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Autore: Sakura Kurotsuki    09/09/2015    1 recensioni
Lily lo guardò allontanarsi, pensierosa. Sapeva che con Raphael c’erano serate buone e serate cattive. Quella appena trascorsa si era rivelata essere decisamente cattiva. Ma poi, pensò la vampira mentre si sollevava per raggiungere la sua stanza e darsi una ripulita, era una Domenica Sera. E le domeniche sere, almeno da quando Raphael era arrivato al Dumont, circa cinquant’anni prima, erano sempre imprevedibili.
[Simael] [3 OneShot]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Simon aprì gli occhi - reduce da un sogno popolato da invitanti cascate vermiglie - con la voce nitida di Raphael Santiago che gli ronzava nelle orecchie. Alzò leggermente la testa e lo vide rannicchiato all’estremità opposta del divano.
«Gli uccellini dormono sempre tanto» osservò il vampiro. «E hanno sempre fame» aggiunse quando Simon emise un rantolo afferrandosi involontariamente la gola; si era appena ricordato dell’oggetto del suo sogno, ed era stato assalito dalla fame.
Il ragazzo, distratto dalle sue vene che sembravano essere andate a fuoco, non si accorse della sparizione di Raphael, ma quando alzò di nuovo lo sguardo lo vide chino sopra lo schienale del divano, che gli tendeva dall’alto una bottiglia rossa. Simon ebbe la fugace visione di una madre uccello che faceva penzolare il vermetto dal becco appena sopra le teste dei suoi uccellini. Scacciò l’immagine rabbrividendo, o almeno così gli parve: aveva appena paragonato Raphael ad una madre uccello e se stesso come al suo uccellino. Senza contare che Raphael lo chiamava davvero uccellino.
Rendendosi conto che era il sangue a dare il colore alla bottiglia, Simon la guardò con feroce desiderio, prima di ritrarsi bruscamente rischiando di cadere dal divano, pericolo sventato grazie ai suoi riflessi da vampiro. Non si era mai visto un vampiro cadere rovinosamente da un divano, e non si sarebbe visto mai.
«No, non voglio ingozzarmi ogni volta che il mio corpo va in crisi d’astinenza» disse risoluto, voltando in viso dall’altra parte per non dover sopportare la vista invitante della bottiglia.
«Ho paura che dovrai farlo, invece, perché non farà altro che peggiorare» ribatté Raphael, calando la bottiglia di un altro paio di centimetri verso di lui, severo e un po’ divertito.
Simon gli lanciò un’occhiataccia, poi afferrò di malavoglia - ma neanche tanto – la bottiglia e ne trangugiò il contenuto. Quando ne riemerse, Raphael era tornato alla sua postazione sul divano, sempre raggomitolato con un ginocchio al petto. Sembrava annoiato. Anzi, era l’immagine della noia.
«Un giorno me lo dirai quanti anni hai?» chiese Simon, mentre il sangue appena ingurgitato gli scorreva nelle vene, spegnendo il fuoco.
«Circa cinquanta» rispose l’altro senza scomporsi. Simon gliel’aveva chiesto giusto per stuzzicarlo, ma non pensava che avrebbe risposto senza tanti preamboli.
«Non sei così vecchio» osservò, senza riuscire a trattenersi.
«Grazie» disse Raphael dubbioso, sollevando una delle sopracciglia sottili, sempre senza guardarlo.
«Nel senso, pensavo che avessi più di cento anni o qualcosa del genere». Appena dopo essersi nutrito Simon aveva una parlantina inarrestabile, come se fosse momentaneamente ubriaco. Era una cosa che Raphael gli aveva già fatto notare.
«Allora no, non sono così vecchio» replicò il ragazzo, paziente.  
Ci fu un istante di silenzio.
«Sembri un bambino, lasciatelo dire» affermò Simon.
L’altro lo guardò di sottecchi, sotto le ciglia lunghe e scure. «Sono comunque il tuo superiore, nonché il tuo creatore. Non dimenticarlo mai.»
Superiore. Creatore. Cos’era che gli aveva detto Aldertree? Vuoi dire che non sai chi sia il vampiro tuo signore?
Ma Raphael non gli aveva mai chiesto di chiamarlo Signore. Anche se Simon non dubitava che gli sarebbe piaciuto.
«A proposito, questa cosa del creatore» fece Simon, puntellandosi sui gomiti. «Non è che tra noi c’è una specie di legame, o qualcosa, vero? Perché Isabelle mi ha detto che ero venuto al Dumort perché ero… come dire… attratto da te, ecco»
Questa volta Raphael sollevò entrambe le sopracciglia, gli angoli delle labbra morbide arricciati. «Perché, ora non lo sei?»
Se Simon fosse stato ancora umano, probabilmente sarebbe arrossito.
Raphael si guardò l’orologio. «Devo andare»
Simon lo guardò mentre si alzava con un movimento fluido; nel suo immaginario Raphael era sempre stato così, elegante e felino, anche da umano. Non riusciva ad immaginarselo in nessun altro modo.  
Il sole era appena tramontato su una domenica come tutte le altre, tranne per il fatto che i due vampiri si trovavano ad Alicante.  
Simon guardò Raphael mentre appendeva una crocetta d’oro alla catenella che portava già al collo; quando questa entrò in contatto con la sua pelle, vide il suo volto contrarsi appena come se Raphael avesse ingerito una medicina cattiva, per poi tornare privo di espressione. Perfetto.
«Come fai a resistere?» gli chiese Simon, curioso.
«Dopo un po’ non senti più niente»  
«Mh»
«Cos’hai?» domandò Raphael distrattamente.
«Stavo pensando che era una domenica sera, quando sono venuto all’Hotel. E tu stavi tornando da casa tua»
«E allora, hai paura di venire attaccato mentre non ci sono?». Mentre gli parlava, Raphael non sembrava prestargli molta attenzione. Simon lo sentiva muoversi per il soggiorno come alla ricerca di qualcosa, come faceva sua madre quando non trovava le chiavi della macchina.
«Be’ no, ma…»
«Se non farai l’idiota e non andrai a cacciarti in situazioni pericolose, come facesti allora, non dovrebbe accaderti nulla» disse Raphael, sbrigativo.
«Non è questo… E non ho paura. Stavo solo pensando che oggi è una specie di anniversario, no? O forse dovrei dire settiversario…» borbottò Simon, «non so nemmeno se questa parola esista, ma…»
Si bloccò quando vide l’espressione di Raphael: il ragazzo lo stava guardando come se Simon gli avesse appena proposto di organizzare un’orgia con i Fratelli Silenti nella Sala degli Accordi.
«Anniversario della tua trasformazione? Ma se hai frignato per secoli…»
Simon avrebbe voluto ribattere che non era strettamente legato alla sua trasformazione. Anzi, sarebbe stata proprio quella la parte da dimenticare, se non fosse stato per la considerevole quantità di tempo che aveva passato tra le braccia di Raphael, a contatto con la sua pelle. Simon avrebbe tanto voluto ricordarsela, quella parte. Era stato il loro primo, vero contatto, se non si contava di quando Simon gli aveva conficcato i denti da topo nel braccio.
Ma non insisté oltre. Quella sera non riusciva ad entrare in contatto con Raphael.
Qualche tempo prima, il ragazzo gli aveva detto che le condizioni di salute di uno dei suoi fratelli, il più anziano dopo di lui, non erano delle migliori. Simon si era immaginato i fratelli di Raphael, tutti uomini anziani con la pelle scura e i ricci come i suoi e poi lui, Raphael, ancora quindicenne. Fu l’immagine più strana che Simon avesse mai evocato, soprattutto perché gli anziani sembravano avere tutti il parrucchino.
Il pensiero – tragicamente verosimile - che suo fratello fosse morto e che Raphael avesse taciuto la cosa, attraversò Simon come una scossa elettrica e gli fece venire voglia di scuotere il ragazzo e di abbracciarlo allo stesso tempo.
Ma sapeva che, insistendo, l’avrebbe solo allontanato di più.
«Non lo sai che le coppiette di danno un bacetto quando uno dei due va via?» disse invece, quando l’altro si avviò alla porta senza dire un’altra parola.
Raphael si girò e lo guardò come fosse sorpreso di trovarlo lì. Indossava abiti pesanti, invernali, per dare l’impressione di essere sensibile alla temperatura come qualsiasi altro essere umano, mentre naturalmente non era così. Simon pensò che nell’insieme non fosse niente male, un po’ come quando se lo era ritrovato appoggiato alla moto con i guanti neri da motociclista.
«Noi non siamo una dannata coppietta» dichiarò Raphael con leggerezza, le sopracciglia sottili inarcate, prima di uscire chiudendo la porta un po’ più forte del necessario.
Simon immaginò di essersela cercata.    
 
 
 
 
 

 
 
Questa è la parte che ho amato di più scrivere. È ambientata nell’ultimo libro, quando Simon e Raphael arrivano ad Alicante nella casa assegnata al rappresentante dei vampiri. Siamo già alla fine del nostro piccolo viaggio.
Vi ringrazio per aver deciso di leggere questo mio lavoro, e se state leggendo queste parole vuol dire che siete anche arrivati alla fine quindi, GRAZIE.
Grazie a Sticcio che ha recensito, a - loveless_fairy che l’ha messa tra le preferite, a  - EmmaStarr, - namelesserica, e – Yulel che l’hanno messa fra le seguite. Grazie anche ai lettori silenziosi.
Tuttavia, ci tengo a ricordare che le recensioni fanno sempre bene al cuore ;)
Alla prossima!
 
        

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I personaggi non mi appartengono e la storia non è a scopo di lucro. 
 

                                                                                                                                         
 

         
   
 
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