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Autore: MalandrinaLunastorta    10/09/2015    3 recensioni
C'è un momento per tutti in cui si deve lasciare alle spalle il passato ed affrontare il futuro.
Con questa storia, ci lasciamo alle spalle Harry, Ron, Hermione e gli eroi della Seconda Guerra Magica per prenderci per mano assieme a Rose, Albus, Scorpius e i ragazzi della Nuova Generazione.
Lasciatevi condurre in un mondo magico e incantato, antico ma con tanti segreti ancora tutti da conoscere.
Fidatevi di Remus, esperta in Malandrinate, esplosioni di pozioni e Tiri Vispi Weasley!
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo III. La Torre Grifondoro

 
Erano appena usciti dalla Sala Grande quando quattro ragazzi, evidentemente i Prefetti di ogni Casa, come Rose poté notare dalla spilla luccicante appuntata al petto della cugina Lucy, iniziarono a dividerli in gruppi.
Tassorosso e Serpeverde, gli uni timorosi, gli altri baldanzosi, presero le scale che portavano ai Sotterranei, mentre Corvonero e Grifondoro furono condotti attraverso un’intricata galleria di corridoi e scale verso le torri.
“Vi prego di porre attenzione” stava blaterando Lucy alla schiera di ragazzini obbedienti che la seguivano “alla simbologia dei quadri che arricchiscono questo corridoio. La natura morta, ad esempio, è da sempre considerata…”
La sua voce si disperse quando al corridoio seguente i due gruppi si divisero.
Per fortuna, sospirò Albus, Lucy era una Corvonero, mentre a loro era spettato un ragazzetto del sesto anno molto più tranquillo e rilassato, un certo William.
Per l’appunto questi stava spiegando ai ragazzini che lo guardavo ammirati che le scale avevano la buffa tendenza di cambiare e portarti in luoghi del tutto diversi di volta in volta.
“Giusto! L’ho letto su Storia di Hogwarts! Ehi, Scorpius” Rose poggiò una mano sulla spalla del nuovo amico “che cos’hai? Non sei contento?”
In effetti il biondino aveva una malcelata aria depressa che lo alienava da ciò che lo circondava.
Indeciso se parlare o no, la squadrò un attimo ed evidentemente convinto sbuffò: “Il fatto è che la mia famiglia appartiene da generazioni alla casata Serpeverde e mio nonno è uno che ci tiene a queste cose. Ho paura che quando lo saprà ne sarà infuriato. E poi” si intristì “non vorrei dare altri pensieri a mio padre, spero sinceramente di non deluderlo”.
“Che sciocchezze!” gli sorrise la bambina “un padre ama il proprio figlio incondizionatamente dal suo carattere e dalle sue qualità! E se ho ragione, vedrai che non potrà che accettare con animo sereno la tua natura. Per quanto riguarda tuo nonno, con il tempo gli passerà, ne sono sicura, per gli slip di Circe!”
Strappò così una risatina al compagno, la quale però si interruppe di colpo quando una secchiata d’acqua gelida si riversò sul poveretto, lasciandolo fradicio.
“Pix! Dannato Poltergeist! Fatti vedere!” stava gridando il prefetto William.
Risuonò uno schiocco e dal nulla comparve un omino dagli occhi neri maligni che galleggiava nell’aria, disteso come se dovesse prendere il sole.
“Signor William, ma che noia! Anche quest’anno le hanno affibbiato questo noioso compito?” esclamò con voce nasale.
“Vattene via, Pix o chiamerò il Barone Sanguinario!”
“Va bene, va bene, me ne vado. Ma che vedo qui?” si avvicinò a Scorpius “Grifondoro ha guadagnato davvero due belle matricole quest’anno! Il figlio di un Mangiamorte e quello del Bambino Sopravvissuto!” scoppiò in una risata malefica e volò via, lasciando una scia di materiale putrido alle sue spalle.
“Che schifo era?” borbottò Rose, cercando di ripulirsi da quello strano liquido che l’aveva colpita in pieno.
“Pix è un Poltergeist, uno spirito maligno. Purtroppo il suo maggior divertimento è far dispetti a noi studenti. L’unico che gli tiene testa è lo spaventoso fantasma del Barone Sanguinario, ma nessuno lo chiama mai a cuor leggero. Prima, se potete, rivolgetevi a un insegnante. Comunque siamo arrivati.”
All’estremità del corridoio era appeso il ritratto di una donna molto grassa con indosso un abito di seta rosa.
Nell’insieme, pensò Rose, poteva esser scambiata da lontano per un grosso maiale da allevamento.
Questa si girò verso di loro e chiese “La parola d’ordine?”
“In medio stat virtus” disse William, e il ritratto dopo aver annuito si staccò dal muro scoprendo un’apertura circolare.
Vi passarono tutti, ingolfandosi chi più chi meno tra l’appiccicoso prodotto che Pix aveva lasciato loro addosso e finalmente sbucarono nella Sala Comune di Grifondoro.
Era una stanza rotonda, dai colori caldi e accoglienti che ricordavano il loro stendardo, piena di soffici poltrone tavolini da studio.
William indicò alle ragazze una porta che conduceva al loro dormitorio e lo stesso fece con i ragazzi.
Voltandosi verso gli amici, Rose esclamò: “Ci vediamo domani mattina. Aspettatemi davanti al camino, così raggiungiamo insieme la Sala Grande. Buona notte”.
E così l’organizzata tipetta si arrampicò per la scala a chiocciola con cui raggiunse la propria camera.
Qui trovò cinque letti a baldacchino circondati da tende di velluto rosso, ai cui piedi si trovavano già i bauli delle ragazza e dei comodini di legno scuro, lo stesso materiale del grande armadio in fondo alla stanza.
Nonostante la stanchezza, Rose dispose i libri e gli oggetti che le sarebbero serviti il giorno dopo in una borsa a tracolla, regalo della madre e iniziò a sistemare gonne e camicie nelle rispettive grucce.
Quando poi si fu finalmente accomodata a letto, fu distratta dal suono di un vicino miagolio.
Girandosi verso il suono, vide una ragazzina dal volto roseo e i capelli scuri: questa stava cercando di tranquillizzare il micetto bianco che teneva in collo, che eccitato graffiava i polverosi tendaggi con le unghiette minute.
“È un gatto davvero grazioso” le disse.
La bambina si girò e arrossì: “Ti ringrazio. Scusa la sua irrequietezza, ma si deve abituare a questo posto nuovo ed è la prima volta che è lontana dalla mamma. Lux ha solo qualche mese, ma le sono così affezionata che all’idea di lasciarla a casa mi si spezzava il cuore”.
“Capisco. Io ho un barbagianni, Leo II, ma è un po’ sprovveduto. Quest’estate si sarà schiantato contro la finestra di mio cugino almeno cinque volte”.
La bambina sgranò gli occhi: “E perché mai?”
“Sai” sorrise “io e mio cugino siamo molto amici e ci scriviamo quando non possiamo vederci quasi ogni giorno. Ma Leo è così imbranato che ogni volta non frena in tempo e si spiaccica senza pietà”.
La sua ascoltatrice ridacchiò: “Che buffo modo per tenervi in contatto. Non avete cellulari?”
“Dici quegli strani marchingegni babbani? Il mio bisnonno me ne ha mostrato uno una volta, ma perché dovremmo usarlo se abbiamo i gufi?”
“Beh, perché hanno molte funzioni. Guarda” e tirò fuori un oggetto delle dimensioni di un mano, piatto e rettangolare, iniziando ad elencarne le qualità.
Rose annuiva, troppo stanca e confusa per seguirla davvero, ma comunque vagamente interessata.
La interruppe però quando dedusse: “Sei così esperta di cellulali o come si chiamano ma non sapevi dei gufi. I tuoi genitori sono babbani?”
Quella arrossì nuovamente: “In effetti è così. Anzi, fino a un mese fa non ero neppure a conoscenza dell’esistenza di un mondo magico o di una scuola per maghi e streghe. In effetti, questa è stata una giornata piena di emozioni e novità. Sapessi lo spavento quando ho visto il fantasma di Nick Quasi-senza-testa!”
Ormai in vena di confidenze, le tue ragazzine continuarono a chiaccherare finchè il sonno non le colse, stanche ma serene.
...
Il giorno dopo Rose e la sua nuova amica Mary Anne Montrose scesero la scalinata che portava in Sala comune con gli occhi stanchi ma un sorriso eccitato in volto.
L’una spiegava all’altra le difficoltà riscontrate durante i suoi studi estivi di Incantesimi, materia che tuttavia la affascinava terribilmente, mentre la sua ascoltatrice assumeva un’aria sempre più stupita e affascinata.
Fu così che salutarono Albus e Scorpius, in attesa davanti al camino a chiacchierare tranquillamente di squadre di Quidditch e scope di ultima generazioni.
“Di cosa chiaccherate? Anch’io sono interessata!” Rose, con sommo sconforto di Ron, era una gran tifosa delle Holyhead Harpies ma per l’orgoglio del papà aspirava al ruolo di Portiere nella Squadra della sua Casa.
Fatte le dovute presentazioni, imboccarono l’apertura e si gettarono tra la serie di corridoi infiniti di quella scuola.
Rose stava raccontando a Mary Anne la romantica storia della partita del ’53 tra le Holyhead Harpies e gli Heidelberg Harriers, durata sette giorni e alla fine della quale il capitano degli Harriers si dichiarò a Gwendolyn Morgan, il capitano della squadra nemica.
“Se ben ricordo” intervenne Scorpius sorridendo “la Morgan subito dopo lo colpì alla testa con la sua Scopalinda Five”.
Lei annuì: “è così, ma quando lo venne a trovare al Sanmungo gli disse di sì!”
Mary Anne sospirò: “Non ho capito diverse cose, ma che storia romantica!”
Fece così scoppiare a ridere il cugino dell’amica, che esclamò: “Già! Anche a me piacerebbe esser preso a colpi di scopa dopo essermi dichiarato! Voi donne siete strane”.
Offesa, la ragazzina agguantò Rose per il braccio e distanziò i due maschietti, lasciandoli indietro.
“Cosa c’è? Che ho detto?”
Scorpius scrollò le spalle e rispose al compagno che con stupore lo guardava: “Amico, non guardare me, ti ricordo che i miei rapporti con le ragazze fino a ieri erano pari a zero”.
Albus si grattò il capo, perplesso: “Donne. Valle a capire.”

Remus

 E siamo al terzo capitolo!
Che ne pensate? Io lo trovo un po’ moscio, ma oggi l’ispirazione è faticata ad arrivare.
Domani non credo che avrò tempo di postare, nel frattempo, vi saluto, popolo di Efp, e vi lascio con una frase della Rowling:
Alla fine proprio colui che sembra incapace di amare,
si rivela essere colui che ha amato incondizionatamente più di ogni altro

JK Rowling
 
  
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