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Autore: startariot    08/09/2015    2 recensioni
One eye sees, the other feels.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Josh Devine, Liam Payne, Louis Tomlinson
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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*Or the one dove i miei occhi osservano e mi parte l'AU*

 

 

Buoooooon pomeriggio!

 

Mi presento qui con un’idea probabilmente bizzarra e che nessuno capirà ma provo a proporvela comunque. Ho pensato di creare una raccolta di OS o Flash, ciascuna con tematiche e situazioni differenti. Ognuna di essere sarà ispirata da un quadro di un artista che, personalmente, mi piace tanto e che con ogni quadro mi trasmette qualcosa. L’idea è nata proprio quando - una sera - guardando i quadri  di questo artista pensavo “qui ci vedrei questo Harry e questo Louis” oppure mi venivano in mente direttamente piccole storielle o anche a semplici scene. 

 

Non so con quanta frequenza posterò e quante saranno queste storie in tutto. Alcune potrebbero semplicemente essere piccoli frammenti di scene, altre - come questa - piccole storie, o meglio raccolte di pensieri che questi quadri mi hanno ispirato. Spero sinceramente che l’idea possa piacervi e spero di ricevere vostri commenti o opinioni a riguardo :) Ringrazio Agne per il banner e voi se deciderete di dare una chance a queste storielle!

 

Il quadro che ha ispirato questa storia è Train Of Happiness e l’artista è Leonid Afremov. Se vi interessa, qui trovate l’immagine dell’opera 

 

Vi risparmio le note finali visto che ho già spiegato tutto all’inizio. 

Mi trovate (come sempre) qui per le recensioni, su Twitter, FB e Ask

 

Bacioni e alla prossima storiella! 

Chri. 

 

 

 

 


 

“Hold me down, hold me down

Sneaking out the back door,

Make no sound

Knock me out, knock me out

Saying that I want more, this is what I live for

 

Hold me down, hold me down

Throw me in the deep end, watch me drown

Knock me out, knock me out

Saying that I want more, this is what I live for”

 

 

Louis non amava allontanarsi da casa, peccato che il suo lavoro lo costringesse a viaggiare trecentocinquanta giorni all'anno. Essere il frontman di una band indie-rock si poteva dire con certezza che non fosse mai stato il suo sogno. Almeno, non all’inizio. Non era mai stato un tipo così estroverso; rumoroso e protagonista si, ma socievole e estroverso non erano i primi aggettivi che descrivevano la personalità di Louis. Infatti, non era per sua volontà che lui e gli altri membri della sua band si erano presentati ad un provino.

 

Accadde per caso, quasi senza che se ne rendessero davvero conto. Louis aveva diciotto anni e studiava nella scuola superiore di Doncaster, una piccola cittadina ad un paio d'ore di distanza da Manchester. Il mese di Maggio era il mese dedicato alle arti in città ed era obbligatorio - per i giovani della Doncaster High School - partecipare alla fiera del paese mettendo in mostra i giovani talenti. Per pura coincidenza Louis, insieme ai suoi migliori amici Stan ed Aiden, aveva da poco dato vita ai The Rogue e si ritrovarono così sul palco della piazza centrale della loro città a suonare per i loro concittadini. Il caso - o forse la fortuna - volle che tra la folla ci fosse Simon Cowell, il più importante discografico di Londra, che rimase talmente colpito da loro da proporgli di incidere uno dei loro brani negli studi di registrazione della Syco - la sua casa discografica. Furono fortunati abbastanza da piacere alla squadra di Simon e così nacquero i The Rogue. 

 

Avere un ragazzo in piena adolescenza poteva risultare particolarmente difficile. Avere un ragazzo e far parte di una band indie-rock emergente poteva risultare estremamente difficile. Per fortuna, Harry Styles era il ragazzo più paziente che Louis Tomlinson potesse mai sperare di conoscere, e di avere accanto. Occhi verdi, una cascata di riccioli castani, bocca color ciliegia e un corpo che faceva invidia ai modelli delle più famose riviste di moda, Harry era il ragazzo migliore per cui Louis potesse mai sperare di perdere la testa. Si erano conosciuti quando Louis aveva appena iniziato la sua carriera con i The Rogue. Uno dei loro primi concerti fu a Manchester, ed Harry era capitato lì per caso, insieme a sua sorella. Si erano incontrati - o meglio scontrati - nel bagno del locale dove stavano suonando e può suonare fin troppo smielato ma, fu colpo di fulmine. Si era innamorato di lui giorno dopo giorno, con le piccole cose. Era quello che gli preparava una tazza fumante di thè e dei muffin ai mirtilli portandoglieli a letto a colazione quando erano in tour perché tanto Harry era quello che si alzava per primo. Era quello che se Louis faceva brutti sogni, lui era lì accanto a lui ad accarezzargli i capelli e sussurrargli parole dolci fino a quando non riusciva ad addormentarsi di nuovo. Era quello che per il loro primo appuntamento l’aveva portato al cinema all’aperto perché c’era una proiezione speciale di Grease - il film preferito di Louis. Harry era quello che l’aveva fatto innamorare in punta di piedi, prendendosi il suo cuore senza fare troppo rumore.

 

Ricordava perfettamente la loro piccola abitudine di scriversi lettere, quelle vere. Forse era banale, forse questo li rendeva smielati, ma erano felici e tanto bastava. Louis gli scriveva ogni lunedì di ogni due settimane e ogni giovedì di ogni due settimane arrivava la risposta di Harry. Si sentivano ogni giorno per telefono, eppure c'era sempre qualche dettaglio delle loro giornate che facevano in modo che venisse rivelato solo attraverso le lettere. Piccoli segreti che rimanevano sussurrati tra l'inchiostro di quelle pagine. Louis ricordava ogni "mi manchi stupido" sussurrato da Harry alle prime luci dell'alba mentre il più grande era in tour con la voce ancora impastata dal sonno a causa del fuso orario, quella preferita di Louis. Ricordava quelle poche volte in cui Harry era riuscito a riunire i risparmi necessari per presentarsi in America e fargli una sorpresa perché non voleva assolutamente che Louis spendesse soldi per permettere che lui viaggiasse. Ricorda perfettamente l'ultimo Natale che erano riusciti a passare insieme con le loro famiglie e i fratellini di Louis che non facevano altro che starsene seduti in braccio ad Harry a fargli delle smorfiette adorabili e a sorridergli. Sembravano innamorati di lui e Louis non faceva altro che pensare che Harry sarebbe stato un padre perfetto per i suoi figli. Ricordava perfettamente anche l'ultima volta in cui aveva visto e parlato con Harry, sei mesi e mezzo prima. Quando "non posso continuare così Louis", gli aveva detto il riccio e come poteva biasimarlo? Harry aveva bisogno di certezze e lui non poteva dargliene. Una vita piene di insicurezza e un fidanzato virtualmente presente. Sapeva quanto fosse costato al riccio pronunciare quelle parole, non aveva mai dubitato - nemmeno per un attimo - del suo amore ma sapeva che Harry meritasse di meglio, ne era consapevole, e per quanto si amassero come poteva costringerlo in quella vita? 

 

Harry lo aveva supportato dal primo giorno ma quello era il sogno di Louis, non il suo. Aveva bisogno di stabilità, di una famiglia e com'è che si dice? Se ami qualcuno, devi lasciarlo andare. E Louis lo amava così tanto che l'aveva fatto, l'aveva reso libero di una vita che non era fatta per lui. 

 

 

E seduto nella sua camera d'albergo di Londra - e ad una manciata di ore di distanza da lui dopo così tanto tempo - non riusciva a smettere di pensare. Alla sua vita, a quanto la vita di ognuno di noi sia il risultato di una serie di scelte che ci caratterizzano; ognuno essere umano è quasi marchiato a vita dalle scelte che fa. Louis era convinto di aver preso una serie di decisioni giuste nella sua vita, di aver seguito la giusta direzione, per un periodo di tempo. Poi, forse inconsciamente, aveva iniziato a intraprendere stare sbagliate e il suo viaggio chiamato vita aveva iniziato a farsi più difficile. Harry era la sua persona, quella che gli faceva sembrare tutto più semplice, anche quando non lo era. Non averlo più accanto a sé, aveva reso tutto più chiaro; guardandosi indietro, Louis riusciva a vedere quali sbagli ha fatto e quasi si pentiva di ciò che era diventato. Se la sua vita fosse stata più semplice, avrebbe potuto fare tante cose in modo diverso. Se la sua vita fosse stata meno complicata, avrebbe potuto raggiungere la stazione di Londra in una manciata di minuti per prendere il primo treno per Doncaster. Se la sua vita fosse stata normale avrebbe potuto riprendersi Harry, perché solo con lui tutto era più bello e semplice.

 

 

 


///

 

 


Se la sua vita fosse stata semplicemente diversa non avrebbe mai conosciuto Harry probabilmente. Non l’avrebbe mai conosciuto e non si sarebbe mai innamorato di lui. Non avrebbe mai saputo cosa significa avere il cuore spezzato, ma soprattutto, non avrebbe mai saputo cosa significa lasciare che la stessa persona che ti ha fatto soffrire così tanto è l’unica in grado di riparare le ferite del tuo cuore. Perché solo l’amore era in grado di farti soffrire così e solo il vero amore poteva guarirti. E dio, Louis ringrazia di aver sofferto così se questo significava avere Harry accanto a lui, ancora una volta. 

 

Ed ora, seduto nella sua camera d’albergo di Londra non poteva smettere di pensare a quanto fosse felice. Perché la sua vita era completa e felice di nuovo, perché aveva tutto quello che aveva sempre sognato, perché Harry dormiva beato accanto a lui con il respiro della loro piccola Phoebe a soffiargli sulla guancia, perché non avrebbe scambiato il calore dei loro corpi accanto al suo per niente al mondo. Perché avere Harry valeva tutte le ferite del cuore, anche le più profonde. 

 

 

 

   
 
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