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Autore: HeavenHell    12/09/2015    0 recensioni
Si tratta di un telefilm su carta, idealizzato da due menti malefiche e appassionate di suspance.
A differenza delle vere e proprie serie tv, gli episodi verranno pubblicati come fan fiction e a tempo indeterminato. Non ci saranno giorni determinati in cui usciranno i nuovi episodi, ma li pubblicheremo il più presto possibile!
Emma è una nuova matricola dell'Upenn, dove incontrerà nuove amicizie e riabbraccerà le vecchie conoscenze, tra cui Perceval un suo ex che odia dall'estate per averle sempre dato buca agli appuntamenti....tutto sembra filare liscio finchè qualcuno non comincia a mettere i suoi amici sulla lista delle vittime per omicidio...
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1x01 PILOT





































Emma sospira. Si contorce le mani per il nervosismo.
Ha la brutta sensazione che qualcosa possa andare storto nel suo primo giorno all'Upenn. Sì, si trova immobile davanti ai maestosi cancelli del college da un paio di minuti che le sembrano ore, e non ha ancora trovato alcun motivo di incoraggiamento ad entrarvici.
Resta sul posto senza muovere un dito finchè non intravide il sorridente viso di Lexie, la sua migliore amica. Vederla avvicinarsi raggiante e già carica ad affrontare un tale giorno importante in un certo senso la rassicura. Con Lexie accanto si sente più a suo agio in circostanze nuove.



“Buongiorno Jessica Fletcher!” La saluta Lexie una volta vicina dandole dei baci sulle guance.
Emma sorride e le ricambia il saluto stringendola in un breve abbraccio. Lexie le ha affibbiato quel soprannome sin dagli albori della loro amicizia e Emma ormai ci ha fatto l'abitudine. Un soprannome nato dalla sua innata passione per i gialli...è praticamente cresciuta circondata da mistero, CSI e Sherlock Holmes .
“Dobbiamo andare a ritirare le chiavi della nostra stanza dalla segreteria” Le ricorda Lexie scostandosi una ciocca di capelli ribelli dal viso, come suo solito fare.
Emma annuisce e, avendo ancora lo stomaco in subbuglio per le emozioni, varca i cancelli in assoluto silenzio.













Passano alla segreteria e, dopo una lunga fila di attesa, Emma e Lexie finalmente riescono ad ottenere le chiavi della camera dove avrebbero condiviso nuove gioie, nuovi amori e nuovi tradimenti.
Si perdono facilmente nei suggestivi corridoi dell'Upenn alla rircerca del dormitorio femminile ma, in seguito, tramite indicazioni ottenute gentilmente dagli studenti più anziani riescono a raggiungere la stanza 1203.

“Oh mio Dio....”
Lexie spalanca la porta ed entra guardandosi attorno con aria leggermente disgustata. “Sul sito raccomandavano accoglienti e luminose camere da letto ma questa è davvero una topaia!” Esclama gettando la sua valigia sul primo letto che trova. “Dovrei denunciarli per aver omesso la verità sui dormitori! Guarda quanta schifezza!” Detto ciò si alza e passa un dito sulla scrivania dimostrando ad Emma quanta polvere avesse raccolto sull'indice.
Emma è assolutamente d'accordo con la sua amica, quella sporca e ridotta stanza le appare tutt'altro invitante.
Si avvicina al suo letto e con fare pensieroso accarezza il vuoto e spoglio materasso.

Lexie nota il suo incredibile silenzio e si decide finalmente a domandarle cosa le turbasse. “ Emma vuoi dirmi cosa diavolo ti prende? Non emetti alcuna vocale dal primo minuto che sono arrivata! Sai che non sopporto la tua versione....ehm così fastidiosamente silenziosa.”
Emma la guarda e di risposta tira un grosso sospiro. Con Lexie non sarebbe riuscita a mentire, anche se lo volesse a tutti i costi. “Non mi ricordo nulla degli ultimi due anni...Sono stata in coma farmacologico e potrei perdere i ricordi un'altra volta!” Sbotta lei mordendosi il labbro superiore per trattenersi dal piangere. Parlare di ciò che le era successo in quei due anni è un argomento piuttosto delicato e difficile da tirare in ballo per lei.

Lexie difatti si sorprende di vederla riaprire quelle ferite mai rimarginate del tutto. Va a sedersi accanto a lei e, da brava amica, la supporta con qualche consiglio. “ Emma...non soffri di Alzheimer come quella vecchia decrepita di mia nonna che ogni volta che mi vede inizia a raccontare le sue esperienze sessuali credendomi una delle sue vecchie amiche..” Nel sentire quella frase ad Emma sfugge un sorriso. “ Ok non ricordi assolutamente nulla degli ultimi anni e credi che prima o poi l' amnesia possa tornare a farti visita ma....questo ora non importa Emma.” Le prende le mani incitandola a guardarla negli occhi. “Siamo ad un nuovo inizio...dove non è necessario tuffarsi nel passato. Conoscerai nuove persone-tra cui qualche figo palestrato che poi dovrai presentarmelo- alle quali non interesserà se hai passato due anni con il cervello fuori uso o se hai ottenuto brillantemente il diploma facendo la leccapiedi ai professori.” Lexie non è
molto brava a rassicurare le persone, ma fa del suo meglio per tirare su di morale Emma.

” A loro interesserà chi sei ora, Emma.” Conclude lei lasciandole delicatamente le mani.
Emma le rivolge un sorriso a labbra strette, ma anche uno sguardo colmo di gratitudine. Senza Lexie non sarebbe andata da nessuna parte.
“E si interesseranno anche ad un'altra cosa...” Lexie solleva una mano e le abbassa leggermente la cerniera della felpa. “ Coprirti fino al mento non ti aiuterà nelle conquiste, sfigata”
Emma dapprima le lancia un'occhiataccia da finta offesa per poi scoppiare a ridere.
“Mi vuoi raccontare una delle esperienze di tua nonna? Sono curiosa”
“Non vorrai davvero saperlo! Preferisco buttarmi dalla finestra anzichè dirti cosa usava mia nonna per soddisfarsi!”
E le risate aumentano sempre di più, distraendo completamente Emma dalle sue solite ed oscure preoccupazioni.



Emma e Lexie passeggiano per il college con l'intenzione di conoscerlo meglio prima che i corsi comincino.
Nella nuova scuola di legge, sin dalla sua inaugurazione, vi esistono tre confraternite le quali sono rispettivamente Kappa, Alpha e Beta.
Sia Lexie che Emma sono capitate nel dormitorio di ques'ultima confraternita, per cui sono state riconosciute automaticamente come sorelle Beta.
Stavolta non si perdono grazie all'aiuto di una mappa che raffigura l'intera Upenn e le giuste strade da percorrere per raggiungere la destinazione desiderata.
Durante la loro esplorazione vengono fermate da un gruppetto di ragazze che, dal loro modo di atteggiarsi e camminare, viene subito riconosciuto come le "ragazze popolari da cui è meglio stare alla larga".



“Oh nuove matricole!” Quella che deve essere la loro capogruppo si avvicina alle nuove arrivate con un prevedibile e finto sorriso.
“Benvenute nella Upenn, la migliore università della Pennsylvania!” Esordisce chiaramente orgogliosa di essere una sua studentessa. “ Sono Madison e sono a capo della confraternita Beta. Non intendo sprecare tempo con voi spiegandovi cosa dovete e cosa non dovete fare qui, insomma le regole bla bla bla, perchè ogni minuto del mio tempo è oro. Tuttavia..” Si volta dando le spalle a Lexie ed Emma ,che in quello stesso istante si rivolgono uno sguardo di intesa, e richiama una delle sue amiche papere ordinandole di avvicinarsi con una borsa carica di inviti. “Ho promesso al Rettore una grande festa di benvenuto alle matricole della nostra confraternita Beta” La reginetta del gruppo porge loro due volantini di carta su cui vi è scritto la data, l'ora e la sala dove si sarebbe tenuta la festa.

“ Ma è stasera? Dovremmo indossare l'uniforme? “ Chiede Emma ripiegando il volantino per infilarselo nella tasca dei jeans dopo avergli dato una rapida
occhiata.
Ma Madison la guarda in cagnesco, come se la sua presenza risultasse abbastanza sufficiente ad infastidirla. “Mio Dio,ma dove vivi cara? Non sei mai andata ad una festa?” Le domanda con finto interesse portandosi una mano sul petto.
Emma apre bocca per scusarsi di averle chiesto una cosa così tanto stupida, ma Lexie la precede. “Sai come trascorrevamo le feste nelle nostre parti? Prendendo a calci in culo ragazze come te”
Aggressiva e coraggiosa . Ecco la Lexie che ci piace.
Madison ,evidentemente infastidita dalla risposta di Lexie, se ne va con un gesto di stizza. Le paperelle la seguono correndo per tenersi al suo passo.

“Stupida gallinella....anche al college dovremmo sopportare ragazze del genere? Ragazze che si credono ancora reginette del ballo?” Commenta seccata
Lexie roteando gli occhi al cielo , ma Emma le afferra un braccio e la incoraggia a riprendere la loro esplorazione prima che possa continuare a lamentarsi di Madison.









Ciò che Rass Perceval, odia di più al mondo di quella università sono per l'appunto le festicciole che il comitato decide di organizzare in merito alle matricole.

“Amico lo so che odi queste cose, ma come vice Alfa non credi che dovresti portare almeno un minimo di attenzione?”

Perceval distrattamente accarezza con fare disinvolto la lunga e folta barba, con i polpastrelli prende a fare dei ghirigori indecifrabili prima di portare lo sguardo assente sul capo Alfa. Cole il suo migliore amico per eccellenza.

“La mia attenzione potrebbe essere catturata da una bella birra fresca, oppure dall'odore invitante dell'erba o ancora da una bella pollastra, ma questo, cioè dico siamo seri?” Perceval gesticola un po' con le mani prima di chinarsi quel tanto col busto, poggiando i gomiti sulle sue ginocchia e poi giungere le mani a mo' di preghiera.


Cole scuote il capo scompigliando si frustrato i crini scuri e folti. “Ti rammento che sei stato anche tu matricola, e come tale sarà meglio per te ricordare come in effetti sia stata dura.”
Perceval alza un sopracciglio scettico prima di ridere quasi beffardamente .
“Mi chiedo ancora come tu sia divenuto il Capo Alfa per eccellenza, nonché mio migliore amico per eccellenza. Sei troppo ragionevole e sensibile!” Prende a sfotterlo prima di alzarsi dal divanetto su cui era poggiato per poi avvicinarsi al proprio zaino ed estrarre un pacchetto di Malboro rosse.



Cole segue ogni suo movimento, senza staccargli gli occhi di dosso, quel suo essere strafottente lo irrita e non poco. Si volta appena col busto per notare Perceval già alla porta.

“Ed io mi chiedo come abbia fatto a sceglierti come vice Alfa.” Quelle parole sono servite per frenare la corsa dell'amico, che ormai esasperato e rassegnato, si poggia allo stipite di legno posto sul lato destro della stanza grande si e no 4x4.

“Bene, ora che ho la tua completa attenzione, posso anche comunicarti che questa mattina, mentre osservavo le Beta già darsi dentro con gli inviti, ho intravisto Emma e Lexie.”
Cole si volta verso il suo migliore amico, captando tutte le emozioni che trapelano sul viso di Perceval.
Può anche mostrarsi come un duro, e in alcuni casi lo è per davvero, ma quando si tratta di Emma, quello sensibile ed emotivo diventa lui.


Perceval fa spallucce prima di tirare una lunga boccata dalla sua sigaretta. “E questo cosa c'entra con il tuo Special Party?”
Cole beffardamente si siede sul divanetto posto contro la parete con su l'unica immensa finestra capace di illuminare l'intera stanza, accavalla le gambe con fare signorile ed estrae anch'esso il suo pacchetto di Camel.
Le mani di Perceval per qualche strana ragione stringevano troppo forte il ripiano di mogano su cui era poggiato.
“Credevo che ti interessasse saperlo, non sei loro amico?”
“Lo sono stato.”

Cole sospira dalla sua sigaretta prima di diventare serio capendo che il discorso dallo beffo sta divenendo alquanto serio.
Aggrotta le sopracciglia prima di contrarre la mascella. Odia quando il suo migliore amico fa di tutta l'erba un fascio.
“So già a cosa stai pensando, non preoccuparti non taglierò fuori la tua amata Lexie.”
“Spero che con questa amata tu stia scherzando!” Sbotta Cole, mimando con entrambe le mani 'amata'. Tra lui e Lexie non scorre buon sangue e di questo parecchi membri della confraternita ne sono a conoscenza.

Quelle poche volte che Perceval ha invitato le ragazze a cenare o a fare bordello con loro, Lexie gli ha sempre dato filo da torcere tormentandolo con le solite risposte alla cazzo date senza contegno.
Perceval ride di gusto prima di staccarsi finalmente dallo stipite e avvicinarsi al tavolo su cui è poggiato il suo zaino. Rimette a posto il pacchetto nel taschino anteriore e chiude la zip senza emettere alcun rumore. Prende lo zaino e lo dar a sulla spalla desta.
“Solo perché tu ti ritenga un uomo dai modi gentili e pretenziosi, non vuol dire che Lexie sia di cattiva compagnia. Credo che questo sia uno dei principali motivi per cui tu non vada d'accordo con le donne.”
Perceval gli rivolge un occhiolino di intesa per poi avvicinarsi alla porta d'uscita.

“Però vado d'accordo con Emma!” Beffardo e sicuro di aver fatto segno, il capo Alfa si mette più comodamente sul divano osservando le spalle irrigidite dell'amico.
“In ogni caso, dal momento che non mi sei di aiuto, vedrò io come collaborare con le altre confraternite, tu sei semplicemente pregato di non tardare e soprattutto di non arrivare già ubriaco o fatto.” Conclude Cole.
Perceval gli rivolge solo un cenno di intesa prima di dirigersi ai dormitori.







Arriva la sera e le due amiche raggiungono la sede della confraternita Beta che ospita innumerevoli studenti , tutti di differenti anni di appartenenza.
Emma e Lexie si sorpendono dell'incantevole e soprattutto spaziosissima sala addobbata a tema elegante. Ragazzi in smoking invitano a ballare ragazze dai stupendi abiti da vere star hollywoodiane trascinandosele sulla pista da ballo.
Le due matricole hanno l'impressione di essere intrufolate in una serata di beneficienza organizzata da un ricco filantropo.
Lexie non aspetta nulla a scattare delle foto della sala e ad inviarle sul gruppo di whatsapp.

Lexie indossa un vestito a tubino ricoperto di scure pailettes, vuole certamente attirare l'attenzione di qualcuno. Qualcuno con cui stringere conoscenza e perchè no una nuova trombamicizia. Al liceo le relazioni di Lexie hanno avute tutte una brutta fine e quest'anno la ragazza si è promessa di non spingersi oltre ad una semplice scopata.
Emma invece preferisce passare una serata tranquilla senza richiamare molta attenzione, per cui ha optato di indossare una camicetta di cotone verde smeraldo e degli shorts neri accompagnati da un paio di converse dalla stessa tonalità. Emma punta sempre sul semplice e pulito.

Tutto sembra proseguire nella normalità, nonostante le prese in giro da parte delle "popolari".
Essendo insultata, così per dire, da Lexie le due matricole di conseguenza sono subito state prese di mira dalla Queen B.
Ella ,con il supporto del resto delle galline,ha deriso apertamente Lexie lanciando commenti poco carini sul suo outfit. Hanno invece dato del maschiaccio ad Emma per via delle sue converse considerate tutt'altro che femminili ed eleganti. Insomma si sono dimostrate immature e inadatte ad una carriera da avvocato o giudice dove la massima serietà è richiesta.

Tralasciando i battibecchi avuti con le popolari, Lexie si è immediatamente fatta una nuova amicizia con un tipo carino ma dall'aria un pò nerd.
Vedendola filtrare con il ragazzo dai capelli ribelli e dagli occhiali da hipster, Emma decide di allontanarsi dalla sua amica per lasciarle un pò di privacy. Pertanto con la scusa del bagno si alza dal divano dirigendosi verso una stanza qualunque, non vuole sentirsi come un terzo incomodo.

Con il bicchiere ancora colmo di birra - Emma non è una grande fan dell'alcool- si avvicina ad un angolo della sala abbastanza isolato e vi si appoggia contro il muro.
Scuote un pò il bicchiere non sapendo se darvi un sorso o meno. Osserva gli altri ragazzi, matricole e non, parlare tra di loro e ballare con gli occhi già brilli. Tutti sembrano diversi, eccetto lei. Per questo motivo Emma comincia a sentirsi a disagio, desiderando ardemente di abbandonare quella festa di benvenuto e di infilarsi nel nuovo letto.
Non è mai stata una tipa socievole.

Ma poco dopo vede un viso tra la folla fissarla intensamente.
Emma ricambia le occhiate al ragazzo seduto ad un tavolino di qualche metro distante da lei. Più i due sostengono lo sguardo, più le guance di lei vanno a fuoco.
Abbassa gli occhi, arredendosi al gioco degli sguardi. Imbarazzata prende a mordersi il labbro e a fissare la birra, fingendo di avere altro da guardare.
Non vuole attirare l'attenzione di nessuno, ma quel ragazzo non le dispiace per niente.




Curiosa di sapere se egli la stesse ancora guardando come se fosse un'opera di Michelangelo da ammirare,Emma rialza gli occhi ripuntandoli sulla direzione del ragazzo. Ma quest'ultimo non c'è più.
Emma si guarda attorno ipotizzando che si fosse un attimo allontanato per prelevare altra birra dal bancone delle bibite o se si fosse alzato per salutare qualcuno, ma sembra essere svanito nel nulla.

Delusa di non esser riuscita a conoscerlo, la ragazza poggia il bicchiere sul primo tavolino che trova e si dirige spedita verso Lexie, decisa ad abbandonare la festa. Non ha altri motivi per restarvici.
Ma nel cammino qualcuno le parla, frenandole i passi.

“Devono per forza essere gli uomini a fare il primo passo?”
Emma si volta verso la fonte della voce e si trova davanti allo stesso ragazzo che minuti fa la stava studiando dalla testa ai piedi.
“Cosa?” Risponde lei inclinando di poco il capo.
“Suvvia, ho visto come mi fissavi prima. Ma non ti sei fatta avanti, hai aspettato che lo facessi io” Il ragazzo abbozza un sorriso poco prima di sorseggiare dal suo bicchiere.
“No, io..” Emma sta per controbattere, ma viene interrotta dallo sconosciuto.
“ E non provare a negarlo, perchè conosco già la verità” Davanti a quella risposta Emma non può far a meno di sorridere imbarazzata.

Si guarda i piedi, non sapendo come reagire. Al di fuori di Perceval non ha avuto altre relazioni per cui nel campo ragazzi Emma è davvero una schiappa.
A proposito di relazioni, parli del diavolo e...
“Emma!”
Perceval appare accanto al fianco di Emma mettendole un braccio dietro la schiena, dimostrando quindi al nuovo ragazzo che la preda in questione appartenesse già a qualcun altro.
“Beh, è stato un piacere....sorella Beta” Il ragazzo solleva il bicchiere a mo di brindisi prima di sparire dalla loro vista.









Cole, spazientito, guarda più e più volte l'orologio dal polsino dorato notando che le lancette hanno appena scoccato le dieci di sera. 
Con fare nervoso osserva l'immenso spiazzale che si apre su un grande giardino ricco di fiori colorati e profumato curati in modo impeccabile. Il grande viottolo di ciottoli brulica di studenti che per un motivo o per un alto hanno tardato, ma del suo migliore amico nemmeno l'ombra.
 Nonostante il nervosismo con eleganza porta una mano all'interno della sua giacca di cotone pregiato estraendo il cellulare. Ultima telefonata a Perceval prima di decidere di varcare la soglia da solo. 

“Sei peggio di una donna!”
Una voce familiare e grottesca, di chi ha già ingerito qualche bicchierino di rum, giunge al suo orecchio facendolo voltare di scatto. Perceval di qualche spanna più alto di lui gli si avvicina mostrandosi anch'esso in smoking, a quella visuale Cole non può che sorridere compiaciuto del fatto che il suo amico non si fosse presentato come uno sciagurato. 

“Ti avevo chiesto la cortesia di non arrivare in ritardo!”Così dicendo gli mostra l'orologio che porta al polso senza in verità fargli vedere l'orario.
Perceval alza le mani a mo' di resa prima di dargli le spalle, aggiustarsi la giacca e prendere a varcare la soglia di quella stupida festicciola che li attende. 

“Forza imbuchiamoci in questa festa!”





La stanza brulica di studenti eccitati per quello che la serata ha da offrire: vi sono studenti intenti a chiacchierare rumorosamente dinanzi a bicchieri di champagne come vi sono studenti pronti a scatenarsi sulla pista da ballo o quelli intenti a fumare o rimorchiare. 
E poi c'è lei. 
Colei che sia il caso tenersi alla larga per un bel po'. 

“Percevaaaal”
Una ragazza dalla voce squillante e più alta di un ottava in modo da superare il rumore della musica, gli si avvicina gettandogli le braccia al collo e stampandogli un bacio casto quanto scoccante sulla guancia lasciandogli il segno del rossetto. 
Perceval essendo molto più alto della donna minuta si trova col busto inclinato. 

“Lexie! Che piacere vederti!” La poggia giù mettendosi dritto col busto.
 Osserva la piccola donna dinanzi ai suoi occhi perdendosi in chissà quale pensiero nostalgico.

“Ti fa piacere ma allo stesso tempo ne sembri sconvolto!” Lexie si finge offesa prima di sorridergli gioiosamente. 
“Allora dimmi un po' ti sei messo tutto in tiro per fare conquiste?”Gli chiede piacevolmente divertita. 
“A me sembra semplicemente poco carino lasciare di sasso qualcuno che ti stia parlando animatamente” Senza darle modo di rispondere indica il tipo strano rimasto da solo in un angolo ad osservarsi i piedi. 
Lexie fa spallucce prima di rivoltarsi verso Perceval facendo fluttuare i suoi lunghi crini al vento. 

“Non ha poi così importanza! Insomma quante volte voi lasciate noi donne su due piedi andandovene?”Con un cipiglio alto lo osserva di sottecchi come chi la sa troppo lunga. 
Perceval sentendosi alle strette si guarda intorno con fare disinteressato. 
“Non fingere di non capire! Emma mi ha detto tutto! Mi ha detto che per un'intera estate l'hai evitata come un secchio dell'immondizia puzzolente! Mi ha detto che non la rispondevi ai messaggi, alle chiamate, che inventavi innumerevoli scuse pur di non vederla! Cosa ti sta succedendo Perc?”
Lexie con fare amichevole gli poggia una mano sul braccio destro provando a capire quell'uomo dagli occhi scuri e impenetrabili. 
Lexie era un'ottima amica, sempre pronta a dare cuore e animo per le persone a cui voleva bene. Ed Emma faceva parte di quelle persone. 

“Perché non pensi un po' a divertirti e lasci perdere?”Istintivamente poggia la mano su quella di lei carezzandole dolcemente il dorso.
“Lo sai perché! Emma ti vuole bene e te ne voglio tanto anch'io. Sei uno dei pochi migliori amici che le restano, come puoi pensare di abbandonarla così?!”
Perceval essendo praticamente allergico a quei tipi di discorsi, lascia la presa lieve sulla sua amica e le da le spalle avvicinandosi al tavolo delle bibite. Lasciando che la voce di Lexie divenga un suono ovattato e poco udibile. 

Lexie, leggermente irritata per essere stata appena piantata in asso da Rass Perceval, si volta verso Cole.
“Non lo sopporto più!”
“ E' difficile starci insieme” Ridacchia Cole rubando al volo un bicchiere di champagne dalla mano di un passante. 
“Scusa amico” Cole guarda il ragazzo sollevando le spalle per poi cominciare a dare lunghi sorsi.
“Ehi ehi” Lexie spalanca gli occhi come se si fosse ricordata improvvisamente di una cosa. “ Ma tu e Perceval siete di un'altra confraternita! Cosa diavolo ci fate qui? Non dovete essere alla festa di benvenuto degli Alpa?”
“Shhhhh” Cole la intima ad abbassare la voce. “Ci siamo imbucati e non rovinare tutto”
“La nostra festa è davvero noiosa...nessuno balla, nessuno fa battute, sembrano un branco di bradipi annoiati” Aggiunge Cole spiegandole per quale motivo il Capo Alpha e il suo vice fossero presenti ad una festa appartenente ad un'altra confraternita.
“Siete due idioti, tu di più!”Conclude Lexie allontanandosi dal posto lasciando Cole da solo a bere il suo champagne.

Lo strusciarsi addosso impertinente delle donne gli piace solo quando sono chiusi da soli in una stanza. Quella sala non fa davvero al caso loro. In più quelle labbra color della pesca profumate di gin non sono davvero il centro del suo volere. L'unica che vorrebbe ma a cui si è tenuto a debita distanza è la fonte dei suoi tormenti e desideri più insensati. Solo Cole crede che non sia così e spesso Perceval vorrebbe urlargli di essere un pazzo privo di senno. 
Emma è e dovrebbe essere solo la sua migliore amica. Nulla di più nulla di meno. 

“Cindy credo che sia il caso che tu ti tolga dalle scatole” un tono che non ammette repliche si imbatte contro gli occhi cerbiatti della giovane donna prosperosa. Con un ghigno che non ammette repliche prende a sfiorarsi con l'indice una ciocca di capelli cadenti sulla spalla sinistra. 

“Sono qui solo per offrirti qualcosa da bere! Su dai Rass non fare il guastafeste e accetta un bicchierino di gin” Così facendo fa segno al barman di versare gin in due bicchierini di vetro. L'uomo poco più grande di venticinque anni acconsente con un cenno del capo. “E' solo del Gin!” lunga dita affusolate sfiorano soavemente l'orlo della sua camicia bianca di cotone. Un sorriso sornione sorge sul suo volto ovale prima di ingerire in contemporanea il bicchierino di gin. 

“Ora se vuoi scusarmi” Perceval si solleva dallo sgabello ove istintivamente vi si è appoggiato e fa per andarsene quando la mora lo ferma per un braccio. Ancora sorridente si sporge quel tanto per sussurrargli parole indecifrabili all'orecchio prima di porgli un bacio casto sulla guancia. 

Ma spostando lo sguardo verso la sala intravede una figura fin troppo familiare. 

Perceval ,senza badare più alla donna che lo guarda con fare confuso e offeso, si allontana da quest'ultima per giungere l'altro lato della stanza con grandi falcate. Mai come in quel momento si sente stretto nei suoi stessi panni.

“Emma!” La prende per un braccio facendola voltare con poca grazia. Magari la ragazza in questione dovette ringraziare qualche santo in particolare per non essere inciampata sui suoi piedi. 
Un'espressione contrita sorge sul volto di Emma che prende a guardarlo stranita. Occhi cobalti in quelli color pece di lui. 
“Devo parlarti” Le dice semplicemente guardando fugacemente l'uomo che le teneva compagnia. Nel suo sguardo non vi è supplica, solo un ordine mal celato e questo Emma deve averlo capito poiché con uno strattone si libera dalla sua presa, poco ferrea, e incrocia le braccia al petto come farebbe ogni mamma col proprio figlioletto pestifero. 
Vedendoli in prossimità ad una discussione, lo sconosciuto va via dopo aver salutato Emma.

“Non abbiamo nulla da dirci Perceval! Non più almeno” Un sorriso falso quanto le scarpe parallele dei cinesi compare sul volto della ragazza dai crini chiari, che dopo aver proferito quelle poche e inutili parole si volta per dargli le spalle. “Và via, per favore.” Così dicendo porta una mano fra i crini lunghi per spostarli dalla spalla con moto di stizza.

Dinanzi a quel suo atteggiamento Perceval non ci vede più. Non rispondendo delle sue azioni porta un braccio attorno alla sua vita e l'altro sotto le sue gambe sollevandola d'un peso dal pavimento. Urla di sgomento e spavento fuoriescono dalle piccole labbra di lei che con umiliazione prende a colpirgli imperterrita il petto scagliandolo di piccoli pugni e pizzichi. La presa però questa volta è ferrea. 

“Mettimi giù razza di idiota!” Prende a scalciare provando in qualche modo a mettere fine a quel teatrino ottenendo però scarso successo. 

Con un bagliore negli occhi intravede da lontano la sua migliore amica Lexie. “Lexie! Ti prego aiutami!” Sventola le braccia in sua direzione cercando di attirare l'attenzione ma in cambio ottiene solo un occhiolino divertito e un'alzata di pollici come a dire "'brava! È questa la Emma che mi piace!'

 





Quella sera anche nella sede della confraternita Kappa si svolge una festa dedicata alle matricole, ma si tratta di una celebrazione tutt'altro che elegante.
Non vi è alcun bancone delle bibite e quantomeno una pista da ballo, bensì una sorta di salotto dai semplici divani, una grande cucina che accomuna i dormitori dei Kappa e un camino. Nessun smoking o abito lungo, la maggior parte dei partecipanti indossa pantaloni e maglietta.
A Corinne e a Sadie infatti sembra di essere in una delle vecchie feste organizzate all'ultimo minuto a casa degli ex compagni di liceo.



“Invidio i Beta” Sbuffa Corinne con le braccia conserte al petto.
“Già, non capisco perchè la loro confraternita possiede una bellissima e soprattutto spaziosa sede mentre noi sembriamo essere finite in una normalissima casa di un tizio qualunque” Sadie è d'accordo con la sua amica. Entrambe hanno ricevuto le foto della festa dei Beta mandate da Lexie nel loro gruppo whatsapp nominato "Le superchicche". 
“Dimmi ancora una volta perchè hai dato un nome così stupido al nostro gruppo!” Corinne da una gomitata a Sadie indicandole lo schermo dell'Iphone. Non avendo niente di meglio da fare, la ragazza dalla pelle scura è andata a rivedere le foto ricevute qualche minuto fa.
“Non sapevo come chiamarlo, e poi le Superchicche mi sembrava carino”Le risponde Sadie con aria innocua e stringendosi nelle spalle.

Corinne rotea gli occhi al cielo ma, una volta ritornata a puntare lo sguardo sul cellulare, nota con sorpresa un volto familiare tra i numerosi volti delle persone ritratte nella foto. “Guarda chi c'è” Con la punta dell'indice indica il volto della persona tra la folla immobile e racchiusa nello schermo del dispositivo.
Sadie si avvicina ancora di più alla sua amica e aguzza la vista per riconoscere meglio il soggetto in questione. Pochi secondi dopo risponde con un tono leggermente seccato: “ Ah Perceval”

“Ci sono andata a letto” Confessa Corinne di punto in bianco, e Sadie per poco non rischia di soffocare con la sua stessa saliva.
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“;La settimana scorsa, il primo giorno che siamo arrivate qui, tu non facevi altro che dormire perchè eri stanca per via del viaggio e io avevo voglia di conoscere il nostro college. Così sono uscita fuori e ho raggiunto il giardino. E proprio lì mi sono imbattuta in un ragazzo del terzo anno e, beh, il destino ha voluto che andassi a finire addosso a Perceval “Corinne si ferma per riprendere fiato. Racconta la sua storia con lo sguardo rivolto a terra, non riesce a guardare la sua amica perchè sa perfettamente cosa a stesse pensando in quell'istante. “Abbiamo parlato per un paio di minuti. Io ero ancora arrabbiata con lui per, sai, il fatto di Emma ma poco dopo ci siamo trovati nel suo dormitorio, o meglio nella sua stanza. Ed ecco, è successo e basta.”A fine racconto finalmente solleva gli occhi e torna a guardare la sua amica, timorosa del suo giudizio. 

Confusione ed incredulità sono ben dipinte sul viso di Sadie, ma quest'ultima confessa a sua volta qualcosa del tutto inaspettato : “ Mi sono fatta un professore”
Corinne passa dall'espressione timorosa di ricevere un cattivo giudizio a quella scioccata e allo stesso tempo adirata. 
“Sadie!” Le afferra una mano, guardandola preoccupata. “La piccola e stupida Sadie ha fatto cosa?!”
“Non mi giudicare, Corinne. E' stata solo una botta e via, e dopotutto io non lo rivedrò mai più. Tu invece dovrai raccontare la verità ad Emma” Si libera dalla stretta dell'amica, irritata per essere considerata quella stupida che ha fatto qualcosa di altrettanto stupido, quando in realtà è Corinne stessa a trovarsi nei guai. 
Ci tiene ad Emma e non vuole tenerla all'oscuro dell'intesa, se così vogliamo chiamarla, che c'è stata tra la sua amica e il suo ex ragazzo.

“D'ora in poi me la vedo io con Emma” Corinne si avvicina alla ragazza puntandole un dito accusatorio. “Tieniti da parte e...acqua in bocca, altrimenti sarò costretta a urlare ai quattro venti che sei la puttanella di qualche professore!” Detto ciò si allontana dal posto lasciando Sadie da sola circondata da sconosciuti intenti a versare nei rispettivi bicchieri fiumi e fiumi di alcool.
“Corinne aspetta”Ma ormai la sua amica si è allontanata abbastanza da non sentirla più. 
Sadie sbuffa, riprendendo a sorseggiare la sua bevanda.
Vuole bene a Corinne, ma ella quando si infuria è in grado di diventare una vera e propria arpia.




Nel frattempo dall'altro lato della stanza un ragazzo dall'aspetto minuto, ma non debole di corporatura, appoggiato al muro osserva curioso il litigio tra le ragazze nonostante non riuscisse ad ascoltare le loro parole a causa della musica che rimbomba per tutta la sede.

Non appena vede la ragazza dalla pelle scura allontanarsi lasciando così da sola l'amica , scatta in piedi come un felino che ha appena individuato la sua preda.
Accanto a lui vi è un altro ragazzo intento a fermare qualche studentessa per attacarvici bottone. 
“Ehi giovane fanciulla, vuoi vedere il mio drago? E' imprigionato nel suo castello e ha bisogno di qualcuno che lo liberi” Fa uno sguardo MALIZIOSO, accompagnato da una mano che indica il tesoro tra le gambe. Ma davanti a quella scena molte ragazze lo rifiutano con visibile disgusto. 
“Oh avanti, non vi piacciono i ragazzi bravi e ora nemmeno quelli cattivi? Siete tutte impossibili da capire! Siete più difficili dell'ultimo livello di Heroes of Newerth” Sbotta esasperato il giovane alle spalle del gruppetto femminile ormai lontano da poterlo sentire. 


“Se la smetti di comporarti come un nerd e di considerare il tuo cazzo come un drago imprigionato, vedrai che tutto andrà meglio”Gli suggerisce Daniel senza staccare gli occhi dalla figura di Sadie, come se avesse paura di perderla di vista. 
“Non riesco a non menzionare i giochi fantasy, sono davvero senza speranza” L'amico si appoggia contro il camino cominciando a formulare le solite lamentele di quanto sia sfigato e che non riuscirà ad entrare nella batcaverna di qualcuna prima della fine del college e via...insomma tutte lagne che Daniel conosce fin troppo bene e che in quel momento sta ignorando essendo concentrato su Sadie.
Ronald infatti non impiega molto tempo ad accorgersene. 

“Alza quel culo peloso da Chewbecca e và a parlarle. La stai fissando da vero psicopatico....falla finita una volta per tutte!” Ronald incoraggia il suo amico dandogli una pacca sulla spalla.
Daniel fa dei lunghi sospiri e annuisce con la testa, convinto di essere pronto a rivolgerle parola. In quel momento Ron appare come un allenatore che massaggia le spalle al suo campione di boxer urlandogli tutti i motivi per cui debba vincere. 
Daniel gli passa la bottiglia di birra e s'incammina verso Sadie. Non è un ragazzo timido o introverso, ma ogni qual volta che si tratta di Sadie diventa piccolo piccolo. Si è preso una cotta per lei dal liceo e da allora non è mai riuscito a confessarle il proprio amore.

“Ehi Sadie” Comincia lui una volta avvicinatasi a lei. 
E' felice di poterle finalmente parlare. Non trova mai Sadie da sola, molto spesso è circondata dal suo solito gruppetto di amiche composto da Emma, Lexie, Corinne e infine Sadie stessa. Ora è riuscito a trovare l'occasione di cominciare un vero e proprio approccio con lei e non se la sarebbe sfuggita per nessun motivo al mondo.

“Non ora, Daniel.” E senza che lo avesse previsto la ragazza solleva una mano come se volesse bloccarlo e fa per andarsene.
Daniel vedendola sparire dalla sua vista rimane completamente di sasso. Resta immobile sul posto con le labbra socchiuse e con il cuore a mille pezzi. 
Sadie se n'è andata, e con lei la rara opportunità di aprirvici una conversazione.

Non sa per quanto fosse rimasto lì, senza muovere alcun muscolo e con lo sguardo ancora fisso sul punto in cui Sadie si era allontanata, ma quando Ronald lo scuote per risvegliarlo da quella sorta di stato in trance nota di essersi perso un paio di cose. La sede si sta completamente svuotando, tutti i partecipanti si stanno buttando fuori per raggiungere una medesima destinazione.
“Hanno trovato un cadavere nella confraternita Beta!” Esclama Ron e tutto eccitato gli afferra un braccio trascinandoselo fuori dalla sede Kappa per unirsi alla folla che, in preda dalla curiosità di vedere cosa fosse accaduto, cammina rapidamente verso il luogo dell'omicidio.


 

Una brina leggera e piacevole li prende in pieno volto facendoli respirare a pieni polmoni. Se solo Perceval non avesse ancora fra le braccia, contro ogni volontà, la dolce Emma che una volta messa giù, per la prima volta, aveva preso a guardarlo in cagnesco. 
Per un attimo seppe di odiarlo, persino lui, in un modo o nell'altro se n'è accorto. 

“Per quanto non mi importi il mio aspetto non mi piace avere i capelli scompigliati!” Con le mani esili quanto scheletriche prende a sfiorarsi i crini color del grano tentando di risistemarli come meglio può. 
Per tutto il tempo evita lo sguardo indagatore della figura maschile che gli sta a un palmo dal viso. 

“Sei bella comunque Emma”
 Voce incrinata, rauca e piena di rammarico fuoriesce istintivamente dalle labbra sottili, nascoste dietro una folta barba, di lui.
“Questo è sicuro! E sinceramente anche quel tipo lo pensava” Non sa spiegare esattamente il motivo per cui parli così. Ma la sua espressione contrita, arrabbiata e delusa possono essere un'ottima spiegazione.
“Non è nemmeno il tuo tipo” Sbotta d'un tratto spazientito, poggiandosi alla parete di una tonalità giallina, per poi portare gli occhi su quel piccolo portico in legno bruciato che li protegge da una luna piena e luminosa.
 Il viso di Emma illuminato dai raggi lunari è ancora più bello.
 
“E chi sarebbe il mio tipo, eh? Perché qualche mese fa credevo che lo fossi tu ma evidentemente mi sbagliavo! Perché sei sparito?”La Emma docile e fragile, quella che esattamente conosce Perceval, è ripiombata con un tonfo sordo, prendendolo alla sprovvista. Questa volta l'espressione contrita è la sua. 
Emma incrocia le braccia avvicinandosi di qualche passo per fronteggiarlo. Vuole la verità e crede di poterla ottenere. 
Ma il Perceval che conosce lei è smarrito chissà dove. Con poco preavviso, con entrambe le grosse mani l'afferra per le spalle acute solamente quel tanto da non farle capire esattamente cosa volesse comunicargli. 
Si avvicina ancora di più col volto, fino a far divenire quella distanza abbastanza pericolosa. Per un attimo Emma smette di respirare e il suo cuore prende a battere, intuendo male le sue intenzioni. 

“Credimi è un bene che io sia sparito dalla tua vita!” Voce sussurrata è appena percepibile giunge al suo orecchio sinistro. Una rabbia del tutto anomale le inonda ogni lembo di pelle. 
“E allora è un bene che tu continui a starne fuori. Non mi importa cosa tu faccia o con chi faccia determinate cose. Tra me e te è finito tutto. Ogni cosa che avevamo ora non c'è più! E si, un giorno, inizierò anch'io a pensare che sia un bene”
Emma ancora più stizzita di prima, si scrolla di dosso le sue grosse mani, grosse quanto adorabili mani, e fa per andarsene quando un urlo agghiacciante squarcia, privo di delicatezza, il silenzio di quella notte tanto buia e profonda.



Daniel e Ronald abbandonano la sede dei Kappa per seguire la folla che accorre numerosa al cortile che si affaccia al palazzo dei dormitori Beta.
“Non riesco a vedere, c'è troppa gente! Vorrei tanto avere qualche potere telepatico in modo da spostarli stile Mosè”Ronald , leggermente affaticato per la corsa, tenta di farsi spazio tra gli altri ragazzi super curioso di vedere il corpo privo di vita.
Daniel invece guardandosi attorno nota Sadie accanto all'amica, entrambe sconvolte .
Non ci pensa due volte a raggiungerle, con la chiara intenzione di riprovarci con Sadie.

“Sadie! Senti so che io e te non ci conosciamo molto ma” Ma non appena Daniel volta la testa verso il cadavere lo shock gli si dipinge sul volto. <>
“LEXIE! NO! NO” Un urlo straziante di Emma cattura l'attenzione di tutti i presenti.
La bionda corre vicino al cadavere della sua migliore amica all'interno di una fontanella. Vi si butta dentro tentando di rianimarla, nonostante il suo cuore abbia smesso di battere da tempo.
Affonda il viso sul petto di Lexie scoppiando a piangere davanti alla folla.
Perceval, non meno scioccato di tutti, scuote il capo in segno di diniego.


Corinne non aspetta nulla a raggiungere Emma e a condividere con lei il dolore della perdita di una loro cara amica.
Sadie dapprima cerca di convincere se stessa che tutto ciò non fosse reale, per poi perdere i sensi. Daniel l'afferra al volo e l'appoggia delicatamente a terra, dandole dei leggeri schiaffi per risvegliarla.

Cole appare accanto al fianco di Perceval e gli appoggia una mano sulla spalla. “H-ho chiamato l-la polizia.... ar...arriva a momenti” Lo informa tra un singhiozzo e l'altro, con il viso bagnato da amare lacrime. Nonostante vi era solo tolleranza tra lui e Lexie, Cole le si era affezionato in un certo senso.

Un'ora dopo Emma e Perceval sono seduti sul retro dell'ambulanza a testimoniare ciò che hanno visto ad alcuni agenti di polizia.
Emma, con lo sguardo completamente vuoto, non riesce a pronunciare ad alcuna frase. Essendo troppo scossa per via dell'accaduto non riesce a rispondere alle domande della polizia.
Per fortuna ci pensa Perceval a mandarli via il più presto possibile. “ Sentite l'ho ripetuto più volte. Abbiamo visto un corpo cadere dal terzo piano e cadere direttamente sulla fontana del cortile. Non abbiamo visto nessuno e non sospettiamo nessuno. Ora non abbiamo nient'altro da dire” Detto ciò prende delicatamente Emma per mano e l'aiuta ad allontanarsi dagli agenti che continuano a trascrivere su un blocchetto la loro testimonianza.

“Ti accompagno alla tua stanza”
“No” Emma riesce finalmente a parlare, anche se debolmente. “Non voglio dormire da sola”
“E a questo ci pensiamo noi” Intervengono Corrine e Sadie dopo aver origliato la loro breve conversazione. “Su andiamo, sei ancora bagnata fracida” Corinne le mette un braccio attorno alle spalle e le tre amiche s’incamminano verso i dormitori.




Una stanza, si e no grande 4x4, simile a uno sgabuzzino è appena illuminata da una lampadina riposta su di un comodino rivestito di una plastica nera nell'angolo est. In quella stanza si può dire che vi sono solo cianfrusaglie inutili e una scrivania con su troppe scartoffie da tenere in considerazione numerica.

“Avevi detto che non le avresti torto un capello!” Una voce flebile appena udibile si alza contro quelle quattro pareti.

“ Non ricordo di aver fatto promesse.” Tono divertito e saccente si scontra con la preoccupazione ben celata dell'altra sagoma scura posizionata contro lo schienale di una sedia mobile di pelle nera. “ Suvvia non facciamo i guastafeste! Al termine di tutto ciò ognuno avrà quel che merita, persino noi! “ Con convinzione liquida con un gesto della mano la sagoma alle sue spalle invitandolo ad abbandonare la stanza.

La figura sembra obbedire controvoglia, dopodichè abbandona la sorta di sgabuzzino lasciando da solo l'interlocutore, dal petto del quale si solleva una risata bassa, ma maligna.





Curiosi di scoprire l'identità dell'assassino? Continuate a seguirci e ...recensite!!
  
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