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Autore: ferao    07/09/2015    6 recensioni
A Percy non piaceva parlare di difetti, gli sembrava una grave mancanza di cavalleria: Audrey non aveva difetti, solo… stranezze.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Una Percy/Audrey, dopo tipo... Uhm, non sono nemmeno sicura che fosse il ventunesimo secolo, quando ho pubblicato l'ultima.
Questa è una scemenza scritta nel giro di un'oretta e ispirata dalla bellissima et carissima Nymphy Lupin, che mi ha mostrato questa cosa meravigliosa: trattasi di una coppia saliera&pepiera con le fattezze di Mr Darcy e Elizabeth Bennet, da "Orgoglio e pregiudizio". Chi ha letto o seguito "Una brezza lieve" SA che il cognome di Audrey è tratto da quel romanzo (e che la ff contiene altri riferimenti sparsi ad esso), per cui collegare fanfiction e mini-Liz e Darcy è stato quasi automatico per Nymphy, lettrice di vecchia data: è lei che ha praticamente dato l'avvio a questa ff, e gliene sono più che grata.
Ovviamente la storiella che vi avviate a leggere contiene difetti in quantità, e magari può non piacere; personalmente la adoro, perché l'ho scritta di cuore e senza preoccuparmi troppo di cosa venisse fuori (contrariamente a quanto ho fatto negli ultimi tempi, in cui tendevo a prendermi decisamente TROPPO sul serio :D ). In ogni caso, buona lettura a tutti voi, soprattutto ai vecchi lettori ^__^
Fera




Stranezze

 

Era innegabile, e si sarebbe dovuti essere fuori di testa per pensare il contrario, che Percy fosse completamente pazzo di Audrey. Sul serio, la adorava. Sebbene non potesse dire di conoscerla a fondo, quel che sapeva di lei gli bastava per considerarsi invaghito fino al midollo. E non si trattava soltanto delle sue qualità – simpatia, gentilezza, quel pizzico di humour che non guasta mai – ma anche delle sue stranezze. A Percy non piaceva parlare di difetti, gli sembrava una grave mancanza di cavalleria: Audrey non aveva difetti, solo… stranezze. Era strana, ad esempio, la sua incapacità di compiere certi incantesimi davvero elementari; era strana la sua abitudine di dormire con la finestra aperta perché “aveva caldo”; era strano che frequentasse solo locali Babbani, disdegnando spesso la compagnia dei maghi; era strano che non volesse saperne di tenere in ordine la sua scrivania, nemmeno quel minimo indispensabile che le avrebbe permesso di lavorare meglio di quanto facesse. Piccole, curiose stranezze che si assommavano ai pregi di Audrey e la completavano. La sua Audrey non sarebbe stata Audrey senza di esse: dunque, Percy le amava a loro volta.
Anche se.
Anche se certe cose proprio non le capiva. Ad esempio, la ragazza non sopportava di stare nella stessa stanza con Hermes: era convinta che l’allocco la odiasse, ma questa persuasione non trovava riscontri nella pratica – tranne, forse, il fatto che Hermes gonfiasse il piumaggio e schioccasse il becco ogni volta che vedeva Audrey. E il fatto che cercasse di morderla quando lei provava ad accarezzarlo. E il fatto che… va bene, qualche riscontro c’era, in effetti, ma non era così grave da impedirle addirittura di andare a casa sua. Tutte le volte che Percy glielo aveva proposto, Audrey gli aveva invece offerto di passare la serata da lei; così, lui trascorreva praticamente tutto il tempo libero nel minuscolo bilocale della sua ragazza.
Ed era lì che si era scontrato con un’altra stranezza di Audrey: Liz e Darcy.
– Non sono carini? Me li ha regalati mia mamma dopo i M.A.G.O.
Percy aveva evitato qualsiasi replica, mentre osservava “Liz e Darcy”: si trattava di una coppia di contenitori per sale e pepe, aventi fattezze umane. Quella che doveva essere “Liz” teneva tra le mani un libro, aveva i capelli acconciati secondo la moda Babbana dell’Ottocento e, in tutta sincerità, rassomigliava vagamente a Audrey; “Darcy”, invece, aveva l’espressione più burbera del mondo dipinta sul minuscolo viso di ceramica. La simpatia di Percy andò immediatamente a quest’ultimo.
– Mh-mh – commentò infine. – Particolari.
Audrey sorrise e lo invitò a sedersi a tavola, mentre apparecchiava. – Sono di buona compagnia quando mangio da sola, – spiegò. – Mamma li ha trovati da un rigattiere Babbano, ed era così contenta che mi ha mandato una lettera solo per dirmelo.
Sistemò con cura i piatti e le posate, poi mise Liz e Darcy al centro della tavola. A Percy sarebbe piaciuto chiedere in che senso quei portaspezie fossero di “buona compagnia”, ma preferì soprassedere. Era sempre meglio non trasformare una semplice stranezza in qualcosa di più preoccupante.
Quella sera, Audrey aveva cucinato molto meglio del solito, vale a dire che la zuppa di verdure era solo insipida. Percy allungò una mano verso la saliera-Darcy, e finalmente capì cosa intendesse dire la ragazza: il piccolo Darcy, infatti, fece un inchino e gli saltò in mano.
– Ma sono… animati?
– Eh già. – Audrey rise della sua sorpresa. – Mamma li ha incantati per me. Non sono carini? – ripeté, sollevando delicatamente Liz che fece una riverenza.
Percy non poté che concordare, e per tutta la serata osservò i portaspezie muoversi e reagire alla conversazione. A un certo punto, li vide addirittura ridacchiare in risposta a una battuta di Audrey – o meglio, Liz aveva riso, mentre Darcy si era limitato a un dignitoso cenno del capo. Non sembravano affatto una delle tipiche “stranezze” di Audrey, quanto piuttosto una simpatica bizzarria con cui Percy avrebbe potuto convivere senza nessunissimo problema.
O almeno, così la pensò finché non dovette avviare un discorso.
Non era niente di che: solo una semplice digressione sulle ultime novità introdotte da Scrimgeour nella prassi contrattualistica. Percy non ricordava esattamente come fosse arrivato a parlarne, ma era sicuro che in qualche maniera c’entrasse col discorso generale; e Audrey lo guardava e annuiva, per cui aveva pensato di potersi dilungare sull’argomento, esponendo le sue impressioni, e poi quelle degli altri assistenti, e poi i principi generali dietro alla suddetta prassi, e tutto il lavoro di ricerca che avrebbero dovuto fare, e…
Era così preso da quell’intrigante discorso, che non si accorse delle reazioni dei piccoli Liz e Darcy: dapprima questi guardarono alternatamente lui e Audrey, poi incrociarono le braccia, infine si misero a battere i piedini e a sbuffare. Proprio quando Percy stava giungendo al punto focale della sua dissertazione, i due pupazzetti si scambiarono un cenno d’assenso e, tenendosi per mano, si tuffarono a testa in giù dentro al suo piatto di zuppa semipieno.
Un po’ per la sorpresa, un po’ per gli schizzi di minestra calda sui pantaloni, Percy strillò e fece un salto all’indietro, quasi cadendo dalla sedia. Sulle prime, Audrey sembrò mettersi a ridere; invece si alzò a sua volta e l’aiutò ad asciugarsi, profondendosi in scuse.
– Mi dispiace tantissimo, – balbettò, – è la prima volta che lo fanno…
– Ma che diamine! – Percy lanciò un’occhiata di fuoco alla coppia immersa nel suo piatto, in particolare a Darcy, da cui si sentiva profondamente tradito. – Cosa diavolo gli è preso?!
– Ecco, credo… Aspetta, ce n’è ancora qui… Credo si siano annoiati.
Cosa?
– Eh, già. A volte succede, quando sentono certi discorsi, e allora fanno… cose.
Cosa?
– Cose. Per combattere la noia.
Percy si passò una mano sugli occhi al di sotto degli occhiali. – Bennet, – brontolò, con una vena di esasperazione nella voce, – farò finta di non aver capito che i tuoi pupazzi mi hanno aggredito perché si annoiavano.
– Non ti hanno aggredito! Va bene, magari un po’ – si corresse subito. – Ma non intendevano farlo.
– Ah no? E come lo sai?!
– Perché sono solo dei pupazzi. Anzi, dei portaspezie.
Percy inspirò ed espirò più volte. Bene, molto bene. Quindi Audrey aveva in casa dei cosi che in teoria dovevano soltanto starsene zitti e buoni sulla tavola, ma in pratica erano liberi di assalire i commensali senza che la loro padrona avesse qualcosa da ridire perché, beh, erano solo dei pupazzi. No, ma andava benissimo. Era un’altra stranezza, ma Percy adorava le stranezze di Audrey, giusto? Giusto?
– D’accordo, – sbuffò infine. – D’accordo. Adesso, però, toglimi da davanti agli occhi quei portaspezie, per piacere.
– Volo. – Stando attenta a non scottarsi, Audrey tolse gentilmente Liz e Darcy dal piatto di Percy, li asciugò con cura e li ripose nella credenza; appena prima di chiudere lo sportello, mimò un “Grazie” con le labbra: Liz e Darcy risposero, rispettivamente, con una riverenza e un profondo inchino.
– Potevi almeno avvertirmi! – proseguì Percy, ancora sconvolto. – Una saliera che si permette di annoiarsi. Io proprio non lo accetto…
– Perdonami, non succederà più. – Ma subito dopo aver detto questo, Audrey si coprì la bocca col tovagliolo e sorrise.
Avrebbe messo Liz e Darcy sulla tavola più spesso, quando c’era Percy. Decisamente.
   
 
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