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Autore: xxemt    08/09/2015    1 recensioni
Immagina di scrivere un dialogo tra due personaggi. Immagina che uno dei due sia Sebastian Morgenstern (versione docile). L'altro vuole capire chi è e da dove viene. "L'altro" sei tu, il suo compagno di banco, e ti sei preso una bella cotta per lui.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Stavamo camminando ormai per una buona mezz’ora senza una meta sulla riva di una spiaggietta locale dal nome buffo.Era diventato ormai irritante camminare sulla sabbia e spronfondare passo dopo passo. Spazientito sbuffai.

“Si può sapere dove cavolo…” feci per dire quando un gesto secco della mano di Sebastain mi interruppe seguito da un fastidiosissimo “Shh!”. Rimasi a guardarlo incrociando le braccia aspettando che mi degnasse di attenzione. All’improvviso i nostri sguardi si incrociarono. Feci un verso di stanchezza e assunsi un’espressione irritata. Era a molti passi lontano da me, era così stranamente veloce. Mi soffermai a guardare la sua chioma biondo cenere che pareva quasi brillare di luce propria. Aveva una schiena molto sinuosa ed un portamento perfettamente dritto, sembrava quasi inumano quel suo camminare così fermo ed inerme.

“Uhm…qui è perfetto” sentenziò lui senza girarsi. Dovetti scuotere la testa per riacquistare attenzione.

“Heyy ci sei? Ho detto che qui va bene, perché continui a camminare?” 

Lui era fermo e senza accorgermene lo avevo superato.Girai la testa e gli rivolsi uno sguardo secco, senza pensarci due volte  mi accasciai e sprofondai nella sabbia, alzai le ginocchia e vi appoggiai le braccia. Non avevo intenzione di dargli troppa retta. Spostai lo sguardo dall’arena e lo diressi verso l’orizzonte buio,un linea appena percettibile, quasi mi ci persi dentro.

Sebastian abbozzò un sorrisetto e camminò verso me, rimase per svariati secondi a guardarmi dall’alto e poi sprofondò nella sabbia accanto e me. Il movimento fu veloce e così silenzioso da non essere percettibile all’udito umano. Mi sono sempre domandato come riuscisse a farlo.

Il mio sguardo ora era rivolto verso le nuvole che ci sovrastavano, avevano ancora sfumature arancioni e violacee del crepuscolo. Il suono calmo delle onde del mare mi donava sempre così tanta tranquillità da potermi addormentare ovunque mi fossi trovato. Stavo per chiudere le palpebre e lasciarmi cullare dalla leggere brezza marina quando mi trovai un lampo a pochi centimetri dal viso. Spalancai gli occhi ed  aprii la bocca per urlare ma si richiuse automaticamente appena mi accorsi che era stato semplicemente Sebastian a schioccare le dita di fronte a me. Senza accorgermene avevo indietreggiato ed ero poco più dietro di lui. Sebastian scoppiò in una risata spastica e rumorosa. In quel momento mi sentivo così stupido. Con espressione rabbiosa mi porsi in avanti per risedermi al posto dov’ero prima. Scostai la sabbia dalle scarpe e dai pantaloni e mi accorsi che lui stava ancora ridendo,chiusi il palmo della mano come per tirargli un pugno ma ero troppo preso a guardarlo: aveva le mani strette alla pancia e la bocca aperta, accennai anch’io un sorriso sbilenco e rimasi a fissarlo.

“Sei così fastidioso” esordii all’improvviso. Lui riprese fiato e riacquistò la sua solita espressione imperterrita. 

Quando aprì gli occhi, giurai per  mezzo secondo di averli visti luccicare di un rosso vivo il che mi portò a guardarlo fisso. Sebastian si girò ed anche lui mi stava guardando in quel momento, sostenni lo sguardo e notai che gli si aggrottarono le sopracciglia. In quel momento stava pensando che ero strano, me lo sentivo.Tornai a guardare di fronte a me facendo finta di niente.

“Ora possiamo parlare di quello che vuoi” disse Sebastian guardando la sabbia ai suoi piedi. Per un attimo mi colse a sprovvista ma poi capii.

“Stai dicendo che mi hai fatto camminare per non so quanto tempo per portatarmi sulla riva di una spiaggia dispersa dal nome impronunciabile e tutto ciò solo per rispondere alle domande che ti ho fatto in questo periodo?” feci una pausa e poi ripresi “Andava bene anche casa mia, tua, una stradina…persino i corridoi della scuola” mi fermai, non capivo il senso.

“Credimi, è meglio qui” disse in modo furtivo con sguardo distante. All’improvviso aveva assunto un’espressione quasi seria. Dopo  quei pochi mesi scuola dove  incontrai Sebastain , era la prima volta che lo vedevo così.

“Meriti delle risposte e so che ho sempre evitato di dartele, ma ora sarò sincero” c’era qualcosa nella sua voce che non era tranquillo.

“Ah, e perché queste risposte tanto misteriose dovrei meritarmele proprio io?” continuavo a non capire.

“Sei stata l’unica persona ad averle notate e sei l’unica persona che non è scappata o che non mi ha tenuto lontano” disse tutto d’un fiato.

Sentivo una sensazione allo stomaco, una morsa che si stringeva, era l’ansia? E di che? Nessuno avrebbe mai potuto dirlo.

“Beh, pensavo semplicemente che erano queste piccole stranezze a renderti speciale” non era esattamente quello che avrei voluto dire ma lo feci.

Lui tacque ed io non sapevo né che dire né da dove cominciare.

“Ho sempre ammirato la tua innata velocità, nel passo, nei movimenti, sguardi, azioni” dissi  iniziando a ritornare al discorso delle “stranezze”. Ebbi di nuovo la sua attenzione.

“Sei tu che sei troppo pigro” disse con noncuranza. Ed ecco che ritornava ad essere quel Sebastian irritante. Alzai gli occhi al cielo e ripresi il discorso.

“Ho sempre notato la tua postura così…rigida quasi disumana” mi fermai per guardare la sua espressione vacua e ripresi “Sembra quasi che tu non abbia bisogno di un sistema locomotore” 

MI guardò fisso negli occhi, avrei voluto fare la stessa cosa ma sembrava non averli data la scarsa illuminazione del posto.

“Di solito non emetti alcun suono, sembri settato nella modalità ‘silenzioso’ tanto per dire” non sapevo dove volevo andare a parare con queste osservazioni. 

Vidi le sue labbra schiudersi come per dire qualcosa ma  uscì solo un secco “Continua”

Stavo sbagliando? Avrei dovuto smettere? L’avevo offeso offeso?…nel dubbio continuai

“Non capisco, prima mentre mi prendevi in giro avrei giurato che i tuoi occhi fossero rossi, rosso sangue” iniziai a fissarlo attendendo una sua probabile reazione o risposta.

Tutto quello che ottenni fu una debole risata. Gli rivolsi uno sguardo stranito.

“Ah ebbene sì, mio caro a quanto are sei troppo…” fece un sorriso “…divergente, mi hai scoperto!” si alzò in una velocità disumana tanto da far apparire il suo movimento sfocato all’occhio umano.

“Non ha senso continuare a nasconderti la verità ormai, tieniti forte” si liberò della giacca e la fece scivolare a terra, poi si portò le mani al colletto della camicia ed iniziò a sbottonarsela.

Pensai che diamine sta facendo? E che diavolo significa ‘mi hai scoperto’? Rimasi seduto e lo ammirai con tutta attenzione.

Si sbarazzò della camicia e rimase a petto nudo con il solo chiarore della luna ad illuminarlo.

Aveva il fisico scolpito degno di essere definito un’opera d’arte, una scultura in marmo.

“Non capisco” sentenziai, ma non ebbi nessuna risposta, solo un suo sguardo deciso.

Portò le sue mani lungo la vita e la alzò di poco, dopodiché sussurrò qualcosa in qualche strana lingua antica e proseguì con qualche parola in latino.

Pensai che stava perdendo i sensi ma non sembrava uno di quei pazzi da manicomio, era un pazzo sicuro di quello che stava facendo.

Ad un tratto notai degli spasmi sulla faccia, poi sul collo, petto , braccia , pensai che stesse avendo una qualche crisi ma mi sbagliai.

 Fece cadere il suo capo all’indietro mostrando gli occhi al cielo e una luce scura emanata dal suo corpo lo avvolse.  L’impulso di alzarmi e andargli vicino era forte ma non lo feci.

Dovetti portarmi un mano agli occhi ma non ce ne fu bisogno perché la luce oscura svanì. Sebastian gli occhi completamente rossi compresa la sclera ed un sorriso celestiale, da far invidia ai cherubini più belli ma c’era qualcosa di così strano da far venire i la pelle d’oca, era uno spettacolo agghiacciante. Aveva la pelle immacolata e più robusta di prima. In quel momento l’istinto mi suggerì di urlare ma più per l’eccitazione che per lo sgomento.

Ero così minuto e piccolo davanti alla sua figura.

Sebastian si porse in avanti ed incurvò il torace mostrando la schiena alla volta celeste.

Sembrava stesse posando per un quadro. Non potetti far ameno di notare che vi si erano formate due macchie nere in preda agli spasmi sotto le scapole. Ero concentrato a scrutare cosa stesse accadendo e dopo pochi attimi vidi dei lampi lacerargli la schiena. Rimasi paralizzato senza fiatare. Solo dolo aver sgranato gli occhi ed aver messo a fuoco la vista capii che non erano dei lampi, ma erano due lunghe ali maestose  color nero petrolio che sferzavano alte e imponenti nell’aria rivolte verso cielo stellato.

Non rimasi allibito, di più. 

Mi portai una mano alla bocca non per la paura, ma per lo stupore della sua figura così bella e divina.

Rimasi ad ammirarlo. Le lunghe ali rivestite di piume appuntite che parevano di dure, quasi come se fossero fatte di pietra. Gli occhi  scintillanti di quel rosso rubino, così profondi.

“Cosa sei?” Le parole mi uscirono spontaneamente e secche dalla bocca.

La figura angelica si girò, focalizzò i suoi occhi su di me, allargò un sorriso da brivido e scandì parola per parola. 

“Sono un Demone.”

  
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