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Autore: Roxar    16/09/2015    5 recensioni
«Sei consapevole del fatto che chiunque potrebbe entrare e che sarebbe piuttosto difficile giustificare un cane in un dormitorio, vero?»
[Wolfstar | Slash | Cose buffine e presumibilmente tenere | Dove James ha dei problemi a venire a patti con certe cose]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Wolfstar'
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Crew&Ship: Sirius Black, Remus Lupin | Wolfstar
Warnings: Slash, Fluff, Cose Tenere e Buffine
Dove la Rana dice cose: preciso immediatamente che non è tutta farina del mio sacco. Mi sono liberamente ispirata a questa bellissima fanart (Dio benedica chi l'ha disegnata) e non me ne pento.
Questa è una fanfic di compleanno, del mio compleanno. Non del mio vero compleanno (a quello manca ancora qualche mese), ma quello di Roxar, quello qui su EFP. Sono già passati otto anni e mi sembra ieri che pubblicavo le mie prime, sgangherate fanfiction. Sono successe una quantità di cose, in questi anni, alcune sono passate, altre sono rimaste per un po', altre ancora ci sono ancora oggi. Sono passati otto anni e io devo dire grazie a questo sito, che mi ha dato l'opportunità di conoscere due persone a cui sono legatissima e senza le quali la mia vita, sebbene in due maniere completamente differenti, sarebbe senz'altro diversa. Non ho bisogno di fare nomi; se stanno leggendo, sanno che mi sto riferendo a loro.
E allora, quale modo migliore di festeggiare se non postando qualcosa di presumibilmente demenziale, su una ship che amiamo follemente tutte e tre?
Ovviamente, devo ringraziare anche tutte le persone che in questi anni mi hanno seguita, recensita, letta e, soprattutto, quelle 333 persone che mi hanno inserita tra i loro autori preferiti e che vorrei ringraziare uno per uno. Questa, care 333 persone, è anche un po' per voi.
Bene, basta con gli zuccheri e andate a leggere. <3
La vostra amichevole Rana di quartiere.

 

____

 

 

«I get older and life fades but you remain
(Imagine Dragons, Second chances - perché sì, ovviamente ♥)

C'è un motivo se lo chiamano Felpato.

Non ha niente a che vedere con il suo talento per la Trasfigurazione, che gli permette di assumere le sembianze di un notevole cane nero; difatti, è un nomignolo che si porta cucito addosso da molto prima, frutto inevitabile delle sue comparse silenziose e felpate che hanno fatto perdere un battito o due a ben più di una persona. Non che lo faccia di proposito – non lo fa – ma, d'altro canto, non fa neppure niente per annunciarsi. Basterebbe un piccolissimo passo più rumoroso del solito per evitare un principio di infarto a quelli che hanno la sfortuna di capitare sulla sua strada.

Come Remus in questo preciso momento, per esempio, che è impegnato a scrivere furiosamente il suo tema di Incantesimi e si rende conto troppo tardi di quella macchia di colore che riempie metà del suo campo visivo periferico.

«Santo cielo, Sirius!» strilla come una ragazzina spaventata, si sente come una ragazzina spaventata, ma non vede chi potrebbe biasimarlo o deriderlo: Sirius – o per meglio dire Felpato – si è come materializzato al suo fianco, fissandolo con quell'espressione canina un po' folle e un po' entusiasta, con la lingua tutta penzoloni sulla destra. La coda si agita sul pavimento, impegnata com'è a scodinzolare furiosamente; per quale motivo, Remus non saprebbe davvero dirlo.

«Sei consapevole del fatto che chiunque potrebbe entrare e che sarebbe piuttosto difficile giustificare un cane in un dormitorio, vero?»

Per tutta risposta Felpato si limita a trascinarsi sulle zampe posteriori, spostandosi di lato quel tanto che basta a spingere la testa contro la mano di Remus, che allontana immediatamente la pergamena nel caso in cui il cane inizi a sbavare.

«Fa' come ti pare, ma non darmi fastidio» lo rimprovera, scuotendo la piuma davanti al suo tartufo prima di scoccargli un'ultima occhiata di biasimo e tornare al suo tema. Non riesce più a lavorare speditamente come prima, non adesso che lo sguardo di Felpato continua a seguire febbrilmente qualsiasi movimento della sua mano, innervosendolo. Ciononostante, essendo ormai temprato alle interruzioni di Sirius, dopo qualche minuto gli riesce più facile concentrarsi sul fruscio graffiante della piuma sulla pergamena. Lo ignora perfino quando poggia il muso sul tavolo, fissandolo con insistenza, o quando spinge la testa nell'incavo del suo gomito per ricevere una carezza o anche solo un po' di attenzione. Remus non si prende neppure la briga di scacciarlo: solleva il gomito e continua a scrivere.

C'è un momento, però, in cui la piuma rallenta e Remus scocca un'occhiata in tralice, quel tanto che basta a permettergli di vedere la testa di Sirius nuovamente accasciata sulla scrivania, sopra un plico di opuscoli informativi che raccontano in termini entusiastici di decine di carriere diverse. La postura gli conferisce un'aria così depressa e avvilita che Remus sorride, scuote la testa e torna a concentrarsi sul tema – manca solo una degna conclusione e poi potrà finalmente dedicargli quelle attenzioni che Sirius sembra tanto smanioso di ricevere – e questo non dipende affatto dalla sua controparte canina; è un singolare bisogno che si porta dietro da che Remus ricorda.

Ma Sirius non sarebbe se stesso se, per una volta, si mostrasse quieto e paziente. Per questo non può dirsi realmente sorpreso quando, spazientito, fa leva sulle zampe posteriori, premendo quelle anteriori sulle sue spalle. La piuma intrisa di inchiostro traccia una larga, sbrindellata S, la cui coda si interrompe sul bordo del foglio. Remus non si arrabbia neppure, ma c'è una piccola vendetta nella mano che si alza e nella penna che sbaffa il pelo di Sirius con l'inchiostro residuo. Non si nota neppure, ma sarà clamorosamente evidente quando riprenderà le sembianze umane. Per adesso, comunque, non sembra preoccuparsene, occupato com'è a ficcare il muso nell'orecchio di Remus – che ride, ride e ride come un bambino – e leccargli il collo con la lingua larga e ruvida.

«Sirius, basta! A cuccia!» ordina, ma sarebbe decisamente più credibile se la smettesse di ridere e se Sirius la piantasse di spingere il muso morbido contro il collo, la guancia e perfino l'occhio. Senza alcun preavviso, poi, gli salta addosso, accucciandosi come un enorme, goffissimo cucciolo sulle gambe di Remus, che boccheggia di dolore e cerca di spingerlo via. L'attimo prima le sue dita sono serrate su un paio di zampe larghe e forti, ma quello dopo ci sono altre dita che si intrecciano alle sue, un singulto di sorpresa e il crack! secco della sedia che cede, scaraventando entrambi sul pavimento.

«Ow» mugugna Remus, cercando di sfregarsi la schiena con la mano ancora incastrata in quella di Sirius, che ha perso l'espressione folle e giocherellona e lo guarda con occhi calmi e seri, le pupille enormi nella penombra della camera e della scrivania. Qualsiasi emozione che non sia una febbrile impazienza gli svuota immediatamente la pancia, perché sa cosa sta per succedere e vuole che succeda – ci ha pensato per tutto il giorno e ci ha pensato molto negli ultimi venti minuti, diviso tra la voglia di terminare i compiti e quella di metterli da parte per sfruttare questo raro momento di solitudine. E adesso, che sa essere quasi ora di cena, rimpiange di non averlo fatto, di non aver sacrificato lo zelo scolastico all'altare della presenza di Sirius.

«Sei un cane cattivo. Molto, molto cattivo».

«Oh, accidenti, Remus, mi stai spezzando il cuore».

«Quale cuore? Ne hai mai avuto uno?»

«Adesso mi stai uccidendo».

«Stai tranquillo, dicono che i peggiori sono sempre gli ultimi a morire».

«Ow! Muoio!» geme teatralmente, crollando sul petto di Remus, che trema contenendo una risata e che tuttavia sussulta quando Sirius apre la bocca e affonda i denti nella carne morbida, stringendo forte. Troppo forte, tanto da strappargli un mezzo gemito e un'imprecazione soffocata. Dura solo un attimo, però: la lingua sta già passando sui segni scavati nella pelle e Remus sta già sentendo gli occhi farsi pesanti e la testa rovesciarsi un po' all'indietro. E quasi trema quando la bocca di Sirius si stacca all'improvviso, lasciando che l'aria fredda gli soffi sul collo, solo per poggiarsi contro la sua e baciarlo in quel modo un po' impacciato e sorpreso di chi ancora non è del tutto abituato ad avere il proprio migliore amico in quel modo.

La porta si spalanca proprio quando la mano di Remus trova la nuca di Sirius per avvicinarlo ancora di più e chiudere quei pochi centimetri di doverosa, prudente distanza tra i loro corpi.

James, che non è più abituato di loro a questa nuova situazione e tende a reagire in maniera poco composta, non riesce veramente a darsi un contegno.

«Per Morgana!» strilla e si volta, sbattendo la porta con entrambe le mani e tenendole lì ferme, come se vi si fossero incollate. O come per impedire a chiunque altro di entrare e sorprendere Remus e Sirius spalmati sul pavimento, con una sedia rotta al loro fianco che lascia intuire tutto tranne che la verità.

«Ma smettila» lo rimprovera Sirius con blando interesse, ancora impegnato a fissare gli occhi di Remus come se potesse trovarci dentro qualcosa di prezioso e inaspettato. «Non facciamo nemmeno la metà di tutte queste storie ogni volta che ti becchiamo a sbaciucchiare Evans».

«Cosa c'entra? Voi siete i miei migliori amici!»

«Appunto, dovresti evitare del tutto di fare scenate del genere» dice Sirius, con l'aria di uno che ha appena vinto una disputa. Quale sia la logica intrinseca della sua affermazione, Remus non saprebbe dirlo. Sa solo che la situazione sta diventando imbarazzante, con Sirius appiccicato a lui e James alla porta.

Rotola via dal ragazzo e si rimette in piedi, offrendogli la mano, che accetta subito e impiega più del tempo necessario a lasciarla. A Remus non sfugge la strizzata veloce, come a dire che il loro incontro ravvicinato è stato solo posticipato, non rimandato.

«Piantala di provarci con la porta, ci siamo rialzati, guarda».

Cautamente, James volta la testa e si rilassa completamente quando prende atto del fatto che i suoi due migliori amici non sono più spalmati sul pavimento, avvinghiati come amanti disperati. In verità, non dovrebbero poi biasimarlo così tanto: è ancora sotto gli effetti di una sorta di shock post-traumatico e basta il minimo avvicinamento per mandarlo fuori di testa. Forse avrebbero dovuto affrontare la questione con calma e non farsi cogliere sul fatto, premuti contro uno dei lavandini del bagno dei Prefetti.

Forse.

«Sì, molto bene, molto bene. Possiamo andare a mangiare, adesso?»

James sembra sul punto di cedere all'isteria che si intravede nei suoi occhi e Remus ha così pena di lui che annuisce e gli va incontro, senza premurarsi di guardare alle sue spalle, dove Sirius ha piegato le labbra in un'espressione deliziata, che anticipa una catastrofe.

«Sì, andiamo, Remus; rimanderemo i nostri incontri del Felpato-tipo ad un'altra volta».

«NON TI SENTO! NON TI SENTO!» urla James prima di spalacare la porta e volare giù lungo le scale, il più lontano possibile da loro.

«Era proprio necessario?»

«Certo. I ficcanaso che interrompono cose interessanti sono in cima alla mia Blacklist. Blacklist, Remus. L'hai capita?»

Remus si sforza di non sorridere, ma le sue labbra, a dispetto dei suoi occhi pieni di esasperazione e levati al soffitto, tremano sospettosamente e si aprono in un sorriso palese quando Sirius si avvicina e vi schiocca su un bacio rumoroso, da mamma orgogliosa del proprio figlio. L'immagine è così bizzarra e inquietante che Remus ride, suo malgrado.

«Dai, Felpato-tipo, andiamo» lo sprona, un po' scontroso, ma chiaramente imbarazzato. La risata canina di Sirius lo scorta fino in Sala Comune e Remus pensa sia un suono di quelli che non gli verranno mai a noia. Il suono di una cosa bella, che gli è prezioso, per lui che, di cose belle, ne ha conosciute pochissime.

«Signorsì signore. Sbrighiamoci; non vedo l'ora di stuzzicare James. Voglio proprio vedere per quante portate resiste prima di perdere completamente la testa».

   
 
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