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Autore: AnimeChan97    13/09/2015    2 recensioni
Una sera tranquilla nell'epoca Sengoku, Sesshomaru si è fermato nel suo viaggio per far dormire i suoi compagni, Jaken e Rin. Guardando la bambina dormire Sesshomaru riflette sul suo rapporto con lei. (spoiler)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Rin, una parola, una parola sola riecheggiava nella mente di un certo principe dei demoni. La sua piccola Rin, quella piccola bambina che adesso stava dormendo dolcemente contro il tronco di un albero.

Segretamente Sesshomaru era geloso di quell'albero, si, voleva essere lui a tenere stretta a se l'unica persona che gli stava a cuore, l'unica tra umani e demoni. E allora perchè non lo faceva? Già, perchè, continuava a chiedersi il nobile e temuto demone; forse aveva paura del giudizio degli altri... "Cosa? Paura? Questo Sesshomaru non conosce la parola paura" pensó deciso.

Eppure molte volte aveva dimostrato di provare questo sentimento soprattutto per la stessa Rin quella volta che lei, per colpa di un suo capriccio, aveva perso per la seconda volta la vita, tutto questo per insegnargli la compassione.

Solo a pensarci nuovamente gli si rabbuiava il volto, in segno di rabbia e rancore: si rancore, rancore verso la madre che l'aveva costretto a fronteggiarsi contro un segugio dell'aldilà e dopo averlo ferito, quel cane, quasi per ripicca, prese la bambina...ingoiandola....uccidendola.

Basta. Ricordi troppo dolorosi, cosí come fa male ricordarsi di antichi sbagli e sentire quello strano dolore al petto e un groppo alla gola che provoca lo scuotere ossessivo della testa, come se quel ricordo in qualche modo potesse uscire da essa, per non tornare mai più, e il conseguente abbassamento dello sguardo: questo ultimo atto, per quanto semplice, marchierà a fuoco quel ricordo nella memoria, e non lo lascerà finchè quest'ultima non si spegnerà, un giorno, e purtroppo per il Daiyoukai, un giorno lontano.

"Basta!" gridó di nuovo nella mente il demone, il viso solcato da una rabbia furiosa. Basta ricordare, adesso Rin era con lui, dovrebbe dimenticare il passato, dimenticare il dolore provato per l'apparente perdita della piccola che vedeva come la sua bambina, la SUA e di nessun altro.

Sesshomaru si alzó, raggiunse la bambina e la prese in braccio per poi adagiarla sulle sue gambe, abbracciandola a se, senza che questa si svegliasse, accarezzando dolcemente i suoi capelli corvini, inspirando il suo odore; fosse stato di qualsiasi altro umano lui si sarebbe disgustato, ma l'odore di Rin, assomigliava a quello dei ciliegi in fiore, cosí puro, così innocente...

La piccola dormiva, tranquilla, ignara di tutto. Ignara non proprio, sulle suo dolce viso,, così tranquillo e ingenuo, albeggiava l'ombra di un sorriso, era solo un accenno ma per Sesshomaru bastava. Il freddo demone che non conosce la parola "compassione", ne ha imparato il significato convivendo con questa bambina, la sua gioia, energia, ingenuità, felicità... Quegli occhi castani che, posandosi su di lui, non trasmettono paura e il solito timore reverenziale che Sesshomaru era solito ricevere, no; i suoi occhi sembravano dire "papà"

Si, papà.... Inizialmente la sola idea gli avrebbe suscitato una sensazione di repulsione ma col passare dei giorni, imparó ad accettare questo 'epiteto' per poi assumersene il ruolo, si, aveva accettato di essere come un padre, una figura di riferimento per questa giovanissima donna.

Altri ricordi esondarono nella sua mente, uno in particolare attiró la sua attenzione. Ricordó di come lei si paralizzó la prima volta che incontrarono quel demone di basso rango, Koga, capo della tribú di lupi che tempo fa attaccarono il villaggio di Rin e la sbranarono, da allora non riesce a non paralizzarsi alla vista di uno solo di quei lupi. Ricorda di come lei stava cercando riparo dietro Jaken finchè lui non arrivó, guardando freddamente i lupi e il loro 'maschio alfa'. Solo quello sguardo, spietato, minatorio, serví a far indietreggiare quegli animali: non aveva bisogno di sprecare parole, lo sguardo era sufficiente.

Ricorda perfettamente il volto di Rin quando si accorse della presenza del Demone Maggiore, andando poi a nascondersi e a cercar protezione dietro di lui, ricorda di quel breve sguardo che le rivolse: i suoi occhi dorati catturarono tutte le emozioni della piccola umana, scolpendole nella sua mente:, gli occhi castani solitamente allegri e pieni di brio, ora intrisi di terrore e spalancati, le sue labbra minute che ostentavano spesso il sorriso tipico nei piccoli della sua età, ora serrate, tremanti quasi, il viso, il viso aveva perso colore, le mani che afferravano con forza un lembo della sua veste.

Il fatto che non riuscisse a calmarsi nonostante lui fosse presente, lo innervosiva, lo faceva infuriare contro chiunque l'avesse traumatizzata a tal punto, quell'espressione così impaurita tuttavia, lo aiutava a mantenere viva quella fiamma, il senso di protezione che riservava a lei e a lei soltanto.

La notte la trascorse così, vigile, attento, nessuno poteva avvicinarsi alla sua Rin; anche il misero insetto che si posava sulla candida pelle della piccola veniva neutralizzato. Il suo sguardo freddo come il ghiaccio emanava nell'aria una singola minaccia, una singola frase, concisa, spietata: AVVICINATI E SEI MORTO.

   
 
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