Long live the lioness
“Drive until
you lose the road
Or break with
the ones you've followed
He will do
one of two things
He will admit
to everything
Or he'll say
he's just not the same”
How to Save a
Life, The Fray
Meereen, sei mesi dopo
Il tanfo di quella città era qualcosa
di…allucinante. E combinato con il
caldo, era davvero micidiale.
Quanto gli mancava il clima
dell’occidente. Ma se tutto sarebbe
andato per il verso giusto, presto…
Sospirò. Troppe, troppe questioni gli affollavano i pensieri. Mille cose da
fare, da sistemare, da pianificare, da prevedere in ogni minimo dettaglio.
Se quello, che altro non era che
preparativi, richiedeva tutto ciò, non osava immaginare cosa fosse governare i
Sette Regni…No, non voleva pensarci.
In mezzo a quel caos di pensieri, gli
balenò per un istane un pensiero.
Doveva assolutamente mandare notizie a
Trystane. Dèi, erano passati quasi due mesi dall’ultima lettera che aveva
spedito da Tyrosh.
Loro…beh, dovevano essersi finalmente
sposati. Suo cugino e…la principessa.
Sospirò al ricordo. Era mai stato più sorpreso e spiazzato in vita sua di
quando aveva conosciuto Myrcella? Era completamente diversa, l’esatto opposto
di come se l’era immaginata, di come l’aveva configurata dalle parole di
Trystane. La cosa probabilmente era stata
reciproca. Lei si aspettava un drago pieno di rancore, assetato di sangue e
vendetta, con in mente solo il passato. Ma per quanto le fosse rimasta
visibilmente sconvolta nello scoprire che non era così…aveva reagito subito, si
era immediatamente adattata alla nuova situazione, era riuscita a parlare con
lui senza complessi o pregiudizi, liberamente. Era…
Suo cugino…aveva trovato una donna
eccezionale, un sostegno, un punto di riferimento, un aiuto costante e che non
sarebbe mai e poi mai venuto meno. E poi era anche bellissima. Il principe di Dorne non poteva
assolutamente lamentarsi.
Questi pensieri lo fecero finalmente
sorridere. Un sorriso in cui, come sempre, la parte malinconia della sua indole
volle porre una sfumatura.
Sospirò.
Aveva anche bisogno di notizie dalla
capitale. Come stavano andando i preparativi, cosa stavano facendo i Tyrell, se
qualcuno sospettava qualcosa. E voleva anche novità dalla barriera. Aveva
intrapreso quel viaggio sapendo che gli estranei erano ancora troppo, troppo a
nord.
Ser Stone era rimasto a dirigere e
comandare gli uomini, a preparare…il
caldo benvenuto che loro, i
draghi, avrebbero dato agli estranei e al loro esercito di morti.
Si chiese se fosse stata una scelta
saggia lasciarlo là. La sua fedeltà di certo non era in dubbio e nemmeno la sua
abilità di comando e militare. Tuttavia…quello che aveva passato…l’aveva minato
nel profondo.
Scosse la testa. Era già impazzito abbastanza su quell’argomento. E non voleva dedicarci
altro tempo o energie. Sapeva di avere fatto la scelta migliore. O forse…la
meno peggiore. No, no, no. Non doveva pensarci.
Lui e Jon erano giunti in città un paio di
settimane prima. Ma Daenerys non era a Meereen. L’avevano raggiunta lungo il corso
del fiume. E questo era il primo vero concilio che si teneva da quando erano
rientrati in città.
Avevano già perso abbastanza tempo. Il
viaggio era stato più lungo del previsto, e quell’inconveniente… Ma del resto,
non poteva farci molto.
Tutto quello che doveva fare ora era…riportarla a casa.
“The
dragon must have three heads…” si ripetè mentalmente per l’ennesima volta.
La sala del trono era ora gremita da
tutti i membri del concilio della regina.
Un
ammasso di incapaci che non riuscivano nemmeno a mantenere l’ordine e la pace
all’interno della città.
Attorno al tavolo si susseguivano alcuni
nobili meerenensi. Arpie. Certo,
vestite bene, profumate, gentili, amichevoli, collaborative, reverenziali. Anche troppo. Erano schifosamente falsi.
Non aveva davvero idea di come Daenerys
riuscisse a sopportarli. Lui era il primo ad essere pronto a lasciarsi le
spalle il passato, a tendere la mano verso i vecchi nemici, a rimettere tutto
in gioco. Ma dall’altra parte dovevano
essere altrettanto volenterosi e determinati a dare una svolta, a cambiare.
Altrimenti…
Il
drago non accettava di essere preso in giro. Era tanto pronto a tendere una
mano quando a lanciare un affondo di spada.
“Un re deve saper valutare e soppesare
ogni decisione nei minimi particolari. Ma deve anche essere risoluto e
inflessibile nell’applicarla” si ripeté mentalmente. Fin da bambino gli avevano
impresso in mente quella frase. Era un
ottimo consiglio. E mai e poi mai avrebbe potuto dimenticarlo.
Seguivano i vari capitani delle
compagnie libere, il comandante degli immacolati…Verme Grigio? Si, si chiamava così, se la memoria non lo ingannava.
Veniva poi…una leggenda. In armatura scintillante e impeccabile come al
solito, la spada al fianco, un leggero e candido drappo bianco sulle spalle e
un ordinato ciuffo di capelli altrettanto candidi e bianchi sul capo.
Barristan Selmy aveva servito una regina
e quattro re fino ad ora. E Aegon si
augurava potesse servire abbastanza a lungo anche un quinto.
La regina era seduta a capotavola, nel
punto più lontano rispetto alla porta.
E di fianco a lei c’era… “Eccolo” pensò il principe con disprezzo.
Doveva
occuparsi di quell’uomo il prima possibile. Daenerys non aveva la più pallida
idea del pericolo che stava correndo. Già quando l’aveva conosciuto, prima di
partire per l’occidente, c’era stato qualcosa… Come se un sesto senso gli
dicesse già di diffidare di quell’uomo. E nei Sette Regni…aveva avuto
un’agghiacciante confessione che aveva confermato la sua diffidenza. Ora doveva
dirlo a lei. Ma non sarebbe stato facile convincerla…
Si portò in disparte su un lato della
sala, non troppo lontano da lei.
Stavano discutendo di questioni interne
e lui non aveva la benché minima intenzione né tantomeno voglia di
interromperli.
Quella discussione, o meglio, quel
delirio, sembrava non avere mai fine
Alla fine sembrarono riuscire a trovare
una precaria e momentanea soluzione. Continuavano
a rappezzare, ma l’enorme buco non si sarebbe mai e poi mai potuto chiudere.
Lei finalmente lo degnò di uno sguardo.
E comprese all’istante che qualcosa non andava. Che doveva dirle qualcosa.
Con un gesto della mano invitò tutti ad
uscire dalla sala.
Quando finalmente furono soli osò
avvicinarsi a lei.
“Daenerys…dèi,
perché deve essere tutto così complicato?”
Prese un lunghissimo respiro.
“Non
vorrei farti così male. Ma non posso nasconderti la verità, nemmeno per proteggerti.”
La regina lo fissava stupita,
incuriosita e forse, dentro di sé, anche un po’ preoccupata e intimorita.
Aegon sospirò e lasciò che le parole tanto a
lungo cercate e soppesate fluissero lente e solenni come un grande fiume.
La
reazione di lei fu…ovviamente si aspettava che rimanesse incredula,
sconcertata, distrutta, che si sentisse tradita, abbandonata, debole, stupida.
Ci
fu tanta, tanta incredulità negli sguardi che Daenerys gli restituiva. Ma
quando riuscì finalmente a convincersi che lui non le stava mentendo…vide
rabbia, rabbia e furore cieco divampare come un incendio incontrollato insieme
a…dèi, non osava immaginare come si dovesse sentire.
Ma lei era il sangue del drago. Non
poteva soffrire per quello. Non poteva versare lacrime per…per quell’uomo.
Non avrebbe mai e poi mai voluto dirle
così, ma doveva.
“Puoi
perdonarlo, dargli un’altra opportunità, continuare a seguirlo, a fidarti di
lui. Ma ti guiderà fino a farti smarrire la strada. E a quel punto…”
Le si avvicinò, andando a stringerle i
polsi con le mani.
“Oppure
rompere, distruggere tutto. Abbandonare questa via, non mostrare neanche un
briciolo di pietà per questo...”
Non ebbe modo di finire la frase. La
voce di lei risuonò, forte, decisa, determinata, carica di furore e solo
leggermente incrinata dalla morsa che le attanagliav la gola.
“Per
questo lurido traditore…si è approfittato di me, mi ha ingannata dopo che io
avevo riposto la mia fiducia in lui. Recitava…non era altro che una farsa per
raggiungere i suoi meri obbiettivi. Ha persino finto di…di amarmi per…”
Abbassò per un istante il capo.
“Per
portarmi via i miei figli…”
Scosse la testa, con gli occhi violetti
persi in un orizzonte immaginario, persi tra mille e mille pensieri di rabbia,
di dolore, di sconforto, di vendetta.
Non una singola lacrima cadde da quegli
occhi.
“Se
spera di potersi appellare a ciò che siamo stati per…per avere clemenza, si
sbaglia di grosso.”
Quegli stessi occhi violetti andarono a
incrociare quelli, le perle di ossidiana, di Aegon.
“Siamo
draghi. E i traditori conosceranno sempre la nostra furia”
Un ennesimo sorriso malinconico gli si
dipinse sul volto. Le parole di Daenerys erano forti, determinate, furiose.
Stava imponendo a sé stessa di essere forte, stava reprimendo in un angolo di
sé stessa tutto il dolore che quella verità l’aveva causata. Ma sapeva meglio di chiunque altro che prima
o poi quella barriera interiore sarebbe caduta.
Riprese a sussurrarle, confortante.
“Negherà, proverà ad ammorbidire tutto,
a fare leva su quello che tu provavi per lui…”
Sospirò
amaramente.
“He will do one of two things…he will admit to
everything…or he'll say he's just not the same…” le sussurrò.
Lo sguardo di lei non era cambiato di
una virgola. La sua forza di volontà era
qualcosa di straordinario. Quasi la invidiava per questo. Ma Daenerys era pur
sempre una donna. Lui sapeva benissimo che prima o poi quella forza sarebbe
venuta meno.
“Non
lo posso perdonare. No, non avrà nessuna pietà” ripeté ancora, distaccata,
furiosa.
Si scambiarono un ultimo sguardo.
Daenerys si voltò verso l’ingresso,
ordinando di farlo entrare.
Passarono solo pochi secondi e l’uomo
varcò la soglia.
Venne rapidamente avanti e si pose a
pochi metri da lui.
“Mi hai chiamato, mia regina?” chiese. Sembrò contrariato e sorpreso dalla gelida
occhiata che Daenerys gli restituì.
Certamente si aspettava una risposta da
lei, ma fu Aegon a parlare. Soppesò le parole, unendo al disprezzo e alla
rabbia solennità e distacco.
“Finalmente ci conosciamo, Daario
Naharis.”
Si fermò per un istante.
“O forse dovrei dire…Euron Greyjoy”
- - - - - -
Approdo del Re
Chiuse gli occhi, ansimando.
Sentiva la pelle bollente, come in fiamme.
Lanciò via le coperte, lasciando che l’aria fresca della notte le accarezzasse
la pelle. Le braccia e le gambe erano intorpidite, leggermente doloranti. Trystane non si era certo trattenuto…
Ma
non poteva certo dire che questo le era dispiaciuto. Sorrise.
Il respiro poco a poco le si calmò.
Avvertì una mano che andava a perdersi
tra i suoi capelli.
Riaprì lentamente le palpebre,
voltandosi verso di lui.
Lo sguardo del principe era rivolto
verso di lei, ma in realtà era perso come lui tra i pensieri.
“Trystane…” gli sussurrò.
Lui tornò a mettere a fuoco,
sorridendole. La sua mano si spostò dai capelli al volto, ad accarezzarle la
guancia cerea.
“Stavo pensando che…” cominciò a dire,
con voce quasi malinconica.
“Non
sarebbe bello se…se fosse sempre così” sussurrò fantasticando, fissandola
negli occhi.
“Tu, io e…nessun altro…”
Myrcella sospirò, divertita. Per un
attimo si fece catturare da quell’idea.
Sì,
sarebbe stato…
“Sarebbe
stupendo…sarebbe fantastico…” disse, sognando ad occhi aperti. Sapeva che però non sarebbe mai stato… Stava
per aggiungere quel “ma” terribilmente triste e soprattutto reale, ma lui la
interruppe.
"Let's do it..." sussurrò quasi follemente, fermandosi un istante per farle capire che non
scherzava. Riprese a parlare, trascinato dall’immaginazione.
“Abbandoniamo tutto, prendiamo la prima
nave in partenza per Essos e poi…” disse, con occhi che brillavano di sogni e
di leggera follia
“E poi vivremo come persone normali
nelle città libere… Lys, Volantis, Braavos… Saremo
liberi di…”
Si avvicinò a lei.
“Liberi di essere due qualunque, senza
pesi, senza responsabilità, senza nessuno a chiederci e ad aspettarsi nulla da
noi… liberi di poter fare ciò che più vogliamo…liberi di amarci e nient’altro”
Senza darle il tempo di replicare, andò
a sfiorarle le labbra. Lei chiuse gli occhi, abbandonandosi al principe.
Lui si staccò, scendendo a baciarle il
collo. Myrcella gemette.
No,
doveva parlargli. Non potevano…non di nuovo.
“Trys…” sussurrò, mentre si lasciava
sfuggire l’ennesimo gemito.
Si morse forte il labbro. “Dì quello che devi dire” si ordinò.
“Mi hai chiesto se sarebbe bello. Certo che lo sarebbe. Ma non possiamo…”
Alzò la schiena, appoggiandosi alla
testata del letto. Lui rimase sdraiato di traverso, con il capo appoggiato sul
grembo di lei.
“Non
possiamo…abbiamo delle responsabilità, dei doveri…”
Sorrise malinconicamente.
“Non
siamo due qualunque…”
Sospirò, scuotendo la testa. Si gustò il
silenzio che era caduto per un po’. Ma
dovevano parlare di…
“Novità da Dorne?” gli chiese, quasi
distaccata. I suoi occhi andavano a perdersi tra la penombra della stanza,
mente i pensieri cominciavano ad affollarsi nella sua testa.
Regnava una calma surreale. Il silenzio
più totale, interrotto solo da un sottile e appena udibile soffio di vento. La magia della notte.
La voce di Trystane tornò a farsi
sentire.
“Gli alfieri sono stati allertati…i
mercenari dorati già in posizione. Al mio
segnale…sarà guerra.”
Le tamburellò dolcemente con le dita
sulla coscia.
“I Tyrell però…non se stanno rimanendo con le mano…”
La sua voce era poco più che un
sussurro. Sembrava…stanco. Era
abbandonato su di lei, rilassato, calmo.
“La navi ad Arbor si moltiplicano come
topi, le spie sui nostri passi montuosi altrettanto…”
Si fermò un istante.
“E più o meno dichiaratamente Margaery
ha fatto arrivare in città quasi altri ottocento, mille soldati delle rose…”
Sospirò stancamente. Myrcella completò
la sua frase, con la voce che vibrava di una sottile sfumatura di rancore e
tristezza.
“Appena
quella cagna spedirà via Tommen, ce ne dovremo andare di corsa da qua”
Lui annuì.
Stettero così, immobili, in silenzio.
Il flebile sussurro di lui arrivò
nuovamente alle sue orecchie.
“La regina ha convocato un concilio per
domani…e c’è qualcosa di grosso in ballo”
disse, con gli occhi neri che scintillavano dei raggi di luna che entravano dal
lucernario.
Rispose all’occhiata interrogativa di
lei.
“Ha preteso che tutti i membri
tornassero per essere presenti…ha bisogno
di ufficializzare qualcosa di importante”
Myrcella sospirò.
“Perché
deve essere tutto così complicato?” gli chiese. Sapevano entrambi che a quella domanda però non esisteva risposta.
Trystane le accarezzò il fianco con il
palmo della mano.
La guardò negli occhi.
“Domani sarà un giorno tutt’altro che
facile. Ma la notte è ancora lunga…”
aggiunse con malizia, mettendosi a sedere.
Lei sorrise, abbassando per un istante
lo sguardo. Andò a sfiorare il volto di lui.
“E allora fino al concilio, il Principe
di Dorne sarà mio. Mio e di nessun
altro…” gli sussurrò a un orecchio.
Chiuse gli occhi, e andò a cercare le
sue labbra.
E quella notte sembrò davvero non avere
mai fine.
Note dell’autore:
mi scuso innanzitutto per il ritardo di
questo capitolo, sarebbe dovuto uscire prima ma…beh, ho avuto il compleanno in
mezzo e più che altro mi ci è voluto un po’ per riprendermi dalla nottata. Citando
Il Pagante…sboccing like not tomorrow.
No, a parte queste parentesi, eccomi qui
con questo nuovo capitolo.
Lo so, lo so. È una scelta folle. Daario
e Euron. Lo so. Ma questa teoria…ha un qualcosa di stupendo e poi…è una delle
più plausibili, delle più probabili.
Insomma, guardiamo i personaggi:
entrambi sono violenti, sanguinari, non si fanno alcuno scrupolo, pensano di
risolvere tutti i problemi ammazzando qualcuno. Sono entrambi un po’ folli, ma
molto astuti e dei grandissimi oratori che sanno portare le masse dalla loro
parte. E poi…ci sono delle “coincidenze” troppo in stile Martin per non essere
espressamente volute. Il nome della compagnia di Daario per esempio: Secondi
Figli nella serie (e Euron è il secondo figlio, dopo Balon) o Corvi della
Tempesta nei libri (e ancora Euron è anche chiamato occhio di corvo).
Spero di aver chiarito ogni dubbio. Fatemi sapere le vostre opinioni in
merito, ho fatto questa scelta per dare una svolta alla storia.
E fatemi come sempre sapere anche cosa ne
pensate di questo capitolo. Lo so, le parti di Myrcella stanno
diventando un filo noiose, forse sto trascinando troppo la scia mielosa
post matrimonio, ma qui ho voluto riprendere un tema già trattato
prima, la loro voglia di essere normali, di essere lasciati soli, di
essere liberi di amarsi e niente altro. Nonostante questo desiderio di
normalità però, sanno di avere delle responsabilità. Diciamo che ho
voluto reinserire questo dubbio per non renderli due fredde macchine
focalizzate solo sul dovere, sono pur sempre due ragazzi.
Tranquilli comunque, la prossima volta che vedremo lei e Trystane
Ringrazio ancora tantissimo tutti quelli
che lasciano feedback, siete un aiuto impagabile e un punto di riferimento importantissimo.
Al prossimo capitolo quindi…Ah, a
proposito, vi preannuncio che sarà Aegon-centrico.
Stay
tuned e, come sempre, long live the
lioness.