Dawn si allontanò dalla fattoria di Scott trattenendo le lacrime. Le parole del ragazzo l’avevano ferita anche se già se le aspettava. Il problema era che lei, indipendentemente da quello che riusciva a vedere e percepire, era una ragazza e sognava come tutte le altre, ed infondo aveva sperato che lui l’avrebbe almeno ospitata per quella notte. Sfregò le mani sulle braccia per darsi un po’ di calore, per fortuna era quasi mezzogiorno, altrimenti avrebbe dovuto sopportare un freddo ancora più pungente. Stanca ed affamata Dawn si fermò per un po’ a recuperare fiato, la testa le girava e la nausea era tornata, nonostante avesse svuotato il suo stomaco poco prima di arrivare in città. Si sedette per terra, chiuse gli occhi e respirò lentamente, doveva calmarsi e pensare a cose positive. Rimase così per un po’, poi sentì un furgone fermarsi di fronte a lei ed aprì gli occhi; una donna anziana dai lunghi capelli grigi si sporse dal finestrino e la fissò.

“Cosa ci fai li per terra?” La domanda le era stata porsa con un tono irritato e curioso, ma Dawn poté leggere l’autentica preoccupazione nell’aura della donna.

“Sto solo riprendendo fiato.” Si rialzò, togliendosi la polvere dai pantaloni con delle pacche e spostando lo zaino sull’altra spalla.

“Sei nuova di qui, giusto?” Chiese ancora la donna, socchiudendo gli occhi per guardarla meglio.

Dawn annuì.

“E non hai un posto dove stare, giusto?”

Dawn scosse la testa.

La donna sospirò, poi parlò di nuovo. “Salta su scricciolo, starai nella mia fattoria. Mi servivano proprio due braccia in più.”

La bionda la fissò sorpresa, era in quella città da meno di un’ora e questa era già la seconda persona che le dava una mano, non era abituata a tutto questo altruismo, anche perché di solito quella altruista era lei.

Notando che la ragazza non accennava a muoversi la donna batté una mano sullo sportello. “Allora ti muovi? Credi che la vecchia Caroline abbia tempo da perdere? Il mio tempo è agli sgoccioli ed ho ancora molte cose da fare prima di andarmene.”

Dawn rise involontariamente a quella frase, non voleva darle l’impressione di ridere di lei, ma sentirle dire che le rimaneva poco tempo nonostante apparisse così piena di energie era davvero il colmo. Ringraziando la madre terra per il suo aiuto andò verso il sedile del passeggero ed entrò in auto.

“Finalmente.” Sospirò Caroline e ripartì a grande velocità, senza degnarla di uno sguardo.

La bionda si accarezzò il ventre, sentendosi più tranquilla. Non ti preoccupare piccolino, andrà tutto bene vedrai, pensò, in un tentativo di rassicurare il bambino, anche se era lei quella che ne aveva bisogno. Doveva tenere duro e combattere, solo così non avrebbe rimpianti.

-Angolino di Evelyn-

Salve a tutti! sono ritornata, come promesso, con quest’ultima shot che vi fa dare un’occhiata alla mia Dawn, mia non perché il personaggio mi appartiene, ma mia in questa storia, in questo contesto. Descritta da me in poche parole! Spero vivamente che sia IC, perché altrimenti mi strangolo!

Vi informo, inoltre, che il titolo della storia è cambiato, non è più “Le maschere dell’anima”, ma “Call from Heaven”. Perché l’ho cambiato? Non so, stavo creando la copertina della storia quando questo titolo mi ha colpito ed ho pensato che fosse appropriato per la storia.

Bene, ora vado ho inizio a scrivere le note più lunghe della storia stessa.

P.s: questo piccolo paragrafo è sempre tratto dal primo capitolo.*