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Autore: Ilary_tommo    13/09/2015    0 recensioni
Louis Tomlinson è un ragazzo un po' strano che tutti considerano sfigato e inutile alla società. Viene sempre preso in giro a scuola ma, un giorno, fa una scoperta incredibile.
Louis dovrà cercare di tenere nascosta questa sua scoperta perché, se qualcuno ne venisse a conoscenza, potrebbe esserne privato.
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"Pensavo che fossi una leggenda".
"E invece eccomi qui, in carne ed ossa".
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Copyright a @Ilary_tommo
Genere: Fantasy, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Mi avvicinai un po' di più e mi sedetti su uno scoglio vicino a lei.

"Come mai ti trovi qui?" le chiesi a voce bassa.

Non volevo rischiare di spaventarla alzando la voce. Così avevo deciso di utilizzare un tono basso.

Lei abbassò lo sguardo e iniziò di nuovo a singhiozzare. Io non volevo che piangesse, volevo solo che mi sorridesse come quando le avevo preso la mano.

"N-non piangere ... M-me lo dirai quando ti sentirai meglio".

Le accarezzai la guancia bagnata e le asciugai le lacrime con il pollice.
Sorrise dolcemente al contatto con la mia mano e mi si scaldò il cuore.
Era così adorabile.

Il suo sorriso mi fece dimenticare il vero motivo per cui ero andato al molo e, di questo, non la ringrazieró mai abbastanza.

"Sei così adorabile".

Arrossii improvvisamente realizzando quel che avevo detto. La sua risata cristallina mi invase le orecchie e mi fece sentire vivo.

Realizzai che c'erano cose bellissime nel mondo, come lei. Creature ancora da scoprire, posti ancora da vedere. Capii che non dovevo suicidarmi, non dovevo scappare.

"Come ti chiami?" le chiesi senza smettere di sorridere.

"Mi chiamo Aqua" rispose.

"Io sono Louis William Tomlinson".

"È un nome troppo lungo".

Risi guardando il cipiglio sul suo viso. Stava sicuramente cercando un nome più corto da darmi.

"Potresti chiamarmi Louis" dissi e lei annuì sorridendo.

Vidi le prime luci dell'alba farsi spazio sul mare.

"Credo che ora io debba andare" dissi dispiaciuto.

"Anche io. Ciao Louis".

Sospirai triste vedendola nuotare via velocemente. Chissà se l'avrei più rivista.

***

Una volta tornato in camera, mi buttai a peso morto sul letto. Ero stanchissimo perché non avevo dormito.

La sveglia suonò e io la spensi infastidito. Non avevo proprio voglia di andare a scuola quel giorno.

Non ero pronto a rivedere i bulletti che si prendevano gioco di me, che si divertivano a farmi male.

"Rammollito, è ora di andare a scuola".

La voce fastidiosa di mia sorella mi risvegliò dai miei pensieri e mi stroppicciai gli occhi assonnati.

Mi alzai dal letto e mi fiondai in bagno per lavarmi i denti e vestirmi. Quel giorno mi sarei messo degli skinny jeans neri, una T-shirt bianca semplice, le mie amate vans nere e una felpa dello stesso colore.

Colori molto allegri mi dicono ...

Come si fa ad essere allegri quando tutto ti va male? Passavo le giornate a pensare a come sarei potuto cambiare, a cosa avrei potuto fare per farmi piacere dalla gente.

Mi guardai allo specchio e sospirai osservando il ragazzo che era riflesso nel vetro.

Viso pallido, occhi stanchi, qualche livido qua e là ...
Facevo di tutto per nascondere i miei sentimenti e i miei problemi, sopratutto a mia madre. Lei era l'unica a cui importavo per davvero e non volevo deluderla. Inoltre non volevo sembrare debole di fronte a mio padre e a mia sorella che erano convinti che io lo fossi.

Osservai il corpo magro che mi ritrovavo. Forse avrei dovuto iniziare a mangiare un po' di più.

Gli occhiali rendevano il tutto un enorme pasticcio. Mi mancava solo l'apparecchio e avrei potuto cambiare il mio nome in 'Il ragazzo più sfigato del pianeta'. Non che non lo fossi già, ma quelli erano solo dettagli.

Sistemai gli occhiali che stavano lentamente scendendo sul mio naso e osservai i disegni sul mio corpo.

I tatuaggi che avevo sul petto spuntavano dalla scollatura della maglia e quelli sulle braccia erano ben visibili. Non che mi rendessero più virile, essendo tatuati sul corpo di un diciottenne con problemi sentimentali e sociali.

Già, problemi sentimentali, perché non bastavano i pugni dei bulli. Anche l'amore della mia vita doveva rovinarmi le giornate: Grace Walsh.

Avevo il groppo alla gola ogni volta che la vedevo a braccietto con il capo della squadra di rugby della scuola (che era un armadio a due ante, per questo avevo paura a rivolgere la parola alla sua ragazza).

Perciò mi limitavo a guardarla da lontano sperando di essere notato prima o poi. Cosa che sicuramente non sarebbe mai accaduta.

Scesi al piano di sotto e afferrai lo zaino velocemente uscendo di casa. Non volevo che mia madre mi obbligasse a portarmi la merenda. Tanto non l'avrei mangiata comunque.

Camminavo velocemente sotto la pioggia diretto a casa di Harry che, come tutti i giorni, mi aspettava davanti al suo vialetto.

"Ehi, Hazz" dissi cercando di sembrare il più allegro possibile.

"Lou" si avvicinò a me tenendo lo zaino su una spalla sola.

"Stai bene?".

No, per nulla.

"Sì, andiamo?" sorrisi falsamente iniziando a camminare davanti a lui.

Lui annuì senza ribattere. Chissà se aveva capito che stavo mentendo.

***

Harry si stava divertendo a lanciare palline di carta a quelli davanti, mentre io scrivevo tutto quello che diceva la prof sul mio quaderno.

Rise quando una delle palline si incastrò nei capelli di una nostra compagna di classe.

Lei si voltò arrabbiata e guardò entrambi mimando un:"All'intervallo ne riparliamo".

Almeno lei non mi faceva paura. Si chiamava Candis Cooper ed era una sfigata come me: capelli rossi raccolti in due code in cima alla testa, occhi verdi, lentiggini, occhiali neri spessi e apparecchio.

"Certo, bimba. Ci vediamo fuori" sussurrò Harry facendole l'occhiolino.

Alzai gli occhi al cielo.

***

Io e Harry stavamo aspettando Candis fuori da scuola. Finché stavo con il riccio sapevo che i bulli non sarebbero venuti a picchiarmi.

Era molto più alto e forte di loro. Mi chiedevo ancora perché fosse amico di uno sfigato come me.

Lui era un vero amico: non gli importava che io fossi nella più bassa delle caste sociali della scuola, stava con me lo stesso e non si vergognava di questo.

Un giorno gli avrei detto che gli volevo bene, ma non ora. Adesso sono troppo impegnato a osservare la scena davanti a me.

Grace Walsh, Kate Lange e Shila Thompson stavano camminando verso la porta che dava sul corridoio della scuola.

Intanto Candis stava uscendo e una delle tre le aveva dato una spallata facendola cadere nel fango.

Naturalmente, non era stata la mia amata Grace. Trattenni le lacrime vedendola limonare con il caposquadra.

Intanto Harry si era avvicinato a Candis e l'aveva aiutata ad alzarsi.

Lo seguii velocemente quando vidi Niall&co. avvicinarsi.

Spazio autrice:

Sono depressa. Domani inizia la scuola. Ho detto tutto.

  
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