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Autore: anicos89_    03/09/2015    1 recensioni
L'amore a volte nasce per caso: da un incontro, da uno sguardo, da una parola.
E veloce il cuore quando s'innamora. È veloce scorre il tempo quando ci si vuole incontrare.
Ma a volte l'amore è strano, e riserva qualcosa di diverso da quello che vorremmo davvero accadesse.
Questo è Aki's Bike! Un racconto che avevo concluso da tempo, e che finalmente ho ripreso per pubblicarlo e revisionarlo.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 1 - DUE CUORI VELOCI

Tokyo. Inverno. Quel giorno era gelido. I respiri diventavano vapore a contatto con l’aria. 
Le strade erano gremite di persone che si muovevano all‘unisono come un banco di sardine. Il suono dei passi si disperdeva nel rumoreggiare dei motori. 
L’ultimo bus era ormai partito. Correva la ragazza dai castani capelli che fluttuavano nel vapore del suo affannato respiro. «Fermo! Fermo!» -Gridava agitata.
Piegata sulle ginocchia dalla spossante corsa. Le mani poggiate sulle cosce: «Accidenti! Non ci voleva!» Ripeteva con il fiato corto.
Afferrò il suo foulard rosso e se lo strappò con forza dal collo; poi lo ripose per metà nella borsa.«Dannazione!»Continuava senza darsi pace.
Era inverno, eppure quella ragazza vestiva in modo poco consono per la stagione. Da sotto il giubbotto aperto si intravedeva una maglietta color carminio con sopra una stampa nera raffigurante un gufo con grandi occhi di colore giallo intenso.
I fuseaux grigi a righe bianche coprivano gambe dalle linee morbide. La gonna corta di jeans con strappi sulle tasche. E ai piedi delle Converse che un tempo dovevano essere bianche. Sfidava il freddo per un look fashion. 
Farfugliava nervosamente sotto gli sguardi attoniti dei passanti.
Ormai, il bus era perso. La ragazza andava avanti e indietro sul marciapiede con atteggiamento rabbioso e senza darsi pace.
D’un tratto, la sua attenzione si spostò su una ragazza intenta a coprire la sella della sua grintosa Yamaha Bolt nera grafite.
«Ehi tu!» Le si rivolse la giovane in modo sgarbato e alquanto confidenziale.
La ragazza si spostò la ciocca di capelli che aveva davanti agli occhi:«Dici a me?»
«Sì, tu! Questa moto è tua?» -Chiese frettolosamente poggiando la mano sul serbatoio tiepido.
«Certo che è mia!»Le rispose la ragazza non avendo ancora ben chiare le sue intenzioni.
«Mi daresti un passaggio?»Aveva un atteggiamento deciso, e decisamente sfrontato.
«Mi spiace. Non è mia abitudine dare passaggi agli estranei.»La ragazza riabbassò la testa folta di quei lucenti capelli neri.
«Shiba! Io sono Shiba! Adesso me lo dai un passaggio?»Non riusciva a stare ferma, come se dovesse andare prima che la neve nelle sue tasche si sciogliesse.
«Non accetti un “no” come risposta, vero?»Disse la ragazza continuando a tenere la testa abbassata.
«Non oggi!»Rispose in modo determinato.
«Lo immaginavo! D’accordo. Sali!»Le sorrise in modo rassegnato. Con quel volto dai lineamenti maturi e marcati di sensualità. 
Il volto della giovane si illuminò: «Te ne sono davvero grata!»
«Ehi Ehi! -La ragazza la riprese mentre stava per salire sulla moto:«Intendi salire così?»Continuò indicandole il capo.
«Così come?»Chiese la giovane.
La ragazza le porse un casco nero con stelle ai lati viola scuro:«Metti questo!» 
«V-Va bene!» -Disse spazientita.
«Bene. Adesso possiamo andare! Guidami tu.» 
«Certo!»La giovane salì sulla moto e si avvinghiò come un polipo alla ragazza.
Con un accennato sorriso la ragazza disse:«A quanto pare non c‘è bisogno che ti dica di tenerti forte!»Abbassò la visiera. Accese il motore. E la moto, con un rombo, partì.
L’inconfondibile profumo della pelle che emanava la giacca della motociclista. Il rumore prepotente e aggressivo del motore. Il vento freddo sulle mani. Poggiata con la testa sulla schiena della ragazza, riusciva a percepire il suo respiro e l’aumento dei battiti del suo cuore ogni volta che dava che accelerava. 
La strada scorreva in fretta, come se la stesse osservando dal finestrino di un treno.
«E adesso dove vado?»-Domandò la ragazza prima di un incrocio.
«A destra!»Aprì per un attimo gli occhi, e rispose con voce turbata. Poi li richiuse, di nuovo. E ad ogni curva, serrava i suoi occhi ancor più ermeticamente.
Quella corsa le parve interminabile. La giovane apriva gli occhi solo per indicarle la strada da prendere.
Dopo alcuni chilometri, la moto, finalmente, si fermò.
«È qui?» -Domandò tirandosi su la visiera.
«Oh, sì! Quella strega del mio capo mi avrebbe licenziata se avessi ritardato ancora. Davvero, io non so come ringraziarti!»Scese dalla moto. E diede la ragione della sua frenetica fretta. Avrebbe anche potuto dirgliela prima, ma era troppo presa dal panico per il ritardo in cui si trovava e dal terrore della velocità.
«Se vuoi ringraziarmi… dimmi il tuo nome!»La ragazza si tolse il casco e lasciò fluire i suoi capelli scalati. Sorrideva sagacemente fissandola negli occhi.
La giovane le ridiede il casco. Poi rispose con un velo d‘imbarazzo:«Il mio nome è Atsuko!»
«Keiko!»La ragazza le disse il suo nome mentre si riprendeva il casco. Poi, con lo  sguardo vorticoso, disse:«Ci si vede, Atsuko!»
«Ciao!»Si guardarono per qualche secondo. Poi Atsuko la salutò con la mano, e le riservò un tiepido sorriso. E senza nient’altro da dire entrò con rapidità nel locale.
La corsa era finita.
Una volta varcata la soglia, la porta del locale si chiuse alle sue spalle.
La ragazza con la giacca di pelle “vissuta” e dall’aspetto che dava soggezione, sogghignava guardando, dal vetro della porta, Atsuko che si scusava chinando il capo come un Bobblehead. 
Divertita e affascinata da quella ragazza, cingeva stretto nella sua mano un foulard rosso.
La corsa era finita?




 
  
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