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Autore: Promisen    10/09/2015    1 recensioni
"Non gli avrebbe mai potuto raccontare di come la nazione di Dimian aveva dichiarato guerra a quella di Arrotern, la loro terra natale, e che entrambe le nazioni pretendevano la scomparsa totale delle razze impure come: Elfi scuri, mezzelfi, mezzorchi, umani neri, nani sbarbati e qualsiasi altra variazione razziale che non fosse quella conforme a tutti gli standard morali di forza e purezza umana e non.
L'unico modo di salvarsi per gli Impuri, così venivano chiamati, era quello di unirsi alle armate di terra del Nord Gerinder, fronte di guerra di importanza minima dove le battaglie combattute avevano importanza minima così come minima era l'importanza degli esiti.
In pratica l'unico modo di sfuggire alla morte, per gli Impuri, era quello di andare a morire a Nord Gerinder. Non a caso venne presto paragonato ad un enorme cimitero dimenticato da tutto e tutti."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nariemel ebbe una strana reazione quando Domen le porse le sue preoccupazioni. Sembrava che la donna non avesse minimamente considerato l'eventualità che quel posto non potesse essere sicuro per sempre. Nel suo viso si disegnò un'espressione insolita: non sembrava preoccupata, ma in colpa.
Domen restò in silenzio, osservandola. Ora davvero perplesso riguardo quella situazione. Non c'era neanche bisogno di far affidamento alla saggezza per capire che quello non era il momento giusto per chiederle cosa non andava.
"Vuoi che ti lasci sola, Nariemel?"
La donna lo guardò sorpresa, strappata a chissà quali pensieri, poi si portò una mano sulla fronte, sospirando. "Ho...ho solo bisogno di pensare a questa cosa, tutto qui. Grazie comunque, Domen."
L'uomo annuì con un sorriso preoccupato ed uscì dalla stanza dell'elfa, chiudendosi la porta dietro e sospirando. Pensava al viso sorpreso che aveva visto prima. Ti trovi così bene qui, che hai forse dimenticato la guerra, Nariemel? Pensò, osservando la porta con la coda degli occhi mentre si allontanava.

"Fratellone!"
La voce squillante di Akai svegliò Gerwyn, che si accorse di essersi addormentato sulla sedia mentre si fasciava le ferite degli allenamenti. "Akai..." sorrise dolcemente, accarezzando i capelli argentei del fratellino, che però non lo guardava con la sua solita espressione spensierata.
"Mammyria ti tratta troppo male: sei pieno di cerotti e bende," disse con un broncio che provava ad essere serio, ma che chiunque avrebbe definito adorabile.
"Va bene così, fa parte degli allenamenti." Continuò ad accarezzargli i capelli.
"No, non va bene così! Devi essere sempre pronto per...per Martha...!"
"...Martha?"
"Si! Perché ti sei dimenticato di lei, fratellone?! Martha ci ha sempre sostenuti! Perché l'abbiamo abbandonata?!"
Gerwyn restò pietrificato, con gli occhi sbarrati. "Noi non l'abbiamo..."
"Sì invece! Ce ne siamo andati e l'abbiamo lasciata sola! Mi manca! Mi manca tanto, fratellone..."
La mano di Gerwyn era ferma sui capelli di Akai, che ora lo guardava dal basso con i suoi occhi azzurri, pieni di lacrime.
"Lo sai che non possiamo tornare, Akai, noi dobbiamo essere forti e..."
"Non voglio esserlo!"
"Ma..."
"Se esser forti vuol dire lasciare le persone a cui vuoi bene dietro, allora non voglio esserlo! Guardati! Siamo arrivati qui e l'unica cosa che fai è farti male picchiandoti con Mammyriel!
Hai forse dimenticato com'era bello vivere tutti insieme, fratellone?!"
Gerwyn era immobile, silenzioso, osservando il fratello. Si sentiva vittima di tutte le parole affilate che venivano urlate disperatamente da Akai. Sentiva come se fosse stato scoperto a seppellire Martha ancora viva. Perché, in fondo, è quello che aveva fatto, no? Aveva seppellito bruscamente i ricordi di Martha dentro di sé, come se fosse davvero morta.
Era stata dura andare avanti dopo aver abbandonato Grondern e Martha, ma Gerwyn ce l'aveva messa tutta e aveva chiuso i ricordi della vecchia cittadina in qualche parte della sua mente, per potersi concentrare solo sugli obbiettivi che aveva in quel momento: la guerra, gli Akyrien, il suo passato. Ma così facendo aveva davvero dimenticato Martha? Era forse per questo che si sentiva così in colpa a questa accusa?
Voleva tranquillizzare suo fratello, voleva promettergli che si sarebbe risolto tutto per il meglio e che al più presto sarebbero ritornati da Martha. Voleva prometterlo, ma non poteva. Perché dentro di lui, non sentiva così. Ma si rese conto che la speranza era l'unica cosa che poteva offrirgli. Le guerre tolgono tutto, quindi perché Gerwyn avrebbe dovuto togliere la speranza al suo fratellino?
"Akai, ti prometto che ritorneremo da lei. Sto lottando ogni giorno per poterlo fare. Solo da forti potremmo essere di nuovo con lei. Ora siamo noi che dobbiamo aiutarla, quindi per favore..."
L'elfo scuro poggiò le mani sulle braccia esili del suo piccolo fratellino. "Sii forte anche per lei."
Lo sguardo di Akai tremò un po, e i suoi occhi iniziarono a bagnarsi. I due si abbracciarono forte, come se si fossero rivisti dopo tanto tempo.
Per andare avanti non devo dimenticare il passato.
Questa era la frase che in quel momento pensavano sia Gerwyn che Nariemel.

   
 
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