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Autore: Inquisitor95    08/09/2015    0 recensioni
Cosa accade quando due persone sono troppo diverse tra loro? Quanto può l'amore essere forte e quanto può un compromesso obbligarti a mettere da parte tutto ciò che vuoi, tutti i tuoi desideri. In un momento di crisi, Steve è stanco: riflette su quello che Tony può dargli e su quello che vorrebbe da lui. Ma come ne uscirà la coppia da questo momento di crisi? Lo ripeterò ancora una volta: quanto può l'amore essere forte, farti resistere e inghiottire il dolore? Steve lo scoprirà sulla sua stessa pelle.
[Momento Stony]
[Sequel delle mie ff e ispirata a "The Iron Lord" -solo lievi accenni a quest'ultima-]
-Si invitano i lettori, a tenere a portata di mano un fazzolettino-
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assembly'
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 “I hope you find it, Tony.”

 

 

 

Sento le sue labbra risalire lentamente grazie al respiro che sibila volontariamente per farmi impazzire, le sue morbide labbra che prima accerchiavano la mia virilità dandomi piacere fino ad ora, dove lentamente percorrono i miei addominali, il mio petto, si soffermano sul mio collo mentre mi trovo disteso sotto Tony, il suo corpo sfrega contro il mio, respira pesantemente per la notte che abbiamo appena passato insieme. « Che ne dici Capitano? Che si prova ad avere letteralmente “le mani legate”? » scherza lui mentre le sue mani giocherellano con i miei polsi, entrambi incatenati con delle manette finte, un po' per gioco, un po' per cambiare, un po' perché entrambi abbiamo trovato l'idea eccitante.

Sorrido distrattamente mentre riapro gli occhi, trovo il suo volto davanti al mio, la sua barba sfrega il mio mento e le sue labbra cercano le mie, la sua lingua si congiunge alla mia e ricambio quel bacio passionale ritornando ad occhi chiusi, inclinando appena il viso così da seguire i suoi movimenti decisi. Ci separiamo pochi istanti nei quali riesco a prendere grandi boccate della sua aria e del suo odore. « Preferisco le cose classiche, ma sai bene quanto mi sia piaciuto... » gli dico con un debole sorriso, vedo il mio riflesso nei suoi occhi.

Sono stremato. Soddisfatto. Diverso dal solito però.

Fa una smorfia unita a una mezza risata, sono il suo burattino, sono tra le sue mani, qualunque cosa faccia al mio corpo riesce lo stesso a darmi piacere. È la mia maledizione!

Sento i polsi finalmente liberi e me li sfioro un po' per il fatto che sono indolenziti da almeno mezz'ora, forse anche di più. « Volevo cambiare. D'altronde è d'obbligo festeggiare l'inizio del nostro momento di serenità. Niente Loki, niente Signore di Ferro. Niente S.H.I.E.L.D o HYDRA. Solo io e te! » prosegue, si tiene sospeso su di me tramite le sue braccia.

Ha i muscoli tesi per lo sforzo mentre la sua parte inferiore è unita alla mia. I miei pensieri vagano, la mia mente nuota nel nulla, è passato un anno? Certo, come potrei dimenticarmi dell'ultima volta in cui i Vendicatori sono stati uniti contro le forze del male? Ed è già un anno che io e Tony siamo... amanti, deduco sia questa la migliore parole che possa descriverci, a malincuore siamo solo questo. « Parla per te, da quando lo S.H.I.E.L.D mi ha messo sulle tracce dell'HYDRA a Parigi, non ho più un attimo di tregua! » dico in risposta.

A quel punto si sposta di lato, resta comunque vicino al mio fianco, il mio corpo sta bruciando per la notte trascorsa, comincio a rilassarmi ma Tony non vuole che io abbia tregua: la sua mano infatti scivola direttamente tra le mie gambe per continuare a tormentarmi col piacere. « Cercare lo Scettro di Loki è il tuo lavoro. Io mi occupo di un altro genere di bastone... » immagino sia riferito al mio membro, mi volto verso di lui e lo fisso negli occhi, vedo che si morde appena le labbra, la sua lingua fuoriesce per provocarmi, quel gesto unito al tocco che mi riserva mi fa tornare voglia.

Conosce le mie debolezze ormai!

« Che ne dici di un secondo round? » prosegue parlando. « Io non sono ancora stanco. E non penso che il super forte Capitan America lo sia! » a malincuore, devo dirgli di no, a quel punto faccio scorrere il mio braccio fino alla sua mano e la sposto con dolcezza sul suo corpo nudo, per un breve istante sfioro i peli che gli ricoprono il pube.

Mi guarda stranito, attonito, aggrotta le sopracciglia. « Non voglio il secondo round! » riesco a dire, gli rivolgo le spalle mettendomi prima su un fianco, quando però sento il suo corpo avvicinarsi e unirsi al mio la mia reazione lo lascia di stucco. « Vorrei un attimo per me stesso senza che tu mi stia addosso! » lo scosto appena, cercando di contenere forza e sentimenti, neanche mi riconosco in questa rabbia.

Per poterlo allontanare sono costretto a spostarmi dalla mia posizione così da mettermi seduto, continuo a dargli le spalle mentre poggio i gomiti sulle gambe e mi prendo la fronte con le mani; sospiro mentre sento un peso sulla gola, qualcosa di forte che mi strozza. « Se non hai più voglia basta dirlo! Non c'è bisogno di fare la donnetta isterica! » le parole di Tony mi feriscono, mi infastidiscono e sono tentato di rispondergli.

A forza però freno la lingua rischiando di morderla a sangue. Contraggo la mascella. Lo sento spostarsi, si mette anche lui seduto e mi rivolge le spalle. “No, stavolta non te ne esci così facilmente!” penso tra me e me. « Non c'è la faccio più. Sono stanco! » riesco a dire nonostante la sensazione di strozzamento. Mi volto appena verso di lui, lo guardo di traverso così da vedere la sua reazione: si volta verso di me con l'espressione confusa, ovviamente.

« Che intendi? Si può sapere che ti è preso stasera? Non fai altro che comportarti in maniera fredda. Ti ho portato qui, a Malibù nella mia nuova casa, così da festeggiare il nostro anno insieme! Ho persino cucinato per te! Rischiavo di mandare a fuoco l'intera cucina e di diventare la Torcia Umana, te ne rendi conto? » le sue parole sono sempre mirate al sarcasmo, per non parlare poi della sua delicatezza.

Alzò il viso stringendo i pugni, devo però calmarmi, non posso urlargli, non voglio perché lo amo! « Non capisco come fai ad accontentarti di questo! » sbotto infine colmo di amarezza, sento un peso leggero dall'altro lato del letto.

Lo vedo alzarsi, il suo corpo viene illuminato dalla luna che si trova fuori, il cielo è sereno, il vento spira appena e ci permette di lasciare la finestra aperta, mi limito ad osservare il suo corpo, mi eccita ma non mi fa provare l'emozione che un tempo provavo guardandolo. Non mi fa battere il cuore come un tempo. « Stiamo ritornando di nuovo su quest'argomento!? Ti prego Steve non rompermi nuovamente le palle con la storia della relazione! » si volta dandomi di nuovo le spalle, i miei occhi non possono fare a meno di scendere lungo la sua schiena, si soffermano sui glutei e poi risalgono fino a cercare i suoi occhi; quando mi chiama per nome solitamente o siamo a letto nel tentativo di eccitarmi maggiormente (cosa che gli riesce sempre), o come in questa situazione è per puntualizzare, per trattarmi con distacco, sa bene quanto non sopporti quando mi tratta così.

Tony si sposta alla finestra, non si preoccupa delle sue nudità, d'altronde siamo soli in mezzo al nulla in questa grande villa che si affaccia sul mare, le onde cullano il silenzio che è calato tra noi due, è quasi imbarazzante. « Puoi per una volta fare il serio!? » sbotto nuovamente. « E smettila ti dire che ti rompo le palle, mi sono stancato di come mi tratti! » dico alzandomi di scatto, non voglio litigare con lui, non posso farlo. Mi freno dall'avanzargli contro.

Neanche si volta per guardarmi. « Guardami in faccia quando ti parlo, Stark! » il modo in cui lo chiamo è pieno di risentimento, questo almeno cattura la sua attenzione. Ha un'espressione fiera, pensa di essere nel giusto. I suoi occhi sono sbarrati, ha la mascella tesa come se cercasse anche lui di contenere le parole. Tutto questo trattenerci fa male.

« Non intendo parlarne! » si limita a dire.

Questo mi fa riflettere, ultimamente lo faccio troppo spesso e non per pensieri positivi: il più delle volte metto in dubbio tutto questo, io e lui, non una relazione, puro divertimento. Sospiro, troppe volte, lo faccio così da buttare via tutta quella negatività che mi trovo dentro, è come un veleno che mi uccide. « Va bene, se non vuoi parlarne allora me ne vado in salotto, non ho voglia di dormire accanto a te! » forse sono stato troppo cattivo, mi volto prima di poter vedere la sua reazione, mi abbasso cercando sul pavimento i miei boxer, riesco finalmente a trovarli ed esco dalla stanza, lascio la porta aperta perché ho paura che se la chiudessi la distruggerei per la forza che ci metterei nel farlo.

Mi ritrovo a scendere le scale per poi arrivare nel grande soggiorno, da un lato c'è un lunghissimo divano, davanti ad esso c'è un mobile di vetro e in una parete alla mia sinistra c'è un televisore molto grande, l'acqua scorre su una parete di vetro su cui si infrange creando straordinarie forme. Penso di voler sbollentare l'arrabbiatura, di volermi calmare da solo, ma qualcuno mi segue: i passi del padrone di casa che corre contro verso di me, indossa i pantaloni e ha il petto scoperto, incrocia le braccia mentre io sto per prendere i miei indumenti. Ha l'espressione tesa, è arrabbiato con me.

« Non puoi urlarmi contro e pretendere di andartene qui in salotto. Voglio che tu mi chieda scusa. Voglio che ti rendi conto che sei una testa di cazzo quando fai così! » parla tranquillamente, sento la rabbia nella mia testa, i suoi continui insulti mi martellano il cervello e fanno male dannazione!

« Abbiamo finito di parlarne. Eri tu quello che non voleva farlo, giusto Stark? » gli rinfaccio. Lui coglie l'occasione.

« Quello era il primo round, adesso sono pronto per il secondo e voglio parlarne, che tu voglia o no! » mi dice sciogliendo le braccia e lasciandole penzolare lungo i fianchi, si avvicina al bancone dei drink e Jarvis muove delle braccia meccaniche collegate al proprio sistema, in pochi secondi ha già pronta una bevanda alcolica per il padrone di casa.

« È sempre così, facciamo sempre e solo quello che vuoi tu! La mia opinione non conta nulla per te? Quello che voglio io, quello che mi aspetto da noi due. » cerco di contenermi ma mi rendo conto che sto già urlando, ho ragione ad essere arrabbiato. Sorseggia il drink e si prepara a rispondere.

« Dici che la tua opinione non conta nulla? È questo che pensi? » il mio silenzio diventa una risposta, lo penso eccome, altrimenti non mi farebbe del male. « Va bene, se lo dici tu... » resta vago, mette in dubbio la verità e questo mi fa diventare una furia. Stringo i pugni e mi dico di non urlare.

Mi dico anche che Tony è la cosa più bella che mi sia capitata dopo l'essere caduto nei ghiacci, ed è anche l'unica cosa al mondo che mi fa soffrire. « Hai il coraggio di negarlo? Cosa cambierebbe nel fatto di essere fidanzati? Nel fatto di ammetterlo senza... » doverci nascondere? Non credo di essere pronto per quello ma vorrei farlo. « Che problema ti crea quest'etichetta? O l'ammettere che provi amore nei miei confronti e che lo sminuisci come tutto nella tua vita! »

Sono parole pesanti, vedo i suoi occhi scuri roteare su di me, anche se siamo nell'ombra della notte riesco ormai a vedere il suo profilo distintamente, inoltre c'è la luce lunare ad aiutarmi. Sono stato troppo cattivo, ma è quello che penso purtroppo, e dovevo immaginare che prima o poi non mi sarebbero più bastati dei compromessi. « Quando pensi a me come persona vedi tutto questo? Un mostro privo di sentimenti che pensa solo a se stesso? » è una domanda seria quella che mi sta ponendo? Non riesco a capirlo e questo è per colpa del suo continuo sarcasmo.

« Sì. » rispondo freddamente, e solo ora mi rendo conto di quello che ho appena distrutto. Il mio rapporto con Tony, forse l'ho perso per sempre, ma chiedere scusa non basta.

Una parte di me non vuole scusarsi per il fatto di voler desiderare di più! Perché è così difficile da capire? L'uomo svuota tutto il bicchiere con la bevanda che c'era dentro. Si sposta verso il divano, si siede accavallando una gamba e lasciando che la schiena poggi sullo schienale, evita il mio sguardo. « Forse allora è meglio farla finita qui! Qualunque cosa ci sia tra noi due, visto che non vedo il bisogno di classificarci! » solo a questo punto i suoi occhi si spostano sui miei, inclina appena il volto aspettando una mia risposta.

E come potrei subito rispondere? Come potrei ancora parlare dopo quello che ha appena detto!? Farla finita. Lasciarci? Se fossimo fidanzati potremmo farlo, adesso sento gli occhi pesanti però al pensiero di perderlo. Immagino che però avrei dovuto pensare prima a questa sua reazione. Sembra quasi che non provi nulla. « Credo sia la cosa migliore! » non parla di una pausa di riflessione, questo è un punto di non ritorno. E ho già deciso di finirla qui.

Non ho più nulla per cui restare in questa casa e non voglio che sia lui a cacciarmi. « Sono destinato ad aspettare te per sempre? » gli chiedo, sono arrabbiato, amareggiato. Sento un bruciore in tutto il corpo, non lo vedo reagire alle mie parole. È questo quello che mi aspetta? Non voglio aspettare.

« È meglio che me ne vada adesso! » dico dopo il silenzio.

« Come meglio credi! » si limita a dire, mi prendo i jeans scuri e li indosso legandoli poi con la cintura, c'è ancora l'odore della cucina di Tony, ci siamo spogliati qui prima di andare in camera da letto. Indosso nuovamente la maglia di cotone e prendo la giacca più pesante di pelle per coprirmi dal vento estivo, mi accerto di prendere il casco visto che sono arrivato con la mia motocicletta. A quel punto non ho nulla per cui restare. Vorrei salutarlo un ultima volta ma non ho la voglia di farlo perciò me ne vado direttamente verso la porta d'ingresso, la apro e me la chiudo alle spalle.

Mi muovo a passo spedito, quasi come se venissi trasportato via da una forza più potente di me. Il bruciore di prima si intensifica, lo sento più forte e in particolare si concentra nella gabbia toracica; raggiungo la mia motocicletta e ci salgo sopra, non voglio cercare Tony con lo sguardo, spero che esca dalla porta della propria tenuta per fermarmi, per non lasciarmi andare via, per dirmi che vuole essere al mio fianco come fidanzato. Ma non accade nulla di quello che i miei pensieri desiderano.

Indosso il casco e metto in moto, giro la manovella e parto a tutto velocità allontanandomi sempre di più dall'abitazione. Tengo gli occhi puntati sulla strada, nonostante prima ci fosse bel tempo comincia a piovere quasi per magia mentre percorro l'intera città con l'intento di andare all'aeroporto, prendo lo sbocco per l'autostrada, sfreccio tra le altre vetture quasi incurante della velocità; le parole che gli ho detto... le ho dette per la rabbia, perché ho il cuore spezzato dal grande Tony Stark, perché volevo di più per lui e per me. Non è passata neanche un'ora che già sento la sua mancanza. “Cerca di farti forza, Steve. Non puoi distruggerti per quello che voleva lui, è chiaro che le cose non potessero andare diversamente... lui vuole altro che non puoi dargli!” parlo con me stesso durante tutto il viaggio. Dove posso andare? Cosa devo fare adesso? Per ritornare a New York dovrei prendere l'aeroporto, ci starei poche ore ma preferisco la strada più lunga, l'autostrada nel quale passeranno giorni.

Stringo istintivamente le maniglie della motocicletta e la faccio rombare, sento la rabbia salirmi fino alla testa, mi sento confuso, un miscuglio di sensazioni che mi fanno male: il mio corpo brucia, sento la gola stretta come se avessi due mani attorno ad essa, gli occhi sono pesanti per la stanchezza, la rabbia mi invade sempre di più. Non è colpa mia. Non c'entro nulla con la nostra rottura, è tutta colpa di Tony Stark e del suo ego gigantesco, lui ha voluto tutto questo.

Quando arrivo a New York è l'alba, non di quel giorno però, ci ho messo tre giorni interi di viaggio per praticamente attraversare tutta l'America! Cosa mi resta ormai? Ho avuto modo di calmarmi, tranquillizzare la mia rabbia, mi sento stranamente quieto ora, cerco di non pensare a Tony, cosa che ho cercato di fare durante tutto il viaggio, anche quando ero fermo negli autogrill per la benzina, anche quando le persone mi sorridevano e mi indicavano perché sono Capitan America, anche quando il mio sorriso ha nascosto una smorfia di dolore, anche quando vedevo persone baciarsi in maniera indecorosa persino nei cubicoli dei bagni.

Mi trovo nel mio palazzo a Manhattan nell'appartamento che mi è stato donato dallo S.H.I.E.L.D, prima di potermi rilassare nella mia abitazione lascio la motocicletta a riposare nel garage che sta sotto il palazzo, esco e prendo le scale, salgo i gradini a due alla volta perché voglio arrivare in fretta nell'unico posto dove posso stare senza pensieri, mi sposto per il corridoio e passo dalle porte degli altri appartamenti; la gente ancora sta dormendo. Prendo le chiavi dalla tasca del jeans e apro la porta, entro e infine la chiudo dietro di me e cerco di respirare l'aria che c'è all'interno.

Mi appoggio alla parete per pochi istanti immagino, nella realtà però trascorro ben dieci minuti in quella posizione: immobile, respiro lentamente, il viso leggermente alzato, gli occhi abbassati, pesanti per le lacrime che non vedo l'ora di gettare, posso farlo ora che sono solo. Troppe brutte esperienze nella mia vita mi hanno reso una persona troppo forte, non mi lascio distruggere, sono come una roccia, nonostante venga corroso continuo a resistere nel tempo ma non è questo quello che vorrei ora. Tengo le mani incrociate dietro la schiena, poi sospiro e infine mi sposto.

Vacillo mentre cammino nel corridoio che mi porta nel soggiorno-cucina, è tutto buio visto che ci sono le serrande chiuse, mi avvicino alle finestre e faccio in modo che tutta la luce dell'alba entri in casa, è una luce debole e mi sento quasi rinvigorito da essa. Sono parecchio stanco, assonnato e giù di morale, la seconda cosa che faccio è quella di buttarmi sulla poltrona allargando le gambe e poggiandomi allo schienale.

Cambio posizione quasi subito e porto in avanti la schiena, incrocio le mani davanti al mio viso poggiando i gomiti sulle ginocchia. Ho bisogno di svagarmi. Ho bisogno di non pensare a lui. Ho bisogno di qualunque cosa che mi allontani dal pensiero che attualmente sta distruggendo la mia mente: Tony Stark! Prendo quindi il telecomando, non so cosa mi aspetto di trovare visto che ancora è l'alba.

Trovo una replica di un telegiornale di questi ultimi giorni, provo a concentrarmi su quello che dice la giornalista; una bella donna, mi sforzo di pensare. È perché lo voglio dimenticare, perché i miei occhi non riescono più a fungere da diga. « Pare quindi che la Orchideous Corporation abbia finalmente superato la potente Stark Industries o è solo un ennesimo tentativo della società di copiare uno dei brevetti dell'ormai famoso Iron Man? » dice con un sorriso la donna.

Maledizione!” è un pensiero istintivo. Cambio canale e trovo un documentario, parla della dopoguerra in America, la grande depressione e molte altre cose che potrebbero interessarmi ma di cui non voglio sentire adesso.

Non mi resta altro che spegnere il televisore quindi. Butto via il telecomando che cade sul pavimento. E mi alzo. Faccio dei passi avanti e indietro e torno ancora una volta a sedermi sulla poltrona, i gomiti sulla ginocchia, le mani mi tengono il viso. Non riesco più a trattenermi. Il mio corpo viene scosso dai singhiozzi che non posso fermare, cedo alla mia umanità.

Le lacrime escono lentamente mentre un singhiozzo scuote il mio corpo con violenza nel mio vano tentativo di trattenermi, un altro singhiozzo, stavolta più forte fa uscire altre lacrime, gli scossoni si susseguono e le lacrime calde che fuoriescono dai miei occhi sono sempre più veloci. Mi sento paralizzato, finisco per scivolare volontariamente dalla poltrona, mi accuccio su me stesso portando le gambe al torace per darmi conforto. Non riesco a non pensare al dolore che provo in questo momento e questo non fa altro che far uscire altre lacrime, alzo il volto al tetto sperando che passi in fretta, dei leggeri lamenti escono dal mio corpo insieme ad altre lacrime ed altri singhiozzi. Continuo a piangere come un bambino, come se fossi solo nell'oscurità, non mi sento un Vendicatore adesso, non mi sento Capitan America, mi sento spaventato dall'aver perso la persona amata.

Il telefono squilla e sobbalzo, il mio corpo smette di tremare e le lacrime si arrestano, mi alzo e mi fermo prima di rispondere. La mia mano resta immobile, sospesa nel nulla tra me e la cornetta. Poi lentamente la ritraggo. O è lo S.H.I.E.L.D o è Tony, nessun altro conosce questo numero.

Nel primo caso non voglio per nulla parlare con qualche agente, per non parlare del fatto che voglio evitare assolutamente di parlare con Nick Fury o con chiunque potrebbe essere collegato al mio amore perduto! Se fosse Tony invece... no. Lui non potrebbe essere. Non è da lui.

Lascio squillare il telefono fino a che non termina e il silenzio regna di nuovo sovrano. Vorrei parlargli. Ma tutto ciò che gli direi mi farebbe stare male: gli urlerei che non posso stare senza di lui e che anche volendo non potrei stargli vicino sapendo che non mi darà mai la parte migliore di sé, non il reattore che sostituisce un organo, ma quello che ha dentro di sé, il cuore. Devo farmi coraggio ma è difficile.

Mi volto dando le spalle al telefono. Che mi resta da fare? Una volta in un programma ho sentito che esternare i propri sentimenti a qualcuno è la cosa migliore quando si interrompe un rapporto amoroso, ma io non ho amici con cui potrei parlare di questo. L'unico a sapere di me e Tony è Vladimir e non ho idea di dove sia, se stia bene o se sia vicino.

Mi ricordo improvvisamente che sono tre giorni che viaggio e ho urgente bisogno di una doccia calda capace di togliermi tutto quello che mi trascino da Malibù. Cammino fino ad arrivare al bagno, apro il rubinetto della doccia e lascio che l'acqua diventi più calda, solo a quel punto quasi strappo i vestiti che indosso lasciandoli sul pavimento, resto nudo con i miei soli pensieri a coprirmi e ben presto l'acqua si porta via anche quelli. È quasi piacevole, ma la mia mente cerca comunque Tony, appare il suo corpo nudo, gli ultimi istanti di piacere che abbiamo vissuto insieme. “Se avessi saputo che ci saremmo detti quelle cose forse avrei tenuto la bocca chiusa.” penso. Senza rendermene conto però quei pensieri provocatori hanno avuto una reazione sul mio corpo, il pensiero di Tony è ancora vivido ma non posso più averlo e in breve il mio corpo trova quiete. Vengo scosso da brividi lungo la schiena e ogni sensazione o pensiero che possa tornare a darmi piangere svanisce. Mi sento debole ora che non avrò più il piacere del suo tocco, del calore umano, ma devo ricordarmi che non sono quella persona: devo ritornare il vecchio Steve Rogers. Sto nella doccia per parecchi minuti e subito poi mi asciugo avvolgendomi nell'accappatoio. Spero solo di non incappare in segni di Tony, cose che ha distrattamente lasciato qui. Devo pensare ad altro, mi dico.

Mi trovo in accappatoio, il sole sta sempre più in alto nel cielo, ormai sono le sette passate, potrei fare colazione ma non ne ho voglia, questo perché ogni istante della giornata non faccio altro che paragonarlo con quel momento che passavo con Tony, ero spesso da solo, ma molte di più erano le volte in cui ero insieme all'uomo.

Mi siedo nuovamente sulla poltrona, cosa devo fare ora che Tony non sarà più con me? Lo S.H.I.E.L.D, l'America e il mondo hanno bisogno di me. Quindi è questo che devo fare: andare avanti. Eppure una parte di me non fa altro che pensare a lui e a cosa vorrei dirgli.

« Tony... » comincio a parlare quasi come se lui fosse davanti a me, come se potesse sentirmi nonostante tutta la distanza che ci separa. Che sia ancora a Malibù o che sia nella sua nuova torre non mi importa.

« Spero che tu trovi tutto quello che vuoi, tutto quello che cerchi, e spero che la vita possa darti tutto quello che sogni e molto altro ancora! » sono stupido a parlare da solo, il mio tono è sottile, nessuno potrebbe sentirmi. Eppure nella mia mente so che queste parole arriveranno a Tony, perché se realmente mi conosce allora sa che questo è tutto quello che posso augurargli, perché quando ami una persona speri il meglio per lei e vuoi che abbia ciò che desidera.

« Spero che tu sia felice, ovunque tu possa essere in questo momento e ovunque tu sarai in futuro, qualunque cosa tu faccia o farai, spero che tu trovi quello che io non sono riuscito a darti. Quello che avresti voluto da me.... » dovrebbe essere lui a fare questo ragionamento, d'altronde è lui che mi ha spinto ad andare via, è lui che non ha voluto scendere al mio stesso compromesso, amare o non amare. Forse la verità è che voglio avere ragione.

Tony Stark sei davvero un idiota!” penso pieno di amarezza, tutti i sentimenti confusi di prima però sembrano scomparire come per magia, come una giornata di tempesta che migliora nel giro di pochi minuti.

« Dovrei dirti in faccia queste cose e non sussurrarle... » sbuffo, digrigno i denti e stringo i pugni, sono certo di non avere una bell'espressione. « Spero che comunque tu abbia almeno chiaro che nulla cambierà ciò che provo per te, e che nel mio cuore ti amerò lo stesso! »

Già, questo almeno dovrebbe saperlo. O almeno lo spero. Il telefono squilla una seconda volta, lo ignoro fin da subito però, se fosse qualcuno dello S.H.I.E.L.D sarebbero già venuti di persona a controllare. Mi alzo dalla poltrona passando accanto al telefono e mi avvicino al piano cottura per prepararmi la colazione, si ritorna alle vecchie abitudini.

  
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