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Autore: MRPrd    15/09/2015    2 recensioni
Una missione, ecco cosa è diventata la mia vita. Una missione che mi permetterà di riacquistare un’umanità ormai macchiata dal sangue. Una missione per scappare via da questa illusione, per difendere la persona che amo, per ricordare chi sono. Una missione che tu non potrai impedirmi di portare a termine perché, anche se ti amo, non potrò starti accanto. Odiami, sii triste per me, soffri a causa mia, uccidimi, disprezzami, dimenticami, ma ti prego...Non amarmi, mai!
Genere: Angst, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Nuovo Personaggio, Sha Gojio, Son Goku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci!
Come promesso questa volta l’ aggiornamento è stato più tempestivo dei precedenti, mettiamo un capitolo ogni morte di Papa ma almeno quando promettiamo qualcosa la manteniamo XD
Vi lasciamo con questo nuovo capitolo ringraziando sempre chi legge e commenta. ^^
Baci dalla MeRProduction!

 


Capitolo 34
Water shows the hidden heart

 
Era grigia, una mattina grigia da quello che si poteva distinguere. Il sole non era ancora sorto eppure era già abbastanza chiaro da distinguere i contorni mentre i colori sembravano tutti avere la stessa tinta grigia, anche se le lenzuola erano più chiare, sui muri, invece, sembrava che la tintura fosse stata gettata, come una colata nera che arrivava verso il pavimento.
Indossò velocemente la maglia con il collo alto, anche questa le sembrò grigia, anche se ora assumeva una sfumatura verso il blu scuro; aveva acquistato quel capo prima dell’arrivo delle scolopendre, le maniche lunghe mostravano le braccia magre ed in parte coprivano il palmo delle mani mentre una di queste ultime prendeva il fucile appoggiato sul letto, controllando che fosse carico, e lo sistemò sulla spalla.
In quel momento stava cercando di non pensare. La sua mente, quando si era svegliata, aveva una domanda che anche in quel momento gli stava girando intorno, alla ricerca di una risposta che non otteneva dalla bionda, che restava in silenzio, compiendo ogni suo movimento in modo meccanico ed abituale.
 
“Qual è il mio nome?”
 
La ragazza si limitò a controllare le tasche, doveva aver preso dei proiettili da Sanzo, eccoli infatti!
Sentiva il metallo freddo scaldarsi al contatto con le dita. La forma piccola ed affusolata non era la migliore per il suo fucile ma si doveva accontentare, aveva l’impressione che i suoi proiettili non sarebbero bastati.
Sospirò stancamente mentre sentiva quella domanda rigirargli ancora in testa. I suoi passi scricchiolavano sotto il legno vecchio e consumato mentre la sua mente riproponeva ancora una volta quella domanda, la voce era sussurrata, come un dubbio leggero, passeggero.
 
“Qual è il mio nome?”
 
Quando uscì fuori da quel vecchio casolare la giornata sembrava tingersi lentamente di colori pallidi, come il cielo, che era di un azzurrino chiaro; di quello che era rimasto dei falò di quel villaggio distrutto non c’era altro che la cenere, le macerie in parte carbonizzate e braci spente e nere; con la coda dell’occhio notò uno dei pali consunti che Rika aveva insisto a piantare: alla fine era riuscita a farsi aiutare da Goku a fare delle tombe per quei cadaveri.
 
“Qual è il mio nome?”
 
Si fermò ad osservare quel palo.
Il legno in parte era stato incenerito dalle fiamme. Doveva essere stato di qualche mobile a giudicare dalle fattezze e dal taglio, forse di qualche cassetto o tavolo; il fuoco lo aveva mangiato lentamente, ed ora la parte bruciata era un po’ scheggiata, ma in qualche modo livellata; legato un pezzo di stoffa strappato dall’abito che indossava il cadavere sepolto, legato con un nodo molto semplice, e faceva da segnavento.
La brezza fredda di quel mattino accarezzava i capelli biondi della ragazza, che restava in silenzio a guardare.
 
“Qual è il mio nome?”
 
Meiko socchiuse gli occhi abbassando il capo in un gesto che sembrava di rispetto, affiancando e superando quella tomba, il ricordo di quella Rika dalle mano sporche di cenere e terra che pregava a quel morto era sfuocato e grigio come quella fredda mattina, e sembrava freddare la sensazione bollente delle immagini di Kodoku che stava strozzando Gojyo, portandoselo poi via con sé.
 
“Qual è il mio nome?”
 
La mano della biondina si appoggiò al manubrio della moto e si sedette lentamente sul sedile, voltandosi a guardare quel vecchio e malandato casolare, tutti gli altri di sicuro stavano ancora dormendo, chissà se Hakuryu si era ripreso?
Quando erano andati tutti a dormire il draghetto sembrava stare bene  anche se Meiko sperò che quell’essere non si potesse trasformare in jeep.
Gli occhi d’ambra tornarono a guardare le varie tombe che aveva a poca distanza da se. C’è ne dovevano essere una ventina e chissà quanti altri morti c’erano, avevano trovato anche dei bambini.
Ricordò perfettamente l’espressione silenziosa ed addolorata di Rika, quella ragazza si preoccupava troppo per il prossimo e poco di se stessa in certe situazioni.
 
“Qual è il mio nome?”
 
Non si sapeva come...ma era persino riuscita a convincere Sanzo a fare una preghiera, anche se aveva urlato, sbattuto i piedi e pianto per averla vinta, quel bonzo era capace di essere davvero testardo; lei aveva fatto molta meno fatica...
 
“-Di un po’, non è che potresti recitare una preghiera?-
-Non servirebbe a niente-
-Forse, ma è pur sempre qualcosa di logico da fare, non credi?-”
 
“La cosa logica da fare...”
 
“Qual è il mio nome?”
 
Appoggiò le braccia sul manubrio. La moto era stabile sul cavalletto e continuava ad osservare quelle tombe con fare silenzioso, con il fucile legato dietro la schiena, provando a ricordare la preghiera...provando a ricordare quella voce.
Per la seconda volta era stata di nuovo bagnata da una luce calda e luminosa, per la seconda volta aveva avvertito riaffiorare dentro di se sensazioni che credeva di aver dimenticato; il volto di quella donna dai lunghi capelli biondi per qualche secondo gli era apparso dolce e sorridente, era persino riuscita a ricordare il colore dei suoi occhi, e il tono della sua voce.
 
“-Gioia mia!-”
 
“Qual è il mio nome?”
 
Ora non riusciva nemmeno a distinguere i lineamenti del suo volto, apparivano sfuocati, e la sua voce era assente, le labbra si muovevano a chiamarla, ma lei non riusciva a sentire, in quelle leggere spazzate fredde della mattina...aveva di nuovo dimenticato tutto ed ebbe la sensazione di aver dimenticato altro...nella sua mente, però ora, si delineava ancora una volta la figura di quel bonzo, che pregava con quella voce sicura, ed anche se non si voleva, la si finiva per sentire ed ascoltare: una voce che blocca il fiato, mentre i tuoi occhi hanno la sensazione di essere accecati da una luce limpida e calda, che avverti sulla pelle, e senti il cuore tremare.
 
“Qual è il mio nome?”
 
Aveva voglia di sentire ancora quella voce...aveva voglia di riuscire a guardare nei suoi occhi, di avvicinarsi a lui e farsi avvolgere di nuovo da quelle sensazioni...aveva voglia di ricordarsi chi era, di ricordare il volto di sua madre, di ricordare com’era caldo un abbraccio, di ricordare il suono di una risata, il profumo della gentilezza, di sentire quella luce che illuminava dentro di lei e rivelarle i ricordi che stava dimenticando...aveva voglia di vederlo...di avvicinarsi a lui...di guardarlo in volto...aveva voglia...
 
“Qual è il mio nome?”
 
Meiko poggiò il capo sulle braccia incrociate sul manubrio della moto prendendo un profondo respiro. Il vento le stava ghiacciando la pelle sotto la maglia e sollevava polvere di terra e cenere che tingeva di un grigio i colori che si erano fatti più forti...
 
 
“Qual è il mio nome?”
 
La ragazza accese la moto facendo rombare il motore, sospirando.
Quella stupida domanda non la lasciava in pace e sentiva i muscoli ghiacciarsi sotto quelle folate di vento freddo, anche se leggero. Il sole stava cominciando a sorgere davanti a lei, e si rese conto che per tutto quel tempo non aveva fatto altro che scappare di fronte a quella luce accecante; ora gli sarebbe andata incontro.
Diede gas al motore lasciando dietro di se una scia di cenere che oscurò le tombe per qualche secondo, il vento le rivelò, di nuovo, i vari pezzi di stoffa legati si alzavano all’improvviso per poi abbassarsi di nuovo, come bagliori di vita che andavano a spegnersi, mentre una figura correva a tutta velocità verso il sole che andava a nascere; in quel momento Sanzo finì di fumare la sua sigaretta distogliendo lo sguardo dalla finestra, fino a pochi secondi prima era appoggiato...ad osservare quella figura che ora era svanita, inghiottita dal sole del mattino.
 
“Qual è il mio nome?”
 
 
 
Quando si risvegliò, la prima cosa che sentì furono i muscoli delle braccia che gli facevano male e che sembravano molli. Aveva una sensazione di nausea, come se lo stomaco fosse sottosopra, e cercò di muovere le mani, mentre un ciuffo di capelli rossi gli pizzicava un po’ il naso; le mani cominciarono a muoversi in avanti ma poi si bloccarono, qualcosa le teneva sui polsi ed impediva loro di muoversi più di tanto.
Il rosso alzò il capo stupito osservando delle manette in ferro sopra di lui: le braccia alzate erano bloccate alla parete con una catena di breve lunghezza; lentamente la sua mente si schiarì, avvertendo anche un odore marcio che entrava con violenza nel suo cervello, e ne cercò velocemente la fonte, permettendosi una faccia disgustata: accanto a lui c’erano due cadaveri che, a causa dell’umidità, si stavano decomponendo rapidamente, almeno i vestiti umidi e sporchi e i capelli sui loro volti risparmiavano a Gojyo una visione piuttosto disgustosa.
L’uomo si guardò intorno. La stanza era grande, le pareti erano di pietra umida e scivolosa, in alcuni punti si poteva anche vedere una leggera sostanza verde che sembrava muffa o muschio e le sue orecchie potevano sentire lo stridere delle sue manette che riecheggiava per le pareti della stanza, assieme al suo borbottare.
 
-Ma tu guarda in che situazione mi dovevo cacciare: prima quel demone che affrontava Rika, e poi un pazzo che si mette ad insultare ed a ucciderci senza motivo-
 
-Oh ma così mi offendi, mezzosangue-
 
 
La voce proveniva dal buio davanti a Gojyo, che cercò immediatamente il ragazzo immerso nell’ombra. La poca luce era data solo da una serie di piccole aperture lungo il muro da cui entravano dei timidi raggi di sole, doveva essere mattina e cominciava a fare anche piuttosto freddo, anche se l’odore di marcio permeava in tutta la stanza, soffocando il respiro all’uomo, il quale provò ad alzarsi in piedi, ma si rese conto che i suoi muscoli erano veramente indeboliti e doloranti.
Dalle ombre si poté sentire il passo di Kodoku, si avvicinò a sufficienza da rivelare parte del volto dal buio, la pelle della guancia destra presentava un leggero taglio oramai cicatrizzato, come ricordo del proiettile di quella Shureiju che gli era stata puntata contro da un bonzo, da quel Sanzo: in quei precisi momenti aveva avuto voglia di ucciderlo con le sue stesse mani, ma il ricordo della sua padrona lo aveva fatto rinsavire velocemente.
L’occhio verde chiaro osservava pacato il volto infastidito di Gojyo, questo provò ancora un paio di volte ad alzarsi in piedi, ma le gambe gli tremavano, e sentiva che gli mancavano le forze, era come se tutto il suo corpo avesse perso forza, ed anche in quei momenti sentiva che le sue forze venivano risucchiate via da qualcosa.
 
-Che diavolo...-
-Ti consiglio di non muoverti, mezzo demone, la droga che ti ho iniettato raddoppia il suo effetto se la vittima si muove troppo-
-Droga? Allora anche questi due...-
-Vedo che sei perspicace mezzosangue: si, li ho drogati, dovevi vedere come si agitavano, tanto che mi sono innervosito ed ho messo fine alle loro sofferenze-
-Un gesto davvero pieno di pietà...-
 
Il rosso non si fidava minimamente del ragazzo che aveva davanti a lui, e si agitò ancora, almeno fino a quando non sentì più ne le gambe ne le braccia, era come se i suoi arti si fossero staccati dal suo corpo, le mani avevano perso il senso del tatto e del dolore, le manette infatti non gli stringevano più dolorosamente; se non fosse stato per le spalle che cominciavano ad avvertire i crampi per la posizione scomoda, non se ne sarebbe reso conto dell’effetto di quel veleno.
Kodoku, di fronte a lui, sorrise con aria divertita, avvicinandosi ed osservando il viso di Gojyo tinto in una smorfia sofferente; lentamente una mano si allungò verso quei capelli, afferrandone una ciocca, e tastando la loro consistenza, gli occhi verdi sembravano cercare tutte le colpe, i peccati e le cose negative che quell’essere lì davanti a lui aveva commesso, il rosso provò una scarica di brividi lungo la schiena nel vedere così vicino quel folle, l’idea che con quel sorriso ben stampato in faccia avesse ammazzato quei due demoni in modo così barbaro...lo spaventò.
 
“Questo ragazzo...non si può più definire un essere umano...lui si diverte a far morire la gente!”
 
-Immagino tu stia pensando che sono una specie di mostro che si diverte ad ammazzare la gente...
Beh, forse è vero...ma anche tu fai la stessa cosa, oh no?-
 
Il volto di Kodoku si alzò verso gli occhi rossi di Gojyo, che restava d osservarlo con fare di sfida, non si sarebbe certo arreso alla paura di fronte a quell’essere, e la sua domanda sembrava provocare il mezzo sangue, il quale però si permise di sorridere con aria strafottente, com’era solito fare.
 
-E allora? La mia è semplice auto difesa.
Io mi difendo da coloro che vogliono ammazzarmi-
-I demoni. Ho sentito dire di un gruppo di persone che vanno ad ovest a fermare la resurrezione di Gyumao.
Beh...io mi limito semplicemente a spianarvi la strada...-
 
Strinse in un pugno quella ciocca di capelli, quasi volesse distruggerla fra le sue mani, per poi mollarla con un gesto di repulsione, i capelli tornarono così a posarsi sulla cicatrice di Gojyo; il rosso osservò i movimenti del ragazzo, ora si sporgeva verso i cadaveri, alzando i capelli di quella che doveva essere stata una donna, il viso era schiacciato a terra, in parte nascosto dal resto della capigliatura color melassa: all’orecchio portava un orecchino in argento, molto raffinato e voluminoso, ed il ragazzo lo indicò con un gesto del capo, facendo intuire al mezzo demone incatenato che cosa significasse quel gioiello.
 
-Un sistema di controllo del potere maligno molto bello, non ti sembra? Lo portava con tranquillità, sicura che nessuno l’avrebbe mai scoperto...-
-Come fai a dire che non è un semplice orecchino?-
 
Kodoku guardò scettico il mezzo sangue, Gojyo lo guardava con fare di sfida, anche se dentro di se aveva la certezza che quel ragazzo non si sbagliava, mentre gli tornava in mente come quel pazzo furioso avesse tentato di strappare gli orecchini ad Hakkay, il solo pensare a cosa sarebbe accaduto se fosse riuscito nell’impresa lo fece rabbrividire; il ragazzo davanti a lui intanto non aveva smesso di sorridere.
 
-Tu sai bene come ho fatto.
Basta toglierglielo. E nel suo caso le ho quasi staccato l’orecchio, tanto scalciava.
Poi...il resto lo vedi tu-
 
Il corpo di quella donna sdraiata assieme a quell’altro uomo mise in allarme Gojyo, che già cominciava a non sentire più le spalle, la droga continuava a scorrere dentro di lui, ed il suo effetto lento ma inesorabile lo faceva innervosire, non poteva nemmeno fare un vano tentativo di liberarsi!
I due corpi a quel punto cominciarono a sfuocare, evidentemente la droga aveva raggiunto anche il cervello, si sentì di colpo malissimo: aveva una forte nausea, e vedeva tutto sfuocato, era come se fosse uscito da una pesante sbronza, con un doloroso cerchio alla testa e il corpo che non rispondeva bene ai comandi.
Kodoku lo osservò in silenzio, rialzandosi in piedi e continuando a tenere in faccia quel sorrisino divertito, il rosso aveva una voglia matta di prenderlo a pugni in faccia! In quel momento si sentì, oltre le murature, un rumore molto sfuocato che però poteva essere di un motore, ed il ragazzo si voltò verso la muratura che portava all’esterno, il suo sorriso si fece ferino, così come gli occhi, di colpo, perdevano anche quell’ultimo barlume di ragione, Gojyo lo osservò in silenzio, digrignando i denti a causa dell’effetto della droga, presto sarebbe svenuto di nuovo!
 
-A quanto pare Erroris è arrivata. Leggermente in ritardo ma è arrivata-
-Piantala...di chiamarla...con quel tono...da saccente...-
 
Il sorriso scomparve, lasciando al suo posto un’espressione leggermente infastidita, la mano del ragazzo afferrò la maglietta dell’uomo, sollevandolo tranquillamente e guardandolo con quegl’occhi freddi ed induriti.
 
-Sei piuttosto coriaceo, ma presto diventerai cibo per i vermi...-
 
Kodoku lo mollò di colpo, facendolo crollare a terra, la schiena ed il fondoschiena facevano male al rosso, segno che ancora quelle parti non erano sotto l’effetto di quel veleno, Gojyo con un occhio aperto vide a fatica la faccia schifata del ragazzo di fronte a se, che osservava la sua mano, per poi pulirla con fare maniacale sulla sua casacca, allontanandosi velocemente, chiudendo dietro di se la porta immersa nell’oscurità della sala.
A quel rimbombo Gojyo si lasciò andare ad uno sbuffo infastidito, chiudendo gli occhi ed avvertendo il sudore scendere dal volto, quella droga aveva degl’effetti collaterali micidiali, e stavolta il rosso temeva veramente di non riuscire a sopravvivere.
 
“Non ho nessuna intenzione di morire in questo stupido modo!!”
….
-Aaah! Che cavolo! Non ho nemmeno una sigaretta!!-
 
Meiko, in quel momento, osservava con aria tranquilla l’edificio davanti a lei: poco distante dal villaggio distrutto, sembrava una casa signorile, non molto larga, dalla facciata piuttosto semplice ed anche rovinata dalle erbacce che ci crescevano tra i muri, la zona doveva essere stata abbandonata da tempo, tutto intorno ci stavano crescendo piante selvatiche, e c’erano anche molti insetti, soprattutto vespe, i loro nidi erano appesi sul cornicione in pietra proprio sopra l’ingresso, quasi a voler sbarrare la strada.
 
-Calorosa accoglienza...-
 
La biondina sbuffò, non le piacevano molto quegl’insetti, e si limitò ad avviarsi verso l’entrata con passo tranquillo, anche se i palmi sudavano leggermente per la presenza di quelle poco simpatiche vespe, queste continuavano a volare lì attorno senza badare troppo alla presenza dell’estranea, che stava per raggiungere e superare la soglia, cominciando a tirare un sospiro di sollievo.
Ad un tratto, le vespe si fermarono dalle loro attività, e rimasero sospese in volo, mentre il piede di Meiko si fermava proprio sulla soglia dell’entrata, la ragazza aveva avvertito i vari ronzii unirsi e diventare quasi un unico suono, e lentamente si voltò verso gl’insetti, con la sensazione che i guai erano appena iniziati; dietro di lei, una schiera di vespe sembravano guardarla con aria truce, dovevano esserne almeno una sessantina.
 
-Oh CAZZO!-
 
La ragazza si buttò a terra, rotolando sulle scale “erbose”, gl’insetti l’avevano attaccata tutti insieme, mancandola, Meiko rimase accucciata a terra, ad osservare quelle bestiacce tornare alla carica in un unico gruppo, appena schivò il primo assalto una parte degl’insetti si staccò, andandogli addosso, in quel caso il suo fucile poteva fare ben poco, la biondina con un salto laterale evitò l’ennesimo attacco, rialzando la testa dall’erba e vedendosi arrivare contro quell’esercito di assassine.
 
“Merda...”
-Resta giù!-
 
Prontamente la ragazza obbedì alla voce, e una violenta fiammata dietro di lei si scatenò contro gl’insetti, bruciando tutto lo sciame, i ronzii furono soffocati e divorati da quelle fiamme, che scomparvero nell’aria, lasciando solo i cadaveri bruciacchiati delle vespe, che attirarono lo sguardo di Meiko, questa si chinò ad osservarle, notando che erano state liquidate con quell’unico colpo.
 
-Bel colpo-
-Grazie. Fin troppo facile-
 
La biondina si voltò verso la figura di Selene, il demone si avvicinò alla ragazza, sorridendole con fare amichevole, al contrario di Rika quella ragazza non sembrava per nulla turbata dalla presenza di quel demone, limitandosi a farle un cenno del capo per indicarle l’ingresso di quel vecchio tempio, la donna lo osservò incuriosito, notando distrattamente la moto parcheggiata non troppo lontano.
 
-Bella accoglienza-
-Opera di Kodoku-
-Sembra che sappia usare bene le magie-
-Se gli servono per sterminare i demoni allora si, le sa usare-
 
Il tono di Selene era l’esatto opposto di quello di Meiko: piuttosto tranquillo ed incuriosito, il demone non sembrava affatto preoccupata per quello sterminatore di demoni, anzi la incuriosiva, di tutti quelli che aveva conosciuto ed ammazzato, lui sembrava il più furbo, preparandogli quella bella sorpresina, che la bionda non gradì affatto, sfoderando il fucile e caricandone un colpo, entrando dentro il vecchio edificio.
Ad accoglierle un odore di umido e qualcosa che fermentava, come della frutta, il buio li dentro veniva timidamente soffocato dalla luce che penetrava tra i buchi delle murature, all’interno c’era una sensazione di umido che sembrava bagnare i loro vestiti, ed a giudicare dal rumore la stanza doveva essere molto grande e spaziosa; Selene fece un movimento della mano, e tra le dita si formò una fiamma che formò una sfera luminosa, la luce rivelò la grandezza della stanza...e la presenza di parecchi corpi e scheletri.
 
-Dev’esserci stata una bella festicciola qui-
 
Meiko non commentò, avvicinandosi ad uno degli scheletri per osservarlo meglio, era seduto a terra, con quel solito sorriso sulla faccia d’osso, le dita della ragazza passarono sullo scalpo, la zona delle orecchie e del naso, per poi scendere, gli occhi ambrati osservarono i polsi e le braccia magre, alla ricerca di qualcosa; lì dietro di lei il demone le illuminava in silenzio la scena, oramai la biondina stava controllando le gambe, e un bagliore dorato catturò la sua attenzione: alla caviglia lo scheletro mostrava un elegante cavigliera dorata, a giudicare dalla fattura doveva essere stato un gioiello per una donna.
 
-...Kodoku. A quanto pare sto ammirando una parte della sua collezione-
-Collezione?-
-Li vedi i gioielli sugli scheletri e sui corpi? Sono sistemi di controllo del potere maligno.Tutti questi morti erano dei demoni-
-Il tuo amico deve avere qualche rotella fuori posto-
-Primo: non è mio amico. Secondo: Hai paura?-
 
Selene guardò gli occhi ambrati delle ragazza notandone la sfumatura rossiccia e lo sguardo duro e tranquillo, sulle labbra sembrava formarsi l’ombra di un sorriso divertito, il fucile ben stretto in una mano, e quei capelli biondi che in parte le coprivano in lunghi ciuffi le guance e la fronte; il demone raccolse la sfida con un sorriso, inginocchiandosi al corpo di un bimbo e rivelandolo alla luce della sfera, il volto era tinti di un’espressione sofferente, e bene in mostra c’erano due orecchini d’argento tra i ciuffi castano sporco della capigliatura del piccolo.
Il demone sentì il cuore e il sangue tremare, con la ragazza al fianco vedeva li attorno altri scheletri e corpi in condizioni anche peggiori dei primi corpi che avevano trovato vicino all’entrata, tutte quelle persone erano state uccise in tantissimi modi, e il demone non poté evitare di distogliere lo sguardo di fronte ad una testa decapitata, la macabra curiosità di vedere che sistema di controllo aveva quella donna fu soffocato dal disgusto.
Fortunatamente superarono senza alcuno intoppo quella sala, raggiungendone un’altra più piccola e decisamente più spoglia, l’odore di fermentato qui era più forte, e Selene rimase stupita nel sentirlo, ricordandosi della stanza di prima.
 
-Ma prima c’erano dei cadaveri, come può esserci quest’odore? Non si dovrebbe sentire l’odore dei corpi?-
 
Meiko si voltò verso la stanza, osservandola in silenzio con un’espressione pensierosa, il fucile in quel momento s’irrigidì, come un segnale per il demone, che sollevò in aria la sfera di luce, in modo che illuminasse tutta la sala, e preparandosi per lo scontro contro il prossimo avversario, al momento sembrava non esserci nessuno, l’odore di fermentato cominciava quasi a dare fastidio; lentamente, un’ombra si sporse dalla soglia della stanza prima, era calato un insolito silenzio in quel luogo, ed entrambe le ragazze sembravano avere i nervi a fiori di pelle, mentre quell’ombra lentamente si sporgeva verso di loro, mettendole sulle spine.
L’ombra, alla luce della sfera, rivelò il volto incavato e pallido di uno dei cadaveri di prima, lentamente, dietro di lui, tutti i corpi accasciati, seduti, sdraiati nella stanza precedente aveva preso vita, e sembravano intenzionati ad aggredire le due ragazze; la prima a muoversi fu Selene, scatenando contro gli esseri una serie di piccole sfere di energia, ma i suoi colpi venivano assorbiti dai vari sistemi di controllo che abbellivano quei corpi marciti.
 
-Maledizione!-
-Ci ha teso una trappola!-
 
Meiko sparò un colpo, e sembrò avere più fortuna del demone, che innervosita scagliò una sfera di luce contro il muro di pietre; inaspettatamente però le pietre sembrarono far rimbalzare il colpo, tanto che Selene fu costretta a buttare a terra la compagna, prima che la sfera di energia le colpisse entrambe, questa rimbalzò da una parte all’altra della stanza, fino a cercare di colpire uno dei cadaveri, che ne assorbì il potere grazie all’orecchino che portava al collo.
 
-Non possiamo scappare!-
-Era ovvio! Kodoku non avrebbe mai permesso la nostra ritirata!-
 
La ragazza bionda si tolse di dosso il corpo del demone, sparando altri due colpi contro altri due cadaveri, in quel momento gli occhi ambrati notarono distrattamente che gli scheletri erano rimasti tutti al loro posto, quello che aveva controllato per primo non si era mosso dalla sua posizione; non poté osservarlo per molto che uno dei cadaveri tentò un’aggressione, il suo aspetto era quello di demone, e le sue unghie mancarono per un soffio il fianco di Meiko, sprofondando nella pietra del pavimento, Selene mollò una serie di calci, allontanando da se quegl’esseri, per la prima volta il suo viso era tinto d’ansia.
 
-Sono troppi!-
-Non ho nessuna intenzione di morire per mano di uno di loro!-
 
Il calcio del fucile venne usato come mazza, scaraventando qualche cadavere lontano da se, Meiko stava tornando nella stanza di prima, era strano che solo i cadaveri si fossero mossi, e non gli scheletri; la biondina si guardò intorno, mentre Selene la raggiungeva, notando che la porta era stata sbarrata da un portone che non c’era prima! L’intero palazzo diroccato era sotto il controllo di qualcuno dai grandi poteri magici, e per la prima volta il demone ammise che era un avversario più forte di lei.
Intanto la biondina accanto a lei guardava gli scheletri, era certa che la soluzione si trovasse in uno di loro, mentre i cadaveri tornavano alla carica, in quel momento Meiko ne sbatté uno contro uno scheletro, ma il corpo non sembrò toccarlo minimamente, cosa che attirò l’attenzione della ragazza, che caricò il fucile e sparò un colpo contro uno degli scheletri, che lo rimando contro un demone li accanto.
 
-Selene! Spara uno dei tuoi colpi contro gli scheletri!-
 
Il demone allontanò da se uno degl’aggressori, e tra le sue mani si formò una sfera blu elettrica, che scagliò contro lo scheletro che Meiko aveva ispezionato prima, l’impatto tra la sfera e il campo di forza che sembrava avvolgere il mucchio d’ossa creò un colpo d’aria che fece crollare tutti a terra; voltandosi verso la sorgente del colpo d’aria la ragazza vide la barriera infrangersi al potente colpo del demone, che intanto stava allontanando da se i cadaveri che non mollavano la presa, uno di questi afferrò la spalla di Meiko, che fu costretta a voltarsi, trovandosi di fronte un viso femminile dagl’occhi cavati.
La ragazza spalancò gli occhi, in quel momento davanti a lei si delineava, sfuocata, una figura di donna che si voltava verso di lei, quasi a volerla chiamare, sembrava tenere qualcosa tra le braccia...per poi scomparire in quella che sembrava...una pozza di sangue!!
 
“Qual è il mio nome?”
 
Meiko cacciò via il demone, sparandogli in faccia, in quel preciso momento la sfera di energia di Selene ruppe la barriera che proteggeva lo scheletro, questo fu investito in pieno dal colpo del demone, polverizzandosi all’istante, di seguito tutti gli altri scheletri si diventarono cenere, ed i cadaveri un po’ alla volta si accasciarono a terra, il demone ne scaraventò via uno che le stava crollando addosso, mentre la ragazza bionda prendeva fiato, chiudendo gli occhi un secondo, per poi riaprirli, notando che non c’era più niente attorno a loro.
Erano finite in un’altra stanza, alla luce della nuova sfera che Selene creò si notava che era molto più piccola della sala d’ingresso, e che l’odore fermentato era molto forte e proveniva da alcune damigiane in creta bianca li attorno a loro, appoggiate lungo i muri, con sopra dei tappi di stoffa da cui usciva l’odore di frutta fermentata; la donna demone aprì una delle damigiane, dentro vi era del liquido ambrato che emanava un forte profumo che sapeva di alcolico.
 
-Questo posto...è pieno di damigiane di saké!-
-Evidentemente, dopo essere stato un luogo sacro gli abitanti del villaggio lo hanno utilizzato come magazzino per far fermentare il saké.Tu che usi le arti magiche, mi spieghi come diavolo abbiamo fatto ad arrivare qui?-
-Beh, a mio parere l’intero edificio è avvolto da una forte aura magica, e non credo sia solo l’ammazza demoni a possedere tutto questo potere-
-Vuoi dire...che forse c’è un’altra persona?-
-Minimo, ma dev’essere qualcuno molto potente per sprigionare un simile potere e spostarci a caso da una parte all’altra dell’edificio...-
 
Selene si voltò verso Meiko, e restò in silenzio ad osservare il volto della ragazza: era sbiancata di colpo, ed i suoi occhi erano spalancati in un’espressione di paura verso la soglia della prossima stanca; se quel demone aveva ragione, la ragazza conosceva una sola persona in grado di fare una cosa simile...ma perché? Per qualche ragione voleva farle questo? Solo per divertirsi?...non si sarebbe di certo stupita se quella era la motivazione.
Lo ammetteva, adesso cominciava ad aver paura...ma non aveva la minima idea di come andarsene da lì...inoltre...anche se fosse scappata, probabilmente l’avrebbero trovata comunque, l’avrebbe trovata sempre, in qualsiasi luogo lei si nascondesse; per quell’essere lei non era altro che un’inesauribile fonte di divertimento...
 
-Vogliamo andare, Meiko?-
 
Selene calcò quel nome in modo evidentemente, mentre a braccia incrociate guardava la biondina riprendersi dai suoi pensieri, e sistemarsi meglio il fucile sulle spalle, stava per raggiungere il demone, quando si fermò a guardare alla sua sinistra, quella damigiana in ceramica le sembrava più panciuta delle altre, evidentemente li tenevano il saké migliore...con un gesto veloce e fluido, la ragazza afferrò la canna del fucile, e usò l’arma come una mazza, sfasciando la pancia della damigiana e riducendola a pezzi, una cascata color ambra le raggiunse i piedi, bagnandole le scarpe, mentre le damigiane sotto tremavano a quel colpo.
Meiko osservò in silenzio il liquore espandersi per la stanza, raggiungendo in qualche modo tutte le altre damigiane, mentre risistemava il fucile sulle spalle, aveva le scarpe e parte dei pantaloni inzuppati di saké, tutto il resto si era riversato nella stanza, tutto sotto lo sguardo di Selene, il demone vide la ragazza raggiungerla e guardarla con una sorta di soddisfazione negl’occhi, avviandosi verso il corridoio che le si parava davanti; il demone la seguì dietro.
 
-Che spreco-
-E’ per una giusta causa...-
 
In quel preciso momenti Kira tirava su con due dita uno dei cadaveri delle vespe bruciate, controllandone lo stato, i qualche modo sentiva ancora l’insetto emanare calore, e lo fece vedere ad Hakkay e Rika, che si erano avvicinati alla ragazza.
 
-Si, è passata di qui-
-Quella CRETINA! Appena la trovo la riempio di botte! Poteva degnarsi di aspettarci! GRRR-
 
La castana ringhiò innervosita, mentre la raggiungeva Goku ancora insonnolito e, neanche a dirlo, affamato, Sanzo dietro chiudeva la fila, osservando con fare tranquillo l’edificio abbandonato, ed entrando assieme agl’altri all’interno; davanti a loro la stanza era quadrata e piuttosto piccola, chiusa su tutti e tre i muri davanti a loro, l’unica uscita sembrava proprio essere l’entrata da dove erano passati; Rika si guardò intorno piuttosto allibita, con le mani sui fianchi.
-Beh? Che scherzo è questo?-
-Temo che non sia uno scherzo Rika...-
 
Hakkay si avvicinò alla ragazza, Kira intanto passava una mano su tutti e tre i muri davanti a loro, come a verificare che non ci fossero passaggi segreti o porte nascoste; di botto, dietro alla figura di un Goku insonnolito, il portone dell’entrata si chiuse di scatto, allarmando la castana, che corse ad aprirlo, inutilmente, sembrava essere sbarrato dall’esterno.
 
-Maledizione! Ci ha teso una trappola!-
-Aah, non si vede un tubo!-
-Aspettate, provo a fare un po’ di luce-
 
Hakkay sfruttò il sui Ki, creando una piccola sfera luminosa, e guardandosi intorno insieme agl’altri, in qualche modo la stanza sembrava essere rimasta la stessa, non era cambiato nulla; eppure Kira preferì sfoderare la spada, innervosendo Rika che tirò fuori le sue armi, tutto il gruppetto si era messo schiena contro schiena, e si guardavano attorno, anche Sanzo sembrava innervosito, anche se dalla sua faccia sembrava più indispettito.
 
-Sembra tutto normale-
-Tsk, questo tipo ci sta prendendo in giro...-
-Stiamo attenti, potremmo ricevere un’accoglienza molto calorosa-
-Uh? Cos’è quest’odore?-
 
Goku annusò l’aria, incuriosendo Rika che lo copiò, c’era una strana aria profumata: c’era un buon odore d’incenso, ma anche qualcosa di simile a benzina, che in parte soffocava il respiro, facendo anche lacrimare gli occhi, intorno a loro la stanza sembrò cambiare, mettendo in allarme Hakkay, il ragazzo era pronto ad usare quel Ki luminoso anche come arma d’attacco, i suoi occhi videro uno dei muri “sciogliersi” davanti ai suoi occhi, al suo posto apparvero come delle sbarre, ed anche l’atmosfera intorno a lui era cambiata...
...era diventato tutto...improvvisamente familiare...le sbarre erano di una larga gabbia che all’uomo dagl’occhi verdi sembrava di aver già visto, tanto che il sangue, istintivamente, gli si ghiacciò nelle vene: non quello...non poteva essere...era certo che fosse tutto un’illusione, era solo un’illusione...il Ki fra le sue mani tremò leggermente, stava perdendo la concentrazione, e gli occhi si spalancarono ancora di più, quando scesero verso il pavimento, di fronte a se la gabbia era vuota, solo una grande pozza di sangue...ed una croce di legno...quella stessa croce...che portava sempre al collo...
 
-Kanan...-
 
Era già morta, e lui era arrivato tardi...non era riuscito a salvarla...si era uccisa perché lui era stato incapace di salvarla, perché quel dannato demone aveva macchiato il suo corpo con il suo sangue; oramai quella donna portava il seme di un bimbo generato dalla follia di un mostro...e dall’incapacità dell’uomo che amava di salvarla...per questo si era uccisa...una sottile voce bisbigliava quelle crudeltà nella testa di Hakkay, il suo Ki andava lentamente a spegnersi nella sua mano, il suo respiro era frammentario, e n on riusciva più a ragionare...
 
-AAAH!-
 
Rika indietreggiò, spalancando gli occhi, i Sai erano stretti convulsamente dalle sue mani, mentre la bocca digrignava in un’espressione di terrore, e gli occhi celesti sembravano venir divorati dalla pupilla, che si allargava in modo impressionante: aveva visto la stanza come dondolare, tanto che aveva avvertito una forte nausea, e si era appoggiata alla spalla di Goku, accanto a lei...ma accanto a lei non c’era il ragazzo, ma un demone...un demone che aveva già visto nella sua mente...un demone...con le mani lorde di sangue...la ragazza guardò quelle mani angosciata, nella sua mente faceva capolino l’idea di chi poteva essere quel sangue, chi poteva essere quel demone...
 
-No…no...mostro...MALEDETTO MOSTRO!!-
 
Li ha uccisi lui...e come aveva strappato la loro anima, così aveva tentato di strappare via anche la sua purezza...ma non ci era riuscito, ed in cambio le aveva donato la sua maledizione, che continuava a vivere dentro di lei, portandola ad uccidere, a fare del male persone innocenti, a commettere le stesse violente azioni degl’assassini dei suoi genitori...perché in fondo lei stessa era un demone, e come tutti i demoni lei avrebbe ucciso, si sarebbe sporcata le mani del sangue di innocenti...lei non sarebbe mai riuscita ad amare...non avrebbe mai imparato ad amare...lei odiava...si, odiava tutti, i suoi futili desideri si sarebbero sbriciolati davanti ai suoi occhi, perché lei stessa li avrebbe mandati alla rovina...una voce sussurrava nella testa di Rika, mentre questa ringhiava furente, non aveva nessuna intenzione di farsi uccidere da quell’assassino, gli avrebbe staccato la testa, si sarebbe vendicata!!
 
-Rika, cosa...ma che diavolo?-
Goku si guardò le mani, improvvisamente ai polsi si era ritrovato due pesanti catene, il metallo lo spingeva a terra, tanto che s’inginocchiò, ora l’immagine di Rika si scioglieva, davanti a lui solo delle sbarre in pietra, mentre dentro di se un’antica paura riemergeva, qualcosa che credeva di aver dimenticato, e che tornava con prepotenza nella sua mente: era di nuovo lì, in quella gabbia, nella sua prigione, a scontare una pena a lui sconosciuta; era da solo...e l’unica cosa che poteva fare era bramare di nuovo la luce, quella luce a cui allungava disperatamente la mano, ed ogni volta non riusciva ad afferrare...ed allora piangeva...
 
-No...non ancora...non voglio...NON VOGLIO!-
 
Aveva fatto qualcosa di brutto, di orribile, per una simile punizione non poteva che avere un’orribile colpa...perché era un demone, si, un demone che probabilmente aveva ammazzato degl’innocenti...forse per questo era stato messo in prigione...ma la sua colpa era così grande da dimenticarla, come aveva potuto? L’aveva scordata con tanta facilità...ed ora desiderava il sole, ma il sole lui non l’avrebbe mai avuto, perché era un essere eretico...un demone, il cui scopo non era altro che uccidere, fare del male...perché nel suo sangue non scorre altro che questo...lui era un assassino, e lo sarebbe stato ancora...ancora, dietro quel diadema dorato...nascondeva il suo vero io...Goku cercò di tapparsi le orecchie, di non sentire più quello strano bisbiglio continuo che gli martellava la testa, e cercava di non ricordare, di non sapere, di non voler sapere, lui non voleva, non voleva!
 
-...Koryu...-
 
Sanzo spalancò gli occhi sconvolto, tra le braccia, in quel momento, si era gettato su di lui un corpo, un corpo ferito, vestito di una veste cerimoniale simile, identica alla sua...il sutra era stato strappato via con la forza, e la corona era abbandonata a terra macchiata del sangue di quella vittima, la quale respirava a stento, la sua vita scivolava via tra le mani del bonzo, che non aveva il coraggio di abbassare il capo; aveva riconosciuto quella voce, aveva capito chi era il corpo che stava sorreggendo, e adesso la stava tenendo stretto a se, quasi sperando che quella vita non scomparisse via, tentando l’impossibile: non era riuscito a proteggerlo, ora desiderava farlo vivere, voleva che non morisse...
 
-Ma...maestro...-
 
Ma lui orami era morto da tempo...e lui non aveva potuto fare nulla per salvarlo...perché quei maledetti demoni glielo avevano strappato via...gli avevano portato via l’unica cosa che amava, e che oramai non poteva più avere accanto a se...si, quegl’esseri maledetti...quei maledetti demoni erano entrati, selvaggi, assassini...e lo avevano ucciso...si era fatto uccidere per proteggerlo...ma lui oramai come poteva vivere sapendo che la persona che più amava...non sarebbe più tornata da lui? Sanzo restò immobile, ad ascoltare quella voce dolce e gentile, quasi avvertendo qualcuno che lo abbracciava, mentre lui continuava a sorreggere il corpo senza vita del suo maestro.
 
-Konzen...Konzen, torniamo insieme. Ti prego, torniamo insieme io e te.
Io ti amo ancora Konzen, ti prego, ricordati di quando ci amavamo.
Non ti ricordi di me? Sono io...-
 
La figura si sporse verso gli occhi ametista del bonzo, sorridendo con aria timida, i lunghi capelli d’avorio adornavano il suo corpo, e gli occhi color ambra guardavano con fare speranzoso la figura del bonzo davanti a lei, la sua voce era emozionata, e le sue mani si stavano avvicinando al volto di Sanzo, chiamandolo ancora con quel nome.
 
-Konzen...Konzen, io ti amo...Konzen, sono io...sono...-
 
Non poté terminare la frase, si udì un rumore di qualcosa che s’infrangeva, e la ragazza venne distratta, il suo sguardo si portò in direzione del rumore: con sua grande sorpresa, vide Kira, che si accaniva contro uno dei muri con la spada, la spunta stava infrangendo una strana superficie che separava l’arma dal muro, come una specie di barriera di vetro, e la ragazza l’aggrediva con forza, non sembrava subire alcuna visione allucinogena, e la ragazza dai capelli d’avorio la guardò scioccata, per poi digrignare i denti furibonda.
Si allontanò dal bonzo, la sua figura già stava cambiando, i piedi di colpo presero fuoco, così come tutta la sia figura, i suoi occhi ambrati brillarono di ferocia, mentre anche la sua voce cambiava, assumendo un tono furioso e furibondo, sembrò che mille e più voci si mischiassero fra loro, aggredendo quella ragazza, che si voltò sorpresa, osservando la creatura fatta di fiamme.
 
-FERMATI, MALEDETTA!!-
 
Kira evitò all’ultimo secondo di venir aggredita da quell’essere, sfoderando la basta, intorno a loro il fuoco cominciava ad incendiare i muri, lunghe striscia di fiamme rivelavano il liquido allucinogeno che era stato usato, e lentamente tutti quanti si stavano riprendendo dagl’effetti di quella droga, mentre Kira, tossendo per la forte presenza di fumo, in quello spazio così ristretto, si stava difendendo da quella belva, che le urlava contro.
Le fiamme l’assalirono, scottandole le braccia, e la ragazza si trovò a terra, tossendo con forza, si sentiva la gola secca e l’aria mancare, davanti a lei e dietro il mostro poteva vedere le crepe della barriera di vetro che la sua spada aveva causato, sarebbe bastato un solo colpo per distruggerla; Kira afferrò la spada, e la scagliò contro la bestia, l’arma trapassò le fiamme, e si piantò su quella barriera, il mostro di fiamme spalancò gli occhi sconvolto, vedendo che il suo incantesimo di stava rompendo, e in un’ultima azione disperata quell’essere si accanì su Kira, deciso a bruciarla fino alle ossa...ma il Ki lo spazzò via, e Rika aiutò l’amica a sollevarsi, il gruppo ripresosi si gettò con forza oltre la soglia di quell’uscita, proprio mentre la stanza sembrava esplodere...
...sembrò...perché quando Rika rialzò la testa, della stanza di prima, delle fiamme e del fumo non ce n’era alcuna traccia, semplicemente davanti a loro c’era una lunga scalinata che li portava al prossimo piano: la castana si guardò intorno, e vide Kira con sulle braccia delle bruciature un po’ preoccupanti...allora...non era stato un sogno...ma cosa...
 
-Possibile che sia stata tutta un’illusione?-
-Non credo, a giudicare dalle ferite di Kira direi che è stato tutto reale-
-Ma allora dov’è la stanza di prima-
-Probabilmente ci troviamo in un labirinto creato dal potere magico di qualcuno-
 
Rika si voltò a guardare Sanzo, il monaco si stava mettendo una sigaretta in bocca, accendendola ed iniziando a fumare, sembrava che degl’istanti prima del suo viso non ce ne fosse traccia, al contrario la ragazza era rimasta piuttosto sconvolta, e l’idea che era stata tutto un’illusione non le faceva passare la paura che la portava strofinarsi le mani sulle braccia, di colpo era scesa la temperatura; Goku, accanto a lei, la osservò in silenzio, e con semplicità si tolse il mantello e glielo poggiò sulle spalle, arrossendo leggermente per l’espressione stupita di lei.
 
-Sembrava che tu avessi freddo...così...mi spiace che sia un po’ bruciacchiato...colpa del fuoco...-
 
Rika ridacchiò a quell’imbarazzo, e si limitò a prendergli la mano in un gesto coraggioso e portarlo con se sulle scale, seguiti da un bonzo che si limitava ad uno sbuffo abitudinale, e da Hakkay che aiutava Kira a rialzarsi, dopo averla curata con la sua energia, la ragazza lo guardò in silenzio, sul suo volto un’espressione tranquilla, ma non sembrava rassegnata, anche l’uomo appariva piuttosto amareggiato ed imbarazzato da quello che era successo prima.
 
-Tu l’amerai per sempre...-
 
In quel momento ad Hakkay sembrò che Kira si fosse arresa, e per un attimo l’uomo sentì che le sue forze che fino ad ora lo avevano sorretto fossero scomparse, così, all’improvviso; invece la ragazza allungò una mano verso quella di lui, e gliela strinse, le dita di lei era gelida in confronto a quelle calde di lui, e la ragazza a stento cercò di rendere il suo volto più tranquillo, forse...forse cercando di anche di sorridere.
 
-E va bene così-
 
Hakkay la guardò stupito, per poi sorridere con quell’aria malinconica, ed affiancare la ragazza, raggiungendo il resto del gruppo davanti a loro, sulle scale, che li stavano aspettando: no, così non andava bene, ma per il momento non si poteva fare altro; forse un giorno, magari, le cose sarebbero cambiate, chi lo sa?
 
-Scusa se te lo dico, ma non hai l’impressione che qui ci siamo già passate?-
 
Meiko si voltò sorpresa verso Selene, il demone in quel momento le indicò un graffio su una mattonella della muratura del corridoio, oramai avevano perso la cognizione del tempo a furia di camminare dentro quella stretta galleria, la stavano percorrendo in fila indiana, e c’era lo spazio sufficiente per allargare un pochino le gambe, ma nulla di più.
 
-Questo segno, ad esempio, è la terza volta che lo vedo-
-Oddio, stiamo girando in tondo!-
 
La biondina si schiaffò una mano in faccia,e crollò a terra, mettendosi seduta con la schiena appoggiata alla muratura, faceva fatica a mettere le gambe in una posizione comoda, quella corsia era così stretta; alla ragazza tornò in mente l’incidente del deserto, e la fatica che aveva fatto per trasportare Kira sulle spalle, era davvero incredibile che una tipa calma come lei soffrisse di claustrofobia...di sicuro, in quel luogo sarebbe impazzita...come quella volta....incredibile...si ricordava ancora quell’incidente...
Selene, approfittando che Meiko si era seduta a terra, si accomodò anche lei, cercando di mettersi più comoda che poté, di fronte alla ragazza, che continuava a tenere in mano il fucile, quasi aspettandosi qualche assalto improvviso da una delle due direzioni.
 
-Certo che siamo finite proprio in un bel guaio, chiunque stia facendo questo giochino deve essere indubbiamente un essere molto forte...o molto pazzo...-
 
Selene stava studiando le emozioni della ragazza che aveva di fronte a se, all’apparenza sembrava calma, con lo sguardo perso nel vuoto davanti a se, le ginocchia rannicchiate verso il petto ed il fucile ben saldo nella mano destra, aveva un’aria terribilmente stanca e pensierosa, ed osservava il muro di fronte a se in un religioso silenzio, mentre il demone lì davanti a lei restava in silenzio, in quel momento la sua mente la riportò a Gojyo: aveva accettato di aiutare quella ragazza per poterlo salvare...perché lo aveva fatto?...forse perché voleva...che l’aspettasse ancora.
Eppure...molto probabilmente lei non sarebbe mai riuscita a raggiungerlo...non poteva lasciare da sola Rika...e non poteva neanche lasciare così Himitsu...e neanche la sua padrona...
In realtà...lei aveva sempre desiderato fuggire da quella follia, fuggire da quello che era diventato...ma poi, col tempo, dentro di lei era cresciuto un’emozione profonda, cupa, che la stava divorando anche in quel momento, anche senza il suo controllo quel sentimento continuava a mangiare voracemente la sua anima; presto...avrebbe perso se stessa, e di lei non sarebbe rimasto che il ricordo di quel tatuaggio a forma di fiore, e quell’odore di menta e rosa che usava sempre per nascondere l’odore del sangue.
No, non era perché non voleva lasciare Himitsu e quel mondo, non era quello il motivo per cui non voleva raggiungerlo, non voleva che l’aspettasse...la verità, forse...è che aveva paura...paura di una se stessa che aveva lasciato crescere dentro di se: dalla prima volta che aveva ucciso, da quando le sue mani si erano sporcate per la prima volta di sangue, aveva avvertito chiaramente qualcosa nascere dentro di lei, e lentamente distruggerla; Selene oramai stava morendo, al suo posto...cosa ne sarebbe uscito fuori? Un essere privo di emozioni, con dentro di se solo una forza misteriosa che lo portava ad uccidere, lo portava alla follia...alla crudeltà.
L’odio
Odiava tutti, in modo disperato, un odio che nasceva dentro di lei, che aveva creato per difendersi, ma che ora le si ritorceva contro: oramai non poteva più fare a meno di odiare, era diventata una necessità per poter andare avanti, desiderare il male per gli altri, fare del male, provare ostilità in modo continuo, uccidere...
Odiava...odiava anche Rika...ed Himitsu...senza volerlo, semplicemente...Selene si passò una mano tra i capelli, per poi notare al polso il bracciale, che scendeva verso il braccio, lo smaniglio d’oro brillava di una luce fredda e sicura, sembrava quasi una certezza del legame che c’era fra quel demone e la sorella...una sorella che ora la voleva vedere morta...ed una volta la desiderava sempre felice...circondate entrambe da un campo di margherite...ed intrecciare fiori, come in un sogno idilliaco, fra risate...
 
“-Guarda che belli!-
-Si, sono davvero belli. Ed ora ne faremo delle bellissime corone-
-Ne portiamo una anche alla mamma?-
-Certamente!-”
 
Sciocca! Stupida! Come poteva pensare a questo? Come poteva aggrapparsi ancora a quella follia? Oramai non sarebbe più tornato quel tempo, non c’era più una famiglia! Non c’erano più quelle due sorelle! Ora...ora c’era solo il sangue...c’era l’odio...ODIO ODIO ODIO!...Lo sentiva...si muoveva dentro di lei nervoso, l’agitava, la innervosiva, e nella sua mente si profilava l’immagine di una Rika fatta a pezzi da lei stessa...ed ogni volta che quel pensiero attraversava il suo cervello, lei tremava, la sola idea di poter fare una cosa simile la faceva tremare di paura...
Meiko osservò il corpo del demone di fronte a lei tremare leggermente, e tacque, ascoltando il silenzio che si profilava lungo entrambe le parti del corridoio: le parole di quel demone erano così veritiere...un essere molto forte stava manovrando quella realtà attorno a loro, e si stava divertendo...si divertiva in quel modo così crudele, gli piaceva vedere i demoni soffrire sotto la sua potenza, si esaltava ogni volta, mettendo come motivazione il castigo per aver sporcato il Tougenkyo.
...follia, la sua era solo follia, e lei ne aveva paura, sentiva l’angoscia che un giorno poteva finire allo stesso modo...magari quello era l’inizio della sua fine, probabilmente si era stancata di lei ed aveva deciso di divertirsi un’ultima volta nel vederla impaurita, per poi spedirle direttamente all’altro mondo. No...lei non aveva nessuna intenzione di essere solo il giocattolo di una pazza furiosa, non aveva nessuna intenzione di morire così!
Strinse il fucile, convinta: lei non sarebbe morta, la sua pellaccia avrebbe resistito a qualsiasi pericolo, e di sicuro non avrebbe mai mostrato la sua paura agl’occhi di quella pazza capricciosa; gli tornarono in mente le parole di Hotohori, all’improvviso, mentre si alzava in piedi, il fucile in mano e Selene davanti a lei che alzava il capo per vedere il volto di quella biondina.
 
“-Sai, quando ti ho conosciuto per la prima volta Errorìs, era una ragazzina che faceva la dura e non rivolgeva la parola a nessuno, obbedendo ciecamente agl’ordini della tua padrona-”
 
-Forza, ci siamo riposate a sufficienza...-
 
“-Ma ora, osservandoti combattere, sentendoti parlare...mi sono resa conto che ti stai divertendo troppo con questa banda di scapestrati.
Non credo che li lascerai tanto facilmente, almeno...questo è il mio parere strettamente personale-”
 
-Cerchiamo di trovare un modo per uscire da questo corridoio circolare, che c’è Gojyo che ci sta aspettando-
 
Selene, a quelle parole, sentì la sua mente come venir rischiarata, mentre Meiko lì, accanto a lei, continuava a guardarsi intorno, con il fucile appoggiato sulle spalle: si, in quel momento la stava aspettando, e se non si sbrigava gli poteva accadere qualcosa di poco piacevole. In tale caso, avrebbe ammazzato il bastardo che lo aveva catturato e chiunque stesse facendo quel gioco cretino con il suo potere magico. Non è necessario fare tutto di corsa...passo dopo passo...forse...c’era qualche speranza...anche per sua sorella...
Il demone si alzò in piedi, convinta, tornando decisamente nei suoi panni di strafottente, guardandosi intorno anche lei alla ricerca di qualche indizio o particolare che le potesse aiutare ad uscire da quella galleria, non era claustrofobica però quello spazio cominciava a soffocarla.
La biondina tastò la mattonella graffiata, rispetto a tutte le altre questa sembrava l’unica ad aver subito il passare del tempo, il graffio era lungo e scheggiato, ed era di un colore nero dall’aria ammuffita; altri più piccoli lo circondavano, e tutti sempre su quell’unica mattonella in pietra, tutte le altre sembravano nuove e perfettamente lisce, cosa che non passò inosservata agl’occhi del demone, che aveva cominciato ad osservare anche lei quel dettaglio.
 
-Hai detto che è la terza volta che vedi questo graffio?-
-Esatto-
-Bene-
 
Meiko staccò la mano da quella mattonella, e le diede un secondo le spalle, per poi girarsi e puntare il fucile contro quel graffio, sparando due colpi in rapida sequenza, il primo proiettile scalfì la pietra, ed il secondo lo seguì dietro, formando un piccolo buco, mentre le due ragazze restavano in attesa; lentamente, le pareti intorno a loro andarono a scomparire, svanendo nell’aria come fumo, ritrovandosi all’improvviso in una specie di atrio, davanti a loro una scalinata le portava verso il basso, e dietro di loro il corridoio vero che lasciavano dietro di se. Selene si permise di tirare un sospiro di sollievo, mentre affianco a la biondina metteva il fucile in verticale e poggiandoci le mani come con un bastone.
Sembrava tutto finito...sembrava, perché da quella stessa galleria cominciò a venire verso di loro uno strano gorgoglio, che le fece girare entrambe verso l’apertura; nell’ombra, si sentiva il rumore farsi sempre più forte e venire verso di loro, così come verso di loro veniva uno strano vento, freddo, spingeva ed aumentava rapidamente, sollevando la polvere sul pavimento dell’atrio, e Meiko ebbe una strana sensazione di Deja-vu, spalancando gli occhi e scattando verso la scalinata davanti a loro, svegliando il demone rimasto come incantato ad udire quel rumore.
 
-VIA DA QUI!-
 
Non fecero in tempo neanche a scendere il primo scalino: dal corridoio ne uscì fuori un potentissimo getto d’acqua gelata che investì le due ragazze, sparandole verso la fine della scalinata, e trascinandole con se per un tempo indefinito, avvolgendole con un movimento simile ad una centrifuga; l’impatto era stato tremendo, facendo perdere ad entrambe il senso dello spazio e del tempo che passò, prima che potessero respirare di nuovo e tossire per l’acqua ingerita accidentalmente, Meiko in qualche modo si era tenuta il fucile ben saldo in mano, e lì accanto Selene cercava di alzarsi in piedi, strizzandosi i capelli come se niente fosse.
 
-Beh, ci siamo fatte un bel bagno...-
 
Il demone non ricevette risposte, e guardò sotto di se, la ragazza dai capelli biondi era ancora seduta a terra, e tremolante si era messa una mano nella capigliatura, guardando poi la sua pelle, le dita, il palmo, e la donna demone spalancò gli occhi sbalordita: parte della mano si era tinta di una colorazione bionda, la stessa identica dei capelli di Meiko, il colore dei suoi capelli scivolava verso la maglietta, sporcandola, questi rivelarono in parte una colorazione decisamente diversa da quella solita della ragazza.
 
-Oh cavolo...-
 
FINE CAPITOLO 34
 
  
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