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Autore: Gaia Bessie    11/09/2015    1 recensioni
Fin dalla Creazione sono esistite due città: la città di Dio e la città Terrena, unite come solo due città gemelle potrebbero essere, che mai sono state viste disgiunte, maturate nel libero arbitrio, che porta a scegliere di procedere verso l'una o l'altra: questa è la storia del viandante e della sua ombra.
[I: Il giorno di dolore che uno ha - Scott/Dawn]
«E cosa avrà ottenuto, così?» osservò lei. «Non le ridarà indietro il suo braccio, servirà solamente a farla arrabbiare ancora di più».
«Tu ti senti così? Arrabbiata?» domandò lui, carezzandole il capo.
«La maggior parte delle volte, credo che la mia aura sia fatta solo di quello, di rabbia».
[ScottxDawn, NoahxIzzy, DuncanxCourtney, SierraxCody, AlejandroxHeather; Accenni a ScottxCourtney, EzekielxOC e AlejandroxOC | Mini-long di otto capitoli]
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Coppie: Alejandro/Heather, Cody/Sierra, Duncan/Courtney
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale
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Premesse doverose:
  • La storia non è blasfema, ma parla di Dio in termini che potrebbero non risultare graditi a tutti quanti. Sono idee che a volte condivido, a volte no, ma per lo più non sono farina del mio sacco e provengono da poesia, filosofia, ecc - ad esempio, l'ombra e il viandante sono figure nietzischiane.
  • Per quanto riguarda il titolo, l'ho rubato con piacere a Sant'Agostino.
  • I capitoli sono in totale 6 (+ prologo ed epilogo) e io dovrei averne scritti già... beh tutti meno l'ultimo e l'epilogo ma, come avrà capito chi continua a sbirciare nelle vecchie pagine del mio profilo, è in corso un'epurazione radicale e va rivisto tutto. In questa storia di meno, perché è più recente, ma ho un problema: ho perso il documento e la devo ricopiare dai miei appunti a mano, quindi... quindi niente, siamo in un mare di m... ci siamo capiti.
  • C'è dell'OOC, ma perché son lontana così tanto dal fandom che nemmeno so più cosa sia l'IC.
  • Gli aggiornamenti non saranno regolari ma verranno nei ritagli di tempo, spero comunque di non farvi aspettare troppo.




Il viandante e la sua ombra s’addentrarono per la foresta, dove si diceva dimorasse un vecchio santo, nascosto fra i rami nodosi di alberi antichi come il mondo.
Quando lo trovarono, l’uomo stava scavando un sentiero a mani nude, spaccandosi le unghie sulle pietre e ricoprendolo di lacrime per il dolore lancinante alle mani piagate e scorticate.
«Cosa stai facendo, vecchio?» l’ombra parlò e dalla sua bocca uscì un fumo nerastro.
«Una strada per la città, mio caro ragazzo» disse il santo, con la voce sporca di pianto.
«Povero visionario» l’ombra rise, schernendolo con finta bonarietà. «Non c’è nessuna città oltre la foresta, stai scavando un sentiero senza fine».
Il vecchio santo rise, accarezzando la barba sporca di polvere, e imbrattandola di sangue.
«Questa è la strada per la città di Dio e per la città Terrena».
«Sono due città, vecchio, non una» sibilò l’ombra. «Sei forse talmente impazzito da non distinguere più il singolo dal molteplice?».
«Sono due città che vivono insieme fin dal principio di questi tempi maledetti, e che mai vedrai disgiunte finché il nostro creatore avrà vita» il santo riprese a scavare il suo sentiero. «Loda Dio, ragazzo, e affidati al Suo perdono, perché se deciderai di fermarti dove sei diretto, la tua anima sarà persa per sempre, come la tua ombra».
E fu allora che parlò il viandante, i capelli biondi castani celati dal berretto lacero e logoro, tenuto per mano dalla sua ombra, e disse una parola soltanto, facendo tremare e fumare la sua ombra nera.
«Amen».
 
La città di Dio

1. Come Dio ha voluto


 
 
Il cielo piange sangue: la pioggia impalpabile che ha coperto il cimitero sembra rossa nella luce sanguinolenta del tramonto. E, mentre una bara viene calata nella terra fradicia, una moglie piange e un figlio grida, sebbene sia troppo piccolo per capirne il motivo, e una vasta schiera di amici e parenti si dispera senza arte e partecipazione, emulando le lacrime di quella vedova inconsolabile.
Un sentiero cancellato riporterebbe in città, se qualcuno avesse davvero la forza di percorrerlo e scoprire che, in realtà porta a due città unite da Dio.
Nel viale ricoperto di cipressi, potrebbero tutti rendersi conto che, in realtà, non è morto nessuno. Semplicemente si abbandona una città per un’altra, sconfiggendo le ombre e arrivando nel regno dei cieli, che è quanto di più alto ci si potrebbe augurare in una vita come la loro.
Il funerale conta diversi grandi assenti, che sono fuggiti lungo un sentiero fin troppo nitido in una notte senza luna, e non sono tornati mai più, lasciando soltanto venature di rimpianto a corrodere il cuore di chi resta.
Dawn ha un’espressione strana, infagottata in un giubbotto di pelle sintetica, troppo grande per lei, talmente lungo che le arriva quasi a metà coscia e nelle maniche ci si deve rimboccare tre volte. Un’espressione strana che cozza con quella dolcezza scolpita nei lineamenti, illuminati da una crocchia scombinata e arruffata, come se non si fosse mai alzata dal letto. Ha le mani che tremano, anche se nessuno potrebbe mai accorgersene, nascoste come sono in quel giubbotto troppo grande, e probabilmente sta cercando di non piangere anche lei. Se ne avesse la forza, si piegherebbe in due e vomiterebbe sangue su quella tomba che le è estranea, cercando di ricordare com’è che ci si sente quando dei rasoi ti raschiano l’intestino. Ma non lo fa: è che crede in un tempo che c’è stato, anche se non ci sarà mai più, e di quel tempo si nutre, ed è luce nella sua testa annebbiata di pianti.
Appena dietro di lei, Noah sembra una statua di sale cristallizzato, come una barriera fra Dawn e la donna che farebbe bene a esigerne lo scalpo ancora macchiato di sangue fresco. Ha il capo chino su un vecchio anello troppo stretto sul mignolo, perché abituato a dita troppo minute, rispetto a quelle di Noah, che continua a rigirarlo sul dito dolorosamente gonfio, pregando in silenzio una divinità in cui non ha mai creduto fino in fondo: il giorno in cui Dio decise di separare cielo e terra, si scordò di impedire all’uomo di oltrepassare quel limite, affinché non credesse di poter volare via. E la bara che sprofonda nella terra fangosa, per lui, non è altro che l’ennesima dolorosa prova che, alla fine, avevano ragione i suoi tanto venerati e sopravvalutati libri: o Dio è morto o è semplicemente talmente crudele o impotente da non intervenire su vicende così empie e rivoltanti. E c’è un uomo, poco lontano da lui, che Dio dovrebbe fulminare o strangolare, se davvero riuscisse a comprendere cos’è la giustizia. Ma la legge divina e incomprensibile, è che così sia fatta la Sua volontà, muta e senza senso, e dunque Noah si volta e vede un camice bianco. Nella luce vermiglia, sembra che sia stato macchiato da una colata di pittura rossa. O di sangue.
E sangue secco è quello addensato sotto le unghia di Courtney, che è saltata addosso a Scott graffiandolo come una gatta infuriata, cercando di strappargli la faccia a unghiate, e senza riuscirci. Se lo sarebbe meritato, continua a ripetersi, lei, ogni volta che incrocia il suo sguardo, e non vi vede che emozioni smorzate da una tiepida indifferenza. Non riesce a non addossargli una colpa che forse, in realtà, dovrebbe attribuire a Dio o a sé stessa. Ma Scott continua a guardarla, e ha un rimprovero inciso sulla pelle del viso, che lei non riesce a sopportare.
Come Heather non sopporta quel bambino che deve tenere per mano, sebbene la disgusti nel profondo, perché ha la pelle ambrata e capelli biondo-rossi come un tramonto, che incorniciano un viso con occhi verdi insostenibili. Alejandro sospira, ma non le dice nulla, la capisce in silenzio, quando la vede guardare Manuél e reprimere una smorfia seccata.
E il cielo piange sangue su tutti loro, bagnandoli di gocce minuscole, fin sotto la pelle e dentro le ossa, così che non si asciugheranno mai di tutte quelle lacrime che avrebbero dovuto versare e, invece, son rimaste dentro a far arrugginire i nervi. Un prete silenzioso recita il padre nostro, ma nessuno ne capisce il perché, né si sente di unirsi a quella preghiera.
Finché non li guarda, tutti quanti, fradici di pioggia e con lo sguardo annacquato di lacrime.
«È la volontà di Dio» mormora, ma non gli crede nessuno dei presenti.
   
 
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