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Autore: vali_    12/09/2015    2 recensioni
“(…) La folla è rada e gli permette di camminare senza fare troppa attenzione a dove mette i piedi, gli occhi fissi su quella coppia felice e sul bambino che tengono in braccio: suo figlio”…
Dopo aver scoperto l’identità dei genitori adottivi di Abel, Jax li segue dall’hotel dove alloggiano fino al mercato e si rende conto che, forse, la cosa migliore è lasciar crescere il suo bambino da chi ha le mani pulite e gli occhi buoni e può dargli qualcosa di più del sangue che macchia la sua vita da sempre.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jax Teller
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: If you love him, give him more
Personaggi principali: Jax Teller
Collocazione temporale: 3x11 “Bainne”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste
Avvertimenti: Nessuno 
Note: Ho cominciato a vedere “Sons of Anarchy” ormai da qualche mese ma, a causa di impegni vari, la visione degli episodi va molto a rilento, infatti sono ancora alla fine della terza stagione. Mi ha preso immediatamente, però, perciò mi dispiace doverlo vedere con così tante pause nel mezzo. Mi piacciono i personaggi ed i loro intrecci affettivi, le dinamiche tra chi appartiene al mondo dei club e chi sta fuori, come Tara o Wade, ma la cosa che forse mi piace di più è vedere come Jax affronta tutto questo, come si rapporta con il club e soprattutto con i suoi affetti più stretti: sua madre, la sua compagna ed il suo bambino.
Mi aveva colpito una frase – che ritroverete durante la lettura – e l’illuminazione per utilizzarla è arrivata più di dieci episodi dopo, durante la visione delle puntate 3x10 – da cui è tratta la citazione – ma soprattutto 3x11.
Nonostante io sia a conoscenza di come poi sono andate le cose a fine episodio – e, morte dei genitori adottivi di Abel a parte, ne sia stata felice –, il mio vuole essere solo un piccolo omaggio ad un personaggio che trovo affascinante e complesso.
Introduzione infinita a parte, spero che questa piccola analisi della scena del mercato – che doveva essere una flashfic, ma ho sbordato come al mio solito -.-’’ – vi piaccia e, se avete voglia di lasciare due righe, mi farà senz’altro piacere leggerle :)
Buona lettura e buon weekend! 

 

If you love him, give him more


I know you think I’m an evil man,
But it’s my job to look at the greater good.
With Jimmy, with you child. That’s what leaders do.
Your father knew that the path was a mistake. And so do you.
Look at the violence the last three days alone.
Is that the life you want for your child?
If you love him, give him more.
 
(Kellan Ashby in “Firinne”)

 
 
Il mercato di Belfast è un luogo tranquillo, pulito, pieno di luce. A Charming, il mercato non si fa più da tanti anni, complici le faide tra assassini messicani e bikers dal sangue americano. A Charming non esistono le colline verdi, le case appiccicate l’una all’altra, le strade silenziose. Il sangue, qui a Belfast, scorre dove nessuno può vederlo, lontano da occhi indiscreti.
 
La folla è rada e gli permette di camminare senza fare troppa attenzione a dove mette i piedi, gli occhi fissi su quella coppia felice e sul bambino che tengono in braccio: suo figlio.
 
La gente normale – quella che non ha bisogno di proteggersi le spalle ogni volta che esce in strada – non si accorge di essere spiata o seguita, non ha paura perché non ha nemici, non di quelli agguerriti e armati fino ai denti, perciò Jax continua a camminare, attento – ma neanche troppo – a non farsi beccare, osservando con l’espressione vuota quella famiglia semplice.
 
Li guarda mentre l’uomo appoggia una mano sulla schiena di sua moglie o quando gli sfiora le labbra con le sue, mentre l’amore che provano l’uno per l’altra è riflesso nei loro occhi che scrutano gioiosi quel bambino – il suo – e gli parlano, cercando di prendere confidenza con lui.
 
Abel è tranquillo e sereno tra le braccia della sua “nuova mamma” che lo guarda amorevolmente, cullandolo. Jax sorride – un’ombra appena accennata sulle sue labbra sottili – quando li vede comprargli un berretto rosso, semplice e con piccole toppe colorate e diverse da quella in bianco e nero che aveva il piccolo cappuccio celeste che il piccolo – ora più cresciuto – portava quando era con lui, il simbolo del club a cui gli sta costando così tanto rimanere fedele.
 
Deglutisce e li segue ancora – un nodo alla gola sempre più stretto e soffocante – mentre ripensa alle parole di quel dannato prete che sarà anche un gran figlio di puttana ma, in fondo, non aveva poi tutti i torti.
 
Più del diario di suo padre, quel bambino che aveva letteralmente attraversato l’Inferno per venire al mondo era stato una valida ragione per provare a mettere in discussione qualcosa, a cambiare le leggi del suo club ed a calmare la sua sete di armi e sangue, dirottando l’attenzione dei suoi componenti su attività più “legali”, e vederlo adesso tra le mani di chi ha una vita normale, di chi non fa saltare una testa al giorno per continuare a campare, fa un male del diavolo.
 
Quel bambino, colui che più di tutti – più di Tara, più delle memorie del suo vecchio – gli ha dato un paio di occhiali nuovi [1] e la consapevolezza di dover fare le cose in modo diverso per dargli un futuro differente, merita un padre che non porta il fardello di tanti omicidi e torture sulla schiena e sul cuore o una madre che si è iniettata in vena tanta di quella roba da rischiare di non vederlo nascere e quei due, che sono visibilmente innamorati e sereni, possono essere una possibilità per lui, forse la migliore, sicuramente più di quella che può offrirgli Jax, così incastrato nei suoi casini da allontanare perfino Tara nel peggiore dei modi.
 
Per questo quando gli passano accanto neanche ci prova a fermarli, a fare qualcosa per riprendersi quel bambino per cui darebbe la vita all’istante. Rimane lì, fermo sul posto, le gambe paralizzate e gli occhi tremendamente lucidi, senza avere il coraggio di dire o fare qualcosa. Lo lascia andare perché quel bambino è la parte migliore di lui e vuole che abbia una vita piena e soddisfacente, lontano dal sangue e dai fari accecanti delle motociclette del suo club di Charming. 

 


[1] Citazione di Jax dall’episodio 2x07 “Gilead”, quando parla con Stahl in carcere e le spiega i motivi per cui, dopo la nascita di Abel, il suo modo di vedere le cose è cambiato. 

  
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