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Autore: cosimoalce    10/09/2015    0 recensioni
Un padre e uno zio che mancano da sei anni, una locanda in mezzo alla selvaggia campagna scozzese, e un viaggio per mare alla ricerca di un mistero irrisolto. Un detective chiacchierone e un po' irritante, un inquietante criminale dagli occhi di ghiaccio, e un re indiano con le manie di grandezza. La famiglia O'Watty si preparava a trascorrere un'altra estate tranquilla, quando uno straniero piomba all'improvviso nelle loro vite, tutto gocciolante in mezzo a un temporale. Inconsapevolmente, in quella busta stropicciata che un naufrago gli ha chiesto di consegnare, reca con sé l'inizio di un'avventura inaspettata, in cui gli O'Watty si gettano a capofitto con entusiasmo. Affronteranno tempeste violente e rapimenti, scopriranno cose riguardanti la loro famiglia che mai avrebbero immaginato, e si lanceranno alla ricerca del padre scomparso. Ma riusciranno a tornare a casa?
Genere: Avventura, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuori il temporale infuriava ancora, quasi a far compagnia all'animo turbato di Anne. Sospirando, si chiese cosa fare. Un tuono più forte degli altri la fece sussultare nella sua sedia. Stancamente, decise di seguire le orme del signor Catpythe su per le scale e di andare a letto. L'intera ala destra del piano di sopra era occupata dall'appartamento degli O'Watty, a cui la locanda apparteneva da generazioni. Non era mai stata molto spaziosa, e lo era diventata ancor meno dopo l'arrivo del terzo figlio. Gli O'watty, però, si erano sempre sentiti a loro agio in quella casa dai toni caldi e legnosi, accogliente come il manto di morbida moquette color malva che ricopriva tutte le stanze. Mentre camminava con passi ovattati lungo il corridoio un lampo le fece cadere l'occhio su qualcosa.  

Era un figura minuta con la camicia da notte bianca decorata a pecorelle, sotto la quale spuntavano appena i piedi pallidi. La bambina stava davanti alla porta della sua stanza, ad aspettare che andasse a dormire. I capelli scarmigliati erano rosso fuoco e incorniciavano un viso grazioso, con un nasino cosparso di lentiggini e due occhi verdi striati di giallo, vigili e  impauriti. 

-Jane! Amore, cosa ci fai sveglia a quest'ora? 

La piccola strinse forte a sé il suo gorilla di peluche scuro, e guardandolo con tenerezza, rispose -Mamma, Charlie ha paura dei tuoni e vorrebbe dormire con te. 

-Ma Charlie ormai è grande, no? E poi ci sei tu a tenergli compagnia... 

provò a dire con finta serietà. Guardò la figlia minore, notando quella sera più che mai quanto assomigliasse al padre. Poi, sopraffatta dalla tenerezza, sorrise ampiamente e spalancò le braccia -Effettivamente però i tuoni di stasera sono molto più forti del solito. Dai su, venite qui!  

Presa la rincorsa (dopo tutta, la distanza da ricoprire era molto estesa, e chissà quanti pericoli nascondeva l'oscura moquette!) Jane si fiondò tra le braccia della madre, che insieme al gorilla Charlie, la mise al sicuro sotto le coperte. D'altronde è risaputo che i piumoni posseggono potenti proprietà protettive contro lampi e simili minacce, soprattutto se sono blu come il mare e odorano di mamma. Bastarono solo pochi minuti, e Jane si addormentò placidamente. Non fu altrettanto facile per Anne. 

Forse era proprio il rumore del temporale, o forse erano soltanto i suoi pensieri, per non parlare del peloso Charlie, che non contribuiva certo a rendere la situazione più confortevole, ma non le riusciva proprio di assopirsi. Come un disco rotto, dal momento in cui aveva letto il biglietto di James aveva rivissuto costantemente la notte in cui era sparito. Non c'era stato un giorno durante i sei anni della sua assenza in cui Anne non avesse ripensato a quella sera, cercando mentalmente qualche dettaglio che potesse esserle sfuggito che aiutasse a farle capire perché... 

Era stato un giorno di metà febbraio e avevano trascorso la mattinata in cantina, a ripulirla per l'arrivo delle nuove botti di birra e whisky. Durante il pomeriggio aveva dovuto andare a prendere i bambini a scuola, perciò aveva lasciato il marito a finire il lavoro con suo fratello. Quando era tornata aveva visto che in cantina regnava ancora più confusione di prima, e che i due fratelli erano spariti. Li aveva trovati chiusi a chiave nello studio di James, che parlavano a voci basse e concitate. Aveva provato ad entrare, più che altro per chiedere spiegazioni riguardo alla condizione della cantina, ma le avevano detto di andarsene. Offesa e indispettita, era scomparsa in cucina, dove aveva cercato di calmarsi sprofondando nel tentativo di preparare una paella, un piatto che voleva provare da tempo e che, nonostante suo padre fosse stato spagnolo, non aveva mai assaggiato. Completamente assorbita dal soffritto di cipolle, era riuscita a dimenticarsi il motivo della sua stizza, finché i due uomini non erano discesi. Si era girata per esigere delle scuse, ma si era bloccata. Erano tutti e due in fermento e sembravano preda di un'emozione quasi irrefrenabile, che a stento riuscivano a celare. Quando però aveva chiesto cosa mai fosse successo avevano risposto evasivamente. 

Subito non ci aveva fatto particolarmente caso. In fondo era già capitato altre volte che si fossero riuniti in gran segreto per escogitare qualche idea strampalata un po' troppo infantile da rivelare. Come la volta in cui avevano acquistato di nascosto un modellino di locomotiva a vapore, ed avevano rischiato di incendiare la casa nel tentativo di donarle un motore realmente funzionante. Spesso James, nonostante fosse di gran lunga il più ragionevole dei due, si lasciava trascinare dall'entusiasmo del fratello per i suoi progetti inverosimili. Era troppo buono, e non aveva mai il cuore di deluderlo, facendogli notare quando fossero davvero balordi i suoi piani.  

Ad ogni modo, quella volta era stata diversa. Era stato James ad essere quello più esaltato dei due, e nei suoi occhi era presente una scintilla che Anne non aveva mai visto. Era assente, quasi se mentalmente fosse ancora nello studio a contemplare quello di cui poc'anzi stava discutendo così freneticamente col fratello. Come preso da una folle impazienza, non riusciva a star fermo, il suo sguardo animato guizzava ovunque, verso il fratello, sull'orologio, in direzione della cantina. Invano Anne aveva cercato di ottenere qualche risposta, e il marito continuava a ripetere che non poteva dire niente finché non fossero completamente certi. Dopo cena i due uomini l'avevano informata che sarebbero andati ad Amberweed. Sì lo sapevano che era tardi, ma dovevano assolutamente incontrarsi con un loro contatto, che era un esperto e avrebbe potuto aiutarli a chiarire la cosa. Solo così avrebbero potuto mettersi il cuore in pace. Un poco riluttante, Anne li aveva dunque congedati, e quella fu l'ultima volte che li vide; febbrili, eccitati, ormai distanti. A nulla erano serviti gli interrogatori e le indagini della polizia, e neppure la perquisizione dello studio. Pure il detective Casey, che era un vecchio amico degli O'Watty, nonché il più giovane capo del dipartimento che la polizia di Amberweed avesse mai avuto e l'esperto di rapimenti e sparizioni, non era riuscito a cavarne un ragno dal buco. I due uomini erano semplicemente scomparsi.    

Piano piano Anne riuscì a farsi cullare dal temporale e a tranquillizzarsi. Vero, suo marito l'aveva lasciata di punto in bianco con due figli piccoli e una bambina ai primi passi. Vero, l'aveva piantata in asso per seguire chissà quale folle chimera, incoraggiato da quel sognatore incallito di suo fratello. Altrettanto vero, aveva tagliato tutti i ponti e non aveva notizia alcuna da sei anni. Tuttavia, ora era giunto il momento delle risposte. Non avrebbe permesso a tutta la rabbia e il disappunto che covava da sei anni di impedirle di conoscere la verità. Per dipiù, i suoi figli avevano bisogno di vedere il padre, soprattutto Jane, che l'aveva a malapena conosciuto. 

Fu così che, mentre si assopiva e coltivava subconsciamente il desiderio di vendicarsi per gli anni di abbandono, Anne decise che l'indomani avrebbe chiamato Michael, il ragazzo che alle volte l'aiutava dietro il bar, e gli avrebbe affidato la locanda per la giornata; avrebbe cucinato una colazione da leccarsi i baffi per il signor Catpythe e l'avrebbe accompagnato dal meccanico; poi avrebbe caricato in macchina il figlio Sean, la piccola Jane e la figlia maggiore Sarah, e li avrebbe portati tutti e tre al "Jolly Lantern" di Amberweed, per vedere cosa diavolo potesse dir loro James per giustificare sei anni di assenza. Sì, non era male come programma, pensò Anne, che, ormai incurante dei tuoni e del picchiettare costante della pioggia sulla finestra, si era già abbandonata agli scarsi conforti di un sonno leggero e turbato.
   
 
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