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Autore: Lait Rika Sai    04/09/2015    3 recensioni
Cosa prova in realtà Decim per Chiyuki?
Piccola riflessione di Decim sui propri sentimenti.
[Dalla storia]
"[...] Giallo, come l’allegria che solo quella donna sapeva trasmettergli. Verde, come la speranza di averla sempre con lui. Celeste, come la sua nobiltà e purezza.
Rosso, come l’amore che provava per lei;
[...] L’aveva capito, oramai.
Grazie a lei aveva imparato ad amare."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Rosso come l'amore

Quella mattina, Decim si era alzato relativamente presto.
Aveva deciso di restare lì, a pulire il suo modesto bar.
Prese un bicchiere di cristallo, per lucidarlo. La sua forma tondeggiante rifletteva tutti i colori dell’arcobaleno, brillando fra le mani del barista.
Quei colori così allegri e pieni di vita… Per un attimo, vide il volto della sua assistente, Chiyuki, riflesso fra quei toni che passavano dal rosso, come la passione, al giallo, come l’allegria, per poi diventare verde come la speranza, la speranza di avere quella donna per sempre insieme a lui…
No. “Cosa mi salta in mente?”, pensò. Dopotutto, lui non aveva e mai avrebbe avuto il diritto di provare dei sentimenti umani. Lui, in quel posto, era solo un giudice, un giudice che doveva spedire i condannati all’Inferno – nell’oblio e nella disperazione eterna -, oppure in Paradiso – donando loro una seconda chance e una nuova vita -.
Posò il prezioso boccale dopo averlo accuratamente lustrato, per poi passare al successivo.
«Buongiorno.» Chiyuki era appena arrivata: i capelli un po’ scompigliati e lo sguardo assonnato dimostravano la teoria creata sul momento di Decim: probabilmente, la ragazza doveva aver sentito Decim; dato il suo sonno leggero, s’era svegliata, controvoglia, anche lei.
La ragazza, notando gli sguardi del giudice, sorrise, leggermente imbarazzata. Si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio con la mano.
Decim diede uno sguardo persino a quella, così delicata e piccola, in confronto alla sua, da sembrare quella di una bambola di ceramica. Poco a poco si stava accorgendo di adorare tutto di lei, dal suo carattere al suo corpo, ma purtroppo non poteva ammetterlo. Né a se stesso, né a nessun altro.
«Buongiorno», ricambiò lui.
Chiyuki si avviò verso il grande salone scuro nel quale si svolgevano i vari giochi e le attività per scoprire il passato dei morti. Sbadigliò, portandosi una mano alla bocca, poi si voltò verso il compagno: «Decim, ti vedo strano oggi», disse dopo qualche secondo di riflessione.
Decim le concesse uno sguardo veloce e disinteressato, convincendola di non avere alcun problema e continuando a lucidare i bicchieri in cristallo che avrebbe utilizzato per servire i corpi che sarebbero – a breve – arrivati.
Crash!
Distratto dai suoi pensieri che ormai non gli davano tregua, Decim fece cadere involontariamente un bicchiere.
Chiyuki si affrettò a recarsi sul retro del bancone: «Lascia stare, pulisco io», disse sorridente a Decim.
La donna si apprestava a raccogliere i cocci con la giusta cautela e attenzione, ma – purtroppo –, una scheggia le graffiò un dito.
«Ah!» Si lasciò scappare un piccolo grido, alzandosi di scatto e lasciando cadere nuovamente i pezzetti del bicchiere in terra.
Decim le prese la mano, notando il graffietto minuscolo – ma pur semre doloroso – sulla mano dell’aiutante. La strinse leggermente, carezzandola con le dita per sentirne la morbidezza unica; ancora non capiva. Faceva male quel sentimento. No, forse faceva male la consapevolezza di perderla, un giorno. Cosa provava realmente? Perché il suo cuore non rallentava, anzi, continuava a battere così velocemente? Sentiva che avrebbe potuto saltar fuori da un momento all’altro.
Guardò nuovamente i frammenti di cristallo per terra; riflettevano tanti, troppi colori, troppo accesi ai suoi occhi.
Giallo, come l’allegria che solo quella donna sapeva trasmettergli. Verde, come la speranza di averla sempre con lui. Celeste, come la sua nobiltà e la sua purezza.
Rosso, come l’amore che provava per lei; il suo petto palpitava sempre più veloce, il desiderio di stringere quella donna fra le sue braccia aumentava.
L’aveva capito, oramai.
Grazie a lei aveva imparato ad amare.
«Grazie, Chiyuki.»
   
 
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