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Autore: serClizia    04/09/2015    2 recensioni
Creazioni del Drabble Event "Winter Is Coming"
1 - Clarke è di turno al pronto soccorso quando incontra Bellamy, che è dovuto correre lì per qualcosa di imbarazzante.
2 - AU in cui Clarke deve uccidere Bellamy prima che i terrestri inizino a torturarlo.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Il prossimo!”, urla l’infermiera.
La porta si apre su di un giovane uomo sui trenta con uno straccio colorato premuto sull’occhio, e la cartellina compilata all’esterno nell’altra mano.
Clarke gli indica la sedia per le visite con la penna.
Il ragazzo si siede, a disagio. Ci sono due tipi di persone che stanno a disagio a quel modo: quelli che hanno fatto qualcosa di molto stupido, o quelli che non amano gli ospedali per dei ricordi troppo brutti collegati a quel luogo. Clarke spera si tratti della prima opzione. Più facili da visitare, più aneddoti  assurdi da raccontare ai colleghi dopo qualche drink.
Potrebbe semplicemente chiedergli di farle vedere l’occhio e visitarlo subito, ma sa che ci vuole pazienza e un minimo grado di confidenza in più, con queste persone.
“Posso?”, allunga una mano, e il ragazzo le consegna la cartellina – un po’ troppo vuota per i suoi gusti. Deve essere del secondo tipo, quello che non ama gli ospedali e che di conseguenza non ama scrivere troppi dettagli nelle cartelle cliniche.
“Qui dice che ha…”, Clarke alza le sopracciglia per la sorpresa. “… un mattoncino della Lego nell’occhio?”
“Avevo,” precisa il signor B. Blake – che evidentemente non ama nemmeno scrivere il proprio nome per intero. “L’ho tolto.”
Questo sì che sarà un aneddoto divertente da dire al bar. Clarke si infila una ciocca bionda dietro l’orecchio, prima di continuare. “L’infermiera deve aver capito male. Ed è qui allora perché…?”
Il ragazzo si scosta bruscamente lo straccio dalla faccia. “Cosa ne dice, lei?”
L’occhio è completamente arrossato, con un livido marrone giallognolo dove dovrebbe esserci del bianco.
Clarke non immagina quanto possa fare male una cosa così.
Si costringe a non deglutire, e abbassa lo sguardo sulla cartellina.
“Intendo cosa ci fa qui, qui in questo ambulatorio. Non dovrebbe andare da un oculista?”
Il signor Blake si irrigidisce, lo straccio di nuovo sulla faccia – probabilmente c’è del ghiaccio dentro.
“Non posso. E sto bene, non ho bisogno di una visita. Ho solo bisogno…”, sospira. “Di antidolorifici.”
Clarke lo osserva. È stata avvertita di questi individui – quando ha iniziato il tirocinio – quelli che si fanno male apposta o fingono malori pur di avere delle droghe. Assottiglia lo sguardo, cercando di capire se sia il tipo.
“Non mi guardare così, principessa. Sono un’insegnante. D’asilo. Un bambino mi ha ficcato quella roba nell’occhio per dispetto. Non sono un drogato. Ma grazie del pensiero.”
Clarke raddrizza la schiena. Nessuno la guarda a quel modo, nessuno la apostrofa dall’alto in basso. Principessa, solo perché è bionda!
“Fossi in lei, farei meno lo spiritoso. Se io le nego gli antidolorifici – e gli antinfiammatori come dovrei fare – avrà poco da ridere stanotte. Quando si gonfierà. Quando anche chiudere le palpebre sarà come avere degli spilli infilati nel cranio. E la sottoscritta principessa, invece, farà sogni beati alla faccia del suo senso dell’umorismo.”
Un sorriso fugace gli passa sulle labbra, come se non si aspettasse una risposta a tono e la cosa lo divertisse. Dev’essere abituato a tutt’altro tipo di bionda.
Mima il gesto di chiudersi la bocca con la zip e buttare via la chiave.
Clarke rotea gli occhi e torna alla scrivania per compilare la ricetta.
Non le sfugge come lui la osservi, e indugi su di lei quando si raccoglie i capelli prima di scrivere – un’abitudine dai tempi del college, odia farsi ombra mentre scrive.
“Ecco fatto,” strappa il foglio dal ricettario e si alza, oltrepassando la scrivania, mentre Blake la imita andandole incontro. Gli passa la ricetta, che lui legge subito – ha anche dei problemi di fiducia, ovvio – e annuisce quando arriva in fondo. Grazie al cielo non fa commenti sulla sua scrittura.
“Buona fortuna con le Lego, signor B. Blake,” Clarke incrocia le braccia.
“Bellamy,” risponde lui assottigliando lo sguardo. È un po’ delusa, di solito a questo punto ci starebbe uno scambio di flirt, almeno un sorriso. Per una volta che viene un bel ragazzo a farsi visitare…
“Buona fortuna con i suoi sogni beati, Dottoressa C. Griffin.”
Clarke abbassa lo sguardo sulla targhetta del camice, gli sorride. Bellamy assottiglia di più lo sguardo – come faccia a fare quell’espressione lì con un occhio solo è oltre la sua umana comprensione – ma non reciproca.
“Clarke.”
Finalmente le sorride.
“Speriamo di rincontrarci, Clarke.”
“Speriamo di rincontrarci.”
  
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