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Autore: rainicornsan    04/09/2015    1 recensioni
[Francia/Canada, HP!AU]
Il cuore gli si scaldò.
Sapeva benissimo che Francis amava la sua Francia, ma voleva rimanere lì.
Lui era l’unica cosa a trattenerlo: doveva proprio essere innamorato, il ragazzo.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nyotalia
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Gender Bender
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                             Always been a loner

 

Quello smoking –così diverso dalle sue confortevoli felpe e jeans- tirava Matthew dappertutto.
Prudeva persino, in certi punti.

Vagò a disagio in mezzo alle persone urlanti, alle luci fatate e ai bei vestiti scintillanti delle ragazze, considerando l’idea di sparire silenziosamente dalla Sala Grande e di rifugiarsi in un bagno.

Soprattutto, desiderava con tutto sé stesso grattarsi furiosamente ovunque e togliersi quella dannatissima giacca. E poi scappare nella Tana dei Tassorosso a fare qualcosa di meno deprimente che partecipare ad un ballo senza un partner.

Ripensando ai bagni, un moto di disgusto lo attraversò. Chissà quante coppiette felici stavano sicuramente pomiciando e/o impegnandosi in altre attività imbarazzanti…

Senza contare che lui sarebbe stato la classica persona in disgrazia a piagnucolare in uno scomparto, accucciato sulla tavola abbassata del water.

Magari, andando in quello delle femmine, avrebbe potuto chiacchierare un po’ con Mirtilla Malcontenta. Di solito, le coppiette erano rintanate dai maschi, non lì.

Una delle famigerate coppie gli franò addosso proprio in quel momento.

Matthew non era esattamente al centro della pista ed era perfettamente visibile, ma quello, per lui, era la normalità, perciò si limitò ad annuire allo ‘scusa’ distratto della ragazza.

Passava inosservato ovunque andasse e con qualunque persona fosse.

Il punto peggiore era stato toccato quando persino la sua dolce, adorabile migliore amica Katyusha[1] si era dimenticata di lui, lasciandolo a parlare da solo nel bel mezzo di Hogsmeade.

Poco male, non poteva dire neanche di aver fatto una figuraccia: come al solito, nessuno lo stava guardando.

Si riscosse un attimo: un momento, ma la ragazza che gli era finita addosso era Alice Kirkland! Stava ballando con suo fratello![2]

Strabuzzò gli occhi. Sì, aveva visto bene.

Finalmente erano insieme, dopo ben sette anni.

Alice e Alfred si conoscevano fin dal primo anno, dato che Serpeverde e Grifondoro avevano molte lezioni in comune. Precisamente, si conoscevano da quando, uno dei primi giorni di scuola, lei si era accorta del suo strascicato accento americano e aveva borbottato qualcosa su qualcuno proveniente da una ‘stupida colonia’.

Lui le aveva tirato i capelli. Ed erano finiti entrambi dalla capo-casa dei Grifondoro per sorbirsi una ramanzina sulla spiacevolezza dello sembrare ‘così patriotticamente e incivilmente Babbani’.

Semplicemente adorabile.

Dal suo primo anno (quando Alfred e Alice erano al terzo) aveva memoria di molti altri episodi. Un’infinita lista di dispetti a cui, spesso, aveva assistito da molto vicino.

Si fermò sulla porta per guardarli ballare.

Si stavano pestando i piedi a vicenda e Alice stava sicuramente borbottando qualcosa di acido, dal modo in cui muoveva la bocca.

Vide suo fratello ghignare qualcosa per poi chinarsi e baciarla a tradimento mentre lei arrossiva deliziosamente, senza tuttavia cambiare espressione.

Erano così dolci. Sospirò un po’ per quello e un po’ perché persino quel cretino di suo fratello era felice con una persona che lo amava.

Lui era un solitario. Era evidentemente destinato ad esserlo per sempre, così come lo era sempre stato. Nessuno l’avrebbe mai amato nel modo in cui si amavano loro due.

Salutò appena Katyusha, che ballava con un tipo che ricordava vagamente venisse dalla Turchia.[3]

“Come sono carini.” commentò qualcuno di fianco a lui con un tono indefinibile.

Matthew non si girò neanche. Se lo avesse fatto, avrebbe scoperto che la voce era frutto della sua immaginazione, oppure che non stava parlando con lui.

Petit fleur, dico a te. Non è tuo fratello, il Jones laggiù?”.

Trattenne per un attimo il respiro. Petit fleur.

Qualcuno parlava francese. Qualcuno era francese; l’accento persisteva anche mentre parlava inglese.

Sospirò. Adorato francese.

Preferì non voltarsi per non rovinare tutto.

Oui.”.

“Sei diverso da lui.

Lui fa girare tutti quando entra in una stanza e si prende le cose che vuole con la forza, anche senza farlo apposta. Come è successo con Al-.”.

Pausa brusca. Stava per dire Alice?

Forse, ma a Matthew non importò, troppo impegnato a metabolizzare che qualcuno lo potesse conoscere abbastanza da non confonderlo con suo fratello e distinguerne persino i caratteri.

Il tizio continuò, schiarendosi la gola: “Uhm. Tu no.

Tu sembri timido, più educato. Ti ho osservato.”.

Matthew ringraziò che non avesse aggiunto un altro petit fleur, o sarebbe corso via.

Era già abbastanza inquietante che qualcuno lo avesse osservato.

Si sentiva il collo e le guance calde. Stava sicuramente arrossendo.

“Mi hai osservato?”.

“Qualche volta, sì.

Mi incuriosivi. Non sembrate neanche lontani parenti.”.

A quel punto, non riuscì più a trattenersi: si voltò, e rimase colpito nell’osservare che il tizio era Lui.

Occhi di un colore deliziosamente intenso, capelli dall’aspetto morbido (solo lui poteva sapere quanto desiderava metterci le mani in mezzo…) e sorriso… Beh, wow.

Il ragazzo dell’anno di suo fratello, quello arrivato da Parigi due anni prima (da Beauxbatons, forse?), quello che trovava così affascinante. Francis Bonnefoy, in parole povere.

Quello che faceva irritare terribilmente Alice. Si ricordava anche qualche insulto dello stampo di ‘stupid frog!’ ogni volta che osava aprire bocca. Beh, nient’altro che il giusto risultato di mesi di indesiderato corteggiamento.

Quello che… Aspetta, perché non era accompagnato?

Arrossì, chiedendosi per quanto fosse rimasto in silenzio.

“Posso parlare liberamente con te, n’est pas?”.

Francis attese un suo cenno del capo, continuando:

“Non mi piace guardare Jones mentre balla con lei.

Possiamo andare da qualche altra parte a parlare?
In fondo, né tu né io siamo accompagnati.”.

Matthew tentennò per qualche secondo, ma poi annuì nervosamente, arrossendo un po’.

Uscirono in silenzio.

“Uhm… Dove andiamo?”.

“Non saprei, mon cher.”.

Era ufficiale: Matthew stava andando a fuoco.

Perché lo chiamava così? Aveva troppa paura per chiederglielo; forse sarebbe scappato.
Avevano ormai svoltato per quattro volte, quando Francis si fermò di colpo.

Matthew non sapeva neanche dove stessero andando, concentrato com’era sul controllare la sensazione esplosiva che sembrava prendergli il cuore e lo stomaco non appena posava gli occhi sulle spalle e sulla schiena di Francis.

Lo osservò in silenzio mentre si girava verso di lui quasi al rallentatore, con la luce della luna ad accompagnare i suoi movimenti. Filtrava dalle finestre, spolverando umidamente d’argento e avorio qualunque oggetto intorno a loro.

Tutto, in quel corridoio, sembrava così prezioso, in quel momento.

Ma la cosa che lo era più di tutte, per Matthew, era proprio la persona davanti a lui.

Sei mesi. Sei mesi. Mancano solo sei mesi. Poi non lo vedrò mai più.

Quello era l’ultimo anno di Francis. Non poté fare a meno di compatirsi per essere riuscito a pensarlo con lui lì davanti, che lo guardava, lo notava e gli parlava.

Aveva lasciato il ballo senza cercarsi qualcuno con cui ballare.

Chissà per quanto lo aveva osservato?

Matthew era curioso. Voleva sapere.

Doveva farlo, perché mancava così poco.

Si costrinse ad aprire la bocca, a spezzare l’armonia di quell’istante di sguardi fisso nel momento: “Perché io?”.

Continuando a fissarlo dritto, Francis allungò due dita e prese una ciocca dei suoi capelli.

Lui li odiava. Non erano né lunghi né corti, di un colore indefinito e con uno stupido ciuffo riccio e indomabile. Assomigliavano vagamente a quelli di Francis, ma (ovviamente) a lui stavano meglio.
In nessun’altro momento come quello si era mai sentito implodere e allo stesso tempo esplodere così tanto. La gola era secca, sigillata ermeticamente da un macigno di emozioni che sapeva identificare dolorosamente. Non riusciva quasi a muoversi.

Un guizzo negli occhi di Francis: “Non volevo guardarli ballare perché brucia, Mathieu.

Brucia perché ho perso, capisci? Ma non serbo troppo rancore.”.

Ecco, come sempre il discorso passava da lui al resto del mondo. Senza neanche sfiorarlo minimamente, fra l’altro. Ci era abituato, sì, ma Matthiew poteva scommettere che, in quel momento, stesse bruciando più di quanto potesse bruciare Francis a vedere Alice ballare con Alfred. E lui che aveva pensato che, fra tutti, fosse diverso.

Avrebbe dovuto saperlo.

Il masso nella gola si appesantì delle sue lacrime, iniziando a scivolare verso il basso, graffiando la sua anima.

“Tutto bene, chiot?”.

Lui chiuse gli occhi: “Non mi chiamare così.”.

Dio solo sapeva quanto gli era costato aprire bocca per la seconda volta.

Sentiva le palpebre come gli argini dei fiumi in piena e si faceva male da solo a rimanere lì.

Avvertì delle labbra morbide posarsi sulla sua fronte.

Non aprì ancora gli occhi.

“Ti sei offeso perché ho parlato di loro.”.

Bacio sulla punta del naso.

Era come se Francis gli stesse lavando il cuore con il detersivo per i piatti.

Sembrava tutto così tenero, ma allo stesso tempo orribilmente fuori posto.

Non poteva succedere davvero a lui.

Lui era al di sopra di tutto quello. Certamente non perché non lo volesse.

“Ma, vedi, io volevo solo dirti il perché del mio malumore.

Ti ho osservato perché volevo capire come facciate tu e quello zotico di tuo fratello ad essere anche solo parenti. Brucia perché è il ricordo di una sconfitta, non perché io voglia ancora Alice. Sai, la persona che voglio è…

Al di sopra di tutto questo.”.

Labbra contro labbra. Soffice, delicato, momentaneo.

Non volle perdere tempo per scegliere quale dei due shock elaborare, fra quello del bacio e quello delle sue parole; portò ancora il viso in avanti, alla cieca.

Le sue guance e la sua fronte si appoggiarono su una superficie morbida; il suo petto.

Aveva un odore buono, forse un po’ troppo dolce. Certamente, nulla di semplice.

Chiuse gli occhi piano quando avvertì le dita dell’altro infilarsi tra i suoi capelli, massaggiare delicatamente la sua cute in alcuni punti e scendere a sfiorare le sue orecchie, in una lenta venerazione che lo fece quasi commuovere.

Non parlarono per qualche minuto, dando voce alle loro mani e alle loro labbra per comunicare. Si stava così bene, nel loro silenzio.

 

*

 

Mathieu?”.

 

Avvertì la vibrazione del suo nome nella gola di Francis, dato che era steso su di lui.

Ignorò, come sempre, le occhiate assassine dei ragazzini del primo anno che passavano di fianco a loro: “Mh?”.

 

“So cosa ti preoccupa, ma io… Ti verrò a trovare.”.

 

Matthew incontrò l’ombra dell’albero sotto al quale erano distesi mentre alzava la testa, sorpreso: “Non torni in Francia?”.

 

Non, chiot.

Riesco ad aprire un negozio a Diagon Alley.

Sai, una cosina un po’ retro e di classe, come ti ho raccontato.

E in più, cosa dovrei fare? Lasciare il mio fidanzato qua da solo?”.

 

Il cuore gli si scaldò.

Sapeva benissimo che Francis amava la sua Francia, ma voleva rimanere lì.

Lui era l’unica cosa a trattenerlo: doveva proprio essere innamorato, il ragazzo.

Gli diede un piccolo bacio sulle labbra, ritornando poi ad accoccolarsi sul suo petto.

Merci.”.

“Grazie a te, cher.”.

 

 

 

L’angelo dell’autrice

Ciao a tutti!
Bene, questa è la mia prima fanfiction nel fandom di Hetalia.

Ho deciso di iniziare con qualcosa di fluffoso, perciò, fra le opzioni che avevo in mente, la Franada era tra le più indicate. In più, amo la Hogwarts!AU, quindi here we are.

Ci tengo a specificare che io NON odio America. È, anzi, fra i miei personaggi preferiti (va bene, in molte cose siamo visciiini visciini). La visione di Francis lo descrive come un idiota.

Also, ho messo dei vari hints FrUk (onesided). Non so perché l’abbia fatto, dato che è una delle mie NOTP, but I regret nothing.

Vi ringrazio già moltissimo se recensirete e/o anche solo se leggerete/metterete la storia fra preferite e/o ricordate. *si ritira a bere il suo tea*

Altra piccola nota (poi me ne vado, giuro!): non sono per niente soddisfatta di questa ff.

L’ho scritta lontanissimo da tutti i miei headcanon: per me Canada non è in Tassorosso e non è neanche così timido come viene descritto sempre.

Ammetto di shippare FrUkUs, perciò sono un po’ contenta per quello, anche se il rifiuto di Alice per Francis mi sembra un po’ stereotipato.

 

Note:

Parole francesi (perché sì, adoro l’idea che Francis usi dei vezzeggiativi e dei diminutivi di cose random per chiamare il suo Mathieu):

 

×          petit fleur: fiorellino

×          mon cher: mio caro.

×          chiot: cucciolo.

 

 [1] Katyusha era uno dei nomi (insieme a Marya, Sofia e Irunya) che Himaruya ha dato come possibili per Ucraina.

Altra cosa: ho questo headcanon fisso in mente sull’amicizia fra Ucraina e Canada (molti, infatti, li shippano).

 

[2] per tanti motivi: uno, il genderswap è cosa buona e giusta.

Due: la UsUk è cosa buona e giusta.

Tre: amo alla follia nyo!Iggy, perciò eccovela qua!

Quattro: una piccola parte di me si sente in colpa a scrivere sempre e solo slash e femmeslash, quindi la UsUk è in het!version. Non che mi dispiaccia. Starebbero bene insieme pure se fossero un cuscino e il divano su cui è appoggiato. #yestoall

 

[3] I miei ship con Turchia sono TurkIce e TurkUkr, quindi ecco un altro voilà!




   
 
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