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Autore: Elly Priest    08/09/2015    1 recensioni
[...] Devo dire addio a tutto questo e alle emozioni che lui mi ha donato, se pur per poco tempo. Troppo poco tempo.
Mi rassegno e dico al mio fato: “Sarà per un’ altra volta, ho capito.”
Ma una domanda assilla ancora la mia mente confusa e piena di immagini.
“Perché sono dovuta andare?”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo ancora il tocco della mia mano sulla sua pelle. L’odore dei suoi vestiti abita ancora nel mio olfatto, più rumoroso e invasivo che mai.
Ha un sorriso bellissimo, più di quanto lui pensi: caldo e sincero. Troppe miglia di distanza non fermano la mia mente ed il mio cuore che viaggiano su onde diverse.
Gli occhi ridenti, scuri e leggermente allungati, sul viso un leggero gusto mediorientale che orna i suoi lineamenti.
Sento ancora le farfalle nello stomaco quando lo guardavo dormire a fianco a me, così dolce e calmo, quando mi chiedeva le carezze.
Quelle fossette agli angoli della bocca quando sorride mi fanno stringere lo stomaco. Quelle labbra le ho accarezzate, ho imparato a memoria la curva del suo sorriso quando lui si assopisce: impressa a fuoco nelle mie dita.
Ma lui non è più qui. La sua assenza è un grande vuoto nel petto, si fa sempre più profondo e implacabile.
Troppe le domande, poche le risposte.
Perché sono dovuta andare? Il destino ci ha voluti separare apposta. O forse no?
Quando arriva la notte, mi fermo a riflettere. Fa male, molto male. Picchia il cuore così forte che devo fermarmi un attimo a cercare aria per i polmoni.
Una lacrima riga il mio viso. Mi manca troppo: voglio tornare da lui. Voglio tornare al profumo dell’ ammorbidente sui suoi vestiti, al ruvido della barba non rasata sulla mia guancia. Voglio tornare al suo strano accento orientale.
Perché? Perché sono dovuta andare?
Responsabilità… che brutta parola: ammazza ogni singola emozione spontanea, l’ostacolo più grande per questo genere di cose.
Me ne devo fare una ragione e lasciare tutto perdere. Anche se mi mancherà la sua risata, il suo modo buffo di pronunciare il mio nome. Sentirò la mancanza del movimento delle sue mani, dei capelli corti e neri che ero solita accarezzare.
Devo dire addio a tutto questo e alle emozioni che lui mi ha donato, se pur per poco tempo. Troppo poco tempo.
Mi rassegno e dico al mio fato: “Sarà per un’ altra volta, ho capito.”
Ma una domanda assilla ancora la mia mente confusa e piena di immagini.
Perché sono dovuta andare?
   
 
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