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Autore: Jeanger    16/09/2015    1 recensioni
Artemisy pensava di essere una normale ragazza di New York con un passato un poco tumultuoso, ha sempre fatto strani sogni ma pensava fossero piccole paure del passato rimaste. Invece scopre che tutta la sua vita è un bugia, viene trascinata da un misterioso bellissimo ragazzo in un mondo che sembra uscito da un fantasy e scoprirà la vera se stessa, tra mille avventure e nemici e la nascita di un nuovo amore che le spaventa.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ciao a tutti! Mi chiamo Valeria, scrivo da tempo su questo sito, ma per un periodo mi sono fermata. Ora però sono tornata, e ho intenzione di completare al più presto questa storia. Spero che mi sosterrete, lascerete commenti e mi seguiate.
Se volete ho un account su wattpad, mi chiamo jeanjervs. Sarei felice di seguirvi. Bene, ora bando alle parole, buona lettura.
 
Prologo – Sogni
-Corri!-
-Non… non ci riesco-
Caddi rovinosamente a terra. Dietro di me il rumore di passi che si avvicinavano di corsa. Il ragazzo che mi precedeva si fermò, tornò in dietro e si abbassò preoccupato alla mia altezza, mi prese per le ascelle, rimettendomi in piedi, poi mi prese la mano e continuammo a correre.
-Ci stanno raggiungendo- respirava affannosamente per la corsa.
-Ho paura-piagnucolai io.
-Anche io. Ma ne avrai molta di più se ti prendono. Presto-
Mi voltai.
Delle guardie vestite con pesanti armature di metallo e grossi elmi con le corna ci rincorrevano.
L’adrenalina mi fece mettere le ali ai piedi, riuscii a tenere il passo del ragazzo e aumentammo l’andatura.
-Li stiamo distanziando- disse lui.
Voltammo per un vicolo. Corremmo fino alla fine.
-E’ un vicolo cieco!- dissi io, posando le mani sul muro.
Il ragazzo si abbassò, aprì un tombino.
-Presto, qui dentro-
-Come…-
-Scendi, a dopo le domande-
Mi ci infilai senza pensarci due volte, lui fece lo stesso e se lo richiuse alle spalle prima che le guardie ci raggiungessero.
Eravamo in una fogna puzzolente, un tunnel di pietra, l’acqua fetida ci lambiva le caviglie.
-Di qua- disse.
Lo seguii, non potevo fare altrimenti.
-Dove stiamo andando?-
Lui non rispose.
Si fermò, appoggiò una mano alla parete e tastò le pietre.
-Dovrebbe essere questa-
Guardai la parete.
-Non vedo nulla-
-E’ questa qui, ne sono sicuro- guardò meglio, poi spalancò gli occhi. -Ecco qui-
Spinse contro una pietra leggermente più sporgente delle altri e una parte di muro si illuminò.
Una porta nascosta si aprì rivelando una stanza illuminata da candele dalla inquietante luce blu.
Il ragazzo si guardò alle spalle, poi entrò.
-Dove siamo?-
Al centro della stanza c’era una specie di grande vasca di cristallo blu riempita di acqua nera.
-Cos’è?- ero intimorita.
-Va tutto bene- mi prese per mano e mi trascinò verso la vasca.
-No! Cos’è? Non mi piace questo posto-
Il ragazzo mi portò vicino la vasca e si fermò. Si girò verso di me, mi mise le mani sulle spalle e si abbassò alla mia altezza.
-Ascoltami, devi entrare in quella vasca-
-Cosa?-
-Lo so che ti fa paura, ma credimi, è l’unico modo-
-Per fare cosa?-
-Non posso spiegartelo ora, ma devi farlo-prese la collana che aveva al collo, un cilindro di pietra azzurra. Mi mise la collana al collo e mi posò una mano sul petto, proprio sopra al cuore.
-Non la perdere. Questo è un varco. Dove andrai sarai al sicuro-
-Cosa mi succederà? Verrai con me?-
Lui mi guardò con un misto di apprensione e tristezza.
-Non posso...-
-Vuoi che vada da sola?-
-Devo restare qui. Ti prometto che verrò a prenderti-
-Quando?-
-Quando sarò il momento-
Sentimmo il rumore delle armatura che si avvicinavano.
-Stanno arrivando- disse lui alzandosi. -Entra-
Guardai la vasca e feci segno di no con la testa.
Per tutta risposta lui mi sollevò e mi buttò dentro la vasca di peso. Prese una candela e la buttò dentro. L’acqua, come se fosse petrolio, prese fuoco.
Urlai in presa al panico.
-Eccoli qui!- le guardie ci avevano trovato e  ora stavano davanti la porta e ci guardavano in cagnesco.
Il fuoco verde mi lambì il corpo, urlai, pensando di bruciare, ma non provavo dolore.
Guardai quel ragazzo che teneva ora in mano un piccolo spadino.
-E’ troppo tardi ormai- disse sorridendo ferino alle guardie.
Guardai le mie mani che scomparivano mano a mano che il fuoco bruciava il mio corpo.
Senti le gambe cedere sotto il mio peso. Mi appoggiai alla parete della vasca e guardai il ragazzo che combatteva contro le guardie.
-No…-
Volevo aiutarlo, ma non riuscivo più a muovermi. Provai ad allungare le mani. Non c’erano più, come il resto del mio corpo. Nell’ultimo sprazzo di luce, vidi il ragazzo cadere a terra di peso, una grossa spada trapassargli il corpo.
 
  
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