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Autore: AndreMCPro    15/09/2015    3 recensioni
E se gli anime, i manga, i libri e i videogiochi non fossero pura fantasia? E se i creatori di tutti questi fossero stati ispirati da qualcos'altro? Immaginate: se esistono infiniti universi, non potrebbero essercene alcuni in cui tutte queste cose, che secondo noi sono frutto della fantasia, esistono davvero? Ma questo vale anche per le fanfiction, milioni di mondi paralleli a quelli delle opere originali.
E se vi siete inseriti nella vostra stessa storia? Ecco cosa è successo a me...
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alternative Dimensions'
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Alternative Dimensions
Il Diario della Profezia

Cap.1 – Lo Scherzo del Viaggiatore
 
 
Eccomi qua, dopo quattro mesi di relax, di nuovo davanti alla fermata del pullman, zaino in spalla, pronto per tornare a scuola. 18 anni, quinto anno di Liceo Scientifico. Avete presente, no? Quella scuola in cui si studia anche il Latino? Ecco, io lo odio, il Latino. Il lato positivo è che nonostante la mia avversione me la cavo lo stesso bene. Ma dubito che questo vi interessi…
Arriva il pullman. Mi affretto a salire e timbro l’abbonamento, per poi andarmi a sedere e tirare fuori il cellulare e le cuffie. Attacco con una playlist completamente Linkin Park e tutto ad un tratto penso a Sam, il protagonista del mio Alternative Dimensions. A ben pensarci, saremmo andati molto d’accordo se ci fossimo incontrati realmente. Peccato che quella storia sia solo una mia invenzione.
Dopo cinque o sei canzoni parte Somewhere I belong, la mia preferita. Mi guardo in giro e vedo però che siamo quasi arrivati alla fermata della scuola. Contrariato, fermo la musica e mi preparo a scendere, per poi premere il pulsante per la fermata. Scendo. Raggiunto il parcheggio della scuola trovo la mia classe al completo. Neanche il tempo di salutarli tutti che iniziano a chiamare le classi. Noi, il 5B, siamo i secondi. Ed ecco la prima cosa che posso odiare della giornata. Primo prof: Arte. Ma non è la materia, il problema, è il professore. Semidittatoriale e con un senso dell’umorismo veramente orribile, è presto diventato simbolo di calamità e maledizione nella scuola.
Ok, va bene, sto esagerando. Ma il senso è quello.
Passano le ore. E arriva finalmente il momento di tornare a casa. Fermata, pullman, fermata di arrivo… e a prendermi c’è mio fratello, Massimo. Sì, quello che in Alternative Dimensions voleva costruire un albergo nell’End. E credetemi, quando ha visto per la prima volta una End City l’ha pensato davvero.
Ma saliamo in macchina, adesso.
«Salve» Lo saluto. Neanche il tempo di sedermi ed ecco che inizia a rompere le scatole.
«Allora questi esami? Quand’è che li fanno?»
Lo ignoro. Ma tanto lo so che insisterà con questa storia… Anzi, peggio. Ha appena iniziato a punzecchiarmi.
«Finiscila…»  Mormoro cercando invano di difendermi.
«L’amichetta come sta?»
«Non ho un’amichetta, falla finita!»
«Ah, più di una allora! Però…»
Gli tiro uno schiaffo sulla spalla. «Zitto e parti»
«Ok» Parte a tutta velocità… e parte anche a cantare. Mi getto la mano in faccia per la disperazione.
«Andavo a cento all’ora per trovar la bimba miia, ye ye ye yee, ye ye ye ye»
Gli conficcherei un pugnale di smeraldo in mezzo agli occhi… Penso. Peccato che non possa farlo…
Fortunatamente un attimo dopo la smette e accende la radio. Grazie al cielo…
Arriviamo a casa… e parte anche mia madre.
«Allora? I compiti?»
«È il primo giorno!» Va bene che sono tornato a scuola, ma quando mai un professore si mette ad assegnare il primo giorno?
Va beh, almeno non ha risposto. Mi siedo al tavolo e mangio in fretta. Poi mi fiondo in camera e apro il portatile, su cui avvio Google Chrome, Skype e, ovviamente, Minecraft. Io gioco alla 1.7.10, con una ventina di mod. E gioco via LAN con mio fratello.
Premo su multigiocatore e vedo il mondo in cui giochiamo già aperto. Entro all’istante.
«Allora, dove eravamo rimasti?» Mi chiede lui dall’altra stanza.
«Io devo farmi l’armatura elettrica» Eh sì, io mi occupo della Industrialcraft.
«Dovrei farmi anche io l’armatura ma prima voglio mettere a posto casa. Il piazzale fuori non mi piace per niente»
Ecco qua il maniaco delle costruzioni: quando parte, non bisogna assolutamente avvicinarlo. Se si prova solo a piazzare un blocco al posto suo ti tira dietro la Motosega.
Va bene, tanto non devo uscire. Resto nel laboratorio a craftare la Nanosuit.
Abbiamo otto diamanti, e nella IC2 per craftare un cristallo di energia ne servono quattro. Ma mi dispiace, con la Custom NPCs ho creato un crafting alternativo che sfrutta la Thaumcraft: tre cristalli di Ordo, tre di Ignis, due redstone e un diamante. Et voilà.
Nel frattempo leggo due volte le seguenti righe sulla chat:
[MaxDuca86: cambiata la propria modalità di gioco in Modalità Creativa]
[MaxDuca86: cambiata la propria modalità di gioco in Modalità Sopravvivenza]
«Che stai facendo?»
«Sto facendo dei nuclei golem di difesa e l’altare non collabora. Tu fai quello che devi fare e non rompere!»
«Va bene» Rispondo, per poi craftare un po’ di piastre di Carbonio.
«Andrea, vieni a vedere» Mi chiama ad un certo punto. Io esco fuori chiedendo dove si trova.
«Nell’area incroci»
Lo raggiungo. Sta fissando una pianta ottenuta dall’incrocio di Grano, Verruca del Nether e Anguria. La fisso per un po’, poi alzo lo sguardo verso il suo avatar.
«Non lo so…» La rompo ottenendo il sacchetto di semi. Cropnalyzer, Cristallo di Energia, e la studio immediatamente.
Cosa sei?
Ferru.
«Non ci credo…»
La studio altre tre volte. È una pianta di livello VI, con attributi Gray, Leaves e Metal. Resistenza 1, Crescita 2 e Raccolto 1. Una piantina niente male, tutto sommato.
«Allora?» Mi chiede Massimo.
«Questo è Ferru!»
Al sentire quel nome, mi ordina immediatamente di portargli i semi. Ubbidisco senza pensarci due volte. Porto anche un blocco di Ferro Grezzo da mettere sotto la terra arata per farlo maturare.
«Senti, io voglio fare un giro in bici, esci fuori» Mi dice mio fratello. Allora entro nella mia stanza e, depositati tutti gli oggetti del mio inventario, mi metto all’angolo della sala ed esco dalla partita. Un attimo dopo anche Massimo chiude e spegne il pc, per poi inforcare la bici e partire. Dato che non c’è più mio fratello, apro la mia cartella “EFP” e vedo su quale storia posso concentrarmi. Per Pokemon Mystery Dungeon è da elaborare una nuova trama… Alaysia’s Cronichles… sì, potrei… Alternative Dimensons… mmh… vediamo…
Faccio scorrere il puntatore sulle due cartelle, indeciso.
«Bella storia!»
Mi volto di scatto. Dietro di me c’è nientemeno che il Dottore, l’undicesimo, con in mano un libriccino con scritto sulla pagina esterna “Alternative Dimensions – A journey into a cubic world”. Lo chiude e mi fissa negli occhi sorridendo. «Che ne dici di viverla?»
Rimango senza fiato. Il Dottore in persona è nella mia stanza con in mano l’unica copia cartacea della mia storia… che non ho neppure ancora stampato, e mi sta chiedendo di seguirlo. È il giorno più bello della mia vita… ma allo stesso tempo non riesco neppure a chiudere la bocca per l’emozione. Mi alzo tremante e lui apre una porta nel nulla, attraverso la quale vedo la stanza di comando del Tardis. Faccio qualche passo in avanti mentre lui disattiva l’occultamento, poi il Signore del Tempo si affaccia dalla porta.
«Ah, quasi dimenticavo… dov’è il Costruttore d’Acciaio?»
«In bici…» Rispondo con un filo di voce.
«Ah, il ciclista, giusto. Allora vieni, lo andiamo a prendere»
Entro a passi lenti guardandomi in giro. Ancora non riesco a credere di essere davvero nel Tardis. Mentre continuo a vagare il Dottore inizia a tirare leve e premere pulsanti tutto intorno alla console finché un improvviso tremore mi fa cadere a terra. Il Tardis parte, e il suo pilota controlla il display collegato alla console.
«Eccolo qui. Andrea, apriresti un attimo la porta?»
Io, che solo adesso inizio a riprendermi dallo shock, ubbidisco. Appena apro mio fratello finisce a tutta velocità dentro il Tardis senza la minima via di scampo e si ferma, mentre la porta si richiude da sola.
Massimo si guarda in giro senza parlare ne’ muovere la testa. L’unico suono che esce dalla sua bocca è un lungo “ehm…” mentre le pupille schizzano da una parte all’altra degli occhi. Mi avvicino e gli metto una mano sulla spalla, rispondendo a tono.
«Eh…»
«Oh…»
«Beh?» Ci domanda lui affacciandosi da dietro la colonna centrale.
Massimo fissa gli occhi sul Dottore.
«Ma è lui?»
«Sì» Rispondo.
«Fico…»
Dopo un attimo ripete, voltandosi verso di me: «Ma è proprio lui?»
«Sì!»
«Troppo fico!»
La sua espressione cambia all’istante, passando da meravigliata a terrorizzata. «Dove ci stai portando?»
«Già, bella domanda! Di solito le reazioni sono un po’ diverse… Svengono a terra, chiedono dove sono, com’è possibile e fanno dentro e fuori dalla cabina senza nemmeno ascoltare le mie spiegazioni. Voi mi fate invece l’unica domanda della cui risposta non sono mai sicuro»
«Già, bella scoperta…» Mormoro.
«Sono ancora in tempo per svenire?» Chiede invece mio fratello scendendo dalla bici.
«Comunque…» Riprende ignorandoci. «La nostra meta è…» Spinge il display che si ferma proprio davanti a noi. «…questa. Qualcuno di voi la riconosce?»
L’immagine che si forma è quella di un enorme blocco che ruota lentamente  nello spazio.
Massimo inizia a azzardare ipotesi sparando frasi sconnesse. «Ma è… un cubo…?»
«No» Rispondo
«Un blocco?»
«No»
L’immagine ruota abbastanza per far notare che ciò che stiamo osservando non è un cubo perfetto e ha mote cavità e rigonfiamenti.
«È IL… blocco…» Stavolta era un’affermazione.
Di nuovo, gli metto una mano sulla spalla: «Minecraftia…»
«E abbiamo un vincitore!» Grida l’Undicesimo.
«Merda» Mormora mio fratello.
«Il vostro premio è un rapido teletrasporto sulla superficie di quel pianeta!»
«Dimmi che è solo un incubo…» E prima che io possa rispondere, mi sferra un cazzotto sulla spalla facendomi cadere a terra.
«Fa male?» Mi chiede poi.
«Ma sei idiota? Certo che fa male!»
«Sì, mi sono fatto male anche io… Dunque, ora che sappiamo che non è un sogno…» Le parole gli muoiono in gola. Durante quell’imbarazzante silenzio faccio per alzarmi, e il Dottore mi lancia il libriccino, legato da una corda perché non si apra.
«E con questo è tutto»
Con un repentino movimento preme un grosso pulsante rosso. Il maledettissimo pulsantone rosso che lui ama tanto. Una luce ci avvolge, e l’ultima cosa che sentiamo da lui è un compiaciuto «Buon viaggio!»
  
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