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Autore: Zomi    04/09/2015    14 recensioni
Senza fidanzato, circondata da neve e da un inverno che sembra divertirsi nell'intralciare i treni, destinata a una riunione di famiglia disastrosa con nonna Tsuru e i famigliari più pazzi del pianeta, Nami sembra essere ormai giunta al patibolo... ma forse la rimpatriata dei Cocoyashi le nasconde ancora qualche sorpresa, e chissà, magari anche piacevole.
*Fan Fiction partecipante alla Zonami Week indetta dal Midori Mikan*
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, RufyxRobin, Tsuru, Un po' tutti, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 17: XOXO this is my Family, Darling
 

-… ecco a lei e buon viaggio!-
Abbozzo un sorriso tirato alla bigliettaia, afferrando con mano debole i due biglietti ferroviari.
Mi incammino sul lastricato duro della stazione, stringendomi nelle spalle e cercando calore nel giubbotto imbottito che indosso, ignorando la neve che non ha smesso di scendere sulle montagne che circondano Raftel e che imbianca senza pietà il paesaggio che si staglia oltre le vetrate della stazione.
Sospiro, stringendo tra le dita due biglietti ferroviari, sorridendo forzatamente e provando con tutta me stessa di continuare a camminare con passo deciso e ben saldo, guardando dritta dinanzi  a me e senza mai abbassare gli occhi su di loro.
Perchè sono due biglietti uguali.
Stesso orario di partenza.
Stesso osto vicino al finestrino.
Stesso numero di cabina.
Sono uguali, sono uguali... si dannatamente uguali!
Deglutisco, intravedendo Zoro con le nostre valigie vicino a un binario e, affrettato il passo, mi avvicino sforzandomi di sembrare naturale e felice.
Si, sono due biglietti uguali e devo esserne felice.
-Fatto?- piega il capo rivolgendomi un suo sorriso sghembo.
Annuisco con forza, facendo tintinnare la cerniera del giubbotto e ticchettando sui stivali bassi, sbattendoli tra loro quando gli arrivo davanti, sventolando i miei trofei di carta.
Sono biglietti ferroviari uguali.
Uguali.
-Eccoli qui!- glieli porgo, ritraendo il braccio dispettosa non appena cerca di afferrarli, facendolo ghignare divertito.
-Andiamo mocciosa!- mi richiama –Fa la brava o dovrò sculacciarti…-
-E una proposta?- piego il capo, facendo dondolare la coda di cavallo che mi lega i capelli in questa domenica mattina.
Lui chiude gli occhi e sghignazza, scuotendo il capo, e non riesco a non intenerire lo sguardo posandolo sul suo sorriso, sulla linea degli occhi scura e sulla zazzera verde, sorridendo appena e stringendo con forza i biglietti che reggo in mano.
Ieri, dopo aver parlato con nonna, io e Zoro abbiamo trascorso tutto il sabato pomeriggio a bisticciare preparando le valigie, lanciandoci addosso calzini sporchi e finendo a fare la lotta coi cuscini. Dopo cena abbiamo dormito assieme, solo dormito, stingendoci l’un l’altro e non aprendo bocca, lasciando che la stanchezza ci soprafacesse.
Non volevo che la giornata finisse, non volevo arrivare in stazione stamattina, e quando ho aperto gli occhi posandoli sulle valigie pronte, una grande tristezza mi ha colpito il petto, pugnalandolo nel centro.
Perché i biglietti sono uguali, le partenze dai binari e orario anche, perfino il vagone è lo stesso, ma la destinazione, per me e per Zoro, è diversa.
Lui Kuraigana.
Io Weatheria.
E la tristezza mi pugnala di nuovo il cuore, riaprendo la ferita che sgorga a cascata nei mie pensieri.
Nonostante nonna, nonostante il sentimento che ho per lui, nonostante la vicinanza che si è formata in questi giorni, nonostante tutto non sono riuscita a dire a Zoro ciò che provo, a dirgli che voglio stare con lui e che no, non mi basta una settimana per averlo come ragazzo, ma lo vorrei per sempre.
Non gliel’ho detto, e ora, in stazione a pochi minuti dalla partenza dei nostri treni, è troppo tardi.
Stropiccio appena i biglietti, fissandoli con le iridi ombrate di rimpianto.
Che dovrei fare? Che posso fare?
Dovrei calarmi nei panni della Mary anni ‘50 e digli che lo amo?
Così? Di punto in bianco?
Dovrei rincorrere la sua carrozza urlando che lo aspetterò e che lo rivoglio indietro con me?
Abbozzò un sorriso, celando la tristezza che mi appesantisce il corpo, scuotendo il capo.
No, non sono Mary e lui non è Jack, non siamo negli anni cinquanta e no, l’amore non può nascere in una settimana.
Non in due persone contemporaneamente almeno.
Deglutisco, sporgendo il braccio che regge i due biglietti oltre le nostre valigie, gettate malamente tra noi a dividerci, porgendogli il suo biglietto.
-Tieni- sussurro, tenendo lo sguardo basso al mio trolley –Con questo il nostro patto è concluso…- sollevo gli occhi, sorridendo a forza -… contento?-
I suoi occhi neri fissano atoni il pezzetto di carta che tremante gli offro, e con un movimento lento e duro lo afferra, riabbassando rapido il braccio.
Grugnisce qualcosa, distogliendo rapido gli occhi da me, infossando le mani nei pantaloni e spiegazzando così il suo giubbotto.
Un silenzio malinconico e duro scende tra di noi, e sono costretta a riabbassare gli occhi al trolley e alla sua sacca a terra per non cedere al pianto.
Perché? Perché non glielo dico ora?
Perché non mi butto tra le sue braccia e lo bacio, dicendogli che mi sono innamorata di lui e che, anche se è un buzzurro rozzo e balestrato, voglio stargli accanto?
Perché non lo faccio?
Mi mordo il labbro inferiore, aprendo e stringendo le dita nei palmi, accarezzando il mio biglietto in cerca delle parole giuste.
Non posso lasciarlo andare così, potrei non rivederlo mai più, potrei non riuscire più ad assaporare le sue labbra, perdermi nel suo sguardo, sbuffare spazientita da un suo “mocciosa” o addolcire lo sguardo per un suo ghigno.
Non posso perderlo, se lo faccio… come lo dirà a nonna?
Ho deciso: glielo dico, e glielo dico ora!
-Zoro…- lo chiamo piano, sistemandomi una ciocca di capelli dietro un orecchio, sentendomi una quindicenne e non una donna di venti e fischia anni -… io…-
Rialzo gli occhi, osservandolo sgranare i suoi e fissarmi interrogativo, forse un po’ incurvato verso di me a pendere dalle mie labbra.
-… ecco…- deglutto -… i-io…-
L’altoparlante della stazione gracchia nell’aprire il microfono, vibrando nell’echeggiare nella stazione i vari treni in arrivo e in partenza.
Alzo la testa alla cassa sopra di noi, fulminandola e augurando una gastroenterite al capostazione che sta parlando proprio ora, che ero pronta a dichiarami al mio buzzurro.
E andiamo!!!
Cinque minuti, ti chiedo solo questo!!!
-Binario 3, in partenza per Kuraigana… Un deux trois! Affettatevi a salire… pliè!-
-È il mio treno!- afferma Zoro, facendomi voltare nuovamente su di lui, sgranando gli occhi presa dal panico.
No, non ora, non andartene.
-Zoro!- avanzo di un passo, incespicando su una briglia della  sua sacca, facendolo ridacchiare.
Si piega e l’afferra, caricandosela in spalla senza fatica e sistemandosi la giacca.
-Bhè…- ghigna, ruotando gli occhi su di me -… tutto sommato, è stato bello-
Mi mordo il labbro e annuisco con forza.
Non piangere, non puoi piangere così per lui Nami: non sei una mocciosa… o forse si? La sua?
-Si, molto bello- sorrido appena, vedendolo annuire a sua volta.
-Io…- ghigna, e avanzo ancora di un passo, calciando il trolley.
-Tu?- lo incalzo.
Parla ti prego, dimmi che…
-… spero di rivederti- afferma, rivolgendomi un sorriso caldo, dolce, immensamente e solamente mio.
-Si?- chiedo speranzosa.
-Si, e poi è probabile che accada- fa spallucce, voltandosi di tre quarti –Presto sarò nella squadra nazionale di Kendo e tu sei una fotografa professionista…- ruota il capo verso di me, immobile e ferma come una stupida a fissarlo.
-Perché non dovremmo rivederci?-
-G-già- balbetto –Perché non dovremmo?-
Forse perchè ci sono migliaia di fotografi sportivi e non chiameranno di certo me, forse perchè sarò a Dressrosa quando lui sarà annunciato ufficialmente nella squadra nazionale, forse perché non sempre la vita è come la vorremo noi.
Ci guardiamo per un altro lungo secondo, prima che lui pieghi il braccio, forse in saluto, facendomi scattare di un altro passo verso di lui, dando l’ennesimo calcio alla mia valigia, che cade a terra in un tonfo sordo, sordo come ogni mia speranza spezzata, nel fissare Zoro ripiegare la mano nei pantaloni e abbassare gli occhi sui suoi passi.
-Ciao mocciosa- alza un angolo della bocca, dandomi definitivamente le spalle e camminando ungo il binario, allontanandosi da me.
-Ciao buzzurro- sussurro piano, fissandolo sparire nel suo vagone e perdendolo di vista solo quando il treno esce dalla stazione in un lento brusio, circondato dai fiocchi di neve.
È finita.
È finita per sempre questa splendida settimana.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
No!
Finisce quando lo dico io!
Corro, corro come una disperata, scalpitando e spintonando la massa di pendolari e viaggiatori che occupano la stazione di Drum, sbattendo di qua e di là il trolley, che incespica in ogni crepa della pavimentazione, seguendomi in questa folle corsa.
Sono dovuta arrivare fino a Foosha per capire che mai e poi mai potrò dimenticarlo, e che una vera Cocoyashi non si lascia scappare così l’uomo che ama.
Ansimo e annaspo raggiungendo la biglietteria, sbattendo le mani sul vetro che mi separa dalla bigliettaia, rugosa e attaccata a una bottiglia di liquore come un’alcolista non molo anonima.
-Un biglietto per Kuraigana!!!- berciò, strizzando gli occhi e ansimando senza fiato.
Ho corso per tutta la stazione, saltando giù dal treno che da Foosha mi ha portato qui, praticamente a metà strada dalla mia meta.
Zoro aveva un diretto, e se sono fortunata troverò un locale che mi porti da lui.
Si, devo, voglio, posso essere fortunata!
-… neve- deglutta la bigliettaia, oscillando i ricci giallo-verdastri.
-COSA?!?- strillò, premendo le mani sul vetro.
Lei, nella sua divisa blusastra, da un altro sorso alla bottiglia, bagnandosi labbra e mento di vino, che si asciuga con una manica prima di emettere un strozzato “hic” e fissarmi con sguardo vacuo e arrossato.
-La neve- fa spallucce, allungando un dito rugosa alle vetrate della stazione imbiancate –Nessun treno parte causa neve…-
- NON È POSSIBILE!!!- sbianco, piegandomi sulle gambe, sbattendo con gli stivali la valigia.
-No, no, no, no…- scuoto il capo, tenendomelo tra le mani.
No, non può essere.
-… ma i terni…- borbotto.
-Solo quelli con partenza entro i prossimi cinque minuti partono, gli altri sono fermi fino a domani mattina: questa neve scenderà per tuuuuuutta stanotte!- torna attaccarsi alla bottiglia, parlando sbiascicata.
-E nessuno parte per Kuraigana?- domando speranzosa, risollevandomi e sporgendomi verso di lei.
-Uhm…- riflette, ruotando lo sguardo beone al soffitto della sua postazione -… si…-
Siii!!! C’è ancora una possibilità, una speranz…
-… ma è al completo e non ho altri biglietti-
Sbatto la fronte contro il vetro.
Fortuna fottiti!
-Dev’esserci un modo per raggiungere quella città!- sbotto, pestando i piedi a terra –La prego!-
La fisso con i miei miglior occhi da cucciola abbandonata e Kokoro, questo è il nome traslucido che riesco a leggere sulla sua divisa macchiata di liquore, si batte a ritmo le dita sul mento.
-Bhè…- schiocca la lingua, non guardando nemmeno per scherzo il computer che lampeggia davanti a lei -… prima è passato un tizio…-
Aggrotto la fronte, ma mi avvicino, sperando che la sua mente rimanga in questo sprazzo di lucidità tanto a lungo quanto mi serve.
-Un tipo strano, in gessato violaceo e con la coda di cavallo, i baffetti color… color Cabernet Sauvignon…- si tamburella le dita sulla pancia enorme, fissando innamorata la sua bottiglia di vino -… Momonga mi pare ci fosse scritto sul biglietto…-
-E con ciò?- cerco di metterle fretta.
Dove vuoi arrivare vecchia befana alcolizzata? Dove?
-Bhè, questo tizio aveva questo biglietto per Kura-cosa…- singhiozza, impestando l’aria tra di noi di fumi alcolici.
-Kuraigana- la correggo, sventolando una mano tra di noi per rinfrescare l’aria.
-Si, quella!- si esalta, battendo la bottiglia sulla sua parte di ripiano –Insomma, voleva cambiarlo, ma qui…- solleva un pollice ad indicare la targhetta “Biglietteria” posta sopra la sua posizione -… vendo biglietti, mica gli ambio-
-E allora?- sbotto spazientita –Nonna ho fretta: arriva al nocciolo!-
-E allora, l’ho inviato allo sportello “Cambio Biglietti”- fa spallucce, con aria logica quasi fossi io la sbronza.
-E cosa centra con me?!?- strillo ormai la limite.
Voglio solo ritrovare Zoro e dirgli che lo amo: è chiedere troppo?!?
-Bhè, se lo trovi e lo convinci a venderti il biglietto, puoi andare a Kukuilà…- si stacca con un rutto dalla bottiglia, ruotando gli occhi azzurri su di me -… capito cosa centra con te ora?-
Spalanco la bocca incredula, e mi trattengo dall’urla di gioia solo perché ho poco tempo, e afferro rapida il trolley, tornando a correre nella massa.
-Hai solo cinque minuti!!!- strilla la strega, e annuisco salutandola con una mano alzata, ringraziandola con ogni battito del mio cuore.
Ho ancora una speranza, ancora una possibilità!
Devo solo un tizio in gessato violaceo e con una coda da cavallo e baffetti color vino: che ci vuole?!?
Zigzago tra le gente irritata e furiosa per la neve, orientandomi verso lo sportello per i cambi di biglietti, dove è diretta la mia unica speranza di rincontrare Zoro il prima possibile.
Ignoro le proteste che mi circondano, gli spintoni, il trolley che cigola e le gambe che tremano, cercando con occhi vigili il mio salvatore, finché non li poso su una montagna formato uomo in gessato viola.
È lui!
È lui ne sono certa, e avanzando a passo rapido riesco a distinguere una coda di cavallo rossastra e due mani: una stringe una ventiquattrore, l’altra un biglietto ferroviario.
-Ehi!!!- inizio ad urlare –Ehi, Momonga!!!-
Il caos è troppo intorno a me, la mia voce si perde, fatico a tenere il suo passo spinta da tutti i viaggiatori, che mi ostruiscono la visuale per un secondo di tropo, facendomelo perdere di vista.
-No!!!- urlo, e mi spingo contro una coppia che mi intralcia, superandola maleducatamente e sbiancandomi in avanti, andando a sbattere contro uno zaino e la sua fibbia di ferro.
-Oh cavol… ouch!!!-
In un attimo sono gambe all’aria, ruzzolando sulla mia valigia e con il naso che esplode, mandandomi a fuoco la faccia.
Dannazione!
Strizzo gli occhi, cercando di riconoscere qualcosa intorno a me, mettendo a fuoco due figure piegate davanti alla mia visuale, che blaterano e agitano le mani impacciati.
-Mi spiace!!!- urlacchia un ragazzo moro e con degli occhiali scuri.
-Non ti ho vista, io…- balbetta il suo compare, rapato e con una cicca penzoloni sulle labbra.
-Si, il mio amico qui non l’ha fatto apposta- agita le mani il moro, grattandosi poi un tatuaggio sulla guancia sinistra -È distratto ma sai parlavano di ragazze…-
-Si, Johnny mi stava consigliando come fare colpo e…- si passa le mani sulla pelata -… e io…-
-E lui ha sbagliato!- lo colpisce sul petto con il dorso della mano, ruotando il capo su di lui –Non dovevi colpire una ragazza con lo zaino, imbecille!-
-Lo so, cosa credi?!!?- ribatte, mentre il nervoso cresce in me.
Mi stanno facendo perdere tempo!!!
-Le stavi staccando il naso dalla faccia Yosaku!-
-Mica l’ho fatto apposta!!!- ringhia –Io…-
-State zitti!!!- strillo, tamponandomi il naso rosso, dividendoli e liberando la visuale dinanzi a me e cercando disperatamente la mia montagna in gessato viola e capelli all’ultimo mohikano.
Ma non c’è!
Non è più qui, non c’è da nessuna parte e sento il corpo arrendersi all’evidenza che anche la mia ultima speranza è sparita tra la neve.
-Lui…- singhiozzo -… lui non c’è più…-
Sento le gambe cedermi del tutto sulla pavimentazione, le mani afflosciarsi sui jeans e la testa esplodere mentre le lacrime scendono lente e calde sulle guance.
-Lui… lui era la mia ultima speranza…-
Non rivedrò più Zoro, non potrò più dirgli che lo amo e che voglio stare con lui.
Se anche arrivassi domani a Kuraigana, come lo troverei?
Non mi ha detto dove si terrà la sua audizione, e non ho la più pallida idea di come trovarlo!!!
È finita, e ora lo è davvero.
Le lacrime continuano a scendermi giù per gli occhi, sulle guance e sulla pelle, cadendo sul giubbotto e bagnandomi le mani, che sfrego come una bambina sul viso, incapace di frenare la mia tristezza.
-Ehi, tr-tranquilla…- si alza Johnny, agitando le mani -… non-non abbiamo cattive intenzioni noi…-
-L’ho perso!- singhiozzo, non riuscendo a vedere nulla oltre le lacrima che mi inumidiscono lo sguardo –H-ho pe-erso Zoro…-
Scuto il capo, premendo le mani sul viso.
-Lo amo!- ansimo –Lo amo, e o-ora non potrò-potrò più dirglielo!-
Le spalle mi tremano, il respiro si spezza e le parole mi escono a fatica dalla bocca.
-Lui…- annaspo, infischiandomene delle facce confuse e sbigottite di questi due idioti -… lui e-era qu-quello giu-giusto!-
Perché? Perché l’ho lasciato andare?
Perché non ho fatto di tutto come ha detto nonna per tenerlo con me?
Perché?
-Zo-zoro…- singhiozzo -… io… io…-
Qualcuno mi prende un polso con forza, strattonandolo verso l’alto e sollevandomi di peso dal mio trolley, dove mi sono accasciata sconfitta, facendomi voltare
Non provo nemmeno a ribellarmi, ne a mandare al diavolo questo sconosciuto che cerca di riportarmi a galla dalle mie lacrime.
Non ci provo, ma non ne ho nemmeno il tempo, perché non appena riesco a mantenere un equilibrio precario sulle gambe, due labbra sottili e decise mi baciano, mordendomi le labbra con passione crescente, leccandomele e non lasciandomi respirare.
Mi stacco stordita, sbattendo ripetutamente le palpebre incredula nel riconoscere la figura che mi appare non appena lo sguardo mi si spanna dalle lacrime.
Occhi neri, labbra sottili, un sapore travolgente che mi invade ancora le labbra, mani forti e grezze che mi stringono la vita e una zazzera verde che si sfrega con la mia frangia rossa.
Lui…
Lui è…
-…Zoro…-
La mia bocca torna sulla sua, la mia lingua lo cerca e trova, le mani gli accerchiano il viso stringendolo mentre i nostri corpi si premono tra loro, ritrovando l’incastro perfetto che nelle ultime notti ci ha unito.
Una sua mano mi accarezza le guance, asciugandomele prima di immergersi tra i capelli e liberarli dall’elastico che li costringe nella coda di cavallo, passando le dita nelle ciocche e giocando con loro.
È qui, è lui, mi sta baciando e… e non ci sto capendo niente, ma non mi importa!
-Ehm… fratello- tossicchia Yosaku, cercando di attirare la nostra attenzione –Credo di capire che conosci questa rossa… o sbaglio?-
Nessuna risposta, ancora baci, ancora carezze, ancora mani che si cercano.
-Ehi Zoro! E andiamo fratello dicci…-
-Lascia stare Yosaku!- bette una mano sulla sua spalla Johnny ridacchiando –Andiamo a cercare un hotel per stanotte: Kuraigana può aspettare per ora!-
Sento solo passi lontani, spintoni leggeri, imprecazioni per un trolley lasciato in mezzo ai piedi e le mani di Zoro che giocano con il mio corpo, toccandolo e stringendolo mentre le nostre bocche non vogliono smettere di parlare tra loro.
Le labbra schioccano, le lingue si intrecciano, i respiri si perdono a ritmo dei battiti che perdiamo.
Ci stacchiamo a forza, per nulla inclini a smettere ma bisognosi d’aria, che entra svelta nelle bocche spalancate mentre sfreghiamo le nostre fronti tra loro.
-Cosa..- ansimo, aggrappandomi a lui per il collo -… cosa fai qui?-
-Umpf…- ghigna -… ho preso il treno sbagliato-
Sbatto le palpebre sbigottita, fissandolo scioccata: è un modo per dirmi che doveva venire con me sul mio treno, o si è perso davvero?
-Si è fermato qui, e non a Kuraigana- fa spallucce, baciandomi le guance e il naso ancora rosso per la botto contro lo zaino dello strano tipo di prima.
Si è perso, si è perso davvero!
-Ma…- balbetto.
-Per fortuna Johnny e Yosaku erano qui- mi bacia le labbra –E mi stavano accompagnando al cambio dei biglietti…-
-… come…?-
-Dovevo tornare a prenderti- mi solleva da terra, abbracciandomi e baciandomi –Non entro nella nazionale di Kendo senza che la mia ragazza mi veda- ghigna e con uno strattone mi carica in spalla come un sacco di patate.
-Ehi!!!- mi dimeno –Che stai dicendo?!? Spiegati!!!-
Non ci capisco niente: è qui perché si è perso, ma chi sono Johnny e Yosaku, che ci fanno qui e… e che vuol dire con “la mia ragazza”?!?
Lo sento sbuffare e ripormi a terra, non allentando però la presa sui miei fianchi.
-Johnny e Yosaku sono dei miei compagni di allenamento- spiega, sistemandomi con due dita una ciocca di capelli dietro un orecchio, mentre lo fisso attonita –Eravamo d’accordo che mi avrebbero aspettato a Kuraigana per gli ultimi allenamenti prima del mio provino… non sapevo fossero fermi a Drum a causa delle nave-
-Ma perché dovevi tornare a prendermi?- deglutisco, aggrappandomi alla sua giacca.
Dillo, ti prego dillo.
Non infrangere di nuovo le mie speranze.
Zoro ghigna, ghigna con il suo fare da strafottente, facendomi sciogliere le gambe e tremare le braccia. Ghigna e mi fa sorridere senza un perché.
-Per lo stesso motivo per cui tu sei qui e non a Weatheria- si abbassa con il viso, baciandomi ancora.
Oh andiamo!!!
Che ti costa dirmelo buzzurro scemo.
Mi divincolo dalle sue labbra, riluttante ma testarda.
-Dillo!- mi impongo –Dillo o ti riporto da nonna… e da papà!-
-Ahhh, quella tua famiglia!!!- sghignazza, ruotando gli occhi al cielo –Non so se l’anno prossimo resisterò tutta la settimana con loro: una solo notte di sesso non mi basterà, sappilo!-
Gli mollo un piccolo pugno sul petto, stringendo poi la stoffa del suo giubbotto, costringendolo ad abbassarsi su di me e a farsi baciare, mentre sorrido come una bambina felice.
-Oh quanto mi dispiace: xoxo, è la mia famiglia tesoro!- gli tirò una linguaccia, strattonandolo di nuovo sulla mia bocca e schioccando le labbra sulle sue –E tu ne fai parte…-
-Si?- mi bacia, aggiungendo alla sua presa sulla sua sacca anche il mio trolley.
-Certo…- affondo il viso contro il suo -… sei il mio fidanzato, ricordi?-
-No non ricordo- sfrega la fronte sulla mia, abbassando la voce –Ricordo solo una mocciosa che piange e che dice di amarmi-
-T-tu… ero momentaneamente disperata!!!- strillo, sentendo le guance andarmi a fuoco.
-Mm-m- annuisce, baciandomi una tempia –Per fortuna sono tornato indietro in tempo dallo sportello cambi, altrimenti il tuo momentaneamente sarebbe stato un permanente disperata…-
-Di sicuro sei tornato indietro perché ti eri perso!- sbuffo, gonfiando le guance rosse.
-Ehi!- sbotta, ghignando -È questo il modo di rivolgerti all’uomo che ti ama?-
-Si!- arriccio le labbra, sorridendo al limite dell’euforia.
L’ha detto, ha detto che mi ama, e lo ha detto ghignando con quel suo modo di fare che amo, con lo sguardo magnetico che amo, con una sua mano sul mio fianco come amo.
-E ora andiamo!- lo prendo per mano, strattonandolo verso l’uscita della stazione.
-Dove?- mi segue, sballottando le nostre valigie senza riguardo.
-In un hotel- piego il capo, assottigliando gli occhi con fare malizioso –La perturbazione di neve durerà tutta stanotte e nessun treno partirà fino a domani mattina-
Rallento il passo fino a posare il petto sul suo, sfregando i seni sul suo giubbotto.
-Kuraigana dovrà aspettare domani il nuovo componente della squadra nazionale di Kendo… ti spiace?- mi mordo il labbro, disegnando ghirigori sui suoi addominali.
Lo vedo ghignare, abbassare il viso fino a baciarmi e poi rialzarlo appena, soffiandomi sulle labbra bagnate del suo sapore.
-Per niente…- sussurra -… ho bisogno di una notte di allenamento con te-
Torniamo a baciarci, a stringerci e a intrecciare le nostre dita come venerdì mattina.
Torniamo ad essere l’ombra moderna di Jack e Mary, fermi nei loro adorati anni cinquanta a baciarsi in una stazione piena di vapore e calore al profumo di carbone.
Torniamo ad essere un buzzurro e una mocciosa, circondati dalla neve e reduci da una riunione di famiglia bella e brutta.
Torniamo ad essere noi, non più solo lui, non più solo io.
Torneremo a Raftel l’anno prossimo, e nonna Tsuru sarà fiera di noi… spero!
 
 














ANGOLO DELL’AUTORE:
E alla fine ce la fece!!!
Si sono l’autrice disgraziata di questa long che dopo un anno, tre mesi e tre giorni trova fine, finalmente! E che n’è voluta per arrivare fin a qui, ve lo dico io!
Dovrei ringraziare un miliardo e mezzo di persone, come Milly che mi ha spronato e minacciato capitolo dopo capitolo, Fedekira che mi ha implorato di finirla con occhioni da cucciola (come potevo dirti di no! Come?!?), Rolochan105 che mi ha concesso l'uso della sua bellissima FanArt e Eva che mi riempiva cuore e anima di belle parole.
Ma anche chi come akiralovemanga, andromaca14, Deliadeetedera,Eva98,EvelynChan,feffe99,giuggy 3, hikaru_angelic, Irca, Je_chan, kiko90, krystal86, Martina Malfoy, metaldolphin , missredy, mosa01, Pandiva, Resha_Stark,ShikaTema76, shivisdivis,TatianaRomanova , timetosaybyebye, _cercasinome_ che hanno preferito questa FF ad altre (un giorno mi spiegherete per quale assurdo motivo!!!)
Eva98, hikaru_angelic, shivisdivis che la vogliono ricordare.
AceDPortogas, allucinator_zona, arcadialife, arcangela87, AresEris, Bruli, cassie91 , Deliadeetedera, doragun hitomi, ele_u, Elisa8830, etreova, Eva98, fantasy90, fanzoro , FedeSerecanie, girosolomina, hikaru_angelic, Hurricane_X, Ice Star, IlCantoDiLorelei , JCMA, killer_joe, kokoswan, Kumiko__Chan, luciaasc, LuxLuxis,LysL_97, metaldolphin , michiru93, mimi95, miyuki90, Nami33, namine92,Nami_Roronoa96, nickreds, Piccola_Luna, RollyChwan, shiva84, shivisdivis, sonnysh, stefirobin, yasuko, yukii96 ,Yuko otaku powa,Zonami84, _cercasinome_ che l’han seguita fino a qui.
Vi adoro, e vi dedico questo capitolo finale che spero vi sia piaciuto... grazie per avermi accompagnato fin qui, e spero che non scendiate da questo treno in corsa su cui ancora scrivo.
Un bacio
Zomi
 
 

 
   
 
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