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Autore: MusaTalia    09/09/2015    7 recensioni
100. Until that day [100/100]
«Non è mai stata mia intenzione rimanere tutta la vita nell'esercito. Volevo solo stare al tuo fianco. Supportarti. Proteggerti fino a quando non avresti ottenuto ciò per cui hai sempre lavorato tanto duramente. Ed ora ce l'hai. E sono così orgogliosa di te».
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'RoyAi Collection'
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100 Until that day

100. Until that day

Fino a quel giorno

"Quando stai per vivere il giorno più bello della tua vita non sai che sarà il più bello. Non finché lo diventa. Non riconosci il giorno più bello della tua vita finché non lo vivi. Il giorno in cui ti impegni in qualcosa o con qualcuno, il giorno in cui ti si spezza il cuore, il giorno in cui incontri la tua anima gemella, il giorno in cui ti rendi conto che il tempo non basta, perché vorresti vivere per sempre. Quelli sono i giorni più belli, i giorni perfetti." Grey's Anatomy, 5x22 

 

Seduta sul fondo del letto, Riza osservava l'alta uniforme perfettamente stirata e appesa all'anta dell'armadio.

Roy entrando in camera la trovò in contemplazione. «Tutto bene?» domandò con un filo di preoccupazione.

«Dovrei essere io a chiedertelo. Sei tu che tra poche ore verrai investito Comandante Supremo» gli rispose lei tenendo lo sguardo fisso sulla sua uniforme.

«A cosa stai pensando?».

 

Resembool le era subito piaciuta con quelle morbide colline verdi e l'aria pulita. Avrebbe potuto trascorrere una vita semplice e felice in un posto come quello. Avrebbe... ma aveva scelto diversamente ed era in pace con la sua decisione, che in quel momento aveva il viso concentrato sui documenti relativi ai fratelli Elric.

«Cosa significa Sottotenente Hawkeye?».

«Tenente Colonnello, vista la situazione, posso solo dedurre che il documento è errato» rispose con pacatezza alla domanda nervosa del suo superiore.

Quello che avevano trovato nella casa dei due fratelli Elric, però, le aveva fatto cambiare idea riguardo a Resembool: un luogo all'apparenza così pacifico poteva essere comunque teatro di orrori.

Il sangue sulle pareti e sul pavimento della casetta dal tetto rosso aveva innescato la miccia della rabbia in Roy, e Riza era ben consapevole che poteva fare poco o niente per placarla. Era ancora troppo giovane, troppo irruento. Avrebbe avuto modo di imparare con gli anni.

Roy si fiondò nella casa della signora Rockbell non appena si fu aperto uno spiraglio della porta e si avventò su un ragazzino biondo, in sedia a rotelle, più morto che vivo. Dopo averlo scosso senza il minimo riguardo si trovò un'armatura di due metri che supplicava in un pigolio infantile di perdonarli. Tanto bastò a congelare la sua rabbia.

Riza si fece da parte. La signora Rockbell la fece accomodare in ingresso. Il giovane ufficiale non sapeva quanto avrebbe dovuto attendere il suo superiore a colloquio con quei due bambini, ma era pronta ad aspettare tutto il tempo necessario. Era solo un modo di esercitare la sua pazienza.

Una ragazzina bionda le si avvicinò con un vassoio e due tazze tè; si sedette accanto a lei sulla lunga panca di legno.

«Ehm... Sottotenente...».

«Chiamami pure Riza. Riza Hawkeye. Piacere».

«Lei ha mai sparato a qualcuno?».

La mano che Riza aveva alzato nel presentarsi alla ragazzina rimase sospesa a mezz'aria. L'intero corpo s'irrigidì e le pupille si dilatarono: Riza si stava sentendo sotto attacco e il suo corpo reagiva di conseguenza.

Ritrasse la mano. S'impose di calmarsi. Era solo una bambina. Una bambina sofferente. Poteva scorgere nei suoi occhi lo stesso dolore che lei aveva provato alla sua stessa età. La riconobbe subito: un'orfana, proprio come lei.

«Sì, certo. Molte volte... Molte».

Aveva letto in quegli occhi azzurri un'immensa fame di sincerità. Non voleva sentire una favoletta che tenesse la coscienza e i cattivi pensieri in quiete. Voleva la verità perché era forte abbastanza per sostenerla.

«Io odio i militari. Mio padre e mia madre sono stati uccisi dopo che i militari li avevano condotti sul campo di battaglia. E adesso quel Mustang sta cercando di portarsi via Ed e Al. Non voglio che loro entrino a far parte dell'esercito. Non li portate via, vi prego...». Aveva pronunciato tutto a voce bassa, ma con sicurezza. Decisamente quella ragazzina sarebbe cresciuta troppo in fretta; come lei.

«Non li porteremo via usando la forza. Saranno loro stessi a  decidere». Riza voleva che quella bambina capisse bene cosa le stava dicendo, voleva farle sapere che ciò che provava era legittimo. «Onestamente parlando, anche a me non piace essere un soldato. Perché a volte capita di dover togliere la vita a qualcuno».

«Allora come mai è ancora nell'esercito?».

«Perché c'è qualcuno che devo proteggere. Non sono stata forzata da nessuno. Sono stata io a deciderlo. Premo il grilletto della mia pistola di mia volontà. Per una persona che deve essere protetta e rimanere in vita. Fino al giorno in cui quella persona non raggiungerà il suo scopo io non esiterò a premere il grilletto della mia pistola».

 

La conversazione avuta con Winry era impressa nella mente di Riza. Ultimamente la ripercorreva spesso, nei momenti più strani della giornata. Se solo pensava che aveva confidato a una bambina i suoi propositi con una tale naturalezza...

«Sto pensando di congedarmi». Lo disse con la stessa calma e serenità con cui aveva parlato a Winry tanti anni prima. Distolse lo sguardo dall'uniforme per fissarlo su Roy, che se ne stava in piedi con gli occhi sgranati dalla sorpresa.

Dopo un paio di secondi riuscì a parlare. «Cosa?».

«Credo sia arrivato il momento di congedarmi».

«Quando l'avresti deciso?».

«Quando mi hai scelto come tua assistente».

«Non mi hai mai detto niente. In tutti questi anni... Non pensavi che mi avrebbe fatto piacere saperlo». Cominciava ad avvertirsi una leggera nota di panico nella sua voce.

«Così avresti cercato di fare di tutto per farmi cambiare idea?». Riza si alzò per raggiungere Roy e  prendergli le mani. «Non è mai stata mia intenzione rimanere tutta la vita nell'esercito. Volevo solo stare al tuo fianco. Supportarti. Proteggerti fino a quando non avresti ottenuto ciò per cui hai sempre lavorato tanto duramente. Ed ora ce l'hai. E sono così orgogliosa di te».

Roy tentò di interromperla, spaventato dalle dichiarazioni che potevano seguire. Si sentiva tradito, lasciato da parte, come se per tutti quegli anni, con la scusa di stargli alle spalle, Riza avesse in realtà mentito sul percorso che stava seguendo. Non stava dietro di lui, aveva percorso il suo cammino personale ed ora era il momento di prendere un bivio e cambiare direzione.

«Roy. Roy, ascoltami, per favore. È arrivato per me il momento di capire cosa posso fare per starti affianco, senza essere la tua assistente, senza essere un soldato. Non hai più bisogno di quella donna. Io non ho più bisogno di essere quella donna. Mi capisci?».

Roy cominciava a capire. In fondo l'aveva sempre saputo, solo faceva male ammetterlo.

Annuì, pur non potendo celare la tristezza che gli stava tormentando l'animo.

«E quindi? Cosa hai pensato di fare?».

«Intanto sarò con te per l'investitura. Ma sarà l'ultima volta che indosserò la divisa».

«E poi?».

Riza prese il volto dell'uomo tra le sue mani, cosicché potessero guardarsi negli occhi e leggervi tutte le parole che rischiavano di essere di troppo.

«Che cosa ti diceva sempre Hughes?»

«Che ero un immaturo idealista».

Riza si abbandonò a una leggera risata. «Anche. Ma non smetteva mai di ripeterti di trovarti una moglie. Quindi, vorresti sposarmi? Ogni capo di stato che si rispetti ha bisogno di una moglie al suo fianco».

Roy la guardò senza riuscire a mettere ordine tra le emozioni che provava. «Sei seria?».

«Perché non dovrei essere seria?».

«Cioè... io non so... non dovrei...».

«C'è qualcun altra di cui non solo nulla che preferisci a me?» cercò di sdrammatizzare la donna.

«NO! Certo che no! Solo che... sì... insomma... Avrei dovuto chiedertelo io!».

«Così mi avresti fatto aspettare altri quindici anni».

Riza non credeva che avrebbe creato tanto scompiglio. Certo, aveva celato tutti i suoi propositi e i suoi pensieri, ma solo per permettere a Roy di rimanere concentrato sul suo obiettivo. Abbandonò le braccia ai fianchi, colta dalla delusione.

«Al diavolo! Certo che ti sposo, Riza!». La baciò sulle labbra e la strinse forte tra le braccia, facendo sparire quella scintilla di malessere che rischiava di accendersi.

Per Riza fu istintivo ricambiare l'abbraccio e sorridergli tra i capelli.

Il giorno era finalmente arrivato: avrebbe smesso di essere il soldato Hawkeye per diventare solamente Riza; solamente una donna; solamente la donna più felice sulla faccia della terra.




L'ULTIMA NOTA:
L'unico modo giusto per concludere questa raccolta era con il congedo di Riza dall'esercito. Questo è il suo e il mio saluto. Magari questa risulterà una scelta impopolare, ma a me sembrava quella più giusta.
Non so bene quello che provo a scrivere la parola fine.
Questa è la prima volta e onestamente ci sono stati momenti in cui non credevo ce l'avrei fatta.
Oggi i themes compiono cinque anni. 100 storie in cinque anni. 100 ciambelle -come mi piace definirle- non tutte con il buco, ma nonostante questo, sempre 100, per i cinque anni più importanti e formativi della mia vita. Gli anni in cui ho imparato di più su me stessa, scavando nella testa di personaggi che non sono miei, (ma in realtà li sento anche un po' miei). Gli anni in cui ho imparato a conoscere i veri amici, quelli che sono presenti anche se nascosti in queste storie, quelli che mi hanno ispirato e incitato. A loro è dedicata l'intera raccolta. Siete tanti, più di quanti una persona fortunata possa sperare di avere. E siete preziosi. Per questo sono molto fortunata.
Ma questa raccolta è stata scritta soprattutto per voi: voi recensori (più di 400 recensioni: un sogno!), voi preferiti (siamo a 51; incredibile!), voi ricordati, voi seguiti (più di quanti meriti!), voi lettori che mi avete fatto credere nella mia Leggenda Personale. Grazie!
E soprattutto: grazie Hiromu Arakawa, grazie Roy. Grazie mille Riza! Donna d'immaginazione, ma modello reale. Mi piace pensare che siamo partite insieme, non ancora adulte, io con l'università e tu con Ishbar, e siamo arrivate insieme alla fine, affrontando ognuna il proprio Giorno della Promessa. Ci aspetta un futuro radioso, mia cara Riza.
Ognuno ha nel cuore una storia speciale. Fullmetal Alchemist, Roy e Riza sono la mia storia speciale. Spero che ognuno di voi trovi la propria.
Il mio viaggio ha fine; è arrivato il momento per una nuova avventura.

Laura
   
 
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