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Autore: HeartBreath    12/09/2015    2 recensioni
Sherlock è annoiato. Lestrade non ha un caso da dargli.
In compenso, ha un segreto che stuzzica la curiosità dell'investigatore.
[MYSTRADE]
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Caffè, colonia e Tarte Tatin

 






Quando Greg era uscito per un caffè e lo avevano avvertito che Sherlock Holmes era nel suo ufficio, aveva gettato la testa all'indietro esasperato. Sapeva cosa significava. Sherlock si annoiava e voleva che lui ponesse rimedio al suo opprimente problema: voleva un caso da risolvere.

Quel giorno, Londra non era sopraffatta dal forte vento tipico di quel periodo dell'anno. L'aria era fresca, piacevole se unita al caldo profumo di un caffè del chiosco davanti a New Scotland Yard. Greg avrebbe voluto godersi la sua pausa all'aperto, nel silenzio disinteressato della strada, libero per un attimo da colleghi, telefoni che squillavano, affari burocratici – tutti che pretendevano la sua attenzione.

Invece era stato richiamato al dovere da un SMS che diceva soltanto “E' entrato nel tuo ufficio”. Quando qualcuno in centrale sottintendeva il soggetto di una frase del genere, era sempre di Sherlock Holmes che si parlava. E anche da un SMS, Lestrade sentiva forte e chiaro il tono seccato di chi aveva avuto l'onore di incrociare il “grande consulente investigativo”. Senza che ci fosse bisogno di dirlo ad alta voce, Holmes non piaceva a nessuno là dentro.

L'ispettore lo trovò accomodato sulla sedia degli ospiti, le gambe accavallate erano così ingombranti che dovevano tenersi storte perché il ginocchio non si scontrasse con la scrivania. Sherlock non era poi così alto, in effetti, ma il fatto che fosse tanto magro aiutava a costruire quell'illusione di lui.

“Non ti è nemmeno passato per la testa di aspettarmi in sala d'attesa, vero?” grugnì, sfilandosi la manica del cappotto dal braccio libero dal caffè. Poi poggiò la tazza sulla scrivania e se lo tolse, lasciandolo all'appendiabiti nell'angolo.

“In sala d'attesa si siede chi ha un problema da risolvere”

A quell'osservazione, sospirò, pensando tra sé che lui ne avesse tanti di problemi. Ma non li avrebbe risolti mai. “E tu perché saresti qui, allora?”

“Per risolvere i tuoi, di problemi”

Crollò sulla poltrona in modo poco elegante. “Il mio problema al momento è un rompiscatole che irrompe durante la mia pausa. Non ho casi per le mani, Sherlock”

“Ieri avevate quel rapimento al centro commerciale e non mi avete detto nulla. L'ho dovuto leggere sul giornale”. Sherlock sembrava piuttosto irritato – anzi, offeso. Doveva annoiarsi davvero tanto.

“Ce la siamo cavata senza di te”

“Io avrei risolto il caso più in fretta”

“Forse. Non lo sapremo mai. Dov'è John?”

“John non mi segue ovunque vada”

Greg inarcò le sopracciglia. “Dov'è John?” ripeté.

“A Edimburgo” si rassegnò l'altro, spostando lo sguardo nel rispondere.

L'ispettore storse la bocca. Questo spiegava perché Sherlock fosse venuto lì di persona, invece di mandare un messaggio come suo solito. Non aveva Watson a tenerlo occupato, e probabilmente nessuno aveva bussato alla porta di Baker Street o scritto un'email per chiedergli aiuto. E la calma piatta della quotidianità lo aveva portato ad elemosinare enigmi da districare a Scotland Yard.

Greg prese un sorso di caffè e, quando alzò di nuovo lo sguardo, notò che Sherlock lo stava fissando, le dita giunte davanti alla bocca.

Ingoiò. “Che c'è?”

“Hai addosso dell'acqua di colonia”

Aggrottò la fronte. “Allora?”

“Troppo costosa perché tu possa permettertela” commentò Sherlock, nel solito tono neutro con cui esprimeva sempre cafonaggini del genere.

Lestrade respirò profondamente, nel solito tentativo di non prenderlo a pugni. “E cosa ne sai tu di ciò che posso o non posso permettermi?”

“Che domanda stupida. So quanto guadagni col tuo lavoro, naturalmente”

“E' colonia, ti assicuro che posso comprarmene una boccetta senza andare sul lastrico”

“Ti risparmio lo stress di inventare una cifra sul momento e non ti chiedo quanto l'hai pagata: so che menti. Tu non metti acqua di colonia” scandì Sherlock, neanche fosse un ordine.

D'istinto, Greg serrò la mascella. Ed era sicuro che lui lo avesse notato. “Si può sapere dove vuoi arrivare? Ho iniziato a metterne un po' prima di uscire, perché tante storie?”

Il consulente investigativo sogghignò, come se aspettasse solo una domanda simile. Attaccò a parlare: “Al mattino rimandi la sveglia sul cellulare almeno due volte. Ti alzi, ti rendi conto che farai tardi al lavoro. Bevi un caffè, ti lavi e radi di tutta fretta – come suggeriscono i tagli superficiali sotto il mento e il modo frettoloso e disordinato con cui la barba è stata eliminata”. Lo sguardo di ghiaccio era fisso sulla vittima del suo smascheramento, come se avesse già memorizzato tutte le piccole cose nell'aspetto di Lestrade che gli avevano fatto capire ciò che stava dicendo. “Attraversi la città in auto e sei qui in venticinque minuti, trentacinque quando non riesci ad evitare il traffico in centro perché ti sei trattenuto troppo sotto la doccia. Da quando ti conosco ti sei sempre presentato in centrale con addosso solo sapone e deodorante. Invece, ultimamente, hai addosso un particolare e costoso tipo di colonia. E non hai materialmente il tempo di preoccupartene”

Se Lestrade restò senza parole per tutta la durata di quel discorso, non fu per le deduzioni incredibilmente precise che aveva appena sentito sulle proprie abitudini mattutine. Sapeva perfettamente che Sherlock era capace di capire tantissimo da quei minimi dettagli che nessuno notava mai. Il suo sbigottimento fu per la velocità con cui si era ritrovato senza risorse, senza una scappatoia. Senza un singolo secondo scoperto in quel quadro dei suoi orari, in modo da poter giustificare l'odore che il segugio aveva fiutato.

“D'altra parte” continuò lui, con l'aria di divertirsi – sicuramente di più che stando a casa ad aspettare che qualcuno venisse brutalmente assassinato. “questo aroma non può essere un tentativo di far colpo su Donovan o un'altra delle tue scialbe sottoposte: i tuoi vestiti sono sempre stirati male, perché era tua moglie quella brava in casa, non ti pettini con più cura e non ti preoccupi della polvere sulle scarpe comode che indossi più spesso. Tutto nel tuo aspetto è esattamente trasandato come lo è sempre stato, l'unico cambiamento è l'acqua di colonia”

Greg pensò che si sarebbe arrabbiato per quella violazione della sua privacy con insulti nel sotto-testo. Ma in quel momento era troppo occupato a tentare di calmare il battito che andava a mille, bersaglio indifeso di un'improvviso senso di nervosismo e vulnerabilità. “Sherlock”

Lui non lo ascoltò, continuò a parlare con lo stesso ritmo spedito e ispirato. “La conclusione più ovvia non è che tu stia cercando di portarti a letto qualcuno, ma che lo stia già facendo. Qualcuno che hai lasciato stamattina per venire qui. Che ti ha contaminato col suo profumo dopo che ti sei vestito. Qualcuno che ha provato quella colonia a ventisei anni e che non se n'è più separato – perché è un abitudinario e perché quella fragranza leggera sembra essere gradita tanto a Sua Maestà”

Disarmato, spalle al muro e probabilmente prossimo ad un attacco cardiaco, l'ispettore irrigidì le labbra. “Non so di cosa tu stia parlando”

Sherlock affilò lo sguardo. “Lo vedo il sorriso che stai cercando di trattenere, Lestrade. Dev'essere già difficile non potersi vantare con nessuno del fatto che tieni letteralmente il Governo Inglese ai tuoi piedi”

“La smetti di sparare stronzate?” rise istericamente Greg. “Sul serio, hai preso un granchio”

“Te l'ha detto Mycroft di dire così?”

“Per l'ultima volta: non prendo ordini da tuo fratello”

“Non ho dubbi che ci metterebbe meno di due minuti a convincerti ad assecondarlo in uno dei suoi morbosi piani per spiarmi. Ma non intendevo questo”

Gesticolò senza un motivo quando sbottò: “Senti, perché sei ancora qui? Piantala di indagare su di me perché non hai un caso che tenga attivo il tuo cervello del cazzo, vattene e lasciami lavorare”

“Non stai lavorando a nulla, è da ieri che fai ricerche sulla Tarte Tatin” replicò Holmes indicando il suo computer con un gesto del braccio.

Lestrade sbatté le palpebre. “E tu come diavolo lo sai?”

“Potrei aver sbirciato la tua cronologia mentre ti aspettavo”

Bofonchiando qualcosa che nemmeno lui capì, scattò in piedi. “Esci dal mio ufficio, prima che ti butti fuori a forza di calci”

Per nulla intimorito – nuovamente annoiato, piuttosto -, Sherlock sospirò e si alzò dalla sedia. “Non affannarti tanto per impressionarlo con le tue doti culinarie, fa lo schizzinoso ma si avventerebbe su qualunque fonte di zuccheri pur di trasgredire la dieta”

Greg afferrò la spallina del suo cappotto per spingerlo fuori. Poi, sulla soglia, si bloccò. S'inumidì le labbra e lo lasciò andare. “Lui vorrebbe che ti chiedessi di non dirlo a nessuno” mormorò. Tenne gli occhi bassi, come se ci fosse qualcosa di cui vergognarsi in quello che diceva.

“Sbagliato. Ormai lo sa l'unica persona che avrebbe voluto non lo scoprisse mai”

Sollevò lo sguardo. Sherlock sorrise, in un modo che non seppe decifrare. E se ne andò. L'ispettore si passò una mano sugli occhi, chiedendosi cosa fosse successo. Perché Sherlock lo aveva sottoposto ad un interrogatorio simile?

No, non era un interrogatorio, in effetti non gli aveva fatto nessuna domanda, bensì si era risposto da solo. Il termine giusto era terzo grado.

Sherlock avrebbe potuto dedurre tutto ciò che aveva dedotto anche senza sbandierarlo a voce alta. Certo, c'erano occasioni in cui faceva sfoggio delle proprie capacità, ma il più delle volte si limitava a meravigliarsi di quanto la gente fosse stupida a non capire ciò che lui vedeva istintivamente.

La prima ipotesi che arrivò alla cinica mente di Lestrade, fu che Sherlock voleva qualcosa in cambio del suo silenzio. Ma cosa avrebbe mai potuto volere da lui? Il licenziamento di Anderson, forse.

Scosse la testa. Se Sherlock avesse voluto ricattarlo, lo avrebbe detto apertamente. Invece aveva sorriso ed era andato via. Magari quel sorriso significava che avrebbe tenuto la bocca chiusa.

Greg tornò alla sua poltrona, riaprì la pagina web con la ricetta della Tarte Tatin e bevve un altro sorso di caffè, ormai freddo. In un gesto meccanico, sfilò il cellulare dalla tasca e compose un numero che aveva imparato a memoria, perché non poteva registrarlo nella rubrica.

Uno squillo. Non più di uno.

Sì”. Questa era la sillaba con cui Mycroft Holmes invitava qualunque interlocutore a parlare. O, per dirla tutta, glielo ordinava.

“Lo sa”. Anche parlando con lui, il soggetto inespresso era sempre Sherlock.

Silenzio. Per tre secondi esatti.

Gregory”

Lestrade spalancò la bocca indignato come se lui gli stesse davanti. Ma non riuscì ad evitare che il sangue nelle vene formicolasse per quel modo dispotico, ammonitore e affascinante con cui Mycroft spesso pronunciava il suo nome. “Ehi, io non ho fatto nulla! In realtà è colpa tua, che mi salti addosso quando mi sono fatto la doccia e continuo a ripeterti che devo andare a lavoro. Mi ha sentito il tuo odore addosso”

Silenzio. Altri due secondi.

“Passi da me stasera?”

Oggi sono piuttosto occupato” disse Mycroft, freddo. Troppo freddo.

“Ma... ce l'hai con me? Te l'ho detto, non è stata colpa mia. E poi per quanto speravi di tenerglielo nascosto?”

Suppongo che sia stato un mio errore, lasciare sulle tue sole spalle il compito di raggirare Sherlock Holmes”

“Stronzo”

Silenzio.

Quattro.

Cinque.

Sei.

“Ho imparato a fare la Tarte Tatin, pensavo di prepararla come dessert”

Uno.

Du-

Alle otto”

Greg sorrise.




















Ehi! Bentrovato fandom di Sherlock, che nostalgia avevo delle one-shot scritte di getto qui. Questo è stato un piccolo esperimento, perché la Mystrade è un'OTP a cui mi sono affezionata accidentalmente. Cercavo di capire come facesse la gente a shipparli, tra video e fanfiction... e ci sono cascata anch'io ._."

Insomma, fatemi sapere cosa ne pensate di questa shot, se vi va date un'occhiata alle altre che ho pubblicato su Sherlock e se avete voglia di conoscere ancora la mia follia patologica passate dalla paginetta Facebook.

Ok, vi ho importunato sin troppo. Vi mando un abbraccio e una fetta di Tarte Tatin!


V

  
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