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Autore: Lilu_wolf    10/09/2015    0 recensioni
(Prologo all'interno)
Come tutte le avventure, questa storia parla di una normalità dietro la quale si cela la magia.
E l'amicizia più forte che ci sia... Ma questa volta i protagonisti hanno la possibilità di scegliere.
DAL TESTO
-Sei uno di loro, vero?- silenzio, silenzio, silenzio.
-Si- disse alla fine. Una sorta di brivido mi trapassò la schiena.
-E cosa sei in grado di fare- domandai, avvicinandomi.
Lui si sporse verso di me
-Molto più di quanto immagini- sussurrò
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Ego tamen non obliviscar tui.
 Non mi scorderò mai di te.


-Xavier… XAVIER!- esclamai. Erano dieci minuti che mi trascinava per il tempio, alla ricerca di un posto che solo lui conosceva. Si era fermato un secondo solo per afferrare uno zaino, e poi aveva continuato la sua corsa. Stava uscendo da Helia, o almeno così sembrava. Al mio urlò si bloccò, tappandomi la bocca.
-Vuoi sapere dove si trova tuo fratello, o no?- ringhiò. Io annuii
-Ma cosa hai scoperto?- mormorai, continuando a seguire la sua corsa, che nel frattempo era rincominciata.
-Dobbiamo tornare nella foresta. Dobbiamo cercare qualcosa, qualunque cosa che ci ricolleghi alle megere.
-E come torniamo lì? Il portale si è chiuso!- sbottai incredula
-Helia è piena di portali- rispose lui. Quasi l’avesse chiamato, intuii una barriera di pura energia crepitare a poca distanza. Anche Xavier la sentì, e scandagliò l’oscurità con lo sguardo, per poi condurmi ad un portale. Ci gettammo nell’energia, e pochi istanti dopo capitombolai sul licantropo, finendo lunga distesa a terra. O meglio, lunga distesa sulla sua schiena. Mi issai con le braccia, e mi guardai intorno. La foresta era come la ricordavo, solo più inquietante
-Ehm, se hai finito potresti levarti?- commentò Xavier da sotto
-Oh! Scusami!- esclamai, arrossendo lievemente. Xavier si spazzolò un po’ di terra dai pantaloni, e si guardò intorno.
-Secondo questo libro, le megere scavarono un passaggio
-Ma sono dei fantasmi!- protestai, senza essere ascoltata. Procedemmo nel bosco, che mano mano iniziava a farsi più folto. Iniziai a notare dei mattoni di pietra, come accalcati in piccoli tumuli. Segno che ci stavamo avvicinando al nostro obbiettivo
-Cosa speri di trovare?- chiesi al ragazzo, sempre intento a proseguire davanti a me. Non si voltò nemmeno.
-Qualunque cosa- affermò, prima di estrarre una torcia dallo zaino. Diresse il fascio di luce fra gli alberi. Una gran quantità di animali fuggirono spaventati dal cono di luce. Xavier mosse la torcia, fino a scovare una piccola costruzione.

Chiras stava camminando verso la sua stanza da letto. Le conveniva andare a dormire, dato che la sua sessione di allenamenti iniziava la mattina molto presto. Maya aveva dato delle lezioni individuali a ciascuno di loro, per poi concentrarsi nei duelli. Passò davanti alla porta della biblioteca, per poi notare che era socchiusa. Strano, pensò. Molto strano.
Aprì la porta in modo da far passare uno spiraglio, ed intravedere cosa ci fosse all’interno. Eris era di spalle. I lunghi capelli raccolti in una disordinata cipolla, lasciavano cadere qualche ricciolo, ed il top si chiudeva appena sotto il suo tatuaggio, tra la base del collo e la schiena. Una sorta di clessidra rovesciata, con due sfere ai lati.
-Eris?- chiamò. L’albina restò con lo sguardo perso nel vuoto.
-Eris, cosa succede?- esclamò Chiras, correndo verso di lei e scuotendola. Lei la fissò
-Ho un presentimento sussurrò. La ragazza tremò, per il tono che aveva usato.
-Xavier e Virginia dove sono?- domandò poi. La psicher la fissò, battendo le palpebre perplessa
-Io non.. non lo so- Eris rivolse le iridi scure verso di lei, incatenandola con quello sguardo senza tempo. Chiras notò che sembrava essersi ripresa. In quegli occhi lesse la paura di una persona che era pronta ad affrontare un dolore straziante
-Chiras, andiamo. Mi serve una mano

-Cos’è quello?- chiesi, avvicinandomi. Xavier mi bloccò, mettendomi una mano sulla spalla, e tirandomi a se con fare protettivo. Lo guardai interrogativa, e lui sbuffò
-Ragazzina non avevi la vista Elios? Chiudi gli occhi e concentrati- mi voltai indispettita, e chiusi gli occhi, respirando l’aria di frassino che irradiava quel posto. Lentamente, mi sembrò che il vento attorno a me cambiasse. Sentii altri rumori, altri odori, che rimpiazzarono quelli sentiti in precedenza. Aprii gli occhi, e con mia sorpresa notai che gli alberi sembravano più grandi. Simboli strani erano incisi sulla corteccia, quasi delle onde che sembravano magnetiche. Puntavano tutte a quella specie di tumulo. Solo che non era un tumulo. Spalancai gli occhi. Era un arco di pietra. Rampicanti lo coprivano come una candida coperta, e sul marmo erano aperte alcune crepe. Oltre l’arco c’erano delle scale. Ma a pochi centimetri dal mio piede c’era una voragine,  dove provenivano strani versi. Una trappola per mortali. Xavier si avviò, e mi fece cenno di seguirlo, oltrepassando la fossa. Iniziammo a seguire la strada, che lentamente di andava colorando di un colore viola plumbeo. Non riuscivo a capire da dove venisse quella luce
-Xavier cos’è questo posto?- bisbigliai. Lui scosse la testa
-Questo sentiero non l’ho mai visto prima.. non capisco come possa essere qui. Doveva essere nascosto da un sortilegio veramente potente- borbottò, arrancando lungo la salita
-Se ti trasformi possiamo fare in fretta- proposi. Lui si girò, afferrandomi per la maglia
-Ti ho detto di non dire cazzate- sibilò, lasciandomi andare. Caddi con un tonfo, ma non mi degnò di più di un’occhiata. Mi morsi il labbro. L’avevo fatto arrabbiare. Proseguii senza dire una parola per un breve tragitto. All’improvviso le scale si arrestarono. Ci trovammo in un posto meraviglioso. Un laghetto riluceva tranquillo, incastonato perfettamente tra gli alberi, che sembravano rinchiuderlo in uno scrigno. Dall’altra parte vi era una porta, che illuminava la scena di una brillante luce blu-azzurra
-Lays..- sussultai quando Xavier pronunciò quel nome.
-Il portale ha il simbolo di Lays. Deve aver prosciugato molte delle sue energie per creare un portale di questo genere- osservai la porta luminosa stagliarsi davanti a noi. I tasselli iniziarono a smuoversi, acquistando un significato che non conoscevo
-Questa porta conduce nel luogo dove Lays è stata presa?- chiesi. Lui scosse la testa
-Questo è un messaggio. Lei voleva che io vedessi questo- il licantropo si mise lo zaino in spalla, e mi fece cenno di seguirlo. Percorremmo il perimetro del laghetto, e arrivammo alla porta
-Pronta?- domandò. Annuii, afferrandogli la mano. E poi lui varcò la porta chiusa. A contatto col suo petto dove, ricordai, doveva esserci il tatuaggio che marchiava gli elios come a servizio del sole, la porta si spalancò, e noi fummo inghiottiti da un secondo di oscurità.
Precipitai a  terra, ma voltandomi trovai sempre la porta che brillava tenue. Ero concentrata a guardare dietro, perciò mi stupii, quando sentii una sorta di singulto da parte di Xavier. Il ragazzo spalancò gli occhi. I muscoli gli si irrigidirono in una posizione mista fra dolore e terrore.
-Xavier.. dove siamo?- mormorai con la voce spezzata. Quel luogo mi ispirava un senso di angoscia. Un edificio diroccato stagliava la sua ombra davanti a noi. Il soffitto era stato spazzato via da una violenta esplosione, o almeno così sembrava. Era rimasto solo un imperioso arco a sostenere quella che doveva essere stata una sorta di abside nella parte finale dell’edificio. L'abside era preceduto da una navata, colma di macerie. Un grosso albero aveva sfondato una parte delle pareti laterali, e la facciata era totalmente in briciole. Nella cappella, dove immense colonne sostenevano un inesistente soffitto, era incastonata una scalinata. Su di essa c’era un altare. Vuoto.
- Cosa… Perché.. - Xavier cadde in ginocchio, tenendosi la testa con le mani, in un’espressione di puro dolore
-Xavier!- urlai, gettandomi a carponi accanto a lui
-Xavier cosa ti succede?!- Xavier pareva non sentirmi. Alzò gli occhi verso qualcosa che io non potevo vedere
-Ta..li..sa- mormorò tra i singhiozzi
-L’hanno preso- mi voltai nel sentire quella voce. Eris era lì, dietro di me, insieme a Chiras. Guardava l’altare
-L’hanno trovato- la voce era intrisa di terrore
-Eris che stai blaterando?!- domandò Chiras. Eris parve non sentirla
-Avevo ragione. Tuo fratello è come lei-
Mi alzai
-Nico? Come chi? Che stai dicendo?!- chiesi. Notai che Xavier aveva smesso di tremare. Si rimise in piedi traballando.
-Cosa hanno preso-
-Xavier..- mormorai
-Eris cosa hanno preso- con mia sorpresa, Eris si morse il labbro. Poi gli occhi le si riempirono di lacrime
-Il calice. Hanno preso il Calice- Chiras spalancò la bocca
-Il calice esisteva ancora?! Ed era qui?!- esclamò
-Eris chi è il bambino- la voce di Xavier faceva paura. Non sembrava reale. Eris iniziò a piangere
-Io.. io non avevo scelta! Io non potevo permetterlo!- singhiozzò
-Eris che cosa hai fatto- per una volta ebbi veramente paura di Xavier. Eris continuava a singhiozzare. Ma tra i singhiozzi, raccontava
-Il mio potere ha dei limiti, capisci?! Non posso dire alle persone cosa vedo! Lei.. Lei doveva essere protetta. Sempre. Ma tu eri partito!-
-Chiras che succede?- chiesi. Ma lei era pietrificata
-Talisa. Sta parlando di Talisa - mormorò
-E’ stato cinquanta anni fa. Lei doveva sempre essere protetta, Xavier. Ma poi sono arrivati in dieci. Dieci alati, lo capisci?! Eri in missione. E  noi eravamo pochi.. alla fine la presero. E tutti voi correste a salvarla. Tu non hai visto, Xavier. Non hai visto il corpo di Maya straziato, con una delle sue asce conficcate in testa. Non hai visto Chiras distrutta in modo barbaro, con i suoi stessi poteri. L’hanno divisa in UNDICI PARTI. Non hai visto Isyer venire decapitata, e Ares bruciare fino a consumarsi. Non hai visto Tikuzeco così piccolo morire. E Kint.. Kint è morto per salvare me. Io… io non lo meritavo, di restare viva. Non a questo prezzo. Ero in fin di vita. E sono scappata. Indietro. Ma sai bene che il tempo ha un prezzo. Ho dovuto sacrificare una vita, per tornare indietro. E.. tu cosa avresti fatto, Xavier?!-
-L’ha convinta lei- soffiò Chiras
- Ha convinto  Talisa a chiedergli di andare in missione con lui e Lays. E lei è morta-
-Due vite per salvarne Otto. Non sapevo che lei sarebbe morta! Ho fatto solo quello che dovevo fare!- pianse Eris. Ma Xavier non sembrò sentirla
-Sei stata tu- mormorò.
-Xavier..
-SEI STATA TU!-
Prima che potessimo muoverci, un gigantesco lupo sfrecciò verso Eris. Deciso ad ucciderla. Agii in pochi secondi
-XAVIER NO!- urlai, mettendomi davanti ad Eris, e spalancando le braccia, mentre il lupo spiccava un salto. In pochi secondi accaddero tante cose. Vidi la pupilla rossa del lupo tornare nero pece. Lo vidi tentare di frenarsi. E sentii il calore del sangue sulla mia guancia
-Virginia! – urlò Chiras. Ma io vidi troppo bene l’iride del licantropo colorarsi nuovamente di rosso
-No!- Chiras stavolta non si fece trovare impreparata. Stese le braccia, ed un secondo dopo il lupo fluttuava in una bolla. Lo vidi lentamente tornare umano.
- Questa bolla non risente né dell’energia solare, né di quella lunare. Ci ho lavorato cent’anni- borbottò Chiras, portando la bolla alle sue spalle. Poi fissò Eris, i grandi occhi da cerbiatta intrisi di lacrime
-Con te me la vedo io-
-Chir..- non ebbi nemmeno il tempo di replicare. Mi trovai a fluttuare in una bolla. Spalancai gli occhi, vedendo il mio riflesso, data la luce del portale che si rifletteva sull’energia della bolla. Avevo uno squarcio obliquo sotto l'occhio, che procedeva esternamente fino all'altezza della bocca. Ero coperta di sangue da capo a piedi, e la testa mi pulsava per quella perdita di sangue.
-Chiras, no..- biascicai, finendo sul fondo della bolla. Vidi la psicher unire la bolla di Xavier alla mia, e mi accorsi che ora eravamo in un’unica sfera, separata nel mezzo. Il ragazzo sembrava addormentato. Fu quasi involontario, ma quando posai una mano sulla barriera, essa si distrusse. Raggiunsi il lupo, dato che ormai eravamo chiusi in un’unica sfera.
-Xavier..- mormorai. Lui aprì di poco gli occhi, fissandomi. Poi guardò Chiras.
La Psicher intanto si era alzata in volo, sfruttando la telecinesi
-Chiras- chiamò Eris, mettendo le mani avanti. Ma lei alzò un masso con la sola forza del pensiero, e lo divise in tante piccole schegge, lanciandogliele. Eris, ancora con le due mani davanti, bloccò il loro tempo. Era decisa a non attaccare, sperando che la ragazza recuperasse il buon senso
-Chiras, ti prego- soffiò, prima di essere sbalzata via da una nuova mossa dell’avversaria. Quando si rialzò, sembrava un’altra persona. L’aveva colpita, e questo per lei era un affronto. Plasmò una sfera con le mani, e la lanciò verso Chiras la sfera si divise in altre più piccole, alcune delle quali circondarono la psicher, prima di dirigersi tutte verso di lei. Chiras innalzò una barriera per proteggersi, ma venne distrutta in un attimo. La psicher gridò, accasciandosi per il dolore. Poi si alzò, digrignando i denti e tenendosi un braccio con la mano
-Che roba è?- ringhiò
-Le occasioni che hai perduto appartengono a me. E non c’è nulla che tu possa fare per fermarle- esclamò Eris, colpendola nuovamente dall’alto e schiacciandola a terra. Poi fece un nuovo affondo laterale, e Chiras tentò di gettarsi a terra, ma le Occasioni la seguirono, facendola urlare di dolore.
-Eris fermati, così farai male alle persone a cui vuoi bene!-
-Io vi avevo avvertiti- ringhiò lei, per poi colpirla di petto
Chiras, e creò una nuova barriera, che venne distrutta in pochi secondi, sbalzandola verso un albero. Ma la viaggiatrice temporale era già lì, anticipando il futuro, per colpirla con una ginocchiata, e facendola precipitare a terra, per poi atterrare a distanza di sicurezza, tenendo una mano nel terreno per equilibrare l’atterraggio. Chiras si alzò nuovamente, asciugandosi del sangue che le scendeva copioso, da un’escoriazione sul fianco. Rimase seduta a mezz’aria, concentrandosi, e assimilando potere. Un lusso che Eris non voleva concederle. Caricò nuovamente un getto di energia contro Chiras, che stranamente non si spostò. Il getto, contrariamente a come ci si poteva aspettare si divise in due oltrepassandola ai due lati, senza sfiorarla
-Visto- sibilò la psicher. Eris non si diede per vinta, e scagliò un nuovo getto. Stavolta le passò sopra, senza nemmeno sfiorarla. Eris tentò di avvicinarsi. Spiccò un balzo, ma venne gettata di lato. Gridò, atterrando nella polvere.
-Stai distorcendo lo spazio attorno a te, bastarda-  ringhiò l’albina. Poi scomparve, apparendo da dietro. Menò un fendente, ma fu prontamente respinto. Ansimante, Eris tentò un ultimo, devastante colpo. Ma stavolta Chiras sorrise maligna
-Kaleido- sibilò. Una sorta di specchi circondò lei ed Eris, assorbendo il suo attacco, dopo averlo sbriciolato. Numerosi raggi partirono dai rispettivi specchi, e colpirono l’albina, scaraventandola a terra, per poi svanire. Eris tossicchiò un po’ di polvere, e guardò la psicher con uno sguardo di puro odio. Chiras sorrise.
-Chiudi gli occhi, e vedi con gli occhi della mente- disse
-Come se sapessi farlo- sorrise Eris.
-Vediamo se ora mi vedi- la sfidò chiudendo gli occhi, e stendendo i palmi. Chiras avanzò rapidamente, ma Eris era sparita. Apparve dietro di lei, in un secondo
-Sei lenta- sibilò con il suo stesso tono, colpendola alla schiena. La psicher si sbilanciò in avanti, ma Eris riapparve, colpendola a basso ventre.
-Lenta-  Chiras creò una barriera, ma Eris la colpì con una nuova serie di affondi, distruggendola. La sua velocità era aumentata a dismisura. Non c’era modo di deviare quegli attacchi, perché erano troppo rapidi per essere visti. Eris le apparve davanti, e Chiras tentò una spazzata col braccio sinistro, ma la viaggiatrice la afferrò, facendola praticamente ruotare, e sbattendola a terra. In breve tempo le posizioni si ribaltarono nuovamente. Chiras sanguinava di brutto, ed Eris era in piedi, a guardarla sorniona.
-Eris! Comportandoti così, ti metterai tutta Helia contro, e non potrò aiutarti!- urlai, tempestando di pugni la barriera. Lei mi fissò con la coda dell’occhio
 - Chiudiamola qui- disse scocciata
-Hai ragione- convenne la psicher, alzandosi. Eris non perse tempo, e la colpì in faccia con un pugno. Lei si difese, mettendo le braccia avanti, ma la viaggiatrice riapparve da dietro, colpendola alla schiena. Barcollò avanti, ed eccola, con una gomitata nel ventre. la psicher piombò in ginocchio, tossendo senza fiato. Ma quando stava per darle il colpo di grazia, Chiras si girò, afferrandole la caviglia e facendola volare, fino a travolgere una colonna
- Mi è servito un po’, ma alla fine ho compreso la tua tecnica- disse, camminando verso di lei, anche se a fatica. Eris cercò di districarsi da una colonna, guardando la ragazza avvicinarsi. Cercò di sparare, ma si accorse con sgomento che i suoi poteri non funzionavano.
-Rallentavi il tempo in una zona limitata. Una regola che valeva per tutti. Tranne che per te- sorrise
-Cosa… cosa mi hai fatto!- esclamò Eris, rialzandosi. Chiras allargò le braccia così facendo, un’aura perlata e violacea si intravide per un secondo. Era composta da antichi caratteri, e brillava nell’oscurità.
-Sei in una bolla a tempo limitato. Una bolla che annulla il tempo ma va a tempo. Ho esattamente otto minuti per farti fuori- annunciò. Eris deglutì
-Ma otto minuti sono più che sufficienti- ghignò Chiras, prima di lanciarsi verso la sua avversaria, assestandole un pugno sulla guancia, e tirandola verso di se, la colpì altre volte al volto. Eris, dopo essersi ripresa, le colpì il naso con una testata, indietreggiando. Chiras a quel punto sollevò una grossa quantità di macerie, circondandola. Creò le sette porte-specchio, e lanciò l’attacco addosso ad Eris. La ragazza urlò, non potendo fare altro che schivarne il maggior numero. Se avesse provato a respingerle, sarebbero entrate in una porta per uscire da un’altra parte, colpendola dove meno se lo aspettava. Schivò abilmente tutte le macerie, ma all’ultimo apparve Chiras, che la colpì con un pugno sul ventre. Eris crollò a terra
-Io.. non volevo..- mormorò, prima di svenire, mentre una lacrima le scendeva sulla guancia.
Mi accorsi di stare piangendo, con una mano premuta contro la barriera. Chiras rinchiuse Eris in una bolla, guardandola malinconica. Sentii una sorta di timer, poi Chiras crollò a terra. La mia barriera si distrusse
-Eris! Chiras!- urlai, precipitandomi verso di loro. Erano entrambe esangui e svenute
-Dobbiamo portarle via, Xavier- esclamai. Il ragazzo mi fissò inespressivo. Era uscito dalla bolla, ed era rimasto a fissare il vuoto. Mi avvicinai.
-Xavier, dobbiamo andare- lui mi fissò. Poi mi passò una mano sulla guancia. La sentii bruciare.
-Sei ferita. È colpa mia-
-Non importa- mormorai, prendendogli il polso. Non l'avevo mai visto così. Era.. dolce, ma non era lui. Era sconvolto.
-Non importa. Ora dobbiamo pensare a loro- dissi, accennando alle due ragazze svenute. Xavier aprì il portale, e io mi caricai Chiras in spalla. La bolla con Eris ci seguiva tranquilla. Stavolta sbucammo direttamente nel deserto, a due passi da Helia
-Aiuto!- urlai, sicura che qualcuno mi avrebbe sentita
-Aiuto!- improvvisamente sentii una presenza affianco a me
-Sheira..- la vampira bionda mi fissava. Poi spostò lo sguardo a Xavier sconvolto, Eris nella bolla, e Chiras priva di sensi. Afferrò Xavier e Chiras come se fossero aria. Sfrecciò verso il tempio, e dopo tre secondi tornò a prendere me e Eris. Chiusi gli occhi, esausta. Quando li riaprii ero già immersa nel caos dell’infermeria.
-Cosa è successo qui?!- esclamò Maya, correndo nella nostra direzione
-Xavier!- urlò Ares, correndo verso l’amico, ma venne bloccato da Isyer, che stava fasciando il braccio di Chiras. L’infermiera, senza nemmeno guardarlo, stese il braccio, ed un rampicante sfondò indisturbato il pavimento dell’infermeria, schiacciando Ares contro il soffitto. Normale routine a Helia.
-Cosa succed..Eris!- esclamò Kint, vedendosi passare davanti una barella trasportante l’albina priva di sensi
-Virginia! Che succede?- osservai Alisia che mi aveva posto quella domanda, e mi resi conto di essere l’unica in grado di rispondere. Chiras era priva di forze, Eris era stata sconfitta, e Xavier era in preda ad un grave trauma psicologico. Stava fissando il soffitto, pietrificato. Quel breve attimo di sanità mentale era svanito. Mi chiesi se anche io fossi stata così alla notizia di Nico, e giurai che non mi sarei più permessa di crollare così. Ignorai le domande, e girai la testa verso la barella accanto alla mia, quella di Xavier.
-Ehi, Xavier- lo chiamai. Lui non si girò, così gli presi la mano.
-Sono con te- sussurrai, chiudendo gli occhi. Mi aveva aiutata quando era in quello stato. E volevo fargli capire che, in qualche strano e bizzarro modo, io ero con lui.
Nel caos dell’infermeria, mentre Isyer ci curava, la sua mano strinse la mia. Sentii l’ennesima accusa contro se stesso, pronunciata con voce roca e dolorante
-L’ho uccisa-
-Xavier, per l’amor del cielo, sarebbe morta in ogni caso!- gridai, saltando giù dal lettino. L’infermeria si fece silenziosa
-Credi che sarebbe cambiato qualcosa, se voi foste morti? Nessuno sarebbe stato in grado di difenderla! Non sapete quanti sono, non sapete quanto sono potenti, ed era cinquant’anni fa. Non hai ucciso Talisa! Ma se fai così rischi di ammazzare anche mio fratello!- sembrò che una coltre di gelo avesse invaso Helia. Mi voltai seccamente dove sapevo avrei trovato Alexia
-Hanno trovato un calice- buttai lì.
-E mio fratello a qualcosa a che fare con Talisa-
Alexia mi fissò, priva di espressione. In quel momento Eris aprì gli occhi
-Alexia.. Alexia scusa- mormorò, ricominciando a piangere
-Qualcuno ci spiega cosa succede?- domandò Ares, ancora bloccato dalla gabbia di rampicanti.
-Sta zitto- disse Isyer, ed un rampicante tappò la bocca di un indignato Ares.
-Posso farlo io- trattenni il fiato un secondo, ma mi bastò vedere il suo sguardo per capire che era di nuovo lui. Distrutto, ma di nuovo lui.
-Sia ringraziato il sole- sussurrai. Lui non mi degnò di un’occhiata. Sospirai nuovamente. Si, era lui.
-Dobbiamo chiamare anche i saggi. Sappiamo perché Lays è ridotta così- Sheira trattenne un moto di rabbia
-Lo sappiamo. Stava cercando suo fratello- sibilò. Pensai che il suo odio verso di me evidentemente non era un ricordo. E nemmeno una sensazione. Ma ero stanca.
-Sai com’è stato rapito mio fratello? Da una pianta che l’ha trascinato dentro un buco nero. Ed io stavo per prenderlo. Ci siamo sfiorati. E poi l’ho perso- mi voltai verso Sheira
-E’ stata colpa mia-  mormorai, con gli occhi pieni di lacrime. In tutto quel casino, non avevo avuto il tempo per pensare. Però ora, ora che Nico trovava finalmente un posto in quello strano puzzle, il baratro della sua assenza si era riaperto dolorosamente. Sheira sussultò, poi mi guardò
-Al diavolo- borbottò, e uscì dalla stanza. Fissai Maya, senza nemmeno sapere perché
-Immagino che dobbiate informare i saggi. Nel frattempo posso andare a parlarle?- domandai. Maya guardò Alexia, Alexia guardò me. Infine annuì
-Se ti fa qualcosa non interverrò- mi avvisò. Annuii, e poi uscii. Persi un po’ di tempo, pensando a cosa volevo dirle. Le avrei chiesto scusa, probabilmente. Avrei tentato di rimediare e lei avrebbe collaborato. Almeno lo speravo. Svoltai un paio di corridoi, tentando di trovarla, ma scovai solo la sala allenamenti. La mia memoria doveva aver lavorato senza che me ne accorgessi. Entrai nella sala, e camminai fino alla sala d’allenamento dove avevo visto la vampira allenarsi con i pugnali. La stanza era aperta, così entrai. Sheira era lì. Concentrata su qualcosa che io non potevo vedere. Era davanti ad un manichino, e guizzava rapida e fluida, come il peggiore dei predatori. In mano aveva una strana arma. Era completamente d’argento. Mi trovai a pensare che cosa curiosa il fatto che fosse dello stesso materiale che, si diceva, potesse distruggere i vampiri.
-Non ce l’ho con te- disse, prima che potessi aprir bocca.
-Ma, mi ricordi Talisa- stavolta la bocca la spalancai.
-E allora?
- Allora fa male. Lei era così gentile.. e io l’ho uccisa-
- Sembra sia una cosa comune, ucciderla- obbiettai. Cominciavo ad odiare quella ragazza. Sheira abbassò l’arma, guardandomi come per chiedere aiuto. Un aiuto che non potevo darle
- Mi chiamo Sheyra. Non Sheira. Sai, sono nata in Russia, nella siberia meridionale, proprio un anno dopo il grande Ivan il Terribile, durante il regno della regina reggente, Elena. Ho sempre amato la mia terra. Dove vivono i più forti. Il clima freddo e bellissimo della tundra, e la steppa, dove vivevo io. Il cielo terso, attraversato sempre da nuvole bianche e candide. L’erba verde che si innalzava verso il cielo, dove spuntavano fiori di campo. Il grande mercato ogni mese al villaggio. I grandi prati, solcati da fiumi cristallini. La mia terra, dove si respirava aria di libertà. Mia madre si chiamava Ilissa . Era molto bella, dai lunghi ricci biondi, e gli occhi azzurri. Si diceva fosse figlia dell’oro delle spighe di grano, e del cielo perché non si sapeva da dove fosse venuta. era una contadina. Aveva circa sedici anni quando conobbe mio padre. Lui era uno straniero capitato per sbaglio lì, in cerca di indicazioni. Mia madre era sola in casa, e lui ne rimase affascinato. Dire affascinato è poco. Era una persona nobile. Abituata ad avere tutto ciò che voleva. E si prese anche mia madre, e la sua purezza da sedicenne. Così sono nata io-
Ero ammutolita, mentre Sheira raccontava ogni cosa come se volesse uccidere con la sola voce. Era odio che emanava, odio ad ondate.
-Tuttavia, mia madre non era stupida. Stette zitta. Perché sapeva che sarebbe tornato. E difatti lui tornò. Più volte. E mia madre ne approfittò per sedurlo. Sai, era brava a incantare le persone, mia madre. La gente diceva fosse una strega. La verità era che mia madre serviva una strega. Forse la conosci. Se ne parla in numerose leggende. Era l’apprendista di Baba Jaga. Lei è la principessa che nelle leggende si chiama Vasilissa la bella. Solo che la leggenda è molto diversa. Andò a chiedere consiglio alla strega da piccola, e lei la adottò, strappandola dalla casa e dalle continue angherie della sua matrigna, insegnandole la magia, e donandole quattro guardiani, un gatto, un cane, un cancello e un albero, che la aiutarono a completare delle missioni che la strega le assegnava. In cambio ebbe la sua casa. La casa era sempre vuota, perché la usava quando doveva lavorare vicino la città, ed era compito di mia madre curarla, e farle trovare il raccolto. La strega era molto affezionata a mia madre, e si arrabbiò, quando seppe cosa era successo nella sua casa. Disse a Ilissa che la licenziava, e lei scoppiò in lacrime, perché la strega era la sola famiglia che avesse mai avuto. Ma Baba Jaga specificò che era licenziata perché avrebbe sposato quell’uomo, incastrandolo, e prendendo le sue ricchezze. Perché non poteva permettere che la sua bambina crescesse nello squallore e senza un padre. Le diede un filtro d’amore, che lei usò con quell’uomo-
Notai come Sheira parlava di suo padre. Come una bestia schifosa.
-Lui la amava. Cioè, il filtro stava funzionando. L’amava tanto da portarla a Londra con lui. Peccato che il padre non volesse. Così, Ilissa suggerì di aspettare la sua morte, per non farsi togliere l’eredità. Intanto nacqui io. Sheyra. Nacqui e crebbi per otto lunghi anni in quella che sarebbe rimasta per sempre la mia casa.  Nacqui e ben presto la Russia fu sconvolta dalle lotte civili per il potere. Io invece ero fuori dal mondo, protetta dalla strega. Imparai a convivere con i misteri e le leggende, e a viverci dentro, dato che abitavo la casa della strega. Baba Jaga mi istruì per i primi anni, insegnandomi cose che nessuno avrebbe potuto insegnarmi. Mettendo le radici per ciò che sarei diventata. Mi insegnò i principi della mitologia russa, ovvero Il conflitto tra la Luce e l'Ombra. Le divinità della mitologia slava erano contemporaneamente creatrici e distruttrici di vita, e lo imparai anche grazie al suo esempio. Appresi che la natura è fondata su una eterna rigenerazione, su un alternarsi di vita e morte. Che il culto dei morti era importante quanto prendersi cura dei vivi.  . Imparai i rudimenti della magia e dei filtri. Mi insegnò persino ad usare un’arma, quando raggiunsi i sette anni, il Czekan, una sorta di martello d’armi. Forte e delicato. Come me. Quelli furono gli anni più belli della mia vita. Amavo la vecchia strega che volava su di un mortaio utilizzando il pestello come timone. Quella strega che ha fatto molto male, ma a noi faceva tanto bene. E soprattutto, amavo Ilissa. I capelli così biondi da sembrare bianchi, che mi circondavano quando ero tra le sue braccia, il suo corpicino esile come una bambina, le sue gonne di frange lunghe fino alle caviglie, e la sua risata dolce. Il modo in cui camminava, scalza, come se stesse volando, e la cura che ci metteva nell’amarmi. Nonostante fossi il frutto di uno stupro-
Sussultai per la violenza delle sue parole. Finalmente l’aveva detto. Sembrava sempre più decisa a proseguire.
-E così passarono otto anni. Otto anni meravigliosi. Otto anni che terminarono con la morte del padre di quell’uomo. Poi ci trasferimmo a Londra, proprio quando, nel 1539 iniziava il regno di Ivan, il bambino che sembrava non riuscire a controllare quel potere, che avrebbe amministrato poi con tanta maestria. Londra in quel periodo era totalmente diversa dalla Russia. La Russia, Moscovia, era una terra di leggende e di selvaggia felicità. Londra era durante il periodo della dinastia Tudor, uno dei più drammatici per l’Inghilterra. Già era iniziato l’indebolimento della chiesa, e l’avvento della nobiltà. La famiglia di mio padre aveva acquistato tanto di quel potere, da diventare una delle dieci famiglie più influenti del regno. E io e mamma ci trovammo immerse in un mondo che nulla aveva a che vedere col nostro. Il dolore per l’abbandono di Baba Jaga, venne sostituito in parte da un senso di smarrimento più totale. Le strade, le carrozze, le ville. Non aveva nulla di solenne, Londra. Non potevo più fare certe cose, come allenarmi. o camminare libera per strada. Dovevo comportarmi come una lady. Mamma disse che eravamo persone forti. La steppa e il grande inverno non ci aveva uccise, e non l’avrebbe fatto nemmeno quello. Così mi ci abituai. Mi ci abituai perché non avevo scelta. E crescendo imparai ad amare anche Londra. Imparai a non dire ciò che pensavo, a stare diritta con la schiena, a rivolgermi a quell’uomo con l’appellativo di ‘Lord mio padre’. A mangiare quello che mi mettevano nel piatto, a camminare accompagnata, a parlare inglese e leggerlo. Mi adattavo, ma vivevo ancora. Avevo un baule in soffitta. Vi erano i miei libri di favole, e la mia arma. Ogni giorno mi facevo una crocchia, mi infilavo un paio di consunti pantaloni ed una camicia di mio padre e mi allenavo- c’era una nota di fierezza nella sua voce. La voce di chi ha lottato.
-Ero abituata a vedere la leggenda intorno a me. Mia madre diceva che, essendo stata addestrata da una strega, la magia veniva attratta da me. Con l’indebolimento della chiesa, devi sapere, che si indebolirono anche i lati più nascosti dove la chiesa operava. C’era una setta di fedeli che tutelava ‘Il mondo Invisibile’, separandolo dal visibile. Quel mondo, che io avevo la capacità di vedere. Accadde che i vampiri presero possesso di Londra, liberi dall’oppressione della chiesa. Addirittura si insediarono nella famiglia reale. Solo un secolo dopo si seppe della loro esistenza. E io vedevo i vampiri, ovunque. Ne avevo paura, ma mia madre mi sostenne sempre. Sempre è una parola grossa.
Avevo dodici anni. Dodici anni. Quando mia madre morì-  sussultai, poiché vidi negli occhi della vampira calde lacrime. Sheira le ricacciò indietro.
-Mia madre se ne andò perché la lontananza con la sua terra l’aveva avvelenata lentamente. E mi lasciò sola. A quel punto, il filtro d’amore non aveva vincolo. Mio padre divenne violento. Da che non mi considerava, iniziò a picchiarmi, ad essere severo. E quando beveva arrivava a frustarmi, chiamandomi сука. Puttana. Nella mia lingua-

(Nota dell’autrice: in realtà cyka si legge suka. Sheyra è pignola, ed ha insistito che lo scrivessi. CONTENTA, STUPIDA VAMPIRA?! *fugge, inseguita da Sherya e dai lettori che sono arrabbiati perché ha rovinato la suspance*)

-Passarono circa sette anni. Avevo diciannove anni, quando iniziai a girare da sola per le strade. Andavo in college, e potevo permettermi di tornare sola all’imbrunire, quando non c’era quell’essere disgustoso. Uno di quei giorni era parecchio tardi. Mi stavo affrettando, quando una forza incredibile mi spinse contro il muro. Spalancai gli occhi, e mi trovai davanti due iridi rosso fuoco. Una ragazza dai capelli biondi tagliati a maschiaccio, mi fissava, come si fissa qualcosa di molto appetitoso. Quando parlò, lo fece con un accento polacco. Disse qualcosa che non capii. E poi fece per uccidermi. Quando una macchia di colore indistinta le piombò addosso. Era un’altra vampira, dai lunghi capelli biondi. Sembrava di qualche anno più grande, ed aveva uno sguardo che non scorderò mai. Ci fu una lotta tra le due,  e la vampira con i capelli corti, ringhiò, allontanandosi. A quel punto, quella donna mi fissò. Io non ebbi nulla di meglio da dire, che ‘trasformami’. Non volevo quella vita. La vampira mi fissò ancora, poi annuì. Mi chiamo Kim, disse. E non posso trasformarti. Tu appartieni alla luce. E non sai come soffrii- poi un sorrisetto si dipinse sulle sue labbra. Io ero ancora immobile.
-Tornai a casa, e mio padre era ubriaco. Iniziò a picchiarmi, più forte del solito. Era tanto ubriaco, che iniziò a chiamarmi Ilissa. Mi spinse, poi mi strappò il vestito, dicendo che ero sua, e voleva avermi in quel momento. Mi mise le mani addosso, lasciandomi lividi e lacrime. Io corsi in soffitta, e presi questo- disse, accennando al Czekan
-Mi preparai, impugnandolo, e poi lo colpii allo stomaco. Ma ero troppo spaventata, e lui cacciò un pugnale. Fu in quel momento, che una mano gli trapassò il cuore. Cadde a terra, ed io mi trovai davanti una donna, dalle iridi nere e rosse, con una massa di sottili capelli scuri, che osservava mio padre morto. ‘Lei appartiene a se stessa. Così ha detto il sole’ disse, rivolta a mio padre. Poi guardò me. ‘Non avrei mai permesso che le tue mani si macchiassero di questo peccato’ affermò. Alexia. Alexia mi aveva salvata. Fu lei a condurmi da Lays. A quel tempo non era ancora ad Helia. Aveva deciso di approfondire le sue magie, ed era nella sua terra. Ma Alexia la cercò. Voleva che mi mettesse in contatto con la mia mediatrice. Non sapevo che essendo entrata in contatto con la magia prima, appartenevo alla mia strega. Baba Jaga. Lays mi permise di riabbracciare la mia famiglia, finalmente. Baba Jaga sciolse il sigillo, e poi mi fu detto di scegliere in che modo avrei protetto il mondo invisibile. Io esitai, ma poi ricordai di cosa mi aveva insegnato la mia strega. Le divinità creatrici e  distruttrici. E scelsi di diventare quella creatura che avevo visto salvare e distruggere. La strega mi affidò i guardiani che erano stati di mia madre. Il cane, il gatto, il cancello, l’albero. Fui spedita a fare addestramento. Fu dura. Alterai il mio orologio biologico, non mangiai che sangue umano per otto mesi. Lays mi fu sempre vicina. E quando fui pronta, mi accompagnò a cercare quella donna che sapevo chiamarsi Kim. Scoprii che da quella notte, aveva formato un branco, con quella  ragazza dai capelli corti, chiamata Maar. Kim mi trasformò, e per dieci anni vissi con loro. Imparai a controllare la mia potenza e i miei istinti. Imparai a maneggiare le nuove armi che avevo a disposizione. E formai un branco con quelle due. Alla fine Kim mi disse che era il momento di andare. Eravamo state un trio meraviglioso. Lei, un capo brillante, spiritosa quando serviva, ma valorosa e decisa. Maar, una ragazza che non ti conveniva prendere sotto gamba. Andava d’accordo con poca gente, ed era una macchina. Invincibile. Ed io, la dolce bambolina russa, cresciuta troppo in fretta. Ma quello non era il mio posto. Per cui tornai a casa, a Helia.
Lì gli anni trascorsero, assai veloci. Amavo gli allenamenti, e Lays, la mia migliore amica. Gli altri erano fantastici, solo con Xavier provavo un po’ di avversione, e gelosia. Lui e Lays erano un team già da prima. Ma poi arrivò Talisa, ed il suo compito fu proteggerla. Lei era dolcissima, Virginia. Era bella, e delicata. Aveva un sorriso umano, innocente. Come se non si rendesse conto del fatto che era così preziosa. Un giorno ero particolarmente gelosa di Xavier. volevo stare sola con Lays, e così, quando vidi che Talisa smaniava per essere portata in missione, ma Xavier non voleva, gli feci un insulso discorso sull’amicizia, e sull’amore. Ho convinto io Xavier. L’ho uccisa io.
Per molto tempo non sono stata capace nemmeno di guardare Xavier negli occhi. Mi dispiaceva. E Xavier ha iniziato a stare da solo. Solo Lays e Ares abbatterono quel muro. Ma lui non si trasformò più. Mai. Ed è colpa mia. Ma poi sei arrivata tu. Tu ingenua come lei. Tu che stai cambiando le cose. E che ti stai mettendo in pericolo- Sheira fece un ultimo affondo. E poi tacque.
 -Mi dispiace. Mi dispiace che tu mi odi, e mi ritenga responsabile della condizione in cui si trova Lays. Ma io non me ne andrò, fino a quando non troverò Nico. E se Lays non dovesse tornare normale, farò tutto quello che è in mio potere perché accada. Non me ne andrò di qui fino a quando non avrò salvato entrambi. E tu? Hai intenzione di remarmi contro o no?- chiesi, tendendole una mano. Lei mi squadrò da capo a piedi. Poi afferrò la mia mano.
-Se muori non ti perdonerò mai- borbottò. Io sorrisi
-Non accadrà- affermai. Restammo un secondo zitte
-E ora puoi mostrarmi la strada per l’infermeria?- domandai. Lei ridacchiò
-Che ragazzina-
-Ehi!- esclamai, seguendola nel corridoio. Restammo zitte per un po’
-Grazie, per avermi raccontato tutto questo- dissi, rompendo il silenzio. Lei rimase zitta
-L’ho fatto perché tu potessi capire-
-Quindi ora potremmo diventare amiche?- chiesi. Lei rise
-Non esagerare ora, io ti odio ancora- le feci una smorfia, ma improvvisamente venimmo interrotte
-Cos’è questa folla?- chiese Sheyra, osservando tutti gli Elios che stavano al bar
-Che succede?- chiesi. Isyer ci venne incontro
-Hanno cacciato tutti, stanno parlando con Xavier- annuii
-Chiras ed Eris? Come stanno?-
-Bene!- esclamò Ares, avvicinandosi. Lo osservai
-Hai una foglia nei capelli, lo sai?- chiesi. Lui con molta nonchalance, diede fuoco alla chioma
-Maledetta- sibilò ad Isy. Lei assottigliò lo sguardo, e portò il pugno all’altezza del viso, per poi aprire il palmo. Improvvisamente un Baobab sfondò il terreno, e inchiodò ragazzo un paio di piani più su. L’eco di Ares ‘Stupida Strega’ si perse nell’aria.
-Dicevo. Stanno riposando, Chiras era a secco, ma si sta ricaricando, mentre Eris ha alcune ferite più gravi. Ma le sue fanno presto ad essere rimarginate, dato che vanno contro il tempo- spiegò. Sospirai, ma lei non mi lasciò nemmeno parlare
-Tu vieni qui, che devo medicare questa ferita- disse, studiandomi il viso
-Eh? No, no, non fa nulla, io devo vedere Xavier- esclamai
-Xavier è dentro. Sta parlando con i Saggi e le insegnanti di cosa è accaduto- mi bloccai
-Devo esserci anche io. Si parla di Nico!- dissi. Isy scosse il capo
-Ti accompagno, perché tanto so che ci andresti da sola- borbottò, avviandosi. La seguii fino all’infermeria
-Io non posso entrare, ma già che ci sei, fatti pulire la ferita- disse, battendomi una mano sulla spalla, e sparendo dalla mia visuale. Sospirai, ed entrai. I Saggi, incappucciati, Alexia e Maya, erano seduti attorno al letto di Xavier, che stava spiegando tutto. Si voltarono tutti a guardarmi, quando entrai
-Devo esserci anche io. Si parla di Nico, e poi so come sono andate le cose- spiegai, sedendomi su quello che definivo ‘Il mio letto’ dato che non avevo passato una notte fuori da esso. Xavier si voltò come se non mi avesse vista
-Cosa sai- disse invece Alexia
-Nico è come Talisa- affermai
-Ed Eris ha sacrificato la sua vita per salvare le nostre- ringhiò Xavier
-Eravate morti per colpa degli alati- esclamai
-Quanti Alati erano- chiese Maya
-Dieci- sospirai stancamente.
-E vi hanno fatti fuori- Maya si batté una mano sulla coscia
-Bene. Sappiamo che sono rimasti in tanti. Ricordi i loro nomi?- scossi la testa
-Eris non l’ha detto-
-E quindi- intervenne Alexia
-Hanno preso il calice che era nascosto in questo rudere- annuii
-E hanno preso mio fratello perché è legato al calice. Cosa vogliono fargli?-
Andrej si rivolse a me
-Conosci la leggenda del calice?- domandò. Scossi la testa. Xavier invece chiuse gli occhi, e iniziò a raccontare
- Prima che gli Elios fossero fondati, c’era il caos sulla terra. Magici e non magici si davano battaglia, e gli alati governavano, distruggendo tutto. Il sole, o la divinità che noi veneriamo, nascose un calice che avrebbe dato un potere decisivo a tutto. Disse che mutava le condizioni. La luce in buio, la guerra in pace. Ma nessuno poteva attivarlo, se non un Contenitore. Il primo contenitore si chiamava Damos. Usò il Calice per riportare la pace, e dividere i due mondi tra Visibile e Invisibile. Ma poi, per non farsi catturare dagli alati si uccise, nascondendo il Calice.
Si interruppe bruscamente, chiudendo di scatto gli occhi
-Scusate- sibilò, tentando di alzarsi, ma cadde a terra
-Xavier!- esclamai, scendendo dal letto, ma lui alzò di scatto la testa, fissandomi con odio, mentre un ringhio gli usciva dalla gola
-Sta lontano da me- ringhiò. Poi si alzò, e uscì. Restai a guardarlo, e quando la porta si chiuse, mantenni lo sguardo su di essa. Alexia riprese a parlare
- Fortunatamente sua moglie e suo figlio si salvarono. Secoli dopo, nel millesettecento nacque una ragazza alla corte di Svezia. La chiamarono Talisa. Quando fece diciassette anni, però, un giovane irruppe a castello e la portò via. Si diceva che quel giovane potesse.. trasformarsi in lupo. Comunque dopo poco il palazzo venne attaccato, e pochi si salvarono. Il ragazzo l’aveva portata via, perché sapeva che a diciassette anni sarebbe stata più rintracciabile. Il suo potere aveva bloccato la sua crescita. I due vagarono in lungo e in largo nel mondo per anni, svolgendo missioni, e tentando di scacciare il male da questo mondo. Dopo anni, tornarono ad Helia-
-Poi, cinquant’anni fa, durante una missione, Talisa venne uccisa-  concluse bruscamente Maya
-Solo lei poteva trovare Il calice. Il suo richiamo era udibile solo alle orecchie del contenitore. Tuttavia, questo non scoraggiò gli alati, che volevano usare la ragazza per trovare il Calice, e usarlo-  rimasi in silenzio, meditabonda
-E Nico è il nuovo Contenitore. Ma allora, se il calice è sparito..-  esclamai. Nessuno mi rivolse nemmeno uno sguardo
-Dobbiamo andare a prenderlo- dissi. Alexia annuì
-Helia è in pericolo. Però, non possiamo andare soli. Dobbiamo avere degli alleati. Domani ci separeremo, e andremo a cercare alleati che possano darci una mano- sbattei la mano sul tavolo
-Domani sarà tardi!- esclamai furiosa. Lei si alzò
-Non è troppo tardi. Il contenitore deve essere preparato- Maya annuì
-Per allora ci prepareremo a dovere- 
-Ora dobbiamo pensare ad Eris- disse Ezira
-Voglio un processo in piena regola. Poi decideremo se bandirla o meno- sbiancai
-b-bandire Eris?- mormorai sconvolta. Alexia annuì.
-Gli Elios voteranno. A seguito di quello che Xavier ci ha raccontato, abbiamo deciso che anche gli altri devono sapere. Aspetteremo quando la ragazza sarà ricaricata-
Deglutii. Volevano cacciare Eris.
-Maya, io vado ad avvisare gli altri Elios- avvisò Alexia, per poi alzarsi. Guardai Xavier, ma poi la seguii fuori.
- Alexia!- ansimai. Lei non si fermò
-Cosa accadrà a Eris?- senza nemmeno guardarmi in faccia, la donna rispose
-Dovrà cavarsela senza la benedizione del sole. Quindi, senza poteri- disse, proseguendo. Stavo per farle un’altra domanda, quando fummo accolti da una baraonda. Gli Elios erano ancora al bar. Al passaggio dell’insegnante, però, si zittirono tutti. Alexia spiegò brevemente cosa era accaduto, mentre io strisciavo verso Ares. Lui mi fissò poi mi tese la mano. Alla notizia del tradimento, e del processo di Eris, gli Elios restarono in silenzio. Il primo a parlare fu il più giovane
-Non potete farlo!-
-Sta zitto, Kint. Fosse stato per Maya, non l’avreste nemmeno più vista- rispose Alexia.
-Il processo si terrà domani- aggiunse, andandosene. Poi, di spalle, disse un’altra cosa
-Ah, Ares. Ti ricordo che la ragazza della polarità è sotto la tua responsabilità- Ares sorrise
-Lo so, Alexia. E non vedo l’ora di cominciare- ghignò. Io lo guardai basita
-Cosa?!- il suo sorriso si allargò ancora di più
-Andiamo, Virginia! Ad allenarc…- non poté finire la frase, perché un tronco lo colpì orizzontalmente, sbattendolo contro una parete. Mi voltai verso Isyer, che teneva ancora il palmo aperto
-Non se ne parla! Lei deve dormire-
-Giusto!- esclamò Ares, prima che il tronco venisse bruciato di colpo
-Devo farti vedere una cosa! Xavier si è dato da fare da quando siamo tornati a casa- e senza aspettare altro, mi prese per mano, e mi condusse per i corridoi di Helia. Ma poi iniziò a salire. Prima una. Poi un’altra. E un’altra. Più salivamo. Più mi domandavo che diamine dovessimo fare lassù. Intravedevo piani del tempio che non ricordavo di aver mai visto. Infine sbucammo in un corridoio. Camminammo fino ad una porta di legno scuro. Una di quelle porte importanti, non so se mi spiego. Ares mi consegnò una chiave, legata ad una collana.
-La chiave che apre tutto- disse solo. Era nera, di un materiale pesante. Una spirale azzurra la circondava dal basso verso l’alto. Il manico era una cupola colma di ghirigori terminanti con una gemma alla base, sulla quale era dipinto un sole. Era un po’ decentrata, ma era stupenda. Restai imbambolata a rigirarmela tra le mani.
-Beh apri- commentò Ares.
Infilai la chiave nella serratura, che si aprì con un click silenzioso. La sala era immersa nella semi-oscurità, ma  Ares doveva conoscerla, perché tastò la parete, in cerca di un interruttore. Quando la stanza fu inondata dalla luce, rimasi senza fiato. C’era un letto, davanti a me. La sala aveva una forma strana. Aveva quattro pareti, ma quella che stava davanti al letto era semi circolare. C’era una piccola libreria a muro, che mi arrivava alla coscia, e poi la parete circolare era libera di mostrare il suo tesoro. La parete si estendeva fino a coprire metà soffitto. Ed era trasparente. Sopra di me, le stelle brillavano luminose nella galassia. Le stelle. Xavier mi aveva regalato le stelle. Mi voltai. Nella stanza c’erano incastrate una piccola cucina, un divanetto, e un altro paio di mensole. Un piccolo bagno occupava la terza parete, ed un morbido tappeto bianco era posizionato a terra.
-Camera mia- mormorai
-Già. Quel lupastro non vuole nemmeno essere ringraziato- commentò Ares. Poi osservò la libreria
-Lui crede in te. Sai cosa puoi fare?- annuii
-Andiamo ad allenarci- esclamai. Lui sorrise.
 -Andiamo-




L'angolo di  Helia (<- ?!)
Gente… voi non mi crederete, ma ho studiato tutto il periodo dei Tudor e di Ivan il terribile per raccontare la storia di Sheyra. Oh, anche la storia di Vasilissa. Visto che ho postato due capitoli nella stessa stagione? Di solito ne posto uno in estate e l'altro in inverno ahhah. Io e Kint abbiamo terminato gli esami, quindi saremo attivi.. Fate finta di crederci (anche perchè Kint collabora con le idee un po quando gli va.. non è vero, è un genio. Ma sono troppo orgogliosa per ammetterlo u.u)
Anyway, vi è piasciuto il capitolo? Zi? Se vi è piaciuto, lasciate una recensione. Ma anche se non vi è piaciuto. Ma anche se non l'avete letto. Ma anche se l'avete letto. Ma anche se l'avete divano-lett.. okay, la mia mente è rimasta all'abside della Basilica di stocaspito. Quindi adesso la faccio breve
-Se recensite, vi amo
-Altrimenti buonanotte al secchio.
Ah.. da ora in poi vi abboffo di fanart  (e chi recensisce può richiedere l'Oc da farmi disegnare il capitolo successivo, tanto sgobbo sempre io, ma almeno mi diverto u.u )
E vabbe, gente, Faventibus ventis (cit. Kint)
-Ash



 

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