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Autore: backfromcali    16/09/2015    0 recensioni
«Io sono Violante di Myrisias. Io sono figlia, moglie, madre di figli, principessa e regina. A me la vostra obbedienza. Ho amato, odiato, perduto e ottenuto. Ho pianto, riso, combattuto per un popolo ingrato. Io vi ho portati alla gloria e allo stesso modo adesso vi trascino nella disgrazia. » alzò le braccia al cielo. «Dio solo conosce i miei peccati e a Lui chiedo pietà per i vostri.»
Violante ha 18 anni quando viene promessa in sposa a un uomo che non conosce per placare una guerra che incombe sui Quattro Regni. Mentre il viso dolce di Tommaso e la speranza di potersi amare liberamente rimangono vivide nella sua memoria, la Principessa Violante decide di non permettere a nessun altro uomo di entrarle nel cuore. Fino a quando non conosce Ludovico.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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1.

 
 
‹‹Violante?››
La ragazza tirò su la tunica pesante, sbuffando per l’enorme sforzo.
‹‹Violante, lo so che sei qui, maledetta donna.›› sgranò gli occhi, quando sentì la voce minacciosa avvicinarsi sempre di più al suo nascondiglio.
‹‹Ti troverò e ti picchierò con la mia cinta fino a quando il tuo piccolo e morbido sedere non sanguinerà copiosamente tra le mie mani.››
Si appiattì contro il muro, con il cuore in gola. Si sfregò il viso con il dorso della mano: era sporca di terra. Non poteva tornare a casa. Inspirò ed espirò velocemente, cercando di recuperare forze. Il suo petto si alzava ed abbassava violentemente e il suo cuore batteva talmente forte che minacciava di uscirle dal petto. Si posò la mano destra sul cuore e chiuse gli occhi.
‹‹Violante!›› nella grande stalla entrò la figura di un uomo. Alla sola luce della luna, la sua ombra appariva terribile e la sua voce echeggiava nella grande sala. ‹‹Non ti consegnerò a tuo padre, ma esci fuori, cielo!›› sbuffò, esasperato. Con occhi attenti controllava ogni angolo, mentre avanzava tra i cavalli.
Violante si guardò intorno, alla ricerca di una via d’uscita. Più avanti, la stalla dava sul campo di grano dei suoi genitori. Era buio, ma conosceva quelle terre come la sua stessa dimora.
‹‹Venite fuori, maledetta, o vostro padre mi ucciderà e questa volta lo farà davvero.›› cambiò tono di voce. Era esasperato e la luna era alta in cielo. Avrebbe voluto essere nel letto e fare bei sogni,  non rincorrere una ragazzina indisciplinata, in pieno inverno.
Una follata di vento colpì entrambi. Prima Violante, che era nascosta appena fuori dalla stalla, e poi l’uomo, che se ne stava in piedi tra i cavalli, scrutando nell’oscurità, aspettando che la ragazza facesse un passo falso. Lei rabbrividì e lo maledisse perchè le aveva rubato il mantello. Si strinse nella tunica mentre le si rizzavano i peli sulle braccia, sotto le vesti. Pure l’uomo sentì freddo, ma colse l’occasione per far uscire la ragazza allo scoperto.
‹‹Avete freddo, Viola?» la canzonò, con un pizzico di ironia nella voce. ‹‹Venite a prendere la vostra mantella, se volete.» sorrise nel buio e Violante poté vedere quel sorriso beffardo dal suo nascondiglio. Un’altra follata di vento la colpì in viso e le mosse leggermente i capelli, che lei appiattì prontamente, per paura che lui li notasse.
‹‹Violante!›› tuonò, poi, perdendo la pazienza. ‹‹Vieni fuori, strega!››
Violante sorrise. Osservò il suo inseguitore. Anche lui era sporco di terra e fango e respirava affannosamente a causa della corsa che aveva fatto per inseguirla. La fievole luce della luna illuminava il suo bel volto. Aveva lineamenti duri, da uomo, e sopracciglia folte e scure, dello stesso colore della sua barba incolta. Era più grande di Violante, aveva ventitré anni, eppure non si stancava mai di rincorrerla tra gli edifici del castello. La ragazza ringraziava il Signore ogni giorno per non aver dato all’uomo una donna da sposare.
‹‹Tommaso!›› ridacchiò dal suo nascondiglio, decisa finalmente a terminare quel gioco che ormai divertiva solo lei.  L’uomo si alzò in fretta e scrutò l’oscurità. Sbuffò, quando si rese conto che Violante era rimasta nascosta lì tutto il tempo.  Percorse a grandi passi la distanza che li separava e quando la raggiunse le prese il braccio e la strattonò forte. Violante si ritrasse e gli lanciò un’occhiataccia.
‹‹Ti ho cercata ovunque, maledetta!›› gridò ‹‹Non è più divertente, Viola. Pensavo di averti persa. Tuo padre, mio Dio, tuo padre mi avrebbe tagliato la gola!›› esclamò, strattonandola ancora. Tommaso non era violento, ma Violante era l’unica in grado di farlo arrabbiare fino a  fargli venire pensieri cattivi. ‹‹Sei una piccola peste, per Dio!›› disse ancora e le lasciò il braccio, esasperato e stanco.
Violante abbassò il capo, sentendosi in colpa. Tommaso si incamminò verso l’uscita della stalla, scuotendo la testa. Batté le mani insistentemente sui vestiti dai quali si sollevò un’enorme nube di polvere e sporcizia. L’uomo scosse il capo ancora e borbottò qualcosa.
‹‹Tommaso…›› incominciò lei, timidamente, allungando una mano per toccarlo. Lui si girò indietro, ma si ritrasse al suo tocco.
‹‹Siete tremenda, Violante.›› mormorò infine, cedendo e facendosi sfiorare il volto dalla ragazza. Si rivolgeva a lei con il “voi” solo quando voleva mantenere le distanze, spinto dalla differenza sociale che li separava. Violante si avvicinò e appoggiò il capo sul petto di Tommaso. Sentì chiaramente il cuore dell’uomo battere forte, ancora imbestialito per la corsa per le scale di pietra del castello. Lo abbracciò, non riuscendo a contenere tutta la sua figura tra le sue braccia esili.
‹‹Perdonami.›› mormorò. Tommaso sospirò e portò la mano destra sul capo di Violante. Affondò le dita sporche nella chioma indomabile di capelli di Violante e con l’altra mano le circondò la vita.
La ragazza sentì il cuore di Tommaso riprendere il suo battito normale, segno che si era calmato e che l’aveva perdonata, come ogni volta che lei lo faceva arrabbiare. Si aggrappò a lui e silenziosamente gli chiese un bacio. Lui glielo concesse, incastrando il viso di Violante tra le sue mani ruvide.
‹‹Non possiamo più giocare come facevamo da piccoli… i servi mormorano. Ti rovinerai la reputazione frequentandomi così spesso.›› le disse lui, soffiandole sulle labbra. «Tuo padre il Re mi taglierà la testa e…»
Violante gli posò una mano sulle labbra e lo zittì. Aveva i brividi, non per il freddo, ma per quell’immagine terribile che Tommaso le aveva evocato.
«Siete bellissima, mia Principessa.» disse infine, soffiandole sulla mano. Violante arrossì e abbassò gli occhi.
Tommaso le accarezzò le guance colorate e il viso le andò in fiamme. Posò le sue mani su quelle del ragazzo e lo baciò. Sentì il suo ventre contorcersi e fece aderir il suo corpo a quello di Tommaso. Sentì quanto lui la desiderava e si inginocchiò ai suoi piedi.
«Giaci con me, Tommaso.» lo implorò, osservandolo dal basso. Lui si lasciò cadere a terra e le strinse il viso tra le mani. «Ti prego.» supplicò ancora, con voce tremante.
Tommaso la guardò a lungo, mentre il suo respiro si appesantiva sempre di più e il desiderio gli offuscava la mente. Fece scivolare la mano sulla schiena di Violante, le accarezzò ogni angolo di essa, poi si fermò. Lei sussultò. Sentì l’altra mano prenderle un seno e stringerlo. Inarcò la schiena e silenziosamente gli chiese di più.
Tommaso si fermò all’improvviso e la guardò sofferente. «Non posso, Violante. Non posso farti questo.» sospirò e le lasciò un casto bacio sulla fronte.
Lei annuì e si lasciò andare sul suo petto. Arrossì ripensando alle mani di Tommaso che vagavano sul suo corpo. Sentì il respiro tranquillo del ragazzo tra i suoi capelli. Chiuse gli occhi e aspettò che il fuoco che ardeva nel suo ventre si spegnesse, prima di alzarsi in piedi.
«Un giorno voi sarete mio.» disse mentre si scrollava il mantello. Lo guardò per un secondo, poi puntò lo sguardo altrove.
«Io sono già vostro, vostra maestà.» lo sentì mormorare, fiero, mentre la seguiva a distanza.
 
 
Violante aprì gli occhi con le prime luci dell’alba. Si sedette sul letto, ancora addormentata e si stiracchiò. Si alzò, stringendosi nella sottoveste e si avvicinò al camino. Buttò un grosso pezzo di legno nel fuoco e questo prese ad ardere intensamente e lei si sentì subito meglio. Quei servi inutili non erano in grado nemmeno di tenere il fuoco del camino acceso. Sarebbe morta congelata, una notte di quelle. Finalmente sentì i muscoli rilassarsi e quando la camera si scaldò abbastanza, si spogliò della veste e permise alla sua damigella di vestirla.
‹‹Vostro padre il Re è furioso, mio Dio!›› esclamò questa, mentre le stringeva il corpetto, strattonandola, senza un briciolo di pietà.
‹‹Maddalena, mi state facendo male!›› protestò Violante, ma la serva aveva troppa paura per badare alle lamentele della ragazza.
‹‹Vostro padre vi vuole in sala subito.››
‹‹Tommaso… ›› Violante sgranò gli occhi e pensò all’uomo e alla loro conversazione della sera precedente. La serva scosse la testa convinta.
‹‹No, non sa niente di voi e di quello stalliere, ma prestate più attenzione ai vostri incontri notturni. Io vi ho sentiti la scorsa notte… »
‹‹Maddalena… voi non… ›› Violante deglutì. ‹‹Non lo direte a mio padre…››
Maddalena smise di vestirla e la guardò negli occhi per un istante brevissimo. ‹‹No, principessa, non tradirei mai Tommaso. ›› le porse il mantello in lana e la accompagnò alla porta. La aprì. ‹‹Verrà impiccato se verrà sorpreso con voi. ›› disse e abbassò il capo, in segno di saluto.
Violante colse quelle parole silenziose che Maddalena non ebbe il coraggio di pronunciare. La serva aveva scoperto dei loro incontri ancora prima che diventassero più che semplici incontri amichevoli. Non li aveva denunciati perché aveva sperato che sarebbero finiti in fretta e che quell’infatuazione sarebbe scemata; Tommaso e Violante, invece, avevano continuato a vedersi di nascosto sempre più spesso e si erano dichiarati amore.
La ragazza guardò la serva che se ne stava con la testa bassa davanti alla porta. Le venne voglia di strapparle i capelli perché non capiva quanto amore li univa, ma contò fino a dieci e sorrise.
«Tommaso non verrà sorpreso con me. » mormorò, sovrastandola in altezza e in rango. «Non è affar tuo ciò che faccio io di notte, Maddalena. » Violante le lanciò un’ultima occhiata e scivolò via tra i corridoi del castello.
Dietro di lei, Maddalena rabbrividì e la voce dura di Violante le echeggiò in testa per tutta la mattinata. Pensò a Tommaso e si diede della stupida. Era in grado di guardarsi le spalle da solo. Eppure non riusciva a levarsi di dosso quella sensazione di gelosia.
Il Re la aspettava nella grande sala da pranzo del castello.  Era seduto a capotavola e aveva le braccia incrociate al petto. Batteva nervosamente il piede destro a terra.
Violante fece un veloce inchino e poi aspettò che il padre parlasse. Questo si alzò lentamente e si avvicinò a lei. Le batteva forte il cuore. Aveva paura che lui le dicesse di aver scoperto la sua relazione con Tommaso. Immaginava le punizioni che le avrebbe inflitto. Ma temeva soprattutto per lo stalliere.
«Ebbene, Violante, hai dormito bene? »
Violante quasi si strozzò con il latte. Si nascose dietro alla tazza e annuì poco convinta.
«Il regno di Nubernea ci ha dichiarato guerra.» sibilò, facendosi ancora più serio. Violante smise di bere il suo latte e tirò un sospiro di sollievo scoprendo che suo padre non sospettava di lei e di Tommaso. Poi però si allarmò. Corrugò la fronte e ascoltò con attenzione suo padre. «Una nostra spia ha riferito che hanno un esercito due volte più grande di quello del nostro regno, un nuovo principe e un re morente. Abbiamo mantenuto la pace per oltre vent’anni e ora l’ascesa al trono di quel bastardo… quel mezzosangue… oh, quel principe vuole anche il nostro regno.» il Re rovesciò il vassoio con la frutta in un motto d’ira.  Violante sussultò spaventata, ma si ricompose in fretta. «Padre, voi siete il Re. Saprete proteggere il regno. Il regno di Nubernea ha perso la guerra tanti anni fa e la perderà ancora.»
«Violante… io ho combattuto questa guerra, non voglio che i nostri giovani conoscano le disgrazie di un conflitto violento. Io devo proteggerti.»
«Io sono al sicuro qui con voi.» mormorò, mentre intuiva le intenzioni del padre. All’improvviso la sedia le sembrava troppo scomoda e la colazione appena consumata sembrava volerle provocare conati di vomito.
«Saresti più protetta se avessi un marito valoroso.» bisbigliò, guardandola negli occhi.
Tra i due calò il silenzio, interrotto solo dai respiri profondi di Violante che non sapeva cosa dire al padre. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare quel discorso con lui, ma sperava di riuscire ad evitarlo ancora per qualche anno. Invece si era ritrovata impreparata. Nessuna giustificazione le sembrava adatta per convincere il padre ad abbandonare quel pensiero.
«Padre…» iniziò lei, circospetta e con voce tremante. Lui la liquidò con un gesto veloce della mano.
«Conoscerai tuo marito tra due settimane esatte.»
Violante si alzò dalla sedia. Batté i pugni violentemente sul lungo tavolo di legno e guardò suo padre negli occhi. «Io non sposerò un uomo che non conosco e che non amo.» scandì bene quelle parole,  mentre il cuore le batteva forte nel petto.
Il Re la imitò e si trovarono uno di fronte all’altra, a separarli solo il tavolo da pranzo. «Io non ti perderò. Sposerai il principe del regno di Myrarnea, unendo così i nostri regni. Con il regno di Myrarnea dalla nostra parte, potremmo contrastare l’esercito di Nubernea.» concluse, senza smettere di guardarla. «E lui ti porterà nella sua fortezza, proteggendoti da questa guerra.» aggiunse, rendendosi conto di aver dimenticato quel particolare.
Violante batté ancora una volta le mani sul tavolo e poi uscì dalla sala, prima di scoppiare a piangere.
Il Re si lasciò andare sconsolato sulla sedia e si massaggiò la fronte. Una nuova guerra stava per nascere e aveva appena tradito la sua unica figlia, dandola in sposa a un uomo che non conosceva nemmeno lui. Allo stesso tempo si rendeva conto di quanto preziosa fosse quell’alleanza.
Si sentì vecchio, anche se non lo era.
   
 
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