Una mossa azzardata può
costare caro
Ormai erano ore che
camminavano, e anche se Zoro non aveva detto una sola parola sul fatto che non
ce la faceva più a stargli dietro, Sanji riuscì lo stesso a capirlo attraverso
il suo sguardo assolutamente annoiato, per non parlare dei milioni di sbadigli
che il ragazzo emetteva uno dietro l’altro.
- Se non ti andava di
venire potevi anche dirmelo – mormorò il biondo fermandosi davanti ad una
vetrina. Zoro sospirò passandosi una mano sulla nuca.
- Veramente prima mi andava...
– Sanji lo guardò scuotendo la testa mentre entrava nel negozio tirandoselo
dietro.
- Questo è l’ultimo te lo
giuro – ridacchiò mentre Zoro annuiva infilandosi le mani nelle tasche del
jeans. Ok che a Sanji piaceva andarsene in giro a fare shopping, ma non avrebbe
mai creduto che potesse passare ore e ore a indossare vestiti... neanche una donna
era più vanitosa di lui!
Il biondo si tuffò nella
ricerca di qualcosa facendo scorrere gli occhi attraverso le decine di vestiti
appese sulle stampelle del negozio, finché una commessa non gli si avvicinò.
- Posso aiutarla? – chiese
sorridendogli. Sanji annuì.
- A dire il vero vorrei
comprare qualcosa di carino per quel ragazzo, lo vede laggiù – bisbigliò
indicando Zoro che se ne stava a fissare assolutamente sconcertato la targhetta
con il prezzo di un semplice cappello di lana nero. Ma come si poteva pagare
una cifra simile per una cosa così? Preso com’era dalle sue riflessioni su come
la gente fosse sempre più idiota, senza fare accessioni per il suo “adorato”
ragazzo, non si era accorto che proprio il suo ragazzo stava cercando con la
giovane commessa, qualcosa per lui.
- Dice che questo potrebbe
andare? – chiese la ragazza mostrando a Sanji un paio di pantaloni di velluto
nero con una piccola rosa ricamata sulla coscia sinistra. Il biondo li guardò
per un po’ e poi scosse la testa.
- No, direi che non sono
proprio il genere di Zoro – sentenziò trattenendo una risata. Poi guardò il
ragazzo che si stava avvicinando e fece segno alla commessa di non lasciarsi
scappare nulla.
- Beh non vorrai comprare
questi cosi, sono orrendi – ridacchiò Zoro prendendo dalle mani di Sanji i
pantaloni. Il ragazzo si scambiò uno sguardo con la ragazza che si portò una
mano sulla bocca per non ridere in modo poco educato.
- No infatti... a te cose
piacerebbe? – Zoro alzò le spalle. A dire il vero non gli importava molto come
se ne andasse in giro Sanji, anzi lo preferiva senza vestiti e non faceva molta
fatica a dirglielo. Voltò gli occhi su un paio di pantaloni bianchi talmente
attillati che neanche Sanji avrebbe potuto indossarli, ma decise comunque di
divertirsi a testare quando quel biondino era capace di essere testardo.
- Dai prova questi – il
biondo li guardò da ogni angolazione sapendo che Zoro si aspettava una risposta
del tipo “non mi entreranno mai”, ma lui era più dritto di quello che poteva
pensare.
- Ok – sorrise mentre si
dirigeva nel camerino. Zoro ridacchiò immaginandosi già la scena in cui sarebbe
stato costretto a uscire a testa bassa ammettendo che non erano della sua
misura. Si sedette su una poltroncina blu mentre la commessa gli chiese se volesse
bere qualcosa. Uno come lui non era il tipo da rifiutare un bicchiere di
champagne per nessun motivo, e così si fiondò subito con le labbra sul
cristallo buttando giù un po’ di bollicine.
Mentre aspettava che la
sua piccola vittoria di consumasse, si guardò ancora in giro. Come poteva Sanji
permettersi di acquistare certi vestiti? In fondo era un semplice pasticcere,
seppure lavorava in una delle pasticcerie più rinomate della città. Ma in
verità, non sapeva molto su di lui, sulla sua famiglia. Conosceva solo quello scorbuticone di suo zio Zeff, che quando aveva saputo che
stavano insieme gli aveva pure detto, che suo nipote non poteva trovare di meglio
di un mezzo sfigato che se ne andava in giro credendo di vivere ancora nella Londra
del ’77... ma magari la famiglia di Sanji era una di quelle di alta classe.
Questo avrebbe spiegato le buone maniere di cui era dotato il ragazzo, e il suo
atteggiamento che troppe volte aveva trovato da damerino. Strano come si poteva amare qualcuno che alla fine non si
conosceva davvero.
- Allora come mi stanno? –
a quella domanda si voltò verso la tenda del camerino dove era entrato Sanji, e
fu costretto a tossire un paio di volte per non soffocare con lo champagne.
Sanji se la rise mentre si
rimirava nello specchio assolutamente soddisfatto della reazione ottenuta.
- Le stanno d’incanto –
nel frattempo anche la commessa era giunta a vedere cose era successo quando
aveva sentito tossire, rimanendo assolutamente incantata dal ragazzo biondo davanti
a lei. Beh onestamente non credeva che gli sarebbero andati bene, invece gli
aderivano alla perfezione, per non parlare del petto nudo che stava osteggiando
sopra quei bianchi pantaloni.
Sorridendole Sanji la
ringraziò dicendole che li avrebbe acquistati.
- E tu che credevi che non
mi sarebbero andati – mormorò divertito guardando Zoro che stava ancora
cercando di prendere aria dopo il rischio soffocamento di poco prima. Il
ragazzo dai capelli verdi si alzò e gli si avvicinò con sguardo truce. Poi afferrò
il biondo per un polso e lo trascinò nel camerino richiudendo velocemente la
tenda rossa che lo serrava.
- Ora vediamo quando ci
metto a sfilarteli – sospirò audace spingendolo scontro la parete della cabina.
- Sei un maniaco, lo sai?
– ghignò Sanji mentre il suo ragazzo iniziava a far scorrere le dita sulla sua
pelle.
- Sì, lo so – affermò Zoro
baciandolo con foga. Visto che aveva passato l’intero pomeriggio ad andargli
dietro come un “bravo bambino”, era arrivato il momento di comportarsi come suo
solito, e dare libero sfogo alla sua vera natura.
La limousine percorse la
strada principale, che portava fuori città. Franky guardò dal finestrino per
cercare di capire dove lo stessero portando.
- Come mai il suo avvocato
non è qui? – chiese Kaku. Il finto magnate riportò gli occhi su quelli acuti
del legale. Si aspettava quella domanda, e aveva anche la risposta da
rifilargli.
- E’ stato trattenuto da
alcune faccende personali, ma ci raggiungerà presto – Usopp invece aveva
tentato in tutti i modi di impedire a Franky di andare a quell’incontro, e
quando il meccanico gli aveva risposto che era la sua ultima occasione di
mettere la parola fine a tutta quella faccenda, il moro gli aveva risposto che
se voleva rovinarsi, lui non l’avrebbe di certo aiutato. Ma la sua presenza non
era indispensabile. La sua parte l’aveva fatta, gli serviva solo un po’ di
credibilità agli occhi di Lucci, e l’aveva ottenuta.
Proprio Lucci, seduto sul sedile di fronte a Franky gli porse un bicchiere di
scotch.
- Le va di bere qualcosa
finché non arriviamo, Mr. Flam? – sospirò con un ghigno. Franky accettò ignaro
di ciò che gli sarebbe accaduto. Dopo qualche minuto la testa del ragazzo
iniziò a girare.
- Che diavolo mi succede?
– mugugnò portandosi una mano alla testa. Le vista si stava annebbiando e le
voci di Kaku e Lucci arrivavano ovattate alle sue orecchie. Bastò poco, che
perse i sensi crollando contro il vetro del finestrino.
- Perfetto – sorrise
ancora Lucci. Poi bussò con le nocche contro il vetro che divideva l’abitacolo,
dal posto di guida.
- Fermati al cantiere 23 –
ordinò all’autista, che immediatamente eseguì il comando.
- Piccolo bastardo, credevi
di fregarmi – ringhiò afferrando i capelli tinti di biondo di Franky. Il
meccanico intanto era completamente immerso in un sonno profondo senza che protesse
fare nulla.
- Il sonnifero non durerà
molto, meglio sbrigarci – affermò Kaku lanciando uno sguardo a Lucci. Il moro
ridacchiò accavallando una gamba sull’altra.
- Calmati Kaku, andrà
tutto alla perfezione... e ora chiamala – il tono della sua voce si tinse di
cattiveria. Odiava essere preso in giro e chiunque aveva anche solo provato a
farlo, si era pentito amaramente di quel gesto. Non c’erano eccezioni né per
Franky.. né per lei.
- Robin dovresti venire al
cantiere 23, è una faccenda piuttosto importante... no non ti posso spiegare
niente per telefono... solo non dirlo a nessuno mi raccomando. È una questione
molto delicata, potrebbero esserci fotografi o giornalisti, quindi inventati
qualcosa e dì che hai da fare... Lucci è già qui, ti spregerà tutto... ok non
tardare -
I cantieri Lucci erano
degli enormi baracconi costruiti fuori città, venivano usati per tenere le
merci che arrivavano al porto, oppure per la costruzione di strani meccanismi
di proprietà dell’azienda. Ultimamente visto il calo vertiginoso degli affari,
Lucci era stato costretto a chiuderli temporaneamente, e quindi non c’era anima
viva, neanche la squadra di sorveglianza, visto che alla fine, non c’era nulla
su cui sorvegliare. Scesi dalla limousine, Lucci e Kaku si diressero verso uno
dei capannoni, il 23.
- Si pentiranno di quello
che hanno fatto... – ringhiò ancora Lucci mentre Kaku apriva la pesante porta
d’acciaio. L’interno del capannone era totalmente buio e prima che le luci si
scaldassero quel tanto che bastava per poter illuminare decentemente la stanza,
i due uomini tornarono alla limousine.
L’odore di salsedine era
chiaramente avvertibile data la vicinanza del mare, mentre nel cielo un sole
opaco faceva capolino da qualche nube grigiastra. Una giornata tipicamente
autunnale che Lucci aveva scelto per portare a termine la sua vendetta.
- Lucci, sei sicuro di
quello che vuoi fare? – chiese l’avocato. Il ragazzo moro gli sorrise mentre si
aggiustava il cappotto poggiato sulle spalle.
- Mai stato più sicuro –
Da quando aveva iniziato a
lavorare per lui, Kaku aveva sempre dovuto “sporcarsi le mani” più volte:
mazzette, frodi, occultamenti, ricatti ecc, e l’aveva sempre fatto senza
obiettare, solo perché era Lucci a chiederglielo. Ma ora si trattava quasi di
un rapimento, un sequestro che poteva avere conseguenze pericolose.
- Perquisiscilo – ordinò
ancora Lucci all’avvocato, che subito iniziò cercare nelle tasche della giacca
di Franky, ancora privo di sensi.
- Aveva questa addosso –
affermò quando trovò la beretta. Lucci sorrise scuotendo la testa. Voleva farlo
fuori? Lui, un piccolo meccanico da quattro soldi, voleva sparare a Rob Lucci?
In un gesto di ira e vendetta, il moro sferrò un calcio all’addome del finto
magnate.
- Cazzo Lucci, così lo
ammazzi – mormorò Kaku afferrando il copro di Franky da terra. L’occhiataccia
di Lucci, gli fece capire che non doveva più intromettersi. I suoi consigli se
li poteva tenere.
- Portalo dentro, e
muoviti –
Robin entrò in macchina
dopo essere uscita dall’università. Cosa poteva volere di così urgente Lucci? A
telefono Kaku sembrava serio, troppo serio, il che non prometteva nulla di
buono. Nella sua testa il pensiero che ci fosse di mezzo Franky, era sempre più
forte. Dopo quella volta, non l’aveva
più rivisto, sebbene avesse cercato di parlargli più volte. Ma all’officina non
c’era quasi mai, e non conosceva poi molto posti dove cercarlo. Tornò al
promontorio più sere, ma non lo trovò mai.
- Accidenti – il traffico
la bloccò per qualche minuto, mentre i pensieri e le preoccupazioni
continuavano a tartassarle il cervello. Mentre stava per riprendere marcia,
vide sul marciapiede alla sua destra, un ragazza moro. Si, non poteva non
riconoscerlo, era il ragazzo che era in compagnia di Franky quel giorno al Cafè Royal. Si fermò e scese
dalla sua auto.
- Ciao, scusa – il ragazzo
alzò lo sguardo verso di lei impallidendo all’istante.
- Tu sei un amico di
Franky giusto? -
- Si mi c-chiamo Usopp...
c-che cosa ci fai qui? – balbettò visibilmente agitato. Robin gli chiese dove
fosse Franky e il viso di Usopp diventò ancora più esagitato facendo insospettire
la ragazza
- Ti prego dimmi dove si
trova Franky – insistette ma lui continuava a evitare l’argomento.
- Cosa vuoi che ti dica,
lui sta bene... Ora devo andare –
- No ti prego... ho paura
che possa essergli successo qualcosa – sospirò afferrandolo per un polso prima
che andasse via.
Usopp guardò lo sguardo
triste negli occhi di lei, sentendosi davvero impotente. Se le diceva che
Franky era andato ad un incontro con Lucci, di sicuro Robin avrebbe rischiato
di rovinare tutto anche stavolta. Ma la verità era che anche lui era preoccupato
per quello che poteva accadere al suo amico, ma non voleva rovinare il suo
piano
- Ascoltami, Franky sa
quello che fa. Devi avere fiducia in lui – le sorrise. Robin scosse la testa.
- Vuol dire che sta
architettando qualche altro folle piano? Ti prego dimmi dove si trova, non sai
di cosa è capace Lucci... è in gioco la sua stessa vita.. ti prego – una
lacrima abbandonò le ciglia nere della ragazza, scivolando lievemente su una
guancia. Il cuore di Usopp si strinse all’istante. Dannazione che doveva fare,
dirle tutto e rischiare di mandare a monte il piano di Franky, o avere fiducia
in lui e tenere il becco chiuso?
- Ok oggi doveva vedersi
con Lucci, ma non so dove dovevano incontrarsi – alle parole del ragazzo, Robin
si portò una mano sulla bocca. Di sicuro Lucci l’aveva scoperto, forse gli
stava facendo del male. Doveva sbrigarsi, non c’era tempo da perdere. Ecco
quello che voleva dire Kaku...
Corse in macchina, mentre
Usopp le urlava di fermarsi.
- Dove corri, non accadrà
nulla credimi – la rassicurò
- E’ già accaduto
qualcosa... – ora anche Usopp era preoccupato, ma non sapeva davvero cosa fare.
- Dove stai andando? –
chiese prima che la ragazza mettesse in moto.
- Ai cantieri al porto, di
sicuro sono lì – e sfrecciò via prima che Usopp potesse dire altro.
Il ragazzo si passò le
mano fra i capelli ricci tenuti indietro da una fascia verde, e iniziò a
camminare avanti e dietro per il marciapiede. Che doveva fare? Franky aveva
pure una pistola... Dio santo, era stato un idiota a lasciarlo andare da solo.
Non c’era neanche Zoro ora. La situazione era davvero pericolosa, e stavolta
Franky avrebbe davvero rischiato grosso. Si infilò una mano per cercare il
cellulare nelle profonde tasche dei suoi pantaloni larghi. Dopo avere imprecato
un paio di volte, finalmente lo trovò.
- Andiamo rispondi –
mormorava mentre il cellulare di Zoro continuava a suonare a vuoto. Riprovò
un’altra volta, e poi un’altra ancora. Doveva fare il possibile per aiutare
Franky, e da solo non sapeva davvero che fare.
- Che fai non rispondi? –
sorrise Sanji mentre allontanava il viso di Zoro dal suo. Il ragazzo sbuffò.
- Sarà Franky con qualche
cavolata... non farci caso – e attaccò la chiamata continuando a baciare appassionatamente
il biondo. Intanto la suoneria del cellulare aveva attirato l’attenzione della
commessa che iniziò a chiamare Sanji all’interno del camerino.
- Signore tutto bene? Le
serve una mano? – Sanji allontanò ancora una volta Zoro.
- Sì, sì scusi esco subito
– il viso del ragazzo dai capelli verdi si piegò in un ghigno infastidito
mentre prendeva a pizzicare malignamente
il fianco scoperto del biondo.
- Ahia così mi fai male –
bisbigliò Sanji, ma Zoro continuò a “torturarlo” conscio del fatto che più di
tanto non poteva lamentarsi.
- Dai Zoro, fammi uscire,
se ci scoprono ci possono anche denunciare – sospirò Sanji mentre tentava di
frenare le mani del ragazzo.
- E che ci arrestino pure
, la galera non mi fa paura – ghignò. Il cellulare del giovane tornò a
squillare e stavolta fu Zoro a staccarsi sbuffando dal caldo corpo del suo
ragazzo.
- Ora mi hanno rotto –
ringhiò chiudendo la chiamata per l’ennesima volta. Sanji se la rise mentre
indossava velocemente i suoi jeans, e la sua t-short.
- Io esco, tu vieni fuori
fra un po’, ok? - e approfittando del
momento di distrazione del ragazzo, se la svignò dietro la tenta rossa. Zoro ingoiò
una sana imprecazione quando la testa bionda di Sanji, sparò dietro la stoffa
vermiglia. Accidenti ma perché erano tutte contro di lui? Si sedette a terra
aspettando qualche secondo prima di uscire, quando per l’ennesima volta sentì
la suoneria del suo cellulare. Fanculo a quando l’aveva comprato! L’aveva
sempre detto che erano oggetti inutili, e fastidiosi, e alla fine si era
lasciato convincere da Sanji ad acquistarne uno. “Almeno quando ti perdi mi
puoi chiamare” gli aveva detto. Come se lui fosse uno che si perdeva... tsk... Stavolta rispose però, almeno avrebbe avuto la
possibilità di mandare a quel paese
chiunque fosse.
- Zoro, grazie a Dio hai
risposto – la voce di Usopp arrivò alle sue orecchie stranamente agitata.
- Ehi che succede Usopp? –
- E’ Franky, è successo
qualcosa a Franky... dobbiamo andare da lui subito – il cuore di Zoro iniziò
a galoppare forte. Cosa diavolo stava
dicendo? Che era successo a Franky? Si alzò uscendo senza pensarci troppo dal
camerino sotto gli occhi sorpresi delle
commesse.
- Dimmi dove sei che vengo
subito –
- Sono alla quinta avenue.
Ti prego Zoro sbrigati che potrebbe essere tardi – finita la chiamata, il
ragazzo si avvicinò a Sanji che stava pagando alla cassa.
- Dobbiamo andarcene –
affermò. Sanji notò i suoi occhi preoccupati.
- Che succede? – chiese ma
lui gli disse solo di sbrigarsi.
- Ok finisco solo di
pagare...-
- Cazzo Sanji, muoviti –
urlò Zoro. Tutto gli occhi del negozio si voltarono verso i due giovani. Sanji
non gli diete peso, se Zoro era così agitato c’era di sicuro un buon motivo.
Iniziava a preoccuparsi, lui non perdeva mai la calma in quel modo. La
situazione doveva essere davvero critica
- Ok andiamo – e lasciato
tutto sul bancone della cassa, vestiti e soldi compresi, i due uscirono dal
negozio per salire velocemente in macchina.
TO BE CONTINUED...
Ok un po’ di
azione non ci sta male, anche se sono una schiappa a scrivere di queste cose XDDDD
spero di non essermi lasciata trasportare troppo e aver scritto una capitolo
penoso U///U se così è
stato chiedo venia.
Comunque nel
prossimo appuntamento scopriremo cosa succederà a Franky. Riuscirà Robin a fare
qualcosa? E Zoro e Sanji arriveranno in tempo da Usopp? Beh, non vi resta che
leggere il prossimo chapter per scoprirlo ^-* ...
Grazie mille
per il vostro sostegno. Siete fantastici >.<
Kiss Kiss Chiara