Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: E S S E    16/09/2015    2 recensioni
"Quel posto lo adorava, eppure gli metteva una gran malinconia.
Gli ricordava i bei giorni estivi, quando si metteva lì seduto, a crogiolarsi al sole leggendo uno di quei libri che gli piacevano tanto, senza preoccupazioni.
Gli ricordava quanto gli piacesse l'estate, anche se tutti lo considerassero un tipo invernale.
Gli ricordava i pomeriggi di agosto che stava nella casa in campagna di Will, passando praticamente tutto il tempo con lui.
Gli ricordava quando, in vacanza, passava il pomeriggio in piscina con Hazel, a farle i dispetti e a farseli fare.
Gli ricordava quando, da piccolo, giocava con Bianca e imparava ad andare in bicicletta.
Gli ricordava quando, sempre da piccolo, nevicava e Maria lo faceva uscire a fare i pupazzi di neve per farlo contento.
E, spostando lo sguardo, si ricordava che erano solo ricordi. Però… non sembravano così lontani."
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nico di Angelo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Consiglio dell'autrice
Volete farvi del male? D'accordo, allora ascoltate "Only One" di Alex Band (che non ho ancora capito se è una band o se il tipo si chiama proprio così. ... Adesso penserete: "Ma quanto è tonta 'sta qui?" e io cosa vi risponderò? umh... "Sono tonta, ma le mie storie le leggete *risata sadica*, ergo sarò tonta, ma voi mi amate lo stesso *manda tanti baci a tutti*). Tornando alla canzone, è uno dei soundtrack di The Vampire Diaries (nel caso qualcuno se lo chiedesse.) Come al solito, ascoltate la voce e la melodia, perchè non so se le parole centrino o meno con ciò che ho scritto, okay? Perfetto hahahah
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Arrivò a casa, chiudendo piano la porta e appoggiandoci la fronte.
Inspirò.
Era stata una giornata pesante a scuola, ed era solo il terzo giorno. Il terzo anno lo spaventava, lo spaventava tanto. Non era come gli altri due, no, quell'anno sembrava che fosse cambiato tutto… ma non era cambiato niente.
Andò in camera sua in silenzio, ignorando la matrigna Persefone e la sua rispettiva madre Demetra che sbraitavano per chissà quali ragioni. Perché? Perché, per una volta, non potevano starsene zitte? Perché Nico doveva sentire le loro urla tutti i giorni? Perché non potevano andarsene da un'altra parte?
Arrivato nella sua stanza, si sedette sul letto, lo sguardo perso nel vuoto. Era stata una brutta giornata, e il giorno dopo sarebbe stato anche peggio. Cosa avrebbe dato per essere lontano da lì. Lontano da tutto.
Portò lo sguardo fuori dalla finestra. Chissà come sarebbe stato andare lassù, sulle nuvole, e provare a toccare il cielo, a sentirne la consistenza tra le dita, a perdersi nella sua immensità.
Quando il suo cervello tornò alla realtà, si tolse svogliatamente i vestiti, ormai sgualciti e stropicciati, che aveva indossato quella mattina, mettendosi la sua solita maglietta nera di tre taglie in più che usava per stare in casa, e dei pantaloni della tuta, anch'essi neri e anch'essi troppo grandi.
-Nico, muoviti a venire a mangiare!- lo chiamò la matrigna dalla cucina, con il suo tono a metà tra il rimprovero e lo svogliato. Non aveva fame, non aveva sete, non aveva voglia di fare alcunché. Tuttavia, si costrinse a uscire dal suo covo e dirigersi in cucina, strusciando i piedi.
Si scaldò gli avanzi della cena del giorno prima, visto che Persefone non sembrava aver avuto voglia di cucinare quel giorno. Meglio così, almeno non si sarebbe avvelenato col suo cibo.
Si sedette a tavola al posto di suo padre, visto che il suo era occupato da Demetra, intenta a leggere delle carte. Magari, però, si fosse limitata a leggere in silenzio. No, lei doveva leggere ad alta voce, commentare ogni frase e poi sbraitare insulti contro il padre di Nico. Probabilmente le era capitata tra le mani una delle fatture che Ade aveva fatto ai suoi clienti delle pompe funebri.
-Ma dico io! Ai miei tempi le cose erano ben diverse, ah. Non c'erano tutte queste stupidaggini costose come l'imbottitura della bara, eccetera- si lamentò, starnazzando, mentre il ragazzo cercava un modo per non sentirla.
-Tremilacinquecento euro per degli addobbi! Ade è un disgraziato- continuò. Stava parlando con lui, accusandolo di avere un padre aguzzino. Ma Nico non aveva voglia di ribattere, preferiva finire di mangiare in silenzio, per così dire visto il baccano che facevano quelle due. Ovviamente, non aveva neanche sperato in un pasto tranquillo, visto che, ormai, le due donne urlavano tutti i giorni.
-Madre, sono trecentocinquanta euro. Non sai neanche leggere dei numeri- sospirò Persefone. Ah certo, lei sospirava, lei che dalla mattina alla sera non faceva nulla. Lei che si faceva trattare come la regina d'Inghilterra, in quella casa. Lei, quella stupida e falsa madre, la brutta copia di quella di Nico. Lei sospirava.
 
Il pranzo passò così, con madre e figlia che urlavano, non curandosi del fatto che Nico avrebbe voluto un po' di silenzio. Appena ebbe finito, sparecchiò e andò a lavarsi i denti, per poi mettersi alla scrivania con l'intento di studiare.
Aprì il quaderno degli appunti e il libro di diritto, iniziando a sottolineare meccanicamente, senza leggere o comprendere le parole. Odiava il diritto. Scrisse degli appunti a margine copiando dal quaderno, ma dato che era distratto, non si poteva dire se avesse ricopiato correttamente o se avesse riportato frasi senza senso.
Stufo di quella materia insopportabile, prese il vecchio quaderno di matematica per ripassare il programma dell'anno precedente. Anche lì, però, la distrazione ebbe la meglio. Matematica gli piaceva, era sempre andato bene, ma quel giorno le parole sembravano mischiarsi con i numeri e i disegni, restituendo solo macchie nere ai suoi occhi. Non riusciva a concentrarsi quel giorno, non ci riusciva più.
Furibondo per quel fiasco, chiuse di scatto i libri e li ficcò nello zaino di riflesso, non sapendo neanche se avrebbe dovuto portarli il giorno dopo o meno.
Sbuffò sonoramente, passandosi una mano sui capelli. Si diresse alla portafinestra che dava sullo spiazzo nel retro del suo palazzo, guardando fuori.
 
Pochi istanti dopo, aprì la porta e andò sul balcone.
Il sole stava già calando, ma c'era ancora chiaro, e non faceva freddo, anzi.
Si sedette sulla sua sedia e scrutò l'orizzonte.
Quel posto lo adorava, eppure gli metteva una gran malinconia.
Gli ricordava i bei giorni estivi, quando si metteva lì seduto, a crogiolarsi al sole leggendo uno di quei libri che gli piacevano tanto, senza preoccupazioni.
Gli ricordava quanto gli piacesse l'estate, anche se tutti lo considerassero un tipo invernale.
Gli ricordava i pomeriggi di agosto che stava nella casa in campagna di Will, passando praticamente tutto il tempo con lui.
Gli ricordava quando, in vacanza, passava il pomeriggio in piscina con Hazel, a farle i dispetti e a farseli fare.
Gli ricordava quando, da piccolo, giocava con Bianca e imparava ad andare in bicicletta.
Gli ricordava quando, sempre da piccolo, nevicava e Maria lo faceva uscire a fare i pupazzi di neve per farlo contento.
E, spostando lo sguardo, si ricordava che erano solo ricordi. Però… non sembravano così lontani.
Appoggiò la testa allo schienale e chiuse gli occhi mentalmente.
Sembrava ieri che si fosse seduto su quella sedia, a guardare con Hazel le foto dell'estate precedente. Ma era passato un anno.
Sembrava ieri che avesse iniziato il secondo anno al liceo, lamentandosi di tutto e di più. Eppure, quelle cose erano successe l'anno prima. Chissà se a quei tempi avesse visto il futuro, quello che gli stava succedendo adesso… chissà se si sarebbe lamentato di più o se avesse smesso.
Sembrava ieri che riuscisse a studiare a ritmo frenetico, senza distrarsi o rallentarsi, facendo tutto in meno di due ore. E, invece, ora per scrivere degli appunti ci metteva un'eternità e si distraeva pure.
Sembrava ieri che fosse maggio, quando stava iniziando l'estate e la scuola stava terminando. Invece, era appena ricominciata.
Sembrava ieri che non fosse venuto buio prima delle dieci si sera. Mentre, adesso, alle otto c'era già.
Sembrava ieri che, le domeniche, andava a letto all'ora che volesse. Sembrava ieri che il lunedì fosse un giorno come gli altri, un giorno in cui si stava a casa a far niente. Ma, ora, la domenica era tornata ad essere il giorno che odiava di più, che gli metteva angoscia. E il lunedì era tornato ad essere quel giorno che non passava mai, il giorno in cui ha inizio l'ennesima settimana stressante.
Sembrava ieri che si arrabbiava perché il suo libro preferito era finito senza essersi realmente concluso, ma in realtà era passato più di un mese.
Sembrava ieri che Hazel gli si avvinghiava al collo, ridendo e cercando di affogarlo. Ma ora lei non era lì, ed era  passato troppo tempo da quella volta.
Sembrava ieri che Will l'aveva baciato, rivelandogli i suoi sentimenti. Sembrava ieri che l'avesse invitato a passare un mese con lui. Ma quel mese era già finito, e quel bacio era lontano.
Sembrava ieri che non volesse farlo partire, ma ormai erano già lontani da due settimane.
Sembrava ieri che Maria l'avesse portato a fare una vacanza culturale di quelle che le piacevano tanto. Sembrava ieri che gli avesse preparato le lasagne per cena. Sembrava ieri che gli avesse rimboccato le coperte. Eppure, dall'incidente erano passati dieci anni.
Sembrava ieri… sembrava ieri che Bianca l'avesse abbracciato come faceva sempre. Sembrava ieri che gli avesse dato la buonanotte. Sembrava ieri che gli avesse detto che gli voleva bene. Ma, invece, erano già passati sei anni da quando era morta per proteggere lui dai fulmini.
Sembrava ieri, sì… sembrava ieri che non si fosse mai chiesto perché non potesse avere una famiglia normale. Sembrava ieri che implorasse Era per fargliela riavere. Ma non era mai successo nulla.
Voleva solo che quella giornata finisse, ma non voleva che ne iniziasse un'altra. Sembrava ieri che non lo desiderasse più.
Sembrava ieri, ma non poteva esserlo.
Sembrava ieri, ma era oggi.
 
Aprì gli occhi, lucidi ormai, calde lacrime a rigargli la pelle nivea e il labbro inferiore che tremava.
Sembrava ieri che non piangesse più, ma era oggi, e lui lo stava facendo.
E sembrava ieri… ma non lo era mai.


Intanto nell'Erebo...
*non sa se nascondersi o meno*
Ma buon pomeriggio/sera, miei cari e a patatosi lettori! 
Dunque, perché ho scritto questa fic... Vediamo. Diciamo che ho voluto unire la mia angoscia da "arrivo a casa dopo sei ore di scuola (di lunedì pure!), e mi ritrovo a mangiare con mia nonna che sbraita per il costo del funerale del cugino di mia madre e lei, appunto, che tenta di farla ragionare e in contemporanea di parlare al telefono con mio padre" con quella del nostro amato Nico. E cosa ne è uscito fuori? Beh, questa ff suppongo...
Dunque, la maggior parte del testo è ispirato alla mia esperienza personale (ovviamente), dai miei ricordi e dai miei pensieri. E, non per dire, ma pensandoci bene, ci ho subito visto questo Nico così attaccato ai ricordi e l'ho scritta (ed è stato anche terapeutico yeee.) 
Allora, non so se sia triste, malinconica, drammatica, davvero non lo so. E non so neanche come abbiate reagito leggendola. Quindi, che ne dite di farmelo sapere con delle recensioni? Dai. dai che mi bastano due paroline, giusto per capire che effetto vi ha fatto.
E con ciò penso di aver detto tutto, sì? 
Allora, arrivederci popolo/pubblico patatoso.
Besos fluffosos,
S.

ps: Chiariamo una volta per tutte 'sta cosa delle canzoni. Ormai vi starete chiedendo (forse) perché io dica sempre di ascoltare la melodia e il suono della voce, ma di non dare troppo peso alle parole. Ebbene, ve lo spiego: io, semplicemente, faccio sempre così hahah. Cioè, nelle canzoni italiane do peso anche alle parole, ma in quelle straniere ascolto maggiormente il resto perchè... ahem... diciamo che non capisco molto quello che dicono hahaha *okay, mi ritiro nel mio angolino buio*
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: E S S E