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Autore: Egomet    09/02/2009    6 recensioni
Seguito de 'La macchina del capo ha un buco nel...motore'. Davide e Alice sono tornati, ma non sono soli. Tra Calvin Klein, i genitori, gli amici e una casa da ridipingere... come andrà a finire?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gennaro crede di avere una buona memoria, almeno per quegli anni che ha. È raro che si scordi qualche cosa. Però quando alla porta si presenta quel ragazzone con gli occhiali sopra la testa, i capelli lunghi, è perplesso.

Mentre quello, accompagnato dalla sua cara consorte, entra dentro, prende per un braccio la figlia.

-Ma che hai fatto a Davide?- chiede.

Alice sbuffa e si mette una mano sul volto.

-Colpa di mamma. Mannaggia a lei…- dice a denti stretti.

-Ma…… questo chi è?-

-Calvin Klein…- sorride lei complice al padre.

Gennaro sorride e le dà un buffetto sulla testa, invitandola a raggiungere l’ospite inaspettato.

Poco dopo sono seduti tutti e quattro a tavola.

Alice mangia il suo piatto meditando vendetta sulla madre.

Gennaro scruta il nuovo arrivato con aria critica.

Ma la signora Stefania, tutta allegra ed entusiasta, è l’unica che tenga viva la conversazione.

Oscar sorride alla signora, del tutto a suo agio.

-Che pensi di fare una volta finita la scuola?-

-Beh……- il ragazzo si gratta il mento con una mano -pensavo… sa, molti amici di mio padre lavorano in politica, e …… beh, pensavo di buttarmi su quello. Penso di sì-

Stefania annuisce, ammirata e soprattutto catturata dal ragazzo.

La serata passa così, sua madre si diverte, trova sempre più carino Oscar, e lui ovviamente è compiaciuto di esserle andato a genio.

Quando la porta si chiude dietro al ragazzo, il sorriso svanisce dal volto di Alice.

Guarda la madre accigliata, incrocia le braccia e si prepara al combattimento.

-Perché lo hai invitato a mangiare?- inizia minacciosa.

Gennaro scuote la testa, prende il giornale e va a sedersi su una poltrona del salotto: ha ormai imparato a sue spese che quando le due litigano, è meglio rinunciare a (o quantomeno è inutile) intromettersi.

-Beh, mi sembrava un bravo ragazzo… insomma, che male c’è?-

-Oh lo so io che male c’è!- Alice alza la voce -Lo so che volevi fare! Cos’è, ti è piaciuto? Ti piace Oscar? Ma sposatelo tu, che cavolo!-

Stefania arrossisce vistosamente.

-Ma cosa dici?-

-Lo so cosa dico! Lo so perfettamente! Senti, ma’… per l’ultima volta…- prende fiato e si prepara ad esplodere -… TU NON PUOI SCEGLIERE LA MIA VITA! SONO IO, IO, CAPITO? SONO IO CHE DEVO SCEGLIERE CHI MI PIACE E CHI PORTARE A CASA! NON SEI TU CHE DEVI DECIDERE CHI DEVO FREQUENTARE!-

Gennaro sorride sotto i baffi, e ha voglia di ridere; ammira molto la figlia.

-Non ti permetto di parlarmi così!-

Alice si ferma un momento. Suo padre alza gli occhi dal giornale, preoccupato: non vorrà mettersi a piangere?

Ma ovviamente no; ricomincia a parlare.

-Allora dimmi. Avanti dimmi perché non ti piace Davide. Perché non ti piace?- continua con tono più calmo. Gennaro, rassicurato, torna a leggere.

Sua madre mette le braccia conserte proprio come la figlia.

-Non è che non mi piace… e abbassa la voce, che ci sente tutto il palazzo!-

-Col cavolo!-

-Davide…… lui… è un bravissimo ragazzo, non sto negando questo…- comincia Stefania.

-E allora?-

-Io… non lo so …… è che…- sua madre fa un sospiro, poi si decide a vuotare il sacco -non mi sembra… insomma, studia da programmatore-

Fa un gesto con le mani ovvio.

La ragazza si imbestialisce di più.

-E questo che vorrebbe dire scusa?-

-Che… se tu per caso decidessi… non so, di…… di fare una cosa più seria… non so fino a che punto ce la farà. Credimi, io voglio solo che tu non rimanga delusa- si affretta ad aggiungere.

-Davide si fa un mazzo tanto- e mima il gesto con due mani -per trovare un lavoro, anzi, già ne aveva uno, e stasera ha cominciato quello nuovo! E sai perché? Perché……- si interrompe.

Stringe di più gli occhi e scuote la testa.

-Ma che ci parlo a fare con te…-

Supera la madre e sbatte la porta della sua camera alle spalle.

Stefania resta lì ferma, senza dire nulla. Gennaro ripiega il giornale e guarda la moglie.

-Secondo te ho sbagliato qualcosa?- domanda lei.

Lui alza un sopracciglio e si liscia i baffi.

-Il problema è che tu e tua figlia siete entrambe dova ciocc’ tost!- (due teste dure).

Gennaro si alza e fa per andare in camera da letto.

Però a metà si gira.

-Ma poi, tu credi che Calvin Klein abbia intenzione di cercarsi un lavoro qua?-

-E questo che c’entra?-

-C’entra. Io non voglio che Alice vada a fare la moglie di un politico. Buonanotte-

Stefania guarda il marito entrare nella stanza. È allibita. Non ha ancora capito chi dovrebbe essere Calvin Klein.

 

Alice intanto, rinchiusa in camera e imbronciata, accende il Motorola.

Subito fa il numero a memoria.

-Ciao……- parla con voce mogia.

-Che succede? Ti ho chiamato un sacco di volte…- Davide le risponde preoccupato.

-Scusa, ce l’avevo spento……-

-Cos’hai?-

Sospirando, lei gli racconta tutto quel pomeriggio. Anche di Oscar, del vestito, della proprietaria, e dell’invito di sua madre.

Evita però di raccontargli le ultime parole della mamma, anche perché già a lei provocano tanta rabbia. Invece gli dice della litigata.

-Mi dispiace…- fa lui dall’altra parte.

-Pure a me. Non volevo alzare la voce però… non la sopporto quando fa così-

Davide sorride e si sdraia sul letto a pancia in su.

-A che pensi?- le domanda.

-Penso che il vestito che mi ha comprato Oscar non lo metterò mai-

-Perché?-

-Perché è troppo… troppo per me. Se lo vedessi… lì sembravano tutti principi e regine. Che cavolo ci stavo a fare io lì?-

-Va beh, però… ci avrà speso una cifra…-

-Ecco, questa è un’altra cosa che mi fa inca**are- sbotta lei.

Lui lo sa bene, e compiaciuto aspetta la sfuriata.

-Mica gliel’ho chiesto io di compramelo! Cavolo, e se non volevo? Arriva lì, mi porta e dice ‘cerco un vestito che la faccia sembrare ancora più bella’- storpia la sua voce naturalmente.

Il ragazzo si acciglia.

-Ha detto così?-

Cavolo, ma chi si crede di essere questo?

-Sì-

Davide ci pensa un attimo, restando in silenzio. Poi si butta

-Alice, posso farti una domanda?-

-Spara-

-Ma a te piace Oscar?-

La ragazza stringe di più il cuscino contro il suo corpo e stringe gli occhi.

-Perché mi fai questa domanda?-

-Perché… beh sai… sembra proprio il tipo che piacerebbe a tua madre…-

-Già. Però… boh. Cioè, non è male ma… per certe cose mi fa incavolare. Tipo quando se la tira da morire con gli altri… ‘mio padre, mio padre’… manco fosse il presidente degli Stati Uniti-

Dall’altra parte lui scoppia a ridere. È questa l’Alice che conosce e che gli piace.

-Mi hanno preso al bar. Lavoro di sera stavolta. Così il pomeriggio ti accompagno io a fare shopping-

Lei fa un sorriso dolce.

-Tu odi andare in giro per negozi-

-Lo so, appunto-

Lei ride per la prima volta nella serata. Poi sbadiglia.

-C’hai sonno?-

-Sì…- geme nascondendo la faccia nel cuscino -c’ho sonno. Buonanotte-

-Notte-

Chiude il telefono, ma non sorride. Ripensa alle parole della ragazza, e si acciglia immaginandosi la scena con Oscar. È bene che qualcuno gli ricordi con chi sta Alice, pensa.

Lei trova un messaggio una volta finita la chiamata.

‘Scusa se sono stato pesante stasera. Non volevo farti problemi con tua madre’. Oscar.

Sorride e risponde.

‘Come sai che ho avuto problemi con mia madre?’.

Qualche minuto dopo il display vibra.

‘Qualcosa la so anche io. Ho visto come mi guardava e come tu guardavi lei…’.

Alice si mette a pancia in giù e coi gomiti si tiene dritta. Digita la risposta.

‘Beh, hai ragione… ma ora è a posto, credo…’.

Il che non è del tutto vero, ma preferisce sorvolare.

‘Metterai il mio vestito?’.

A questa domanda arrossisce nel buio. E ora che gli risponde?

Gli sembra brutto a dir di no. Con Davide troverà un compromesso.

‘Beh… ceeerto. A scuola è perfetto’.

La risposta la lascia stupita.

‘Io intendevo ad una festa. Sarebbe un vero peccato non far morire d’invidia tutte le ragazze che conosco. Che ne dici?’.

Alice osserva il display del telefono, unica fonte di luce nel buio della camera.

L’ha invitata ad un’altra festa. Per indossare quel meraviglioso abito. Per… andarci con lui.

Ci pensa un po’, cercando di trovare un modo carino per dirlo. O forse per decidere quello che vuole fare.

Poi sceglie.

‘……beh, d’accordo. Ma dovrò dirlo a Davide’.

La risposta è ancora più stupefacente.

‘Devi proprio dirglielo?’.

Subito scrive il messaggio.

‘Beh, magari perché… non so… è il mio ragazzo? Che dici?’.

‘Dico che non ti farà venire. E io ti ci voglio vedere con quel vestito’.

O Madonna beata e santi del paradiso!

Ad una risposta così diretta e provocante nemmeno la ragazza può evitare di arrossire.

Però prova a tenere in mano la situazione.

‘No senti… okay ci vengo. Però a Davide lo dico’.

‘Come ti pare. Ma io credo che non ti ci farà venire’.

‘Beh… potrei, non so… portare anche lui con me?’.

Spera che dicendo così non si sia messa in un enorme casino. Non le piace per nulla quella conversazione e la piega che sta prendendo.

Poi decide di chiuderla lì.

‘Senti ne parliamo domani va bene? Ora ho sonno…’.

Inviato l’ultimo messaggio spegne il telefono.

Ha tanta paura di aver combinato un pasticcio colossale.

 

-Che prendete?-

Davide si rivolge a due ragazzi da dietro il bancone.

Gli piace molto di più questo nuovo lavoro che si è trovato. Sta dietro il banco, indossa un grembiule, si destreggia fra bottiglie, bicchieri, marche di alcolici, tappi di birra e cocktail. E cameriere, clienti scatenati e ubriaconi. Si sa che in un bar, il barista è quello che conosce i fatti di tutti.

Ma al ragazzo questo non interessa minimamente.

-Due birre-

-Subito-

Si volta e prende dal frigo due bottiglie verdi, le stappa cercando di essere veloce e le posa sul banco.

-A voi-

Sente la porta aprirsi e sbircia la nuova arrivata. Le sorride, quando si siede ad uno sgabello davanti al banco.

-Ciao-

-Ciao. Non sapevo lavorassi qua-

Giorgia posa la borsa e lo guarda stupita.

Lui alza le spalle.

-Mi arrangio per guadagnare. Ma è meglio questo della pasticceria-

-Ti piace di più?-

-Sì. Che ti serve?-

-No nulla. Devo… devo incontrarmi con una persona-

-Ah- fa lui, mettendo su un cipiglio curioso e mezzo strafottente -appuntamento al buio?-

-Più o meno- sorride la ragazza.

-Hai visto Alice?- domanda poi.

Giorgia si acciglia, pensosa.

-Sai che è da ieri pomeriggio che non la sento? Oggi… niente scuola e non mi ha chiamato…-

Davide non aggiunge altro, ma si acciglia e si incupisce.

Quella ragazza ha un po’ di cose da spiegargli.

Mezz’ora dopo, Giorgia ha incontrato il suo tipo e, dopo aver bevuto qualcosa, lo ha salutato.

Poco dopo che lei ha lasciato vuoto il posto, entra un ragazzo che Davide sta incominciando a detestare. Oscar, avvolto in una ovviamente costosa maglietta e nei jeans che più griffati non se ne può, si avvicina al bancone.

-Ciao- lo saluta con un sorriso.

-Ciao- fa l’altro, ma non sorride -bevi qualcosa?-

-No… è che cercavo te, sai-

-Ah sì? Me? E perché mai?-

Smette di sciacquare un bicchiere e lo guarda bene negli occhi. Oscar si siede, poggia il gomito sul banco e ricambia lo sguardo.

-Non so se lo sai…… ho invitato Alice ad una festa-

Cerca di rimanere impassibile, ma lo stomaco gli bolle furiosamente. Di questo non sa nulla.

-E allora?- il tono con cui lo pronuncia non è dei più amichevoli.

-Niente pensavo…visto che state insieme, se eri d’accordo-

-Ma che, mi prendi in giro per caso?- stavolta gli saltano i nervi e ribatte secco. Si poggia sul banco, protendendosi verso di lui con le sopracciglia inarcate.

-No, perché?- dice l’altro.

-Sentimi bene, tu…- gli punta un dito contro, ma prima che possa finire la frase la porta del locale si spalanca di nuovo.

-Davide?-

Riconosce la voce e colpevolmente abbassa il dito e si allontana. Alice sposta lo sguardo ora all’uno, ora all’altro.

-Ciao Alice- le dice, preoccupato dallo strano sguardo che gli sta rivolgendo.

-Ciao- la ragazza si siede esattamente di fronte a lui, poi guarda Oscar.

-Che… di che parlavate?- domanda.

-Stavo dicendo a Davide che andrai alla festa con me, per… per dirglielo insomma…-

La ragazza sembra precipitare nel panico. Subito osserva meglio il ragazzo, che però non fa una piega, anzi abbassa lo sguardo e riprende a sciacquare il bicchiere di prima.

-Sì, mi diceva… che andrete ad una festa…- tenta di far finta che la cosa non lo sfiori minimamente; alza le spalle e parla alle sue mani che strofinano il vetro -…beh, andate-

-Bene- Oscar batte le mani sul banco e si alza -ci vediamo… beh ti chiamo io okay?-

-Sì… okay…- acconsente incerta.

Poi il ragazzo saluta entrambi ed esce.

Subito Alice si rivolge a Davide.

-Senti… ora, non ti mettere strane idee in testa…- comincia.

-Qual è il problema Alice?- non alza la voce ma lo dice con un tono forzato che la ragazza non gli ha mai sentito.

Butta lo straccio con cui sta asciugando il bicchiere sul lavandino. Poi la guarda.

-Vai alla festa. Vacci con lui. Potevi dirmelo però-

-Ma che ca**o credi? Che io ci voglia veramente andare?- lei alza la voce.

-Beh, non mi sembrava che fossi esattamente dispiaciuta!-

Lo afferra dal bavero della maglietta e lo tira vicino al suo volto. Per fortuna che nel bar ci sono pochissime persone, pensa lui.

-Senti io ci vado solo perché mi ha comprato quello stupido vestito! Per gratitudine! Sai che significa?-

-Cos’è, io sono il fidanzato “ufficiale”, e invece con lui te la vai a spassare?-

Le parole gli escono di getto dalle labbra prima che possa fermarle. E la reazione a queste non è da meno.

Alice stringe gli occhi e gli tira uno schiaffo sulla guancia.

Davide rimane fermo, e quando la ragazza prende in mano la borsa, salta giù dallo sgabello ed esce, non prova a fermarla. Si tiene la mano sul punto dove l’ho colpito.

Dopo un poco si riscuote e velocemente esce. La trova seduta imbronciata alla panchina della fermata.

Le si avvicina, e appena lo vede lei distoglie lo sguardo.

-Vattene via-

-Senti…-

-Vattene- ripete.

Lui sospira, ma non demorde e si siede accanto a lei.

Si fa forza e parla.

-Non lo pensavo davvero-

-Ho detto che non ti voglio ascoltare-

Alice tiene ostinatamente lo sguardo fisso davanti a sé.

Lui tira fuori dalla tasca delle chiavi. Sono della sua macchina. Le poggia in grembo alla ragazza, che le guarda un attimo.

-Embè?- chiede, sempre con quel tono duro.

-Vai a casa. Preparati- dice con tono rassegnato.

Stavolta non ribatte, ma lo ascolta.

Davide si alza, spolverandosi il grembiule e il pantalone.

-Sarai bellissima con quel vestito- aggiunge, poi si allontana.

 

Tornato nel bar, serve un paio di signori, poi si dà dello stupido. Non avrebbe dovuto dire quelle cose. Ma che volete farci, quando uno si incavola non risponde delle proprie azioni.

E forse uno non ne risponde anche quando è geloso.

 

Alice sta provandosi dei tacchi che non le piacciono affatto.

Per la miseria, sono scomodissimi!

Cammina e rivolge un’espressione eloquente alla mamma, sperando che capisca.

-Le stanno benissimo!-

“Ca**o, mia madre non capisce nulla” si trova a pensare e le verrebbe da sbattersi una mano sulla fronte.

-Mamma- le dice a denti stretti, e le fa cenno di avvicinarsi.

-Dimmi tesoro-

-Stì cosi fanno schifo- si regge a lei e se li sfila.

-Ma scusa, mica con quel vestito puoi metterti le scarpe da tennis- fa Stefania.

-Però mi piacerebbe molto- sospira e si siede sul pouf del negozio. La commessa è in cerca di un altro paio.

Sconsolata, geme e si regge il viso con le mani.

Sua madre le poggia una mano sulla spalla, invitandola a guardarla.

-Che c’è, Alice?-

-Niente- risponde laconica.

Stefania sorride. Si avvicina al suo orecchio.

-Sarò anche arretrata e non capisco affatto le battute che fai, ma so che c’è qualcosa. Pensa, l’ho capito anche io!-

Sua madre che fa una battuta? Questo sì che fa ridere.

Infatti sorride un poco e la guarda.

-Ho litigato con Davide-

-Ah… e perché?-

-Perché… vado alla festa con Oscar-

Stefania stringe gli occhi stupita.

-Ma… tu… stai con lui ancora?-

-Sì mamma, che domande!- sbuffa esasperata -io ti dico un pezzetto e tu subito salti alla tragedia! Ecco perché non ti raccontavo mai nulla…-

La commessa è tornata. Lei prova e riprova scarpe che trova eccessive, ma che deve ammettere che andranno a pennello con quell’abito. Però mentre indossa e sfila e si guarda allo specchio e ascolta i commenti della madre, ha la testa altrove.

Fuori c’è parcheggiata la macchina del suo ragazzo.

Finita l’odissea dei tacchi, saluta la mamma che va a far la spesa, e si infila nella Opel.

Fuori tuona, e poi inizia a cadere la pioggia.

Alice sbuffa scontenta e si appoggia contro lo schienale, rintanata nel giubbotto.

Le goccioline mano a mano si ingrossano, aumentano di volume e ricoprono il parabrezza della macchina così che non si riesca a vedere nulla. Sbuffa e una nuvoletta piccolissima di vapore esce dalle sue labbra.

Con un sorriso pensa che può farlo, tanto non c’è Davide.

Si morde un labbro, allargandosi in un sorriso, e poggia entrambe le scarpe sul sedile; si abbraccia le gambe e rimane così per un po’.

Ha freddo.

Lo sguardo le va al porta cd nuovo. Lo prende e sceglie un disco. Lo infila nel lettore, accende l’auto e lascia partire la musica.

‘Starlight’.

‘Far away, the ship is taking me far away, far away from the memories…’.

Magari, pensa lei.

Sta un po’ ferma a fissare una gocciolina che scivola sul vetro, seguita presto da altre. Poi decide.

Prende il telefono dalla borsa e lo accende. Nessun messaggio.

Un po’ si dispiace, pensava che le avesse mandato un poema di scuse con tanto di dichiarazione d’amore. Che dite, era un po’ troppo pretenzioso?

Mordendosi un labbro digita un messaggio.

 

Davide ha appena finito il suo turno, alle otto e quarantacinque, ed esce dal bar. Avvolto in una giacca e con la sciarpa attorno al collo, sente comunque freddo. Va a sedersi sulla panchina della fermata, in attesa del bus che lo riporti a casa.

Non può fare a meno di pensarla.

Chissà se ha preso la macchina. Chissà com’è bella con quel vestito.

Chissà se in macchina con lei c’è Oscar.

Argh, dannazione!

Sbuffa e guarda a terra, poggiandosi la testa fra le mani.

Brutta bestia la gelosia.

No, pensa subito dopo. Non è possibile. Lei non lo farebbe mai entrare lì. Anche perché sicuramente lui ha una macchina che alla mia la guarda dall’alto. Una jeep. Una Ferrari. Una ca**o di macchina da ricco.

Mentre aspetta l’autobus, e sa che ci vuole ancora un quarto d’ora, prende in mano il Nokia.

Inaspettatamente, ci trova un messaggio. Prima di premere ‘visualizza’ prega il Padreterno che sia lei.

Poi preme il pulsante. E il cuore gli fa un balzo verso il basso.

È lei.

Che, gli avrà mandato un messaggio per lasciarlo? Un modo indolore per dirgli che sta con Oscar.

E no, che cavolo, no. Non ci sto.

Non può scaricarmi con un messaggio.

Gira il display verso il basso: non è sicuro di voler leggere.

Due sono le cose: o mi lascia o mi ha mandato al diavolo per sms.

 

Poi ci pensa meglio. Forse Luciano ha ragione.

Forse a lei piacciono altri tipi di ragazzi.

Mannaggia. Dopo che le ho prestato la macchina lei se la fa con un altro.

Lo fa dove lo abbiamo fatto la prima volta, dannazione.

Okay amico, calma. Non è detto.

Ma non posso leggere quel messaggio.

Cerca di dimenticarsene.

Però il pensiero di non sapere e avere la risposta fra le mani lo tormenta e alla fine cede.

Gira il display; legge il messaggio.




Grazie a chi ha commentato, ma non so se continuerò questa storia.
  
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