsi e aprì gli occhi, lui era lì: completo nero elegante, cravatta grigio scuro, occhi chiari ed espressione corrucciata. Era Philip Coulson.
 
 
"Come si sente, Dottoressa Young?" le chiese una ragazza dai capelli lunghi e castani, e pareva si chiamasse Skye. La Young sorseggiò altra acqua e cercò di riprendere il controllo, doveva contattare Alan. Erano in pericolo.
"Sto meglio, grazie." rispose la donna con la voce carica di paura, poi si alzò dalla sedia e lanciò un'occhiata fuori dal finestrino di quell'aereo ultra moderno.
"Certo che Coulson ha proprio un bel giocattolino!"
"Sì, mi piace molto."
La Young si voltò e vide Coulson avanzare nella stanza con la sua solita andatura decisa ma elegante, si fissarono negli occhi per un istante e poi l'insegnate abbassò gli occhi mentre le sue guance si tingevano leggermente di rosso. Skye fece un lieve cenno del capo a Ward, che era entrato seguendo il capo, indicando Coulson e la Young, e la situazione di evidente imbarazzo. Ward rise e poi si mosse per raggiungere la sala di ricerca, Skye andò con lui. Coulson sollevò una mano e invitò la Young a seguire i due agenti, la donna annuì e si incamminò. Entrarono nella sala e si disposero in cerchio attorno ad un tavolo, o meglio un computer. Skye mosse le dita e sullo schermo appeso al muro apparvero foto, video e documenti.
"Che sta succedendo?" domandò la Young, il tono freddo e controllato, le mani che stringevano la base del tavolo fino a diventare bianche.
"Eryn, abbiamo bisogno del tuo aiuto."
Nel frattempo la stanza si era riempita, erano giunti due giovani, Fitz e Simmons, e la donna asiatica che aveva colpito il suo inseguitore, l'agente May. La Young s guardò attorno spaventata, ma Coulson le prese una mano e la fissò negli occhi.
"Va tutto bene, Eryn. Alan è al sicuro."
Eryn annuì e strinse la mano di Coulson, dopodiché respirò a fondo e la sua solita grinta la pervase.
"Come posso aiutarvi?"
"Ian Quinn." disse Coulson e notò la smorfia di disgusto di Eryn.
"Quinn tempo fa ha progettato uno strumento, chiamato Gravitonium, che noi siamo riusciti a prendere. Per un po' non ci ha dato problemi, ma qualche giorno fa abbiamo capito che lavora per il Centipede, comandato da un tizio che si fa chiamare il Chiaroveggente. Dobbiamo catturare Quinn e farlo parlare." le spiegò l'agente Ward, un omone alto e muscoloso, sicuro di sé e conciso.
"Vi serve un'esca, giusto?"
"Sei l'unica che può avvicinare Quinn. E non te lo chiederei mai se non fosse necessario." la voce di Coulson era ferma e sicura, Eryn sapeva di potersi fidare.
"Come procediamo?" chiese la Young, ormai convintasi di voler dare loro una mano. Anche lei voleva quel bastardo di Quinn in prigione, ed era ben contenta di facilitare la sua cattura.
"Stasera ci sarà un evento di beneficenza a Barcellona e Quinn sarà presente per concludere gli affari con un certo Carlos Valencia, probabilmente l'uomo che gli ha fornito alcuni materiali per la costruzione del Gravitonium. Qui entra in scena lei, Dottoressa Young. Si presenterà alla serata e cercherà Quinn, lo avvicinerà, portandolo fuori in giardino, e lì noi lo prenderemo. Non sarà sola, saremo in contatto costante con lei. Non ha nulla da temere." la rassicurò Ward, zoomando su una foto di Ian Quinn. Eryn ci pensò su e decise di accettare.
"Va bene, lo farò. Quel bastardo deve marcire in galera!"
 
 
"Ma la Dottoressa Young e Quinn come si conoscono?" chiese Skye a Coulson, era una domanda che nessuno aveva avuto il coraggio di fare.
"Eryn è la cognata di Quinn. Sua sorella Martha ha sposato Quinn dieci anni fa, ma un giorno lei è sparita senza lasciare traccia. Eryn capì che era stato Quinn ad uccidere sua sorella, così scappò in Inghilterra con suo figlio Alan. Quinn non l'ha mai cercata, forse perché non la considera una minaccia oppure si è semplicemente dimenticato di lei." disse Coulson, e nella sua voce si celava un pizzico di timore che Quinn avesse in serbo per sua cognata una brutta sorpresa.
"E lei e la Young? Voi come vi conoscete?" domandò Simmons di scatto, automaticamente, e poi si portò una mano alla bocca come se potesse ingoiare ciò che aveva detto.
"La dottoressa Young è specializzata in storia e miti di tutte le epoche. Ha lavorato per noi un paio di volte cinque o sei anni fa, avevamo trovato armi romane in un nascondiglio russo e ci serviva la sua consulenza per datare le armi e per capire cosa ci volessero fare i Russi. Le volevano vendere perché valevano svariati milioni e i collezionisti avrebbero fatto di tutto pur di averle, anche uccidere. Poi lo Shield la richiamò per il martello di Thor, e fu proprio lei a spiegarci il mito di quell'arma."
"Già, e avrei voluto conoscerlo Thor!"
Tutti si voltarono : Eryn indossava un tubino blu notte, calzava un paio di sandali dello stesso colore, aveva lasciato i capelli sciolti e aveva applicato un trucco leggero. Coulson rimase ammaliato da quella visione, Eryn era bellissima come sempre. Aveva trentacinque anni ed era una donna davvero in gamba. Ward si schiarì la voce e Coulson scosse la testa per riprendere il controllo. Skye, Fitz e Simmons risero tra di loro. May aiutò Eryn a fissare l'auricolare e il microfono, poi la Young prese una pistola e la infilò nella fodera attaccata alla coscia e la coprì col vestito.
"Signor..."
"Tranquilla, May. Eryn sa usare un pistola." disse Coulson, tenendo lo sguardo fisso sulla figura sinuosa di Eryn che sorrideva soddisfatta. Ward e May scesero dall'aereo e si avviarono su un'auto di servizio alla villa dove avrebbe tenuto luogo la festa, mentre Coulson accompagnò Eryn con la sua fedele Lola.
"Miraccomando, occhio!"
Coulson ed Eryn lasciarono l'aereo.
"Solo io ho notato la bava di Coulson ogni qual volta vede la Young?" chiese Skye divertita, mai avrebbe immaginato il suo capo in quella situazione.
"Lo abbiamo notato tutti. Ma del resto tutti sanno la loro storia." disse Fitz con noncuranza, come se parlasse di fisica. Simmons e Skye si  di scatto verso di lui e lo costrinsero a parlare.
"Coulson e la Young erano innamorati ma lo Shield non avrebbe mai permesso che un'agente e una informatrice si mettessero insieme."
 
 
L'aria frizzante di maggio scuoteva i capelli di Eryn e le accarezzava il viso dolcemente. Era nervosa ma concentrata e determinata.
"Continueremo a lungo ad ignorarci e a fingere di essere legati da un rapporto professionale?" fu Eryn a rompere il silenzio e la tensione. Coulson sorrise e la guardò per una attimo.
"Eryn..."
"Mi sei mancato, Phil." disse Eryn senza preamboli, senza veli, la pura e semplice verità.
"Non ti ho perso di vista un attimo in questi anni, lo sai. Ogni giorno chiedevo tue notizie in caso ti fosse servito aiuto. Mi sei mancata anche tu, Eryn."
La donna si sentì correre sulla schiena una marea di brividi che come fulmini la scuotevano. Non aveva mai smesso di amarlo, e mai lo avrebbe fatto. Coulson le mise una mano sulla gamba e lentamente vi lasciò qualche carezza. Il cuore di Eryn stava per esplodere e temeva che non avrebbe retto quel contatto. Le era mancato da morire Phil, le sue carezze, i suoi baci, la sua capacità di farla sentire protetta e al sicuro, amata e rispettata, desiderata e venerata. Ricordava tutte le notti passate insieme, ogni particolare, ogni parola. Coulson, dal canto suo, non avrebbe dimenticato quella donna di cui era follemente innamorato ma che aveva dovuto abbandonare per ordine di Fury.
"Tu e Alan siete stati bene in questi due anni?"
"Phil, so perchè sei sparito."
Coulson improvvisamente sbiancò e accostò in una piazzola di sosta. Fissò Eryn e non poteva crederci. Lei sapeva e non gli ha detto nulla?
"Come e cosa sai?"
"Dopo la battaglia di New York non mi hai cercata per sapere come stessi, così ho capito che qualcosa non andava. Ho preso Alan e per un po' siamo stati in Argentina, poi ho raggiunto una sede dello Shield e ho chiesto di te, ma non mi hanno saputo dire nulla. Allora ho rintracciato Maria Hill e mi ha detto che ti avevano colpito e che eri morto per otto secondi ma eri vivo. Maria mi ha consigliato di aspettare che tu tornassi in campo e sicuramente mi avresti cercata. Ma non lo hai fatto." disse Eryn, abbassando gli occhi sulle mani che teneva in grembo.
"Hai ma dubit..."
"No. Sapevo che saresti tornato da me."
"Ricordi quella settimana che abbiamo passato alle Bahamas dopo l'operazione Delta?" le chiese Phil, cambiando argomento per non dirle che in realtà era morto per più di otto secondi.
"Non abbiamo fatto altro che fare l'amore e bere champagne!" esclamò Eryn ridendo e scuotendo la testa. Coulson ingranò la marcia e ripartì.
"La settimana migliore della mia vita." disse lui, più a sé stesso che a Eryn. Rimasero in silenzio per tutto il tragitto, e un'ora dopo erano arrivati presso la villa dell'evento di beneficenza. Eryn scese dalla macchina seguita da Phil, poi si curvò per raggiungere lo specchietto e darsi una controllata al trucco. Notò lo sguardo di Coulson seguire le curve del suo corpo e rise, voltandosi e poggiandosi allo sportello con fare provocante.
"Ti piace quello che vedi?"
Coulson sollevò gli occhi al cielo e scosse la testa.
"Sei sempre la solita! Tra qualche istante saremo in collegamento con i ragazzi, perciò fa la brava."
Eryn rise, poi si avvicinò a Phil e gli aggiustò la cravatta.
"Io faccio sempre la brava, Agente Coulson."
Un rumore breve ma intenso interruppe la loro conversazione: erano in collegamento con la squadra.
"Signore, io e May siamo in posizione." disse Ward.
"Skye?"
"Siamo qui, pronti!"
"Tocca a me adesso."
Eryn respirò e si incamminò verso la villa, ma venne bloccata dalla mano di Coulson e fu costretta a voltarsi. Erano a pochi centimetri di distanza.
"Torna tutta intera, Eryn." le disse Coulson, e in tutta risposta Eryn si avvicinò e annullò le distanza baciandolo.
"Tranquillo, Phil. Ci rivedremo."
Sorrise e si allontanò.
 
 
"Ehm...abbiamo un problema." esordì Simmons, mentre scorreva le dita freneticamente sul pc. Skye le lanciò un'occhiata interrogativa così come Fitz.
"Di che si tratta?" chiese Coulson tramite l'auricolare, la sua voce era lontana e ovattata. Jemma fece apparire sullo schermo grande delle foto e dei documenti: ritraevano i due uomini che avevano inseguito la dottoressa Young.
"Ho passato al riconoscimento facciale i volti dei due inseguitori della Young. Noi eravamo convinti fossero dello Shield ma in realtà non avevano alcun motivo di essere lì!"
"Arriva al punto, Simmons!"
"Quei due sono gli uomini di Quinn."
"Ci hanno teso una trappola! Sapevano che avremmo usato Eryn per arrivare a lui." disse Coulson, scendendo dall'auto per raggiungere Ward e May.
"La Young è all'interno, Coulson!" lo avvisò Skye che aveva davanti a sé le immagini della sala. Coulson era giunto dai suoi e si era nascosto con loro. Doveva tirare fuori Eryn da lì.
"Quinn sa che la Young è qui. Dobbiamo pensare ad un pia..." iniziò a dire May ma fu interrotta da Coulson che stava ricaricando la pistola.
"Il piano è questo: entriamo, voi vi occupate di Quinn e io mi riprendo Eryn."
Detto questo, i tre si mossero verso l'ingresso dell'enorme villa. Phil doveva salvarla a tutti i costi.
 
 
Eryn entrò nella sala dove si teneva la festa come se fosse una normale invitata, facendo finta di non essere tesa e spaventata. Aveva sentito tutto: Quinn sapeva di lei. Decise di mantenere un profilo basso per quanto le fu possibile. Si mise in un angolo e buttò giù un sorso di champagne. Poi lo vide: Ian Quinn. Vestito di bianco, il solito sorriso beffardo e la sua aria da pallone gonfiato. Spero che tu possa crepare, pensò Eryn. La sua missione era comunque quella di attirarlo, così decise di attraversare la sala per farsi notare. Sapeva che Coulson e i suoi sarebbero entrati da un momento all'altro per portarla via ma lei doveva sapere che fine avesse fatto sua sorella Martha. Si voltò e incrociò lo sguardo di Quinn, il quale le sorrise e alzò il calice colmo di liquido dorato. Phil le aveva ordinato di uscire prima che Quinn si accorgesse di lei ma non gli aveva dato ascolto. Avanzò verso Quinn quando un uomo le strinse le dita attorno al polso e la trascinò via. Eryn cercò di liberarsi ma quello la teneva stretta, conducendola attraverso un corridoio sotterraneo, sudicio e umido, fino a quando, sbucati in una piccola stanza quadrata, l'uomo la costrinse a sedersi su una sedia di legno al centro della stanza e le legò mani e piedi con una corda. I polsi e le caviglie cominciarono a sanguinare a causa della morsa stretta delle corde. Eryn si muoveva sulla sedia nella speranza di allentare almeno un po' la stretta, ma era impossibile. I capelli le si appiccicarono alla nuca a causa dell'umidità e dovette farsi forza per non scoppiare a piangere. L'uomo di Quinn le aveva tolto sia il microfono che l'auricolare e li aveva schiacciati sotto i piedi, ridendo di gusto. Una decina di minuti dopo Quinn si presentò nella stanza con un sorriso trionfante stampato sulle labbra.
"Oh Eryn! Da quanto tempo, cognatina!" esclamò Quinn allargando le braccia per darle il benvenuto. Eryn gli lanciò uno sguardo di fuoco.
"Sei qui per quella poveraccia di tua sorella o perché Coulson ti ha chiesto una mano?"
"Tu mia sorella non la devi nemmeno nominare, lurido basta..." la donna non terminò la frase perché Quinn la colpì violentemente al volto, e il labbro spaccato prese la sanguinare. Eryn chiuse gli occhi e sentì il sangue in bocca, la testa le faceva male e le bruciavano le ferite ai polsi e alle caviglie.
"Tua sorella si è suicidata dieci anni fa, Eryn, e lo sai. Era depressa e aveva smesso di assumere i farmaci, era praticamente spacciata." sputò acido Quinn, poi fece segno al suo uomo che si allontanò in fretta.
"Lei si è suicidata per colpa tua, Ian. Tu l'hai condotta alla follia e te la farò pagare!" strillò Eryn con tutta la forza che aveva, dimenandosi sulla sedia. Quinn rise di gusto e poi sussurrò qualcosa al secondo uomo. Questi prese la pistola dalla fondina e la puntò alla testa di Eryn.
"Dottoressa Young, i miei saluti."
Quinn lasciò la stanza a passo svelto. Rimasero solo lei e il suo carnefice in quella stanza. Eryn nel frattempo si era liberata le mani e con un gesto fulmineo afferrò la mano dell'uomo, lo spinse in avanti così che l'uomo sbattesse la testa contro la sedia, poi agguantò la pistola e la buttò via. L'uomo cadde a terra stordito, così Eryn si liberò anche i piedi e mosse qualche passo. Ma era troppo facile. Il bestione la prese per le spalle e la scaraventò contro il muro. La donna si portò una mano sulla testa e le dita si macchiarono di sangue, inoltre aveva le gambe e le braccia piene di graffi sanguinanti e lividi scuri. L'uomo si avvicinò a lei e, con un ultimo colpo, la lasciò stesa a terra. Perse i sensi per qualche minuto, e quando riaprì gli occhi vide la luna.
"Va tutto bene, Eryn. Adesso ti porto via."
Eryn si sforzò di mettere a fuoco la vista e ci riuscì: Coulson la teneva in braccio e la stava portando sull'aereo, dietro di lui c'erano Ward e May.
 
 
Quando Eryn spalancò gli occhi spaventata, credendo di essere ancora in quei sotterranei, si tranquillizzò non appena riconobbe l'ufficio di Phil. Era adagiata su un piccolo divano e accanto a lei, seduto su una sedia, con le maniche della camicia tirate su, c'era Coulson.
"Ben svegliata!" le disse Phil, poi le premette un batuffolo imbevuto di disinfettante sul ginocchio. Eryn fissò il punto e vide un brutto taglio, rosso e profondo. Coulson le pulì la ferita dal sangue lentamente e poi vi applicò un cerotto bianco e largo per coprire tutto il ginocchio.
"Grazie."" sussurrò Eryn ancora troppo terrorizzata e ancora dolorante, il mal di testa le era passato ma sentiva il corpo indolenzito a causa dei lividi. Phil si abbandonò contro lo schienale della sedia e sospirò. La donna si mise seduta e allungò una mano per afferrare quella di lui, stringendola forte.
"E' colpa mia, Eryn. Non avrei mai dovuto chiamar...."
"Se tu non mi avessi chiesto di aiutarti non sarei qui, ed è proprio qui che voglio essere. Voglio stare accanto a te, ancora una volta. Sono una semplice consulente dello Shield e non ci permetteranno mai di stare insieme, e questo lo sai. Quattro anni fa abbiamo deciso di mettere fine alla nostra relazione ma...io ti amo proprio come allora, anzi forse di più. E non importa se tu non mi ami più, solo ti chiedo il permesso di portare a compimento la missione con la tua squadra così da poter stare con te per un po'." la voce di Eryn si era ridotta ad un sussurro, come se avesse paura di esprimere i suoi sentimenti. Phil si passò una mano sul viso e si chinò per essere più vicino a lei.
"Eryn, come puoi pensare che io non ti ami più? Ti ho amata e ti amo ogni giorno della mia vita, ma stare insieme sarebbe difficile: io sarei sempre in giro per il mondo e tu a casa ad aspettarmi, ma chissà quando tornerei. Non appena catturiamo Quinn, torni a Londra."
Eryn annuì mentre sentiva la rabbia scorrerle nelle vene: per la seconda volta Phil preferiva il lavoro a lei. La donna si alzò e lasciò l'ufficio di Coulson senza dire una parola.
"Come si sente?" le chiese Simmons non appena raggiunse la sala controllo.
"Bene, grazie."
Dopo qualche istante li raggiunse anche Coulson perchè Ward e Skye avevano da riferire nuove scoperte.
"Grazie alle telecamere  siamo riusciti a sapere che fine ha fatto Quinn: è ospite del Sunny Hotel, in centro, e alloggia nella camera 108." disse Skye facendo scorrere sul grande scherzo i filmati di Quinn.
"Signore, le auto sono pronte." affermò l'agente May.
"Tra dieci minuti vi voglio in azione."
 
 
Eryn, Coulson, Ward e May erano entrati nell'Hotel fingendo di dover prenotare due stanza, così riuscirono a salire ai piano delle camere. Abbandonarono in un angolo le finte valige, caricarono le pistole e si diressero alla stanza di Quinn. A guardia della porta c'erano sette uomini. Al via di Coulson, May e Ward misero fuori combattimento le guardie ma evidentemente avevano fatto troppo rumore perchè un'altra guardia sbucò dalla stanza di Quinn. Eryn si lanciò contro di quella e con un calcio lo colpì in faccia, facendolo barcollare, e poi gli assestò un altro calcio al petto che lo fece definitivamente cadere a terra privo di sensi. Coulson le rivolse un sorriso che però lei non ricambiò. La porta si aprì e Ian Quinn rimase allibito nel vederli lì, tentò la fuga ma Eryn lo afferrò per il colletto della camicia e gli diede un pugno in faccia talmente forte da rompergli il naso.
"E adesso, crepa, lurido stronzo!"
Quinn cadde a terra e venne poi preso da Ward, condotto sull'aereo e chiuso nella cella interrogatori.
 
 
Eryn prese la borsa e, dopo aver salutato la squadra, scese dall'aereo e si incamminò.
"Eryn!"
La donna si voltò e vide Phil correre da lei, così si fermò e incrociò le braccia.
"Che vuoi? Ti ho aiutato a prendere quel verme, adesso lasciami stare."
"Eryn..."
"Smettila di ripet..."
Eryn non finì la frase perchè Phil la stava baciando, stringendola a sé. Sapeva che non avrebbero mai smesso di amarsi, ma sarebbero stati eternamente separati. Eryn si godette quel bacio fino alla fine perchè voleva portare con sé un bel ricordo di quella esperienza, perché voleva un altro po' di Phil nel suo cuore.
"Tornerò, Eryn. Questa è una promessa."
 
 
Salve!
Questa è la ma prima OS su AoS e spero che sia uscita almeno decente lol
Ho deciso di descrivere questa storia d'amore tra Eryn e Coulson perché lui ne ha passate tante e mi sembrava carino che avesse anche qualcuno che gli stesse accanto, oltre al suo team ovviamente.
Fatemi sapere che ne pensate.
Baci xxx
:)
Ps. perdonate eventuali errori.

 
  
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