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Autore: Dugongo99    07/09/2015    1 recensioni
[Fantasy/drammatico]
Spesso, al giorno d'oggi, non ci poniamo domande sull'onore o sulle morali della vita. Con una storia inventata, invito la gente a pensare, divertendosi leggendo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il vento ululava feroce. Con una violenza colma di rabbia e crudeltà, cercava, in ogni istante, di farsi strada tra gli strati di pelliccia che ricoprivano la grossa figura ammantata, in cima alla rossa montagna, come fredde stilettate. Ma il vento, non sapeva una cosa: quell'uomo non aveva paura di lui. D'altronde, se avesse temuto il vento, come avrebbe fatto a scalare la montagna rocciosa la notte, con una tempesta? Un sogghigno minaccioso apparve, simile a un pallido fulmine, sulla sua bocca storta, unica cosa che si riusciva a intravedere, sotto quel cappuccio nero. Dall'alto di quella rupe, si poteva scrutare ogni cosa, ed egli rimase lì a contemplare il paesaggio per molto tempo, simile ad un re che esamina la corte, con l'aria quasi annoiata, di chi è solito essere riverito e rispettato. Poi, con estrema lentezza, l'uomo spostó i suoi occhi, rilucenti in quella semi oscurità, sull'essere che gli stava di fronte. Quest'ultimo era legato ad un palo di duro legno di tasso, piantato esattamente al centro dell'irregolare perimetro dell' altura della montagna. Le braccia erano state legate dietro al palo in precedenza con delle corde robuste, che gli avevano causato profonde escoriazioni sanguinolente, le quali iniziavano a puzzare. Il torace, coperto soltanto da una leggera giacca di cuoio malconcia, era pallido e tremante alla luce della cruda luna, la quale era sottile quanto il filo di un pugnale, quella notte. Era stato torturato più volte, il che si poteva dedurre dai tagli sul viso, il collo e il petto. L'uomo torturato era inginocchiato, i pantaloni ridotti in brandelli e il capo chino per terra, in uno stato di spossatezza al limite dell'umano. Tuttavia, da quell'essere ridotto in fin di vita, si percepiva l'orgoglio e la fedeltà che un tempo aveva portato con fierezza. La figura ammantata gli si avvicinò, con passi lenti e ben distesi, in modo da incutere, man mano che si avvicinava, quel senso di timore che anche il più impavido provava quando camminava con fare minaccioso, per le strade. Ma, com'era sempre successo da quando aveva legato a quel maledetto palo quell'uomo, notó con rabbia che non succedeva nulla. Nè un tremito, un brivido, un sussulto. Frustrato, gli tiró un calcio sul petto in modo così brutale che per poco non gli fece perdere i sensi. Quel poveretto cacció fuori dalla bocca tumefatta un lamento, simile a un corno da caccia che, crudelmente, indica ai cacciatori l'individuazione della preda. La figura ammantata si inginocchiò di fronte a quell'uomo, per avere la testa alla sua stessa altezza, che, malgrado avesse umiliato, torturato, ridotto a un essere senza dignità e averi, non lo aveva mai temuto, e non aveva mai estorto informazioni. O almeno quelle che lui voleva sapere. Perché? Cosa spinge un uomo a farsi uccidere piuttosto che parlare? Non pensa ai suoi cari, ai suoi affetti, alla sua vita? Cosa c'era di così fondamentale in quelle informazioni? Certo, sapeva che erano importanti, cosa lo avrebbe torturato a fare sennò? Ma forse si nascondeva un disegno molto più intricato e dettagliato di quanto avesse pensato. Con lentezza, tiró fuori dalla manica il suo pugnale. Era elaborato, fatto con acciaio di alta qualità, con i bordi seghettati e appuntiti, simili a un ghigno sinistro, che si intonava benissimo con la personalità del suo padrone. Afferrò la chioma nera dell'essere che gli stava di fronte, che un tempo era stata lucente e curata, ma che ora era solo una matassa scura di stoppa. Li torse all'indietro, costringendolo a volgere il capo verso l'alto. Poi prese il pugnale. "Dov'è?" Chiese per l'ennesima volta, con voce roca e crudele, priva di qualsiasi emozione, mentre posizionava il pugnale sulla gola dell'uomo, simile a un freddo bacio. L'uomo rimase immobile, non un lamento gli uscì dalle labbra. "Mi sono stancato." Soggiunse la figura ammantata "non ci saranno altre occasioni per parlare." L'uomo rimase immobile, a guardare la volta stellata. Sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe osservato, e voleva ricordarsela per sempre. La figura ammantata lo capì. No. Non gli avrebbe dato anche quella soddisfazione. Con gesto rapido, gli taglio la gola. Il corpo si accasciò a terra, simile ad un fantoccio di creta che cade a terra, sgretolandosi. "Sciocco orgoglioso." Sputó per terra e si alzò, disgustato da tanto onore. Lui non aveva bisogno di queste stupide convinzioni. Per lui tutto era facile: faceva ciò che gli era più comodo. Perché farsi ammazzare per non aver risposto a una semplice, sciocca domanda? La vita è una sola, perché sprecarla in modo così inutile, quando si può godere di mille altri piaceri, prima di morire? Non lo capiva. Non perché fosse stupido. Perché era superficiale. Preferiva stare a galla nel mare, piuttosto che immergersi ed esplorare fondali, trovando mille meraviglie colorate. Perché? Semplicemente perché era più comodo farsi accarezzare da morbide onde spumeggianti, piuttosto che rischiare, al fine di essere poi ricompensati. Ma pensandoci più attentamente, se arrivasse una tempesta, chi verrebbe più danneggiato? Colui che nuota in profondità, o l'uomo in superficie? Colui che rischia o la persona che aspetta, noncurante di ciò che si sta perdendo? Erano domande che non si pose, e che probabilmente non si sarebbe mai posto nella sua sporca, vile vita. Ma vivere, alla fine cos'è? Ricorrere a mille trucchi sporchi, cercare di sopravvivere tradendo coloro i quali un tempo si serviva, o rimanere fedele a dei principi, anche a costo della morte? Ma in fondo, a lui non importava. Non gli importava di niente, in effetti, se non la morbosa e sporca convinzione che ogni uomo, in fondo in fondo, ha ancorato simile ad un parassita all'anima, la voglia di mettere se stesso prima degli altri. Era stato ciò a spronarlo a mutilare, torturare, maltrattare e minacciare l'uomo che aveva, infine, ucciso miseramente, simile ad un cane abbandonato nell'aia di qualche fattoria, un tempo utile e forte, ma ormai troppo vecchio per servire davvero a qualcosa. Scrollò le spalle, frustrato. Si alzò. Aveva perso tempo prezioso, con quello stupido essere stolido. Ora avrebbe dovuto cercare qualcun altro, magari qualcuno più facile e con meno principi inutili, finché non avrebbe scoperto l'informazione che tanto gli serviva. A qualunque costo.
   
 
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