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Autore: smarsties    08/09/2015    1 recensioni
{689 parole || Alaska!centric || Pre 'Looking For Alaska'}
Una piccola missing moment per raccontare della morte della mamma di Alaska - una delle parti più strazianti, a mio parere - dal punto di vista della figlia.
Quanto può essere asfissiante, a volte, la vita?
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Estratto dal testo:
Tic, tac… tic, tac… i secondi scorrono lenti, i minuti durano giorni interi. E a te sembra sempre più di stare dentro un enorme orologio. Forse stai impazzendo - o potresti farlo da un momento all’altro. Ma col tempo imparerai a ricondurre quell’orologio alla tua vita e quei tic, tac agli attimi che scorrono piano, ma che allo stesso tempo si susseguono veloci come in un film.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alaska, Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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« Clock »

 

 

Tic, tac.
Sei appena tornata da scuola.
Tua mamma siede sul divano e, appena sente la porta aprirsi, si precipita a prenderti in braccio e ad abbracciarti più forte che può. Mentre le sue mani ti accarezzano la schiena, tu immergi il viso nell’incavo tra la spalla e il collo.
«Vai a fare i compiti, Alaska» ti dice piano all’orecchio, ripoggiandoti a terra; poi ti deposita un bacio sulla guancia. «Dopo potrai guardare un po’ di televisione».
Annuisci e corri in camera, trascinandoti dietro lo zaino. Le vuoi troppo bene per disubbidirle.

 

Tic, tac.
Un grido straziante, seguito subito dopo da un tonfo. Provengono dalla cucina.
Chiudi di scatto libri e quaderni e cominci a correre lungo il corridoio, fino a quando una scena raccapricciante non ti blocca.
Tua mamma è caduta dalla sedia e si contorce in preda al dolore, tenendosi la testa tra le mani. Sentirla strillare così, sempre più forte, è straziante; sembra che qualcuno la stia torturando in modo brutale per estorcerle delle informazioni preziose.
Le urla ti mandano in confusione, perdi la testa, e il minimo che riesci a fare è strillare insieme a lei, mentre le lacrime scorrono copiose sul tuo volto, accasciandoti al suo fianco. Ti auguri solo che finisca presto, odi vederla soffrire.
E poi il silenzio.

 

Tic, tac.
Tua mamma ha smesso di strillare e agitarsi da un po’, ora giace inerme sul pavimento.
Tu, ancora stordita dall’accaduto, sei seduta accanto a lei nel silenzio più completo. Non riesci ad emettere alcun suono, alcuna parola.
Immagini stia dormendo, non vuoi svegliarla, non dopo quegli attimi di puro terrore che ha passato.
Fai grossi respiri per calmarti: non hai più nulla da temere, è finita.

 

Tic, tac.
È passata quasi un’ora e non è ancora successo nulla.
Tua mamma è ancora sdraiata e tu sei seduta affianco a lei. Le tieni forte la mano, gelida come il ghiaccio, come se quel gesto potesse darla un po’ di conforto.
Hai deciso di starle vicino, nel caso possa succedere un’altra volta. Vuoi solo aiutarla, niente più.
Nella quiete, senti il ticchettio dell’orologio appeso in soggiorno.

Tic, tac… tic, tac… i secondi scorrono lenti, i minuti durano giorni interi. E a te sembra sempre più di stare dentro un enorme orologio. Forse stai impazzendo - o potresti farlo da un momento all’altro. Ma col tempo imparerai a ricondurre quell’orologio alla tua vita e quei tic, tac agli attimi che scorrono piano, ma che allo stesso tempo si susseguono veloci come in un film.

 

Tic, tac.
Papà è appena tornato da lavoro e la prima cosa che ha fatto è stata quella di separarti dalla mamma.
«Stupida,» ti grida contro, rialzandoti da terra con uno strattone, «perché non hai chiamato un’ambulanza?!»
Non hai il tempo di ribattere, che già si è precipitato sul corpo di tua madre e procede con uno strano massaggio sul cuore. Esclama qualcosa a gran voce, ma non ti sforzi nemmeno di comprendere perché ormai hai già capito.
Prima che gli occhi possano cominciare a riempirsi di lacrime, scappi in bagno più veloce che puoi. E solo dopo che la porta si sia chiusa, inizi a singhiozzare rumorosamente.

 

Tic, tac.
Sembra un secolo che sei chiusa in bagno, e invece non è nemmeno ora di cena. Curioso il tempo, no?
Non sai cosa è successo di là, non vuoi nemmeno saperlo. Ti basta conoscere una sola cosa: tua mamma è morta e tu non hai fatto niente per salvarla.
Papà ce l’ha con te, sai anche questo. E come biasimarlo, dopotutto?
L’hai lasciata scivolare via dalla vita senza nemmeno offrirle un appiglio a cui aggrapparsi. È colpa tua, è solo colpa tua.
Non sai cosa succederà domani, dopodomani, fra mille giorni. Non vuoi nemmeno saperlo, perché, per quanto ti riguarda, tutto è finito oggi. Hai visto abbastanza, vuoi uscire da quel labirinto di dolore dritta e veloce.
E, nel silenzio della stanza, ti sembra di sentire ancora rimbombare i rintocchi fastidiosi dell’orologio  - che, ironia della sorte, sono sempre più lenti e più scanditi - in cui sei intrappolata. Quanto può essere asfissiante, a volte, la vita?

Tic, tac… tic, tac…

 

 

 

 

 

 

Hayle’s wall

Sono Hayle - conosciuta da molti sul sito come Solluxy - ed è la prima volta che pubblico sul fandom.
Era da un po’ che volevo scrivere qualcosa su Cercando Alaska, libro che ho adorato… ed è uscito questo. Diciamo che possiamo definirlo un’Alaska!centric e una missing moment.
Naturalmente, il “momento mancante” è quello della morte della mamma di Alaska, vissuta dalla figlia e raccontata in brevi frammenti - uno stile che ho voluto sperimentare, spero sia di vostro gradimento.
Come spero che qualcuno di voi abbia notato, ci sono evidenti riferimenti ad Hunger Games - precisamente a Catching Fire. I tic, tac, il riferimento allo stare in un orologio… anche il titolo vuole essere un tributo a tutto questo.
Oh, spero vi sia piaciuto il paragone che ho fatto tra l’orologio e la vita e, soprattutto, che sia ben chiaro. Lo so che è un po’ incasinata, questa one shot.
Per altri chiarimenti, chiedete pure in recensione.

Hayle xx

  
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