Allooora... Questa shottina, come due Cognate di mia
conoscenza ben sanno, ha richiesto molte sudate ore per vedere la luce ed è
diciamo, particoalre, rispetto alle altre che ho già scritto.
Come avrete notato dal riassunto in home-page, si parla di
Joe e Coco, ma, nonostante questo, la shot è totalmente slegata dalla mia long "Gabrielle".
Non è un missing, nè un future moment. E' semplicemente...
potremmo definirla un AU. Una specie di realtà parallela/alternativa a quella
della long.
Joco principalmente a causa della canzone che l'ha
ispirata ("That's When I Love You" di Aslyn) e che sembrava
essere fatta su misura per il nostro Danger!x3
Detto questo, vi lascio alla lettura sperando che
gradiate...
Dedicata alle Cognate, DangerGirl
e MissPresident, alias Tempe e Agatha
che tanto l'hanno aspettata e che mi hanno fatto compagnia durante la stesura,
nelle nostre infinite chiaccherate su msn!<3 *lovva immensamente*
No Matter What.
{ That's When I Love You }
- Sei proprio un grandissimo stronzo, Joe! - Singhiozzò Gabrielle,
stringendosi nella felpa di lui. Se la strizzò addosso e quella, un po' troppo
larga, nel compiersi del movimento le scivolò leggermente di lato, scoprendole
la spalla.
- Coco... - Tentò, ma venne bloccato immediatamente dallo sguardo che si
trovò puntato addosso.
- Non lo voglio sapere chi era quella...!
- Scostò con un gesto secco le lenzuola appena stropicciate, allungando le gambe
nude verso il pavimento. Poi raccolse il cellulare di Joe dall'angolo in cui
lei stessa l'aveva lanciato, in un gesto di stizza, pochi attimi prima. Glielo
allungò insieme alla maglia che lui ancora non aveva reindossato, con fare
eloquente.
Spingendo entrambi bruscamente tra le sue mani, lasciandoli andare come
se scottassero.
Senza aggiungere altro, si voltò seccamente e si avvicinò alla
finestra... Con uno sforzo sovrumano soffocò la voglia di urlare e cercò di concentrare
la sua attenzione sul riflesso che i lampioni accesi disegnavano sulla strada
bagnata.
- Ti prego... - Provò di nuovo, fermandosi questa volta da solo, quando
vide le spalle di lei tremare impercettibilmente.
Gabrielle si lasciò sfuggire un microscopico singhiozzo. Appoggiò la
fronte al vetro ghiacciato, sfregandosi la guancia arrossata con la manica
della felpa, in quello che lui interpretò essere un modo deciso per dirgli di
andarsene.
Così, a nemmeno un quarto d'ora dalla notte d'amore più incredibile
della sua vita, Joe Jonas smise bruscamente di sognare e ripiombò duramente
nella realtà. Si infilò la t-shirt nera ed uscì con riluttanza dalla porta,
guardandola un'ultima volta nella vana speranza di incrociare i suoi occhi
chiari... Ma Coco restava immobile, rigida nella sua posizione.
Con le braccia incrociate saldamente e la felpa troppo corta per
coprirle le gambe come si deve.
***
Diluviava. Quando Joe aprì il portoncino di legno del vecchio palazzo,
si ritrovò letteralmente investito da una cascata d'acqua intermittente. Mosse
appena un paio di passi, provando ad ignorare il senso di freddo che lo
intorpidiva... da molto, molto prima di mettere piede in strada.
Sentiva la stoffa ruvida e bagnata della giacca a vento pizzicargli la
pelle sensibile delle braccia, in maniera del tutto, orribilmente fastidiosa...
Eppure si lasciò sfuggire un pallido sorriso perchè, se provava quella
sensazione era a causa del fatto che, sotto il piumino, stava in maniche di
maglietta.
... E la sua felpa ancora abbracciava Gabrielle...
- Sono un cretino...! - Soffiò, rivolto solo a sè stesso, alzando gli
occhi al cielo scuro.
La mano che teneva affondata nella tasca della giacca strizzò
convulsamente il cellulare, ormai rotto, che, se solo fosse stato spento prima...
Se solo.
Una lacrima solitaria e quasi invisibile rotolò oltre le ciglia scure e
scese lungo la guancia fradicia, nascondendosi fra le gocce di pioggia. Si
accoccolò all'angolo delle sue labbra sottili. Inconfondibilmente salata, in
mezzo a tutta quell'acqua amara.
Nel giro di un minuto riuscì a maledire se stesso, il mondo, il destino
beffardo che aveva fatto telefonare a Camilla in un momento del genere, dopo mesi
e mesi in cui nemmeno si era ricordato della sua esistenza... e sempre il caso,
per cui era stata Gabrielle a rispondere a quella telefonata al posto suo, poi
ancora Camilla e la sua insana cattiveria. Infine di nuovo sè stesso.
Almeno un milione di volte.
***
Coco si arrotolò una ciocca di capelli scuri e spettinati intorno al
dito, incurante del leggero pizzicorio provocato dalla tensione.
Era ancora troppo impegnata a scacciare dalla memoria il suono stridulo
della voce della ragazza che aveva chiamato Joe, nemmeno mezz'ora prima.
- Cucciolo, quanto tempo! -
Oca. Irrimediabilmente oca... Con delle vocali strette e acute, come
solo quelle di una giovane californiana potevano essere. E quel tono
maledettamente confidenziale...
"Cucciolo". Una stilettata dritta al cuore.
Si morse nervosamente il labbro, sbattendo un pugno chiuso contro il
vetro.
Era tanto infantile ed immaturo, pensare che Joe non potesse essere il
cucciolo di nessuna... Di nessun'altra?
Arrossì dei suoi stessi pensieri, riscuotendosi di colpo, quando
riconobbe l'ombra che si era incamminata e fermata a metà strada sotto ai suoi
occhi, parecchi metri più in basso, nell'Avenue
a quell'ora deserta.
Fu come se avesse realizzato solamente in quel momento che lui se ne era
andato.
E che l'aveva fatto davvero.
Trattenendo quasi il respiro, si voltò di scatto verso il corridoio
silenzioso, con il movimento frenetico e disperato di una a cui improvvisamente
mancava l'aria. Le sue gambe si
mossero praticamente da sole - e questo spiegava in gran parte la totale
assenza di senso nel gesto che stava per compiere - spingendola fuori dalla
stanza e dall'appartamento, anche.
Scese le scale di corsa, scivolando con i piedi nudi sui gradini umidi
ed arrivò in strada così, svestita
come era.
Joe era ancora fermo dove l'aveva visto dalla finestra, le spalle al
portone e gli occhi verso il cielo nuvoloso. Senza nemmeno che lo chiamasse,
quasi si fosse sentito osservato, si voltò nel momento esatto in cui un lampo più
forte degli altri illuminò l'aria.
E la figura esile di lei, immobile sul marciapiede.
- Coco...! - Esalò Joe, sgranando impercettibilmente gli occhi, quando
si accorse delle gambe scoperte e dei piedi nudi sull'asfalto gelido. - Sei
impazzita!? - Il suo tono si fece più saldo, mentre le correva incontro. -
Coco... - Ripetè con voce morbida, quando le fu vicino, prendendole il viso fra
le mani.
Gabrielle, dal canto suo, tremava come una foglia... un po' per il
freddo, un po' per la pioggia, un po' semplicemente per paura che lui se ne
andasse da un momento all'altro.
Ma Joe non aveva la minima intenzione di andarsene. Non l'aveva mai
avuta, in realtà...
Senza parlare, le passò un braccio intorno ai fianchi e si chinò a
stringerle l'altro sotto le gambe traballanti, sollevandola quasi di peso da
terra.
- Joe...! - Pigolò lei, aggrappandosi alle sue spalle. - Io... Tu... Non
voglio che...! - Un singhiozzo secco le spezzò le parole in gola.
- Dopo. - Le mormorò, quasi soffiando le parole contro la sua fronte
bagnata. - Prima ti porto dentro... Come ti è venuto in mente di scendere così?
- Chiese, stringendola di più a sè nel tentativo di scaldarla almeno un po',
sebbene fosse fradicio quasi quanto lei.
Camminò velocemente, rientrando nel palazzo e tenendola stretta fra le
braccia fino a che non raggiunsero la cabina dell'ascensore e fu sicuro che
toccasse terra su un pavimento relativamente asciutto. Gabrielle scivolò fuori
dal suo abbraccio non appena fu in grado di reggersi sulle sue gambe. Rimasero entrambi
in silenzio, fino a quando le porte non si aprirono sul pianerottolo
dell'ultimo piano con il familiare tintinnio.
A quel punto, Coco mosse un passo in avanti, uscendo dall'abitacolo ed
esitò, voltandosi a guardare Joe quasi col timore di vederlo sparire
improvvisamente. Lui la raggiunse, senza dire niente, soffermandosi con la mano
fra i suoi lunghi capelli scuri...
Come a dirle "No, non me ne vado. Sono qui."
... prima di superarla ed entrare nel piccolo appartamento.
***
- Allora... Perchè mi hai seguito? - Le domandò, quando furono entrambi
in cucina. Si sfilò la giacca gocciolante, abbandonandola sulla spalliera di
una sedia, mentre Gabrielle si frizionava lentamente i capelli con un
asciugamano.
- Non... volevo... - Mormorò, prima di bloccarsi di colpo con la
salvietta stretta tra le mani, quando lo vide avvicinarsi. - Ma questo non
significa che ti ho perdonato! - Esclamò, puntandogli contro un dito. Poi lo
scansò con un gesto secco, appena tentò di stringerle le braccia. - NO! -
Spinse via la sua mano, cercando di indietreggiare senza guardarlo negli occhi.
Lottarono silenziosamente per una manciata di secondi, pochi ma
sufficienti a far perdere a Joe la scarsa pazienza che aveva...
- Dì la verità! Perchè mi sei corsa dietro, Gabrielle? PERCHE'?!? -
Strepitò, visibilmente innervosito dai suoi continui tentativi di allontanarlo.
Le afferrò i polsi, tenendola ferma fino a che lei non smise di divincolarsi.
Arrendendosi, almeno apparentemente.
Ma, appena le mani di Joe la lasciarono libera, Coco scattò e con un
rapido movimento a mezz'aria, gli mollò uno schiaffo deciso... Ritirando la
mano tremante solo quando si ritrovò occhi negli occhi con lui.
- Va bene. - Soffiò, massaggiandosi la guancia arrossata. - Questo me lo
meritavo, probabilmente... Però io voglio sapere perchè. - Ripetè, con voce improvvisamente implorante. - Perchè sei
scesa in strada così... - Indicò con lo sguardo le gambe ancora gocciolanti di
lei ed il suo abbigliamento ridotto e decisamente inadatto ad una notte come
quella. - ... Fregandotene della pioggia, del freddo e di tutto il resto...!
Volevi fermarmi... e questo conterà qualcosa!
- Sbottò, allargando le braccia con fare esasperato.
- Conta che sono una stupida, Joe. - Sospirò. - Perchè non riesco... non
voglio lasciarti andare. -
Joe sgranò gli occhi, nonostante, più che stupore, quello che sentiva
fosse un infinito senso di sollievo.
- Davvero...? - Fu l'unica, stupidissima cosa che gli riuscì di tirare
fuori. Talmente destabilizzato che, quando lei gli si fece incontro,
indietreggiò docilmente ed arrivò ad incespicare nella sedia che aveva alle
spalle, prima di finirci seduto sopra. Gabrielle gli si fermò davanti, così
vicina che, molto probabilmente, non sarebbe riuscito ad alzarsi in piedi senza
scontrarsi con lei.
- Davvero sì, Joe. - Mormorò,
fermandosi i capelli dietro l'orecchio. - Tu non ti sei ancora reso conto dello
stato di... dipendenza che mi
provochi. Dopo quello che è successo, avrei dovuto sbatterti la porta in
faccia, senza nemmeno pensarci... e invece, guardami...! - Arrossì,
distogliendo lo sguardo, quando si accorse che lui stava effettivamente
osservando la stoffa fradicia della felpa che le si era letteralmente
appiccicata addosso. - Il fatto che ti sia corsa dietro, praticamente mezza
nuda, beh... parla da sè. -
When you have to look away,
when you don't have much to say...
That's when I love you,
I love you... Just that way.
To hear you stumble when you
speak,
or see you walk with two left feet...
That's when I love you,
I love you... Endlessly.
- Io ti amo. - Continuò, bloccando sul nascere qualunque reazione di
Joe. - Anche se a volte mi dico che non dovrei... Perchè amare una persona in
questo modo... disarmante, beh, può
essere molto pericoloso. Ti amo. -
Soffiò, sforzandosi di mantenere saldo il tono di voce.
E schizzò velocemente all'indietro, quando Joe allungò una mano per
stringere la sua. Scosse lentamente la testa, abbassando gli occhi lucidi, come
a voler dire che non aveva ancora finito.
- Quando discutiamo... - Cominciò, con voce flebile, rafforzandola man
mano che andava avanti con le parole. - Quando, per quanto ti faccia
arrabbiare, solo perchè sono io, non ti comporti come con gli altri e piuttosto
che rispondermi male, ti giri dall'altra parte e non dici nulla... Ti amo.
Quando distogli lo sguardo in quel modo, ti amo. - Sorrise, arriciando appena
il naso.
Lasciò che il suo sguardo accarezzasse per un attimo quello di lui,
prima di riprendere a parlare. Le guance perennemente rosse e bollenti di
imbarazzo...
- Quando vuoi far credere di saper parlare il francese e puntualmente ti
impappini... - Ridacchiò fra sè e sè, scrollando i capelli umidi. - Quando
cammini e sei talmente preso dai tuoi discorsi, che inciampi e rischi di
cadere... Ti amo. - Lasciò cadere la ciocca scura che stava torturando e
rilassandosi leggermente, mosse un minuscolo passo verso di lui.
Joe non provò nemmeno più a ribattere. Continuò ad osservarla, seguendo
silenziosamente i suoi movimenti e i gesti lievi che accompagnavano parole che
mai più avrebbe sperato di sentirsi dire, dopo quello che era successo.
And when you're mad 'cause you
lost a game,
forget I'm waiting in the rain...
Baby, I love you,
I love you... Anyway.
- E poi... Quando mi ferisci e
non te ne rendi conto. - Sussurò, stringendo i pugni al ricordo della
telefonata di qualche ora prima. Joe scattò in piedi, afferrandole le braccia
quasi con disperazione.
- Ti giuro, Coco, che Camilla... - Esclamò, ma venne interroto quasi
subito. Gabrielle sciolse la sua presa, spingendolo nuovamente a sedere, prima
di soffermarsi con le mani sulle sue spalle.
- Non voglio sapere chi è, ti ho detto! Nè come si chiama... Basta così,
davvero. - Soffiò.
- Gabrielle... -
- Quando mi ferisci... - Riprese, fermandolo per l'ennesima volta. - Lo
sai, quando agisci senza pensarci troppo. Quando, come sabato scorso, ti
dimentichi di venirmi a prendere al lavoro e mi lasci aspettare ore e ore sotto
la pioggia, per una stupida partita ai videogiochi con Nick... Ti amo comunque,
Joe. O forse mi arrabbio e ti odio, per quei tre minuti che riesco, ma poi torno irrimediabilmente ad amarti più
di prima. - Allentò la presa, facendo scivolare le mani lungo le sue braccia.
Joe la fermò, trattenendola all'ultimo momento e intrecciando le dita a
quelle di lei.
So, when you turn to hide your
eyes,
cause the movie it makes you cry...
That's when I love you,
I love you... A little more each time.
And when you can't quite match your
clothes,
or when you laugh at your own jokes...
That's when I love you,
I love you... More than you know.
Per la prima volta da quando aveva iniziato il suo discorso, Coco lasciò
che mantenesse il contatto, sussultando leggermente quando lui prese ad
accarezzarle dolcemente il palmo della mano. Tornò a guardarlo negli occhi e
quasi non si rese conto di essere tanto vicina da sfiorargli le ginocchia con
le proprie.
- Sai... - Mormorò a volume quasi inudibile. - L'altro giorno... quando
ti sei seduto sul divano con me e abbiamo finito di guardare quel film insieme,
cos'era...? "Armageddon",
forse. Beh, comunque, quando alla fine ti ho visto sfregarti gli occhi... - Si
interruppe, sorridendo maliziosamente davanti all'espressione imbarazzata di
Joe. - Perchè, sì, amore mio, stavi
piangendo... Lì ti ho amato, se è possibile, ancora un po' di più. -
I suoi occhi color caramello si illuminarono impercettibilmente quando
lei allungò la mano libera a scostargli un ciuffo di capelli arricciati dalla
fronte.
- Più di quando ti ostini a vestirti, abbinando fra loro colori
improponibili. - Rise, mordicchiandosi il labbro con quel suo fare
irresistibile. - Più di quando scateni la tua parte incosciente e fai ai tuoi
fratelli quegli scherzi assurdi che fanno ridere soltanto te... - Senza
allontanarsi, fece correre le dita lungo la sua tempia e sulla guancia appena
ruvida di barba invisibile.
Sentì distintamente Joe trattenere il respiro, quando raggiunse l'angolo
delle labbra sottili.
- E dio solo sa, quanto quel
sorriso sia una droga per me. - Bisbigliò. - Perchè io amo Joe e amo anche Danger. -
Esitò, fermandosi la manciata di secondi sufficiente a riprendere fiato
e lui approfittò di quell'attimo di vuoto per azzerare l'ormai minima distanza
fra loro. Le passò un braccio intorno ai fianchi, sbilanciandola in avanti e
attirandola bruscamente verso di sè.
Coco, presa completamente alla sprovvista, gli finì letteralmente in
braccio. Sussultò, ma non si tirò indietro.
- Cosa... Stavo dicendo? - Abbozzò, tornando ad assumere il tipico
colorito da pomodoro maturo mentre Joe lasciava che si sistemasse comodamente a
cavalcioni delle sue gambe.
- Io e Danger... - Mormorò, scostandole i capelli dalle spalle. - Che ci
ami entrambi. - Lasciò che le ricadessero sulla schiena, accarezzandole appena
il collo scoperto. Sorrise quando si accorse della leggera pelle d'oca che le
aveva provocato.
- Sì... - Annuì, poggiandogli una mano all'altezza del cuore. - Perchè
fa parte di... te. - Senza quasi rendersene conto, si ritrovò così vicina da
avvertire il suo respiro caldo contro le labbra dischiuse. - Io... - Esalò, col
fiato già corto. Il suo naso sfiorò quello di Joe, in un sottile gioco alla ricerca l'uno
dell'altro.
And when you forget that we had a
date,
or that look that you give, when you show up late...
Baby I love you,
I love you... Anyway.
- ... Ti amo. Con tutti i
difetti che hai. - Le sue labbra si piegarono in un piccolo sorriso, ma
sobbalzò leggermente quando avvertì la mano di lui sfiorarle la gamba.
- Ce ne sono altri? - Continuò Joe nello stesso, morbido tono di voce. -
Perchè ne hai già messi insieme una quantità esorbitante...! - Ridacchiò,
spingendosi con le dita oltre l'orlo della felpa. Gabrielle lo fermò,
stringendogli il polso, mentre le sue guance sperimentavano tutte le tonalità
di rosso che ancora non avevano assunto.
- Forse... - Disse, in poco più che un soffio. - Ma, qualunque cosa tu
combini, riesci a fartela perdonare. Se manchi un appuntamento, se dimentichi
un compleanno... se, semplicemente, fai qualcosa che sai benissimo che non
avresti dovuto fare... Allora tiri fuori quello
sguardo. - Ormai la distanza fra loro era millimetrica. Joe poggiò la fronte
contro la sua, senza smettere di fissarla negli occhi. - Ecco... - Bisbigliò
Coco, lasciandolo improvvisamente libero di proseguire il suo percorso. -
Esattamente... quello... sguardo... - L'ultima sillaba morì quasi, pronunciata
letteralmente sulle labbra di lui.
Soffocò un sospiro, mentre lui le accarezzava la pelle, umida sotto la stoffa
pesante, facendole correre un brivido lungo la schiena.
- Ti amo, Gabrielle... - Mormorò contro la bocca di lei, prima di
alzarsi in piedi di scatto. La spinse contro il tavolo, costringendola ad
aggrapparsi alle sue spalle per non cadere. - Ti amo. - Ripetè, posandole un
bacio all'attaccatura dell'orecchio. - E ti giuro... ti giuro che... -
- Lo so. - Sorrise lei, inclinando leggermente il capo e ricambiando il
favore, depositandogli una serie di minuscoli baci sul collo. -
Dimentichiamocene. -
Joe sorrise, cercando la concentrazione necessaria a coordinare mano e
cervello, nonostante il movimento compiuto dalle labbra di lei sulla sua pelle
lo stesse mettendo piuttosto in crisi. Con un sospiro la allontanò leggermente,
quel poco che bastava per estrarre il cellulare dalla tasca anteriore del
pantaloni.
Poi, senza distogliere lo sguardo da quello di Coco, lo lanciò alle sue
spalle con un gesto secco, senza premurarsi di vedere dove sarebbe finito.
Nel momento stesso in cui quello toccava terra con un tonfo secco, le
braccia di Joe si serravano intorno ai fianchi di lei, sollevandola di peso e
facendola sedere sul piano di legno scuro.
The more I
learn, the more I love...
The more my heart can't get enough.
That's when I love you,
when I love you... No matter what.
- Fatto. Dimenticata... - Si
chinò lentamente in avanti, senza smettere di sorridere, costringendola a
sdraiarsi quasi completamente. - Non so più nemmeno chi era quella...! -
Sogghignò, catturandole le labbra nell'ennesimo bacio.
- Scemo...! - Rise lei, bloccandosi con un singhiozzo deciso quando le
mani fredde di Joe, che ormai la sovrastava quasi completamente, le sollevarono
la felpa all'altezza dei fianchi. Si staccò da lui, guardandolo con una luce
leggermente allertata negli occhi. Sapeva esattamente dove voleva andare a
parare e anche che sarebbe stato difficile, a quel punto, fermarsi e scegliere
di continuare altrove...
D'altra parte farlo sul tavolo della cucina le sembrava un po' troppo,
per lei.
- Joe...! - Pigolò, cercando di regolarizzare il suo respiro. Lui si
fermò immediatamente, guardandola con espressione preoccupata.
- Amore... - Le mormorò, scatenandole un'altra cascata di brividi lungo
la spina dorsale. - Se vuoi che mi fermi, io... - Lasciò che si rialzasse,
continuando a stringerla con fare dolcemente possessivo. Gabrielle rimase in
silenzio, nascondendo il viso contro la spalla di lui... Ascoltando ad occhi
chiusi il suo respiro concitato ed il battito cardiaco che martellava furioso contro
il palmo della sua mano, appoggiata al petto di Joe.
Cosa che ebbe un impressionante effetto calmante su di lei.
Improvvisamente il fatto di essere seduta su un tavolo non aveva più alcuna
importanza. Soprattutto se comparato al bisogno che aveva di sentire le mani di
Joe a contatto con il suo corpo...
- Sai cosa, amore... -
Rispose, soffocando una risatina. - In questo momento non mi importa di
nient'altro a parte il fatto che ti amo... E l'unica cosa che voglio sei tu. - Sussurrò poi, scostandogli
il collo della t-shirt con le dita sottili per posare le labbra sulla sua pelle
tesa.
Il brivido che le carezzò la pelle, quando lui le sfilò del tutto la
felpa ed il mugolio soddisfatto di Joe le confermarono che decisamente non le importava di nessun altro... nient'altro, al di
fuori di lui.
No, non importava.
No matter what.