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Autore: lolasmiley    04/09/2015    1 recensioni
«Ma tu, chi cazzo merda sei?»
«Non ha importanza.»
Questa affermazione mi fa arrabbiare non poco.
«Senti, mi hanno sempre dato fastidio i figoni che se ne escono con queste frasi alla James Bond, anzi, ti dirò di più, mi sta abbastanza sulle palle pure lui» mi calmo per fare una breve osservazione a bassa voce «tranne in Casinò Royale, quel film mi piace.» poi riprendo il mio tono incazzato «Ha importanza eccome. Ho assistito ad un omicidio, mi hanno quasi rapita, sei arrivato tu, mi hai salvata e adesso mi porti non so dove e mi dici che non posso andare alla polizia. Ora, non si tratta di avvenimenti irrilevanti per cui chi sei potrebbe non avere importanza. Non sei sbucato dal nulla per comprarmi un gelato, cazzo. Quindi adesso pretendo delle spiegazioni perchè non ho capito assolutamente nulla di quello che è successo.»
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciambelle.

(1)

 

 

Il ticchettio delle scarpe col tacco precede la bionda lungo il vialetto che conduce alla porta d’entrata della casa. La ragazza percorre la strada di mattonelle grigie a passo spedito, così spedito che mi chiedo come possa non essere ancora caduta dal tacco dodici, mentre fruga nella borsetta alla ricerca delle chiavi. Quando solleva lo sguardo, però, rallenta, notando che la porta è aperta. Ripone le chiavi nella borsetta e si avvicina alla soglia, infilando la testa dentro casa con circospezione.

Certo che allora sei un cazzo di genio.

«C’è qualcuno?» chiede, entrando. Osserva l’ingresso, ma dalla sua espressione sembra che non ci sia nulla fuori posto. 

Corri.

La bionda si dirige verso il salotto.

Perchè non corri?

«Cam, perchè non corre?» chiedo, senza ottenere risposta.

Ed eccolo, il passo di troppo, il passo che la fa cadere irrimediabilmente nella trappola. La borsa cade a terra mentre delle mani sconosciute si avventano a tapparle la bocca, mentre la ragazza lotta, inutilmente.

Parte la sigla.

«Camille, rivoglio le puntate di Criminal Minds.» mi lamento accarezzando la gatta acciambellata sulla mia pancia. Da qualche giorno il mio programma preferito è finito e adesso mi ritrovo a guardare questi gialli senza capo nè coda. Camille non si degna neanche di alzare la testa per seguire le immagini degli attori che interpretano i protagonisti sfilare sullo schermo uno dopo l’altro. Se non fosse per quel attore stra figo che non avevo mai visto prima di guardare questo programma avrei già spento la tv.

 «Eh Cam, hai ragione. Questo telefilm è pessimo, se l’umanità è stupida come questi personaggi, siamo destinati all’estinzione. Resterete voi gatti a dominare il mondo. Ma noi la guardiamo questa puntata? Dai, ci rifacciamo gli occhi.» Lei mi guarda, si stiracchia, si alza e salta giù dal divano.

«D’accordo, se vuoi mangiare sai dove sono le crocchette, sei abbastanza grande, arrangiati» le urlo, infilando una mano nel pacchetto di patatine per prenderne una manciata. Forse dovrei prendere in considerazione l’idea di mettermi a dieta, o meglio, iniziare a controllare qualcosa di quello che mangio. Non sono grassa, ma ammetto che mi piacerebbe avere delle cosce un po’ più sottili. Colpa di Spongebob, che ci ha messo in testa questo ideale irraggiungibile del thigh gap.

Mi stiracchio, allungando le braccia oltre il divano e mi gratto la nuca, indecisa sul da farsi. Lancio un’occhiata alle pagine di calendario strappate e attaccate con lo scotch  tra le due finestre sul soffitto a spiovente della mansarda in cui vivo. Sono passati nove giorni dall’inizio della mia estate sabbatica. Già da due anni avevo iniziato a insinuare nella testa di mamma l’idea che, una volta finito il liceo, avrei voluto prendermi una pausa, per un anno, prima di iniziare l’università. Un po’ perchè non sapevo ancora che facoltà seguire e avevo bisogno di riflettere, un po’ perchè ero stanca di studiare; sono sempre andata bene a scuola e imparo in fretta le cose, i concetti li capisco subito e non ho problemi a fare dei discorsi di senso compiuto anche se improvvisati, ma il mio grande incubo, a scuola, era lo stress. Stress causato da me stessa, che continuavo a ripetermi che un sette o un otto erano dei buoni voti, ma volevo fare di meglio e arrivare a una verifica a o un’interrogazione con la sensazione di non essere abbastanza preparata mi mandava in ansia e quindi finivo per studiare giorno e notte. Dopo cinque anni di liceo ero spossata e avevo bisogno di staccare un po’. Avendo sempre portato a casa ottimi voti ero riuscita a convincere i miei di aver meritato un anno di vacanza, ma purtroppo le risorse economiche della mia famiglia sono un po’ limitate. Così avevo risparmiato e mi ero fatta aiutare per permettermi due mesi di vacanza qui a Bray. Mi ero innamorata di questo paese dopo averci passato due settimane con la scuola e non vedevo l’ora di tornarci. Durante questi due mesi avevo deciso di scrivere. Al termine della scadenza, se magari avessi trovato il modo di mantenermi qui, sarei potuta restare per tutta la durata del mio anno sabbatico -che in realtà a questo punto potrei definire anno lavorativo. Altrimenti, sarei tornata a casa e avrei cercato lavoro là in attesa di scegliere per il mio futuro.

Da piccola volevo fare la veterinaria. Un lavoro anche azzeccato perchè amo gli animali, soprattutto i gatti, e loro amano me. Ma non sopporto la vista di un animale che soffre. Non ce la faccio. 

Con il tempo, ho iniziato a nutrire un forte interesse per la psicologia e ho coltivato l’idea di diventare una criminologa, d’altra parte però mi piacerebbe anche diventare una scrittrice. Ed ecco il grande dilemma che dovrei risolvere durante questo anno. 

Segretamente spero di riuscire a scrivere un libro in questi due mesi -impresa quasi impossibile- che abbia successo e mi dia quindi la possibilità di continuare a scrivere e, con un po’ di fortuna, di viaggiare.

Sospiro, con gli occhi ancora inchiodati al soffitto. 

Non ho iniziato a scrivere nemmeno mezza pagina.

Mi mancano le idee. Vorrei tantissimo scrivere un giallo, ma tutti i piccoli colpi di genio che mi saltellavano per la mente mentre dovevo concentrarmi per studiare durante l’anno scolastico mi avevano abbandonata.

Forse il trucco era questo. Dovevo iniziare a studiare qualcosa e mi sarebbe venuta l’idea perfetta.

Prima di riuscire a finire di elaborare questo pensiero vengo interrotta dal vibrare del mio telefono appoggiato sulla scrivania, accanto al mio macbook. Grugnisco alzandomi di malavoglia, afferro il telefono e rispondo senza controllare il mittente.

«Pronto?»

«Alice!» l’accento irlandese di Niamh storpia il mio nome in modo buffo.

«Ehi Niamh, come stai?» rispondo, iniziando ad arricciare una ciocca di capelli tra le dita.

Niamh è la figlia della famiglia che mi ha ospitato quando sono venuta qui con la scuola, siamo rimaste in contatto e ora che sono tornata ogni tanto ci incontriamo. Diciamo che è l’unica persona con cui esco qui.

«Benone, tu? Pensavo che avremmo potuto bere un caffè più tardi, che ne dici?»

«Emh» abbasso lo sguardo alle mie caviglie, attorno cui Camille sta formando un otto «veramente l’inquilina del piano di sotto mi ha chiesto se oggi potevo tenere compagnia al suo gatto... Sai, è un po’ vecchia ed è dovuta andare a trovare una qualche sua parente a Dublino, ed è convinta che il gatto senza di lei non possa vivere» spiego.

«E come se la passa?» 

«Ah benone, ha mangiato, cagato, dormito, al momento mi si sta strusciando contro le gambe» riconosco nella mia voce la cadenza di Gollum mentre dice “altrimenti ce lo mangiamo intero”.

«Ali, parlavo della tua vicina.»

«Ah» sollevo le spalle istintivamente «non lo so, bene credo. Comunque se vuoi possiamo vederci domani» propongo.

«Dobbiamo, perchè sai una cosa?» riconosco il tono entusiasta di chi sta per darti la notizia del secolo. Non mi piacciono queste domande retoriche. Il mio primo istinto è di ribattere “no, ma scommetto che me lo dirai”, quando noto che Camille sta prendendo la mira per saltare vicino alla televisione.

«NO!» urlo di riflesso.

«Emh, okay, lo so che non la sai  ma non serve urlare»

«No ecco io,» seguo con lo sguardo la gatta che corre spaventata sotto il mio letto e copro il ricevitore con una mano «scusami mi dispiace» sussurro. Poi posto le dita e riprendo la conversazione con la mia amica.

«Scusa, lascia stare. Dicevi, perchè...?»

«Ho un ragazzo da presentarti!» esclama raggiante.

Oh. Un’ondata di entusiasmo non mi travolge. Alzo gli occhi al cielo. Una me piuttosto scocciata mi imita riflessa nello specchio. La osservo. Mi passo una mano tra i capelli appena tinti di viola, con delle ciocche di colori che vanno dal lilla al blu.

«Emh, d’accordo.» 

 

Due ore dopo Miss Sullivan è venuta a riprendersi il gatto, e come segno di ringraziamento mi ha portato un pacchetto di ciambelle che adesso cerca di tentarmi con il suo profumo di fritto e marmellata alla pesca. Non posso cedere. So che ci sono sei ciambelle, lì dentro. Non ho idea di quante calorie contengano, davvero. Non so nemmeno quante calorie vadano assunte in un giorno, non l’ho mai capito.

Non so come si tenga il conto.

A dire il vero, ho anche delle difficoltà con le uguaglianze del sistema di peso. Non potrei mai mettermi a fare dei calcoli simili, e nemmeno ne ho voglia.

L’unica cosa che so di sapere, è che sei ciambelle alle dieci e ventidue di sera non vanno mangiate. Soprattutto dopo aver cenato. D’accordo, ho mangiato poco. Ma era un trancio di pizza, e non credo sia una buona idea aggiungere le ciambelle. Perchè sono convinta che se ne mangiassi una, poi ne vorrei un’altra.

Sono seduta immobile alla scrivania con davanti al portatile. Un foglio bianco, il cursore nero che lampeggia, il font e il corpo già selezionati nella barra in alto a sinistra. Cerco di distrarmi dal profumo delle ciambelle. Inizio a battere un paio di righe. Le rileggo, sbuffo e tengo premuto il tasto canc finchè la pagina non è di nuovo immacolata.

Sento il richiamo della marmellata provenire dal tavolino di legno davanti al divano. Tamburello con le dita sulla scrivania. Spazientita, mi alzo, afferro il sacchetto, vado in cucina e lo metto nella credenza. La chiudo e faccio per uscire. 

«Fanculo» torno sui miei passi, apro lo sportello, prendo il sacchetto, una ciambella, la tengo tra i denti, rimetto a posto, mi verso un bicchiere d’acqua e esco dalla cucina, chiudendo la porta a chiave sperando che questo sia sufficiente a impedirmi di mangiare ancora.

Torno in salotto -che poi è anche la mia camera, dato che vivo in un bilocale. Trilocale, contando il bagno. Cucina, bagno, soggiorno con divano, scrivania, armadio e letto a due piazze. Mi siedo alla scrivania e appoggio il bicchiere tra il computer e il mio peluches di un canguro. 

Dovrei iniziare a cercare qualcosa. Informazioni. Qualcosa che mi distragga. Le mie dita scorrono verso destra sulla seconda scrivania e apro safari mentre do un morso alla ciambella.

Mi ricordo di un libro che ho letto recentemente: La verità delle ossa, e mi vengono in mente i siti internet citati dedicati alle persone scomparse. Potrebbe essere un punto di partenza, spulciare qua e là.

Digito “NamUs” su google e premo invio. Scorro rapidamente sulla home, e clicco su “missing persons”. Entro nel database delle denunce di scomparsa degli Stati Uniti. C’è un campo “cerca”, in cui si possono compilare nome, cognome, razza, sesso, stato. L’unica opzione che compilo è “stato”: Florida. Ho un debole per la Florida dalla prima volta che ho visto CSI:Miami. Amo Horatio.

Premo invio.

Quando la pagina finisce di caricarsi, per poco un boccone di ciambella non mi cade di bocca.

 

 

 

BUENOS DIAS MIS AMIGAS

non scrivo su efp dai tempi di... idk dai tempi in cui Harry doveva ancora iniziare a indossare le bandane, non so se mi spiego. non so se qualcuna di voi mi conosce per qualcuna delle mie vecchie storie (?) cancellate tutte ahahahah mi facevano troppa pena, sigh. 

parlando di questa storia. è solo il prologo in realtà, in cui si presenta la protagonista, alice, che si legge elis nel caso in cui qualcuno lo legga all’italiana (solo perchè un nome italiano non c’azzeccherebbe un cazzo ahaha) 

comunque questo prologo è al 92% autobiografico, tranne per il fatto che mi chiamo alessandra (tanto piacere c: ) e purtroppo mi aspettano ancora due anni di liceo linguistico CHE DIO MI ASSISTA

dal prossimo capitolo si entrerà nel vivo della storia. credo di essere sicura al 101% che nessuna di voi si aspetta quello che sta per succedere quindi se siete arrivati fin qui... se avete pazienza di aspettare un giorno o due (sono abbastanza decisa a continuare più in fretta che posso prima che inizi la scuola) prima di schifare questa storia perchè sto facendo del mio meglio per renderla ricca di colpi di scena. e originale. e boh.

se avete voglia di lasciarmi un commentino ne sarei molto felice (: 

se volete ciacolare o non so, su twittah sono @ashtonstringimi (sembra che io abbia un profilo inattivo ma actually vedo tutto solo che ultimamente non scrivo ahahah)

 

cieooo

 
  
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