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Autore: KaterinaHxH    12/09/2015    2 recensioni
"Come vorrei vivere anche io la mia storia. Quanto vorrei non vivere più qui, ma nella società di un tempo.
Ancora non lo sapevo ma proprio quel mio desiderio mi avrebbe fatto vivere un’esperienza indimenticabile.
Presi il telecomando e spensi la televisione. Mi addormentai in fretta, mentre le gocce di pioggia continuavano a picchiettare sul vetro della mia finestra."
Genere: Comico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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III
All’inizio pensavo che saremmo entrate all’interno della casa, ma poi vidi che Amelia non aveva intenzione di fermarsi. Superata la casa abbandonata, la quale sembrava molto più grande vista da vicino.
La vista era stupenda. Ci trovavamo di fronte ad una parte di quel giardino semplicemente meravigliosa. Alcuni sentieri erano ornati da cespugli di rose bianche e rosse perfettamente simmetrici. L’erba era verde e rigogliosa, ma non troppo alta. Ai confini del giardino c’erano alberi da frutto, alcuni in fiore, altri ancora no.
Nell’aria si respirava un buon odore, e lì sembrava già essere piena primavera. Faceva più caldo, e quei pochi raggi che filtravano attraverso le fitte nuvole arrivavano a riflettere su un piccolo laghetto al centro del giardino. Fu proprio quello ad attirare la mia attenzione.
Era uno specchio d’acqua molto piccolo, era pulito e limpido, se non per qualche foglia caduta del salice piangente che si trovava proprio lì accanto. Al centro, dall’acqua spuntava una piccola statua, la quale sembrava raffigurare una giovane donna dai lunghi capelli, con gli occhi chiusi in un’espressione beata. Era una vista magnifica. Sentivo il mio corpo rilassarsi, come se tra gli alberi ci fossero ninfe a cantare una sorta di ninna nanna.
Anche Amelia rimase per qualche secondo a contemplare la scena, per poi scendere i pochi gradini che separavano noi dal giardino.
Camminò con grande grazia, soffermandosi ad ogni passo come per godersi quel momento. Non mi teneva più per il braccio, e non ce n’era bisogno.
Pian piano si avvicinò al laghetto, mentre io rimasi un po’ lontana per osservare la scena. Le uniche cose che si udivano erano i passi della ragazza e il cinguettio di un uccellino posatosi sul ramo di un albero vicino.
Amelia accarezzò la superficie del laghetto, abbassandosi e mettendosi in ginocchio.
Poi si voltò in mia direzione e mi sorrise.
- Alyx, siamo arrivate! Non manca molto, tra poco saremo a casa.
Non capivo cosa intendesse dire con “casa”. Però lo avrei scoperto prima o poi.
- Sei tu che ti prendi cura di questo giardino?
Lei fece una risatina coprendosi la bocca con il dorso della mano. Avevo detto qualcosa di buffo?
- Questo giardino è la porta che unisce i nostri due mondi. Un umano non potrà mai essere degno di prendersene cura. Perché dopotutto è questo che sono io, una persona. Le persone sono fragili e alla fine questo giardino verrebbe abbandonato.
- Beh, allora chi si occupa di questo giardino?
Amelia tornò a guardare il laghetto. Poi tirò fuori una collana rimasta nascosta per tutto questo tempo. Si voltò nella mia direzione mostrandomela.
- Gli dei. Sono loro a occuparsi di questo posto – sospirò – Sai il mio mondo è molto diverso dal tuo, perciò, prima di andare, ti volevo porgere nuovamente la domanda.
- Io ho sempre pensato di non appartenere a questo posto. Sono decisa a seguirti.
Lei allora prese il ciondolo sfilandoselo dal collo. Lo immerse nell’acqua, sprigionando dapprima un lieve bagliore, che poi finì per diventare sempre più intenso.
Quando ormai la luce era abbagliante, sentii qualcuno afferrarmi per la mano e tirarmi in avanti. Poi non ricordo altro, solo un piacevole calore.


Mi svegliai illuminata da un raggio di sole. Dove mi trovavo? L’aria che si respirava non sembrava quella di casa, e nemmeno la stanza dove mi trovavo. Notai che la mia felpa era appoggiata su una sedia di legno, anche se non ne avevo bisogno perché non faceva freddo. Mi alzai e uscii dalla stanza. Rimasi a bocca aperta, la stanza si affacciava su un lungo corridoio di marmo, con ornamenti di oro e quadri lungo tutte le pareti. Per non parlare dei fiori, erano ovunque. Il corridoio era aperto da un lato e si affacciava su un cortile interno. Era addirittura più bello del giardino di prima. Tutta questa bellezza e regalità mi avevano distratta dai miei pensieri ma solo per poco. Cos’era quel posto?
Continuai ad avanzare per il corridoio. Fuori nel cortile si vedevano ragazze in divise bianche camminare avanti e indietro con cesti, forse erano delle lavoratrici assunte dalla casa. Sull’altro lato, affacciata come me, notai però una donna vestita in modo diverso. Iniziai a correre nella sua direzione. Una volta vicino, lei mi guardò ed entrò in una stanza ben arredata lasciando la porta socchiusa. Forse voleva che la seguissi.
Così ecco che la mia noiosa domenica diventò molto interessante, pensai prima di seguire la donna.





 
   
 
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