Crepe
Quando
Camilla aprì gli occhi realizzò di essere
diventata cieca. Era come se di
fronte a lei si ergesse una patina nera contro la quale i suoi occhi si
andavano a scontrare senza sosta, tentano inutilmente di scavalcarla. I
primi
momenti furono di puro panico, la sua mente impazzì e
concepì addirittura il pensiero
di una sua presunta morte. Questo però era impossibile,
sentiva uno strano
tepore affianco a lei che le scaldava le membra irrigidite e percepiva
il
crepitio di un fuoco non molto lontano, poteva dunque essere gravemente
malconcia ma la morte avrebbe dovuto aspettare. Tuttavia
riuscì a
tranquillizzarsi per davvero solo quando il nero che vedeva attorno a
se iniziò
a sbiadire, donandole una sufficiente visuale dell’ambiente
nel quale si
trovava. A quanto stava dalle sue prime percezioni visive non si era
mossa di
molto, le pareti putride delle fogne la accolsero risparmiandole il
tanfo che
aveva accompagnato il suo precedente itinerario, mentre con stupore si
accorgeva di essere contornata da ben quattro piccoli falò
appiccati su dei vecchi
cenci. “Forse qualcuno vuole cuocermi per poi
mangiarmi” si ritrovò stupidamente
a pensare la bionda, poggiando le mani sul lurido pavimento e provando
a
tirarsi su. Ogni muscolo, osso e articolazione del suo corpo stridette
e
dolette per quel gesto arrischiato, ma lei se ne curò poco.
La preoccupava di
più l’enorme spossatezza che si era impadronita
della sua persona e il
terribile cerchio alla testa che pareva non darle pace.
Strabuzzò gli occhi
alla vista di Charizard appoggiato alla parete mentre i ricordi
riaffioravano
repentini alla sua mente, confondendola ancor più.
Aveva
assistito di persona all’attacco di quelle reclute, Touko
doveva essere stata
annientata sotto la potenza di ben quattro Iper Raggio e lei
d’altro canto
avrebbe dovuto trovarsi in quel momento al cospetto di Ghecis o almeno
in qualche
prigione dei Plasma. Invece era ancora lì, stanca nonostante
si fosse appena
svegliata e… infreddolita. Si porto lentamente le mani
attorno al busto e si
accorse di indossare un giaccone nero sopra il suo solito, somigliava
in modo
particolare a quello di Touko ma la coincidenza si prospettava
impossibile e
perciò decise di accantonare il problema. Avrebbe voluto
camminare ed andarsene
da lì, capire che giorno fosse e cosa fosse successo ma
sentiva gran parte dei
muscoli rigidi e dolenti quindi, in un misto di delusione e
preoccupazione,
decise di rinunciare. Eppure in tutto quello c’era qualcosa
che stonava. Si
guardò bene intorno, sondando il territorio con innaturale
attenzione, fino a
notare un dettaglio che tra tutti la colpì maggiormente: il
canale fognario,
con quel suo scrosciare che le aveva tenuto compagnia durante la
camminata, era
per gran parte ghiacciato. Acuì la vista constatando che
solo qualche metro più
in là l’acqua riprendeva il suo corso erodendo la
fredda lastra e tornando a
muoversi libera.
«Ehi!
Bentornata tra noi!» per poco il suo cuore non
cessò di battere.
Non
c’erano giustificazioni, quella voce leggermente roca poteva
appartenere soltanto
ad una persona che visti i recenti fatti era considerata morta: Touko.
Camilla
si voltò lentamente, quasi spaventata, e osservò
l’esile figura della brunetta
svoltare da un canale poco più avanti ed avvicinarsi
saltellando. Sembrava
felice e la ragazza non seppe dirsi da quanto non la vedeva
così ed anzi semmai
l’avesse vista. Il suo sorriso, quello vero, non lo aveva mai
scorto tra il
cipiglio malinconico e crucciato che sempre aveva deformato il suo
giovane
viso. Ora invece la Campionessa sembrava letteralmente emanare gioia e
la
bionda si ritrovò a chiedersi quale grande avvenimento
potesse averla resa così
felice.
«Ho
capito, sono morta e come punizione dovrò passare
l’eternità in questo posto
maleodorante…» le sue riflessioni le avevano fatto
affiorare alla bocca queste
insolite parole.
«Le
considerazioni che ti portano a ciò?» chiese per
nulla impressionata la brunetta
inginocchiandosi accanto alla ragazza.
«Tu
stai sorridendo e questo va dritto nella categoria
“miracoli”» mentre Camilla
parlava l’altra scoppiò in un’insolita
quanto fragorosa risata che rimbombò
sulle pareti del canale fino a disperdersi, «scusa, ma credo
di averti visto
morire con i miei occhi…».
«Appunto
credi! Guarda invece cosa ho trovato!» continuò a
sorridere Touko porgendole
due piccole piastrine fredde che per l’altra non avevano
alcun significato.
Poi,
spiazzando la bionda, le mise una mano in fronte con
un’attenzione quasi
materna per poi passare a controllarle il battito. Sembrava in attento
esame ed
un’espressione apprensiva le velava il volto.
«Devo
preoccuparmi…?» mormorò Camilla
titubante.
«A
quanto sembra no! Però quando ti ho portata
qui…».
«Cos’avevo?».
«Mettiamola
così: se ti avessi versato sopra dello sciroppo alla frutta
saresti stata uno
dei più grandi ghiaccioli della regione!»
finì la brunetta come se la
conclusione del suo pensiero potesse suscitare una qualche
ilarità. Cosa che
però non accadde.
«Mi
stupisce “l’uno dei”, qui ad Unima create
spesso ghiaccioli giganti?».
«No,
ma sarebbe una buona idea per sfruttare i tipi Ghiaccio!».
«Ti…
ti rendi conto di cosa stiamo parlando?» alla domanda della
bionda seguì
qualche istante di silenzio.
Poi
entrambe scoppiarono a ridere come bambine e Camilla sentì
per qualche momento
sciogliersi tutte le preoccupazioni che le si erano annidate nel cuore.
Necessitava di spiegazioni ma si concesse quel momento di svago, sicura
che non
ce ne sarebbero stati molti altri da lì a poco. Poteva
ammettere, con
allarmante serenità, che la persona che aveva di fronte non
era male, spensierata,
gioiosa e leale era l’esatto prototipo della perfetta
compagnia in una
situazione tesa come quella. Fu quasi tentata di immortalare quel
momento, il
preciso attimo in cui la risata era esplosa sul viso di Touko facendolo
risplendere di pura luce. L’avrebbe conservata,
quell’istantanea, perché la
dura realtà era ben diversa. Non poteva certo abboccare come
una stupida al
tranello della “nuova Touko” che in
verità si era rivelato come l’ennesima
facciata che la brunetta esibiva al suo pubblico. Fin dalla prima
occhiata
aveva capito che quella che aveva davanti era solo una debole figura di
cartapesta, una maschera ben fatta e sfavillante che però
non poteva ingannare
il suo allenato acume. Lo stesso valeva per il siparietto appena
architettato,
aveva facilmente compreso che la ragazza aveva voluto alleggerirle il
peso
della situazione e in qualche modo distrarla. Ciò, da
qualsiasi prospettiva la
si vedeva, non prometteva nulla di buono. Dopo questo doveva dunque
aspettarsi qualcosa
di sconvolgente ed era meglio preparare la sua mente al peggio,
rimanevano
infatti molti punti oscuri riguardo la vicenda.
«Innanzitutto
ringrazia Charizard, se non fosse stato per lui ora tu saresti
morta…» sospirò
la brunetta rialzandosi «se ti interessa sapere
ciò che è successo seguimi in
fretta. Oh se non ti interessa è lo stesso perché
tanto quella è l’unica via di
uscita da questo “posto maleodorante”!»
finì imitando la sua voce.
Camilla
ignorò la presa in giro e si fece forza, diede un buffetto a
quello che doveva
essere stato il suo salvatore e porse il giaccone nero
all’altra che le prese
dalle mani pure quelle piastrine ghiacciate datele in precedenza.
«Qui
bello, occhio a non bruciarle!» stava esclamando la
Campionessa a Charizard
che, solo con l’ausilio della fiamma sulla coda, sciolse il
ghiaccio che
ricopriva quelle che ora sembravano due tessere.
«Che
piacere conoscerla, Karen Johonson!» continuò
tranquilla Touko porgendole la
tessere che doveva essere appartenuta all’unica recluta
femmina che avevano
incontrato.
«Ammetto
sia una buona idea infiltrarci come reclute ma tu? Ti ricordo che erano
tutti
uomini…» obbiettò la nuova Karen
intuendo il piano dell’altra.
«Già…
Morgan Rothstein… era del ragazzo castano che è
sempre stato in disparte
durante lo scontro. Immagino che dovrò adottare un
travestimento…» sembrava
parlare più a sé stessa che ad altri
«intanto seguimi!».
Camilla
ne fu felice, a quanto detto a momenti sarebbero state fuori e, anche
se l’idea
di essere esposta a potenziali pericoli mortali non era delle
più allettanti,
preferiva di gran lunga quello all’ambiente soffocante nel
quale stava marcendo,
seppur da poco. Più i metri passavano però,
più il pavimento andava
ricoprendosi di un’insolita patina ghiacciata e la
temperatura era in rapida
discesa. Quando svoltarono l’angolo alla bionda si
mozzò il fiato in gola e per
qualche secondo non fu in grado di articolare una qualche parola di
senso
compiuto. Tutto ciò che i suoi occhi potevano vedere era del
lucido e gelido
ghiaccio. Sui muri, ai loro piedi, sulla botola che avrebbero dovuto
attraversare
e, orrore maggiore, sulle reclute che le avevano attaccate. Queste
stavano
impalate come delle belle statuine in pose scomposte e innaturali;
sembrava
ironicamente una fotografia, ma i volti non erano sorridenti,
bensì contratti
in smorfie di dolore miste a stupore che fecero rabbrividire Camilla
più del
freddo.
«Che
hai fatto?» forse il suo tono stava risultando troppo alto,
ma quello
spettacolo le dava il voltastomaco.
Quello
che ottenne fu solo un sorrisetto sbieco da parte della brunetta che
inclinò la
testa a lato incurvando le sopracciglia.
«Rispondimi!».
Il
tono imperativo e lo sguardo della bionda suscitarono non poca
irritazione
nell’altra che scrollò le spalle in modo
infantile, non aveva una gran voglia
di mettersi a discutere ma la ragazza sembrava voler attaccare briga.
«Touko,
cos’è questo orrore?» persino la
Campionessa dall’alto della sua latente
indifferenza poteva percepire il tono inorridito.
«Ho
semplicemente salvato la vita a te e… ah si nel caso non lo
ricordassi io ci
stavo per rimettere la pelle!» decise di controbattere
infastidita.
«Certo,
quindi creare un surrogato de “la regina delle
nevi” ti è sembrata l’idea
migliore?».
«Vista
la situazione… d’altro canto avresti potuto
aiutarmi anche tu se non fossi
stata così fessa da credere alle parole di...»
cercò di ripescare dalla memoria
il nome «Kate!».
«Karen…»
sospirò la bionda mollando stancamente le braccia sui
fianchi, se quella era la
copertura che avevano allora avrebbero fatto prima ad andare per le
strade di
Luminopoli con un grosso cartellone con su scritto
“infiltrate e nemiche dei
Plasma”.
«Sì,
sì è lo stesso… ora ti sei
calmata?».
Calmata?
Come faceva ad essersi calmata? Quel luogo era diventato una mortale
prigione
di ghiaccio per quelle quattro povere anime che in tutta
probabilità non
sarebbero durate fino a sera. Camilla sapeva bene che non si poteva
guadare in
faccia al nemico, ma quello era troppo, era un omicidio volontario,
un’azione
brutale e mostruosa. Se solo per un istante avesse sentito Touko
canticchiare
“le belle statuine d’oro e
d’argento” non avrebbe aspettato un attimo a
fiondarsi verso la strada del ritorno.
«Si
può sapere come hai fatto…»
sospirò non dandosi ancora per vinta.
«Quando
i loro attacchi si sono diretti verso di me ho semplicemente messo a
frutto il
duro lavoro fatto a Mogania. Ho allenato molto Samurott in diversi
potenziamenti di mosse, quello che ha colpito il
quartetto…» spiegò allargando
il braccio per indicare le quattro reclute, «era una
Geloraggio davvero
soddisfacente. Certo, il risultato è stato un po’
azzardato ed era un salto nel
vuoto visto che mai era riuscito in così vasta scala, ma
posso affermare il
successo!».
Alcune
nuvolette di condensa uscivano dalla bocca della brunetta mentre
parlava, affannandosi
a spiegarle tutto nel minor tempo possibile. Era ironico come quella
sembrasse
in qualche modo dolce e ingenua mentre l’ambiente intorno a
lei stonava per crudeltà.
«Spiegati
meglio!» si innervosì l’altra, osava
solo immaginare la forza che avevano
raggiunto i Pokémon di Touko durante quei mesi.
«Beh,
Samurott ha puntato verso il basso ed il ghiaccio ha iniziato a coprire
qualsiasi
superfice ad una velocità sbalorditiva, così
Charizard ti ha letteralmente
strappata dalle grinfie di quell’energumeno che
però ha opposto resistenza. Ha
addirittura ordinato un Palla Ombra al suo Liepard prima di finire
congelato,
ahimè sei stata colpita anche se di striscio ed eri
già svenuta di tuo. Capisci
quindi che trovare un modo per scongelare questi qui era
l’ultimo dei miei
problemi?».
«In
effetti…» biascicò incredula la ragazza.
Doveva
esserle grata in fondo, aveva dato il meglio di sé per
salvarla e forse era
davvero cambiata. Magari si stava sbagliando, Touko non stava fingendo
e si
stava impegnando per diventare la Campionessa che non era mai stata,
probabilmente la regione le stava davvero a cuore. No, non era il
momento
adatto per rimuginarci su, ci avrebbe pensato in seguito se fosse
sopravvissuta, ora le attendeva la parte più difficile e
dovevano sbrigarsi.
«Ci
conviene stare molto attente. D’ora in poi non
sarà facile…» Touko era diventata
improvvisamente seria e la bionda si arrese di fronte alla
complessità di un
simile comportamento.
Questa
era intenta a farsi una strana acconciatura, simile ad una crocchia ed,
una
volta terminato il suo lavoro, prese da terra un cappello da recluta.
L’altra
sorrise, era quello che aveva fatto cadere a Karen durante il suo
disperato
attacco ed era ben contenta di vedere che ora poteva tornare utile alla
causa.
«Non
sembro un ragazzo perfetto?» la brunetta si era ficcata con
poca grazia il
cappello e la pettinatura di prima faceva sembrare i capelli molto
più corti.
Dalla sua aveva anche il giaccone, capo per nulla femminile, che non
mancò di chiudere
fino all’ultimo bottone per ottenere una maggior copertura.
Ora erano visibili
solo naso e occhi e se avessero camminato nelle retrovie, tra la
sicurezza che
davano le tessere e il suo vestirsi in nero, forse non
l’avrebbero
riconosciuta.
«Tu
vai anche bene, ma io? Non mi risulta che Karen fosse
bionda…» obbiettò
Camilla.
«Non
essere troppo fiscale… nel caso prepara qualche buon
manrovescio» sghignazzò
l’altra mentre prendeva uno sciarpone dalla borsa e glielo
legava per coprirle
la faccia.
«Questo
piano fa acqua da tutte le parti!» sbottò questa
rifiutando l’aiuto.
«Potremmo
tagliarti i capelli, Cami…».
«Stai
passando troppo tempo con Red… e no, vanno bene
così!».
Tutto
sommato la bionda era felice di averla al suo fianco, poteva contare
sulla sua
forza e il che non era poco. Forse era meglio ringraziarla per averle
salvato la
vita prima di rischiarla nuovamente, ma poi il suo pensiero si rivolse
a quelle
vite intrappolate nel ghiaccio e decise di fare la sua mossa.
«Touko,
è meglio aiutare queste persone… dopotutto il
nemico principale è Ghecis e…».
«Ehi
ehi, ho capito tranquilla anima buona!» sorrise la
Campionessa con tutta la
gentilezza possibile «non sono ancora diventata un mostro
quindi sappi che
prima ho inviato un segnale con una delle loro ricetrasmittenti e
quindi
verranno soccorsi, noi intanto saremo al sicuro e con la coscienza
pulita».
Aveva
spiegato tutto con innato candore e un’espressione talmente
ingenua e
comprensiva che per Camilla fu impossibile non crederle. Trovare il
lato buono
in qualsiasi persona era la sua inclinazione e tutto ciò che
era successo
finora la portava a fidarsi della compagna, in fondo l’aveva
salvata e se ora
il piano stava procedendo era solo grazie a lei. Con il cuore
più leggero annuì
soddisfatta, prese saldamente la Ball di Charizard e si
preparò mentalmente a
ciò che stavano per affrontare. Eppure se solo ci avesse
pensato qualche
secondo in più avrebbe capito che Touko non avrebbe potuto
usare nessuna ricetrasmittente
visto che il ghiaccio aveva sicuramente mandato in tilt i sistemi. E
poi, se
non fosse stata abbagliata dalla gioia nel essere fuori da quella fogna
si
sarebbe accorta di Samurott che, con un veloce Geloraggio, aveva
nuovamente
bloccato la botola dalla quale erano uscite, rendendo così
ogni tentativo di aprirla
molto più complesso del dovuto. Ci sarebbe dunque dovuto
molto più tempo del
previsto per dare ai corpi lì dentro una degna sepoltura,
sempre che li
avessero trovati.
Era
così piccolo il confine tra un essere umano e un mostro?
Doveva
ammettere a malincuore che aveva avuto bisogno di molto tempo prima di
capire
il suo principale tratto e, una volta compreso, la sola presenza della
ragazza
aveva abbattuto tutte le sue barriere: Touko era prima di tutto una
grande
bugiarda. Ed era prerogativa di un’attrice così
capace il non mentire agli
altri, cosa troppo semplice e noiosa, ma bensì a
sé stessa, certamente una
sfida più ardua e interessante. Red l’aveva vista
in ogni minima sfumatura,
aveva analizzato ogni sfaccettatura ed era rimasto inerme di fronte
alla tale
serenità che ostentava quando mentiva. Il ragazzo aveva
potuto così comprendere
quanto tempo e fatica era costato alla ragazza costruirsi tutto quel
personaggio, convincersi di essere debole, sbagliata e di non andar
bene. Essere
quella Touko, quella Campionessa dei disastri, era stato per lei la
più ardua
delle parti da recitare ma anche la più logorante. Come
effetto aveva ottenuto
una autoconvinzione ferrea e un odio spropositato verso la sua persona,
Touko
si era annientata da sola. Per queste eccezionali varianti del suo
carattere il
corvino le si era avvicinato ammaliato, anche se amaramente sapeva bene
di non
poter essere d’aiuto in alcun modo. Lui poteva solo essere
presente,
sorreggerla e spronarla, ma al resto avrebbe dovuto pensarci da sola. E
non
sembrava prospettarsi semplice.
Il
campanello vicino alla porta tintinnò, svegliando Red da
quel vortice di
riflessioni. La cioccolata calda che aveva preso doveva essersi
raffreddata
perciò si preparò a chiederne un’altra
alla cameriera quando si accorse che
l’attenzione di tutti era concentrata altrove. Proprio
all’entrata stava un
ragazzo, gli occhiali appannati dalla condensa e le mani ancorate
incerte al
braccio dell’accompagnatrice, una donna la cui sciarpa
nascondeva il volto. I
due sgusciarono veloci tra gli sguardi sprezzanti degli avventori, fino
ad
arrivare al tavolino di Red.
«Il
ritardo è una delle cose che più mal
sopporto…» mormorò sommessamente, ora
più
che mai il vecchio sé stesso gli avrebbe fatto comodo,
doveva farcela per lei.
«Red,
i convenevoli non sono il tuo forte» sospirò
Aralia prendendo posto.
Non
sembrava arrabbiata né in vena di attaccarlo, dava
più un’impressione stanca e
tremendamente colpevole. Il corvino portò alla memoria
ciò che gli aveva
raccontato Touko riguardo al macchinario rubato dai Plasma e il suo
atteggiamento gli fu più chiaro.
«Soprattutto
in situazioni di emergenza come questa…»
ribatté svogliato il corvino, «siediti
anche tu Campione!» al suono di quella parola ci fu qualche
verso di
disapprovazione da parte dei clienti, mentre il ragazzo prendeva
immediatamente
posto.
«Non
credo sia il posto migliore per parlarci…»
tentò di farsi valere questo.
«Il
nostro eroe è in difficoltà fuori dalla Lega, qui
nel “mondo esterno” la gente può
attaccarlo» lo derise Aralia che rivolgeva il suo sguardo
solamente a Red, come
a voler ignorare Komor.
«Se
tu non avessi litigato con Bellocchio, ora avrei la mia
scorta…!».
«Sono
d’accordo. La prossima volta cercheremo di ricordare a
Bellocchio che rovistare
tra gli appunti di una scienziata è perseguibile
penalmente…».
«Ma
certo, continuate pure a parlare di cose che io non
so…» si sovrappose il
Campione di Biancavilla.
«Quel
dannato ha iniziato ad indagare su di me come se fossi una criminale!
Ha cercato
informazioni su quello schifoso prototipo e, non avendole trovate,
aveva
intenzione di interrogarmi…!» la Professoressa
sembrava inviperita ma ebbe il
tatto di mantenere un tono di voce accettabile.
«Così
i due hanno litigato e ora la polizia non collabora con la Lega, mentre
il Team
Plasma la fa da padrone… siamo divisi in un momento
così delicato…» finì il
ragazzo.
«Così
a volte dici cose intelligenti, sono colpito!».
Gli
occhi di Komor ebbero un tremito mentre abbassava il capo pronto a
sorbirsi un’intera
ramanzina, che sorprendentemente non arrivò.
«Dovrebbe
fare qualcosa di utile ma come vedi il malcontento si propaga a macchia
d’olio…» Aralia continuava ad ignorarlo
beatamente.
«Immagino
sia così, è per questo ch-».
«La
gente preferirebbe addirittura il ritorno di Touko… se solo
no fosse morta…
capisci, mi comparano a quella codarda?!» Red venne
bruscamente interrotto dal
ragazzo che ora si agitava sul posto, «forse se lei avesse
fatto qualcosa in
più ora non saremmo messi così male!».
Il
corvino non era un tipo che credeva nella violenza fisica eppure in
quel
momento nulla al mondo lo avrebbe fatto più contento della
sensazione del suo
pungo sulla guancia di Komor. Una breve occhiata all’ambiente
gli suggerì però
che non appena lui e Aralia se ne fossero andati ci avrebbero pensato
gli
avventori a realizzare il suo desiderio. Il ragazzo a quanto sembrava
aveva
attratto su di sé tanti pareri negativi, la gente aveva
iniziato ad azzardare
che forse il carattere chiuso di Touko compensava con la sua forza e in
fondo
avrebbe potuto affrontare una minaccia come quella dei Plasma.
«Compiangono
il morto di un omicidio che hanno compiuto loro…»
mormorò Red ricordando il
panico negli occhi della brunetta, la costante paura di quei giudizi
sconsiderati che l’avevano dilaniata negli anni.
Il
tocco della fredda mano di Aralia lo mise in allerta. La donna gli
indicò due
uomini che si stavano avvicinando dal bancone dove erano siti mentre
con le
labbra mimava un fugace “meglio andare”. Il ragazzo
pose la sua attenzione alle
due figure che sempre più minacciose avanzavano e scorse
l’inconfondibile segno
dei plasma cucito sopra la stoffa dei giacconi. Forse a Komor spettava
più di
un pungo.
«Via,
veloci» ordinò a voce bassa con il tono
più fermo possibile.
Non
era una bella situazione, il locale era grande ma una lotta
là dentro sarebbe
stata catastrofica. Si voltò mentre raggiungeva
l’uscio e vide che i due
avevano accelerato il passo, nessuno tentava di fermarli.
«Come
hanno fatto?» domandò ad Aralia.
«Levantopoli
è neutrale, i tre Capopalestra a quanto pare non prendono
difese e i Plasma ne
approfittano» rispose prontamente questa, intuendo il fine
della domanda.
«Sembra
sospetto…».
«Chi
quel trio? Non sei il primo a metterlo in dubbio» la donna
glissò sul resto, ma
il ragazzo intuì che giravano storie a riguardo. E quello
non era il momento
adatto per farsi dire vita, morte e miracoli del trio multicolore.
Il
freddo lo investì all’improvviso e si
ringraziò mentalmente per aver avuto l’accortezza
di tirarsi dietro il giubbotto in pelle.
«Immagino
siate entrambi equipaggiati di
Pokéball…».
«Mi
pare ovvio, questa non è esattamente la parte più
pacifica di Unima!» ribatté
stizzito Komor.
Red
non aveva intenzione di ammettere, da buon pivello quale poteva
sembrare, di
aver scelto quella città proprio per la vicinanza con
Luminopoli. Lo faceva
stupidamente stare più tranquillo, ma si sarebbe buttato
giù da un ponte
piuttosto che ammetterlo. “Gli svantaggi di dover badare ad
una persona così
sconsiderata” pensò tra sé, immaginando
che Touko doveva avere le sue buone
rogne vista la situazione in cui si era cacciata. Meglio quindi non far
precipitare le cose. Svelto prese la Ball di Gyarados e fece segno
all’esemplare di Komor-lagna di nascondersi dietro un
edificio.
«Divertiti
Aralia, non capita tutti i giorni di vedere il grande Red
all’opera…».
«Oh,
e il grande Red cosa vuole in cambio di questo onore?».
In
quel preciso istante le due reclute si catapultarono
all’aperto e, con una
spaventosa sincronia, Krookodile e due Amoonguss uscirono dalle
rispettive
sfere, pronti alla lotta. Un folgorante Idropompa colpì
immediatamente il primo
Amoonguss che sbatté violentemente contro un malcapitato
palo lì vicino,
piegandolo inesorabilmente. Il corvino non aveva perso molto tempo,
voleva
finire subito lo scontro per poi tornare alle sue trattative. La
risposta del
Krookodile fu repentina, Fossa lo fece scomparire in un batter
d’occhio, ma la
cosa non scompose minimamente il Campione che ordinò
Rimbalzo al suo compagno.
Il Pokémon Fungo già attaccato in precedenza ebbe
vita breve, colpito fatalmente
non oppose resistenza. Le reclute parlottarono tra di loro a denti
stretti e
Red non ebbe nemmeno il tempo decifrare un qualche loro messaggio, che
un Paralizzante
da dietro intaccò il perfetto stato di Gyarados. Era ben
chiaro che l’altro
Amoonguss avrebbe vendicato il KO del suo simile e, vista
l’insolita agilità
del Pokémon Atroce, anche il Campione dovette ammettere che
era una strategia
ben pensata. “Non abbastanza sufficiente
però” sorrise internamente.
«Viscidi»
mormorò a denti stretti Aralia, facendo un passo avanti e
schierando in campo
Watchong.
Questi
frappose immediatamente la barriera di Protezione tra il
Pokémon alleato e lo
Sgranocchio di Krookodile, per poi stordirlo con Iperzanna. Nella mente
di Red
si figuravano più ingloriose fini da poter propinare a
quelle reclute così
stolte da averlo sfidato e, dopo tanto tempo, si ritrovò a
sorridere freddo di
fronte alla prossima schiacciante vittoria. Non era un problema la
paralisi del
compagno, bastava solo sveltire i tempi e non ci sarebbero state
pesanti
ripercussioni.
«Annientali…»
sibilò mentre Gyarados scaraventava con la coda Ammonguss
lontano
dall’ipotetico campo lotta.
Senza
nemmeno un momento di tregua un secondo Idropompa, che agli occhi delle
reclute
apparve più potente del primo, mise fuori gioco Krookodile.
La Professoressa
fece per impartire un ordine a Watchong quando venne fermata dalla mano
tesa a
mezz’aria del ragazzo. L’espressione che aveva in
volto era indecifrabile
eppure la donna si ritrovò ad averne timore; era lampante
quanto la sua forza
fosse sconvolgente, non temeva rivali in quel campo. Dire che fosse il
numero
uno era un eufemismo. Come per rimarcare i suoi pensieri Ira di Drago
si abbatté
impietosa sull’ultimo avversario rimasto che tentò
di opporre una strenua
resistenza. A nulla valsero gli sforzi, Gyarados gli fu addosso e con
un ultimo
attacco, un banale Gelodenti, lo rispedì nella sua Ball. Le
reclute si
fissarono per qualche fugace momento, indecise sul da farsi, poi
valutarono più
sicuro il darsela a gambe levate e in pochi secondi scomparirono dalla
loro
vista. Red fu tentato di bloccarli, ma poi realizzò che,
seppur piccola, anche
lui aveva una missione da compiere. Quelle reclute non avrebbero poi
causato
grandi problemi e quindi non erano di nessun ostacolo.
«Per
rispondere alla tua domanda: in cambio, Aralia, voglio la promessa che
tu non
possa mai compiere un omicidio…» sorrise
furbescamente il corvino, di fronte ad
una donna allibita.
Aralia
non capì molto ma preferì annuire e stringersi
nel suo cappotto di lana,
cercando di pescare dalla sua memoria l’ultima volta che
aveva assistito ad una
vittoria così fulminante.
«Ah
tu!» continuò il ragazzo rivolto a Komor, che
prudentemente usciva dal suo
“nascondiglio”, «avrai degli illustri
ospiti alla Lega!».
Il
ragazzo si sistemò nervosamente gli occhiali, confuso. Non
aveva idea a cosa si
stesse riferendo Red, ma non aveva intenzione di fare lo zerbino della
situazione perciò si preparò a controbattere
malamente. Si impettì prendendo
fiato, ma venne fermato da un’insolita allegra Aralia che
esplose in una vivace
risata. Ora la situazione le era improvvisamente più chiara
eppure, nonostante
tutto, non poteva fare a meno di sentirsi contenta, piena di una
inaspettata e
alquanto inarrestabile felicità.
«Non
credo rifiuterà un favore a chi gli ha appena salvato la
vita!» esclamò ridendo
senza ritengo, poi con pochi passi si avvicinò al corvino
per non farsi sentire
e mormorò «e suppongo a chi ce la
salverà…» finì strizzando in
modo complice
l’occhio.
Rise,
ma senza gusto. Poi si bloccò non appena scorse una
solitaria bottiglia di vino
appoggiata al tavolo dove erano presenti vassoi di biscotti rimasti
però
intoccati. Il fiasco era ormai vuoto e non era difficile capire che gli
ultimi
rimasugli della bevanda si trovavano proprio dentro il bicchiere che
l’ospite
teneva a mezz’aria. I capelli scompigliati gli conferivano
un’aria stanca,
tutto in lui era completamente sfatto dalle tremende occhiaie alla
camicia
semiaperta che metteva in mostra il torace niveo.
«Adelaide…»
soffiò dalla bocca screpolata il ragazzo mentre lei rimaneva
immobile, a metà
tra lui e la porta.
La
bionda deglutì, tutto questo non andava bene. N aveva avuto
un tracollo, la
stessa notte i Plasma avevano fatto irruzione nella Foresta Bianca
cercando di
fare incetta di più Pokémon possibili. Era un
ordine diretto da Ghecis e questo
poteva significare solamente che il grande passo era ormai prossimo, ma
il
problema non sussisteva in ciò. Durante
l’operazione, a cui aveva partecipato
anche il giovane Principe, c’erano stati degli intoppi. In
breve Adelaide non
immaginava che gli abitanti di un posto così tranquillo
fossero tanto
agguerriti, non era stato facile prendere il controllo del luogo e alla
fine
numeroso vite nemiche erano state letteralmente spezzate. Lo spettacolo
si era
svolto proprio di fronte agli occhi del ragazzo che non
l’aveva presa nel
migliore dei modi, complice anche la “deformazione
artificiale” della sua
personalità. Ed ora eccolo lì, ad annegare
nell’alcol come il più tormentato
degli eroi. Ed ecco anche lei, il Tenente Adelaide, che come al solito
doveva
sistemare la situazione.
«Ehi,
non ti fa bene bere tutto solo!» si armò di
coraggio e iniziò ad avvicinarsi,
ripassando mentalmente le mosse da fare. Doveva solo farlo sentire a
suo agio,
convincerlo che ciò che era successo non era così
terribile ma niente di più.
«Sta
succedendo qualcosa. Lo sento».
La
bionda barcollò di fronte allo sguardo tagliente del
ragazzo. Non sembrava aver
bisogno d’aiuto, d’altronde gli effetti del
dispositivo di Aralia dovevano
aumentare intensità e durata sempre più col
tempo. Rabbrividì al pensiero che N
un giorno sarebbe stato completamente soggiogato dalla
personalità che loro
avevano costruito.
«Non
ti seguo…».
«C’è
qualcuno di particolare».
«Continuo
a non capire…» ormai Adelaide era abbastanza
vicina da sentire l’odore
dell’alcol dell’alito del ragazzo.
«Forse
Touko. Potrebbe essere. C’è qualcosa qui intorno,
capisci?» stava parlando
sommessamente, non c’era convinzione nella sua voce.
«Touko…».
No,
quel nome no. Tutto tranne quello. La bionda fece una smorfia di
disgusto per
poi prendere malamente il bicchiere di cristallo, scolandosi poco
educatamente
il vino all’interno.
«Non
riesci proprio a capire che è morta? Nessuno sa nulla da
mesi, quella ragazza
non esiste più!» finì con astio.
«Sì,
va bene» N tornò a volgere lo sguardo alla
finestra, deciso a non voltarsi più.
«Scusa
solo che… c’è sempre lei in
mezzo!».
«Non
credo possa fregartene molto…».
La
bionda tremò. Che avesse capito il suo ruolo in tutto
questo? Non poteva
sopportare un trattamento tanto rude ed era meglio proporre a Ghecis
una valida
alternativa che tenesse suo figlio ancorato ai Plasma.
«Ora
non rispondi?» il tono andava a poco a poco ad alzarsi.
«Cosa
vuoi che ti dica?» sospirò lei.
Era
sempre così, era tutto già preparato in anticipo
tra loro due. Lei eseguiva gli
ordini mentre lui sembrava recitare un ruolo che però mal
gli si addiceva. Era
tutto finto, lei aveva un compito da svolgere, ne andava fiera
eppure… cos’era
quel sapore amaro? Touko era loro nemica eppure, nonostante tutto
ciò che era
stato immesso nella testa di N, lui continuava a nominarla e lei questo
non
poteva sopportarlo. Aveva iniziato prendendosi gioco dei sentimenti del
ragazzo, che mai però gli erano appartenuti, ed ora si
sentiva presa in giro a
sua volta. Si era fregata da sola, ma non avrebbe ceduto a nulla.
«Farò
venire qualcun altro d’ora in poi…»
mormorò dando forma ai suoi pensieri. Lei
era una combattente, non la balia di quel problematico ragazzo.
«Patetica».
«Cosa
hai detto?».
«Sorda
e patetica. Sei davvero una persona debole…» il
tono di N non era canzonatorio
ma terribilmente tagliente.
«Come
ti permetti!?» non voleva ammetterlo ma quelle parole la
stavano ferendo più
del dovuto e questo era sbagliato.
«Dimostrami
il contrario, Ade…» sussurrò girandosi,
un’espressione terrificante in volto
«…perché tu mi ami no?».
La
bionda decise di andarsene, non poteva accettare tutto ciò.
Le mani di N però
le bloccavano le spalle, tenendola saldamente ed aspettando una qualche
risposta. Se avesse avuto il potere di scomparire non ci avrebbe
pensato due
volte ad usarlo.
«Mollam-».
Adelaide
non poté finire la frase poiché la bocca del
ragazzo la assalì con un impeto
spaventoso, mentre la teneva ancorata a sé in una presa
sempre più dolorosa. E
in tutta quella violenza e disperazione la bionda ci annegò,
si smarrì negli
stessi meandri che N aveva solcato finché non
sentì una scossa partirle dalla
bocca dello stomaco. Fu allora che temette di star andando a fuoco, ma
non ebbe
la voglia e il tempo di controllare. In pochi secondi si
ritrovò con le mani
tra i capelli del ragazzo, in un disperato tentativo di aggrapparsi a
quei pochi
frammenti di realtà che intravedeva, mentre, sentendosi
completamente folle,
dischiuse le labbra abbandonandosi del tutto.
Ghecis,
l’imminente vittoria, il suo ruolo di tenente, in quel
momento scomparvero del
tutto. L’odio per Touko, i dubbi su sé stessa, i
problemi del passato vennero
dissipati in pochi attimi, lasciando spazio ad un solo ed unico
sentimento. Ma
la bionda, troppo presa o troppo persa, non si accorse che dalla tasca
dei suoi
jeans scuri era sparito qualcos’altro.
La
Cioccolateria di Guna
Ora
vi faccio ridere. Esattamente due capitoli fa dicevo
e cito testualmente “Suvvia che con le
vacanze spero di sveltirmi” e poi aggiungevo un
“pregate per me” ma ciò non
conta. Questo capitolo è in iper ritardo e le vacanze sono
finite, figo eh? Non
vi vedo ridere, molto probabilmente troverete più semplice
linciarmi. Bene dopo
l’angolo “Guna spara cacchiate in diretta
perché le piace fare
la figura da deficiente” direi di passare
alle cose un pochino più serie, tipo chiedervi scusa in
ginocchio per il grande
grande grande ritardo.
Potrei
dirvi che in questi ultimi mesi non ho passato dei gran momenti ma non
siamo in
un blog tumblr e a tutti voi giustamente non fregherebbe
granché quindi meglio
glissare. Diciamo che poi le vacanze mi hanno rammollito, ho passato le
ultime
settimane a rotolarmi sul divano mentre guardavo How I Met Your Mother
e mi
chiedevo perché diamine fosse finito in quel modo
così odioso. Si insomma,
l’unica cosa che ho prodotto è stata anidride
carbonica, ma alla fine eccomi
qui!
Come
sempre ringrazio i fedelissimi Allys, Rovo e Inkchedisegnatrans (ehehe)
per le
bellissime parole e anche Vivilove01, adoro i nuovi recensori.
Ho
finito di tediarvi, il prossimo capitolo arriverà spero in
un mese e come
sempre grazie a tutti!
(Nel caso qualcuno si stesse
domandando il perchè di quel titolo beh, oltre ad avere
delle idee pessime ho pensato che Touko mostra delle "crepe" nel suo
ruolo di eroina, pure Levantopoli con il trio dalle capigliature
improponibili è una crepa nella societa. E poi gran parte di
voi dopo l'ultimo paragrafo vorrebbe veder Adelaide crepare.
Quindi crepe. Si faceva schifo e sono più che pessima lo so)