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Autore: Lost on Mars    09/09/2015    4 recensioni
SEQUEL DI "INDACO" (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2746316&i=1), è consigliabile la lettura.
C’è stato un momento in cui Amelia e Ashton sono rimasti intrappolati in una vecchia istantanea in bianco e in nero: nessun colore a determinare la loro gioia, felicità, paura o tristezza. Nedlands sembra aver congelato la loro esistenza, li ha tagliati fuori dal mondo e non c’è stato niente se non pace e tranquillità. Dall’altra parte dello Stato, però, Luke è a piede libero e va cercando la propria vendetta. Responsabilità e pericoli di duplicano e il mondo li poterà a schierarsi: bianco da una parte e nero dall’altra, in perenne lotta tra di loro. Chi vincerà?
Dalla storia:
«Non ho altra scelta. La mia vita e quella di mio figlio contro la felicità della mia famiglia, so benissimo che li farò soffrire, ma se fossi io a morire sarebbe peggio, non credi?»
«Se non fermiamo Luke passeremo la vita a fuggire da lui. Anche se riuscissimo a cavarcela per i prossimi mesi, spostarsi con un bambino sarebbe impossibile.»
«Fermarlo? Ci abbiamo provato e lui è fuggito dal carcere. Non possiamo fermarlo, è inarrestabile.»
«Ma non è immortale.»
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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24 - IL POSTO A CUI APPARTIENI
 
 
La navata centrale della chiesa era adornata con decine e decine di fiori, con colori che andavano dall’arancione al violetto. Tra questi spiccavano le rose e le ortensie. I banchi di legno non erano tutti occupati: nonostante la chiesa fosse piuttosto grande, si trattava di una cerimonia intima. Eccetto i parenti degli sposi e gli amici più stretti, non vi era nessun altro. Erano tutti seduti, tranne Michael che stava in piedi di fronte all’altare. Era il mese di settembre e si respirava primavera in ogni dove, per l’occasione, lo sposo aveva deciso di tornare ad un più “consono” biondo platino, anziché presentarsi in chiesa con i capelli violetti, anche in memoria dei tempi in cui era ricominciato tutto. Seduti ai banchi davanti, vi erano i testimoni più un bambino di quasi due anni, con i capelli biondo cenere e gli occhi blu mare.
Mancava pochissimo ormai. Tra gli ospiti si levava un chiacchiericcio trepidante, aspettavamo tutti l’arrivo della sposa e intanto le signore di tutte le età facevano supposizioni sull’abito, il trucco e l’acconciatura. Valerie, infatti, aveva deciso che sarebbe stata una sorpresa per tutti.
Quando l’organo iniziò a suonare la classica marcia nuziale, decine di teste si voltarono verso l’entrata, molti di loro rimasero stupefatti.
Valerie era una bellissima ragazza, ma quel giorno sembrava essere quasi eterea, come se fosse di una bellezza troppo grande per appartenere a quel mondo.
Accompagnata dal padre, un uomo di alta statura dal fisico gracile, non smetteva di sorridere. Il vestito era lungo fino a terra, privo di strascico, aveva una gonna abbastanza ampia che si restringeva in vita. Da quel punto, la parte superiore era rivestita di un leggero strato di merletto floreale, per poi terminare con uno scollo a barchetta che lasciava le spalle scoperte. Le maniche erano lunghe e semitrasparenti, anch’esse presentavano lo stesso merletto che rivestiva il busto. Tra le mani, teneva un bouquet con rose bianche e ortensie lilla, che non stonava con il resto delle decorazioni, ma che si distingueva notevolmente da esse.
I lunghi capelli castani scuri erano raccolti in un semplicissimo chignon basso e sulla parte superiore fermati con un cerchietto ricoperto di perle e pietre luccicanti. Infine, il trucco era stato realizzato in modo semplice, con toni caldi che variavano dallo champagne al ramato, abbinati ad un rossetto rosa antico che si notava appena.
Quando l’organo smise di suonare, Valerie era giunta di fronte all’altare e affianco a Michael e per un attimo si erano tenuti per mano. La cerimonia durò poco più di un’ora, le madri degli sposi si commossero, Nola pianse, ma fuori dalla chiesa, al lancio del bouquet, questo andò a finire inaspettatamente nelle sue mani.
Lei insistette per cederlo ad Amelia, sostenendo che il passo successivo per lei e Ashton era indubbiamente quello, ma non ci fu verso.
Era trascorso un anno e sette mesi da quando tutto era finito e nel frattempo si erano festeggiati diversi compleanni.
Calum per primo era arrivato a ventidue, Amelia aveva raggiunto la stessa cifra il 16 maggio. Ashton ne aveva compiuti ventiquattro a luglio. Nola aveva ne aveva fatti venti ad agosto, mentre Valerie e Michael dovevano ancora festeggiare rispettivamente ventidue e ventitré anni.
Erano tutti estremamente giovani, eppure, avevano già affrontato più di quanto la vita richiedesse in circostanze normali. Dopo sette mesi dalla nascita del piccolo James, tuttavia, le cose sembravano essersi stabilizzate. Non ebbero più alcuna notizia di Luke o di suo padre. Sembrava che quella notte d’estate e le acque scure del fiume avessero definitivamente lavato via ogni problema.
Eppure, c’erano molte cose che non tornavano, parecchie incongruenze. Se ne erano preoccupati per i primi tempi, poi avevano lasciato stare tutto, imparando a lasciarsi alle spalle ciò che non poteva più toccarli.
Il ricevimento, dopo il matrimonio, si svolse a casa dei genitori di Valerie, poiché disponevano di un giardino molto grande e, fortunatamente, quella era una giornata piena di sole.
«James, non la torta!» esclamò Amelia, una volta finito il pranzo. Era riuscita a tirar via il piccolo prima che potesse combinare un pasticcio con la panna della torta nuziale, portata fuori in giardino da pochissimi minuti.
«Totta!» disse in risposta il bambino, mentre veniva preso in braccio.
«La torta dopo, tesoro» gli disse Amelia. «Dobbiamo aspettare.»
Ashton osservava la scena divertito, quando la sua attenzione fu richiamata da Michael che, al centro della tavola, si era appena alzato in piedi.
«Ash, da bravo amico e testimone, vieni a fare un bel discorso, hic!, che io non sono capace.»
«Tu sei troppo brillo» commentò Valerie, alzando gli occhi al cielo. «È diverso.»
Ma l’idea di Michael fu incoraggiata sempre da più persone dopo che Calum diede vita ad una sorta di coretto. «Ashton! Ashton!»
Vi si unirono Nola e Amelia, che batteva le mani insieme a James. «Ashton Ashton!» continuavano a dire tutti, persino i Harry e Lauren, che ormai avevano quindici e diciotto anni.
«Va bene, va bene, arrivo!» esclamò Ashton. «Ma non aspettatevi niente di che.»
Si alzò in piedi e raggiunse i neo sposi, mettendosi esattamente tra loro. Anche Valerie, malgrado le scomodità dovute al vestito, si alzò in piedi e prese la mano destra di Ashton, mentre quella sinistra era stretta a quella di Michael.
«Oggi, due dei miei più grandi amici si sono sposati e, cavolo, hanno avuto proprio un bel coraggio» esordì, suscitando qualche risatina. «Un paio di anni fa, se me l’avessero detto, io sarei probabilmente scoppiato a ridere. Dovete sapere, infatti, che questi due non si trovavano proprio in bellissimi rapporti. Frequentavano la stessa università, ma non si potevano vedere. Il motivo? Memorie di una brusca rottura ai tempi del liceo. Ma il destino, in qualche modo, ha voluto che si rivalutassero a vicenda e che capissero che quello che era successo a diciassette anni non era poi così importante, che aprissero gli occhi e si accorgessero che per tutto quel tempo, il loro astio si reggeva sulle basi di un grande malinteso. E come di dice? Tutto è bene quel che finisce bene. E signori miei, questo è davvero un lieto fine. Adesso voglio un bell’applauso per la principessa e l’ubriacone!»
Valerie sorrise imbarazzata, mentre tutti gli invitati cominciavano ad applaudire e a ridere contemporaneamente.
«Ah, e vorrei aggiungere che non dovete aver fretta per i bambini. Mio figlio basta e avanza per tutti. Vero, Amy?»
«Temo che tuo figlio debba fare il sonnellino pomeridiano!»
Il resto della giornata trascorse così.
Un Michael a cui ad un certo punto versarono solo acqua, dicendogli una bugia sul fatto che il vino bianco era finito; una Valerie radiosa e assolutamente fuori di sé; un Ashton che aveva cantato la ninna nanna a James nella stanza degli ospiti; un’Amelia che aveva finalmente accettato il bouquet da Nola; un Calum che si era finto non molto entusiasta della cosa e una Nola che non si sentiva così amata da tanto tempo.
E quel giorno, nel giardino dei Marshall, tutti loro trovarono finalmente il posto a cui appartenevano.

 
Long live all the mountains we moved
I had the time of my life
 fighting dragons with you.
 
Londra era meravigliosa.
Vivevano lì da un anno e mezzo, ormai, dopo un lungo mese passato in sosta sulle spiagge della Florida. Maya aveva compiuto quattro anni, amava disegnare, giocare a palla sulla sabbia e cantare. Recentemente, Hanna l’aveva iscritta ad un corso di pianoforte per bambini, dove Maya si divertiva da morire e quando tornava a casa, non esitava a raccontare quello che aveva imparato.
Cambiare vita era stato totalmente folle, soprattutto con una bambina così piccola, ma quella notte di gennaio di tanto tempo prima, Hanna non era riuscita a dire di no, a convincersi che andava bene così.
Aveva capito di aver mentito a se stessa per troppo tempo. Per quasi tre anni.
Mandare via Luke la prima volta, quando pieno di un sentimento sconosciuto, era venuto a cercarla, era stato molto difficile. In quell’occasione, aveva pensato a Robert e alla famiglia che stavano costruendo, alla felicità che, mattone dopo mattone, stavano tirando su.
Ma quando era successo la seconda volta, il muro era crollato e al di là di esso c’era solamente Luke, con i suoi occhi azzurri e pieni di qualcosa che Hanna non aveva esitato a riconoscere: scuse. Portava una felpa nera con il cappuccio tirato su, nonostante fuori ci fossero ventinove gradi. Era bastato un flebile «Scappa via con me», accompagnato da quello sguardo e il tono di voce totalmente innocuo per farle preparare tutte le valigie.
Sul volo per Jacksonville, Luke le aveva raccontato ogni cosa e li aveva ascoltato in silenzio, senza dire nulla, quasi non aveva pensato nulla.
Era stato parecchio da digerire, ma in qualche modo era riuscita a perdonarlo, perché Luke era stato il primo amore della sua vita, e nonostante il dolore e la delusione, lei non poteva dimenticarlo, e di certo, non poteva smettere di provare qualcosa per lui.
Aveva provato angoscia a tristezza, miste a paura, quando lui le aveva confidato che, un paio di giorni prima di venirla a prendere, aveva cercato di uccidersi.
Era saltato giù da un ponte prima che ben due pallottole potessero raggiungerlo. L’impatto con l’acqua era stato doloroso e lui aveva passato una decina di secondi avvolto tra le braccia del fiume, rintronato, deciso a chiudere gli occhi e a smettere di respirare per sempre. Poi qualcosa gli aveva fatto cambiare idea e l’aveva riportato in superficie. Lì, aveva deciso che la vita non poteva essere buttata via in quel modo, e che lui non poteva decisamente fare una fine così miserabile. Dunque, si era trascinato miracolosamente verso la riva, dove era rimasto per tutta la notte. Al sorgere del sole, aveva deciso che non sarebbe più tornato a casa. Eccetto la visita a casa di lei, aveva fatto perdere le sue tracce a chiunque lo conoscesse.
Aveva condannato suo padre a veder disperse le sue ricchezze, dato che Nola Wilson non avrebbe mai accettato di collaborare con lui; aveva fatto credere ad Ashton di essere morto, e forse aveva fatto di peggio, gli aveva fatto credere che era stato proprio lui ad ucciderlo. E poi era convinto che l’avesse detto tutti gli altri.
Per tutti loro, Luke Hemmings non esisteva più, o era semplicemente irreperibile. Ed era sulle basi di questo che stava ricostruendo la propria vita.
Aveva passato il mese successivo alla fuga in un piccolo villaggio della Florida, vicino Jacksonville, in una casetta a due piani costruita in riva al mare. Una volta lì, aveva disattivato tutte le carte di credito con cui sarebbe stato rintracciabile, si era procurato una falsa identità, aveva prelevato tutti i soldi di cui disponevano – sia dai suoi conti che da quelli di Hanna – e li aveva versati su un conto totalmente nuovo, a nome di un certo Tom Drake, che sulla carta d’identità aveva la sua stessa età, la stessa altezza, e le stesse caratteristiche fisiche.
Dall’America erano arrivati in Inghilterra, avevano comprato un appartamento a Londra. Vivevano lì da un anno e mezzo. Maya andava a scuola e suonava il pianoforte. Hanna insegnava matematica in una scuola elementare privata. Per Luke era stato più difficile. Non aveva mai imparato cosa voleva dire sapersela cavare da soli, e aveva provato quindi un’infinità di lavori diversi. Solo da qualche mese, aveva colto al volto l’occasione di diventare un ghost-writer, credendo che un lavoro come quello, dove il suo nome non doveva comparire da nessuna parte, fosse perfetto per lui.
Luke si sentiva pronto a correre, forse lo stava già facendo da un po’, ma era una cosa che gli serviva decisamente, dopo tutto quel tempo in cui era rimasto bloccato nel suo mondo di rabbia e vendetta.
Si era sbagliato a credere che la parte migliore di lui fosse morta, in realtà si era semplicemente arresa, ma non era mai scomparsa del tutto. Con Hanna, quella parte si era rialzata in piedi e, dotata di una forza inarrestabile, aveva sconfitto quella che lo aveva costretto a diventare una macchina da guerra senza ambizioni o rimpianti.
Hanna era stata la sua salvezza una volta, niente le vietava di salvarlo ancora e ancora, fin quando ne avesse avuto bisogno, anche se Luke non aveva alcuna intenzione di scivolare di nuovo nel nero della notte.
This time I’m ready to run
Wherever you are is the place I belong.

 

Marianne's corner
E questo era l'ultimo capitolo. E come avete visto, Lucas è vivo, abita a Londra con le donne della sua vita e fa il ghost-writer. Figo, no? u.u E i Malerie si sono sposati, e James e Ashton sono tenerelli e io non concepisco che è tutto finito. La vita felice di Luke la dovete alla mia cara Annina (che leggerà tra sette ere geologiche, ma a cui ho spoilerato praticamente tutto), che mi ha convinto a non uccidere il poverino e a farlo ricongiungere con l'amore della sua vita. Quindi ringraziate Anna.
Le canzoni sono, con la sorpresa di nessuno, di Taylor Swift e dei One Direction. Che li ascoltassi penso sia ormai una cosa ripetuta ahaha la prima è Long Live della mia TayTay e la seconda è Ready To Run degli 1D. Che poi, ho avuto un'idea pazza: vi immaginate James e Maya che, una volta cresciuti, si incontrano??? E l'inferto che prenderà ai poveri genitori. OMG, se ci scrivo una OS ve lo faccio sapere, anche se è più un'idea campata per aria che una certezza.
Comunque, adesso che è finita, posso fare il discorso serio e commovente.
Allora, ho iniziato questa storia a Marzo, sono sei mesi che un po' a fatica si trascina avanti. E' stata scritta tra alti e bassi, e a volte più tra bassi che tra alti. Non sto qui a sproloquiare, ma verso maggio non è stato un bellissimo periodo, vuoi lo stress per scuola e altre questioni, e quindi la mia voglia di fare qualsiasi cosa stava praticamente a zero. Però mi sono detta che nonostante tutto Black and White doveva continuare, che non era una qualunque storia, era il sequel di qualcosa che ha ricevuto un successo inaspettatissimo per me. E anche se apparentamente, al di fuori di questa storia, tutto stava fermo, lei andava avanti e, non chiedetemelo, ma ha aiutato. E quindi niente, anche se so che potrà non essere la miglior storia di tutte, potrà non avere miriadi di recensioni e potrà non essere "famosa" come lo sono altre, per me è importante, ci sono affezionata, e quindi non riesco a credere di averla portata a termine. Vuol dire che qualcosa di buono so farlo anche io xD E questo è anche merito vostro, delle vostre recensioni che mi spronavano sempre, e di tutti i complimenti immeritati che mi avete fatto. Vorrei ringraziare tutti voi, in particolar modo Hazel, Judith, Paola che non mi hanno mai abbandonato e soprattutto Letizia che mantiene sempre le sue promesse e ha avuto la forza di lasciare una recensione ad ogni singolo capitolo, e tutte insieme!
E niente, l'angolo autrice è più lungo del capitolo. Adesso vi lascio e vi mando un bacione grande grande ♥
Marzia

PS: Tra poco cambierò il nome di efp, da Marianne_13 passerò a Mars_13. Storia lunga da spiegare, ma volevo avvertirvi!

 
   
 
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