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Autore: FloxWeasley    13/09/2015    6 recensioni
“Derek...” mugolò di nuovo la giovane, arrotolandosi più stretto il piumone intorno al corpo e tentando di allontanare il fidanzato con qualche calcio poco convinto.
Lui però non le diede retta; c'era solo una cosa che voleva dopo un turno di 36 ore in ospedale e una camminata in mezzo alla bufera di neve che infuriava per la città alle quattro del mattino: abbracciare la sua fidanzata e addormentarsi con lei, respirando il suo profumo e il suo calore.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Addison Montgomery Sheperd, Derek Sheperd
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Back to December


“Derek... hai i piedi gelati...”
Era una freddissima notte di metà Dicembre, a New York, ma nel tepore della camera da letto di casa Montgomery-Shepherd Addison era riuscita a dimenticarsene. O almeno così era stato finché il suo fidanzato storico, nonché futuro marito, non aveva avuto la brillante idea di infilarsi sotto le lenzuola di flanella congelato come un merluzzo.
“Derek...” mugolò di nuovo la giovane, arrotolandosi più stretto il piumone intorno al corpo e tentando di allontanare il fidanzato con qualche calcio poco convinto.

Lui però non le diede retta; c'era solo una cosa che voleva dopo un turno di 36 ore in ospedale e una camminata in mezzo alla bufera di neve che infuriava per la città alle quattro del mattino: abbracciare la sua fidanzata e addormentarsi con lei, respirando il suo profumo e il suo calore.
Quindi si avvicinò ancora di più e, ridacchiando piano, le passò le braccia attorno ai fianchi e la strinse a sé, posandole un bacio su una spalla.
“Derek!” protestò a quel punto lei, esasperata, aprendo finalmente gli occhi e tirandosi a sedere. “Mi sembra di dormire con un pupazzo di neve!” E a tentoni se lo spinse via di dosso.
“E dai, Addie, cosa ti costa scaldami un po'?”
La camera da letto era ancora immersa nell'oscurità, ma Derek sapeva bene quale espressione avesse sul volto in quel momento la sua ragazza: ne aveva riso tante di quelle volte che non gli servì vederla davvero per scoppiare a ridere, tornando di nuovo all'attacco con le mani fredde.
“Non ridere, mi stai congelando!”
Sentì Addison tremare forte sotto il suo tocco e allora si scostò un poco. “Scusa” fece, l'espressione vagamente colpevole, prima di avvicinarsi e baciarla dolcemente sulle labbra.
La giovane ebbe un attimo di esitazione, forse dovuto al fatto di non volerla dare vinta tanto facilmente a quel rompiscatole del suo fidanzato, ma infine cedette e rispose al bacio, portando le mani calde sulle guance intirizzite di lui per dargli un po' di sollievo.

“Si direbbe che sei stato in Alaska, non per le strade di New York” mormorò divertita Addison ad un tratto, scostandosi appena dal viso di lui per ridacchiare e passargli una mano tra i capelli.
Nevica come in Alaska. Ma qui con te si sta molto meglio” sogghignò lui, prima di catturare di nuovo le labbra della ragazza in un altro bacio. Non riuscì ad andare molto lontano, però, perché quasi immediatamente quella si staccò bruscamente e saltò giù dal letto per correre alla finestra.

“È vero, nevica!” esclamò, felice come una bambina, posando le dita e la fronte contro il vetro per osservare meglio il turbinio dei fiocchi all'esterno. Derek si lasciò ricadere sui cuscini con uno sbuffo. “Sì, Addie, e di questo passo non smetterà fino a Pasqua. Non potresti tornare a letto a scaldare il tuo fidanzato surgelato?” propose, usando sull'ultima parola il tono più lamentoso che conosceva.
“Ora sì che sembra quasi Natale...” sussurrò lei, più a sé stessa che al giovane, ignorandolo completamente.

Derek la osservò per qualche attimo, dandosi dell'idiota per aver interrotto quel momento perfetto con chiacchiere inutili sulla neve: sapeva quanto Addison amasse il Natale e tutto ciò che lo riguardava. Ovviamente anche lui condivideva la stessa euforia della fidanzata, ma in quel momento avrebbe preferito di gran lunga trovarsi ancora sotto le coperte con lei.
Invece, intenerito dall'espressione totalmente estatica della giovane, scivolò giù dal letto e le si avvicinò; le posò sulle spalle il suo cardigan blu scuro e le passò le braccia attorno alla vita, stringendosela contro il petto. Addison si voltò per un attimo, giusto il tempo di illuminarlo con il più dolce dei suoi sorrisi – uno di quelli che volevano dire grazie, grazie per essere così senza bisogno di parole – prima di tornare a dargli le spalle. Derek le baciò la testa, posò il mento sulla sua spalla e restò lì, stretto a lei, a guardare la neve cadere lentamente.

“Mi ricorda quel Natale alla Columbia, al terzo anno. Te lo ricordi?”
Un lampo di divertimento passò negli occhi di Addison, che si lasciò sfuggire una risatina.
“Come potrei dimenticarlo? Fu il momento in cui tua madre cominciò ad odiarmi. E fu tutta colpa tua!” lo accusò, dandogli un pizzico sul braccio come punizione. In tutta risposta Derek scoppiò a ridere.

Era la vigilia di Natale e come la maggior parte degli studenti del campus, anche Addison e Derek erano pronti per tornare a casa: avrebbero passato le feste con le rispettive famiglie se non fosse stato per la ragazza, che si era svegliata con una febbre da cavallo e aveva comunicato tristemente che non sarebbe partita prima di essersi rimessa un po' in sesto. Il suo fidanzato – allora stavano insieme da poco più di due anni – non se l'era sentita di lasciarla da sola e così aveva telefonato a casa, dicendo che restava anche lui e che sarebbe partito non appena lei si fosse sentita meglio.
Non l'avesse mai fatto! Carolyn Shepherd voleva tutta la famiglia riunita a Natale, cascasse il mondo, e quella sconosciuta teneva il suo bambino lontano da casa: non l'aveva mai davvero perdonata per quell'affronto, nonostante con suo figlio negasse sempre e comunque.
La verità, però, era che Addison aveva passato tutta la settimana precedente a fare da infermiera proprio a Derek, finendo per beccarsi l'influenza a sua volta.

“È stato il nostro primo Natale insieme” le ricordò Derek baciandole dolcemente la guancia.
“Sì, e io non ricordo quasi nulla! Ho dormito tutto il giorno” sbuffò lei, incrociando le braccia al petto con aria scocciata al pensiero di essersi persa un momento tanto importante.
Derek rise di nuovo e se la strinse contro, chiudendo gli occhi.
“La sera della Vigilia sono rimasto nelle tua stanza, visto che Naomi era tornata a casa, e abbiamo guardato quel film natalizio che ti piaceva tanto...” cominciò a ricordare.
La vita è meravigliosa” sorrise lei.
“Proprio quello. E ti sei addormentata dopo dieci minuti, facendomelo guardare da solo
“Era colpa della febbre! Non potrei mai dormire durante La vita è meravigliosa”
“Poi, la mattina di Natale ti ho impacchettato una confezione di Aspirine per scherzo”
“Questa non me la ricordavo!”
“Ci credo, eri drogata!” rise lui. “E abbiamo passato la giornata a letto, a guardare la neve che cadeva e...”
“Io non ho visto un bel niente. Stavo dormendo!” insistette lei.
“Sì, beh, io ho guardato la neve e mi sono divertito ad ascoltarti mentre parlavi nel sonno”
“Io non parlo nel sonno!”
“Con la febbre sì... e che discorsi facevi!”
“Ti dico che io non parlo nel sonno” ripeté Addison, testarda, nonostante la sua sicurezza su quel punto cominciasse a vacillare.
“Mhm...” commentò Derek con un sorrisino. “Ricordo che hai detto più volte che avevo un bel sedere...”
“Non ci credo!” fece lei, voltandosi con aria offesa ma arrossendo appena. “Te lo sei inventato!”
“Nossignora, l'hai detto proprio tu” rise lui, rubandole un bacio prima di continuare. “E hai ripetuto tutto il capitolo sulle gravidanze gemellari...”
Questa volta fu lei a scoppiare a ridere.“E va bene, ti credo, visto quanto avevo studiato per quel maledetto esame questo è molto verosimile”.

A quel punto, una volta spenta la risata di lei, ci fu un altro lungo bacio. Addison si girò lentamente, sistemandosi meglio tra le braccia dell'uomo in modo da guardarlo in faccia.
“Com'è andato il turno in pronto soccorso?” domandò piano, giocherellando con una ciocca dei capelli scuri di lui.
“Interminabile. Con il ghiaccio ci sono miliardi di traumi cranici e la neve ha moltiplicato gli incidenti stradali” rispose quello con aria stanca. La giovane storse la bocca, forse rattristata da quella risposta, e lui si affrettò ad aggiungere: “Ehi, non fare quella faccia! Per te domani andrà meglio. Sai cosa dice Sally, no? Con la neve arrivano sempre un sacco di bambini” ridacchiò, spostandole i capelli dal viso mentre ripensava alle assurdità di una delle altre specializzande del loro anno.
“Avrebbe dovuto fare l'astrologa, altro che il chirurgo. Se i pazienti sapessero in che mani vengono messi...” mugugnò Addison contro il suo petto, divertita.
“Non dire così, in fondo è un bravo medico”
“Certo. Ma si fida più degli oroscopi che delle ricerche scientifiche”
“C'è anche chi crede ancora a Babbo Natale” la canzonò Derek, prendendo il viso di lei tra le mani e incontrando il suo sguardo con aria divertita. “Cosa penserebbero i tuoi pazienti se lo sapessero?”
“I miei pazienti credono a Babbo Natale” replicò Addison, negli occhi la luce maliziosa di chi la sa lunga. “Io dico solo che è una cosa bellissima in cui credere” fece, prima di baciarlo dolcemente.

“Lo so. E non vedo l'ora di insegnarlo ai nostri figli” soffiò lui contro le sue labbra.
“Pensa a tutte quelle letterine...”
“... e latte e biscotti sul tavolo! Li convincerai a lasciarne un sacco per poterti strafogare con una scusa” lo prese in giro lei con una risata.
“E salteranno nel nostro letto alle cinque del mattino perché non possono più aspettare per aprire i regali...”
“... e noi saremo lì ad aspettarli, impazienti di vedere i loro occhi illuminarsi alla vista dei pacchi sotto l'albero...”

Incuranti della neve che continuava a cadere leggera e trasformava la città, dell'ora tarda e della stanchezza, Derek e Addison continuarono a parlare dei figli che un giorno avrebbero avuto e dei Natali che avrebbero festeggiato insieme, l'una nelle braccia dell'altro, gli occhi scintillanti per un futuro che già sembrava disegnarsi sul vetro appannato davanti a loro.






Derek e Addison. Addison e Derek. Di nuovo. Pare che io non sia proprio capace di togliermeli dalla testa, nonostante la mia nuova OTP siano Addie e i suoi occhiali rossi (quanto è figa quando ci giocherella?!)
A parte la chimica che lei e Derek hanno sullo schermo, sono sempre stata incuriosita dal loro passato: per questo mi piace immaginare spaccati della loro vita a New York, come in questa storia.
Che altro dire?
L'estate sta finendo e io lo celebro con una delle storie più invernali di sempre. Ognuno ha le sue piccole fisse...
Spero che qualche altro disperato Addek shipper come me apprezzi questa storiella senza pretese e avverto che ho in mente qualcos'altro, anche se non so se il mio strano progetto vedrà mai la luce.
Baci a tutti e stay Addek!

  
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